William Shakespeare/Premessa: differenze tra le versioni

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L'opera poetica e drammaturgica di '''Shakespeare''' costituisce una parte fondamentale della letteratura occidentale, è continuamente studiata e rappresentata in ogni parte del globo. Per ciò che riguarda i testi teatrali, per la loro natura di opere destinate alla rappresentazione pubblicate fortunosamente, non possono essere considerati alla stessa stregua di testi letterari, ma tutt'al più copioni, strumenti dell'arte mutevole della recitazione<ref>S. Schoenbaum, ''Shakespeare, Sulle tracce di una leggenda''; cfr. anche M. C. Bradbrook, ''Shakespeare the Craftsman''.</ref>.
Non a caso (e con poche eccezioni costituite da operazioni 'filologiche'), è tuttora costume di ogni rappresentazione scespiriana di adattare, volta per volta, il testo alle necessità sceniche, operando tagli o omettendo intere scene. Ognuno dei drammi può essere considerato come la fotografia di un determinato momento nella elaborazione di uno spettacolo, condizionato da molti fattori, nel quale il ruolo di Shakespeare fu non solo quello del fornitore di copioni originali o magistralmente riscritti, ma spesso anche dell'organizzatore teatrale e dell'impresario, attento ai mutevoli gusti del pubblico e pronto ad adattare ogni scena alle necessità del momento, ai vincoli della censura o al particolare talento di un attore.
 
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Che il teatro di Shakespeare fosse in anticipo sui tempi pare dimostrato, affermò [[w:Anthony Burgess|Anthony Burgess]]<ref>A. Burgess, ''Shakespeare''.</ref>, dal successo delle trasposizioni cinematografiche e delle drammatizzazioni televisive, quasi quei drammi fossero stati scritti proprio per noi. È noto il successo del [[w:Romeo e Giulietta (film 1968)|Romeo e Giulietta di Zeffirelli]] (1968). Paradossalmente, tale adattabilità al cinema sembra essere dovuta proprio all'eredità medievale lasciata dai misteri, dai miracoli e dalle moralità, rappresentazioni di carattere popolare che si svolgevano prima sul sagrato delle chiese e poi nelle grandi piazze o nelle fiere. Lì la mancanza di fondali e costumi teatrali riponeva il successo della rappresentazione nelle mani dell'attore. La necessità di improvvisazione (spesso aiutata da un pizzico di umorismo) insieme alla mancanza di architetture teatrali sofisticate più che mettere l'attore in crisi lo liberarono dalle eccessive costrizioni della messa in scena mentre alla mancanza di effetti speciali supplì l'invenzione poetica ricreando nelle sue ricche descrizioni, un po' come avviene per la radio rispetto alla televisione ciò che "mancava", arricchendo oltre misura il linguaggio drammatico.