Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Romania: differenze tra le versioni

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Nonostante il suo basso livello di reddito pro capite, la Romania ancora nel 1997 esprimeva una considerevole varietà di armamenti con un immenso numero di bocche da fuoco convenzionali, mentre i sistemi missilistici e d'arma moderni in generale erano men che modesti.
 
Nel campo degli armamenti schierati, la Romania è rimasta per lungo tempo in quella che si potrebbe dire la 'cultura del 100 mm'. Un numero incredibile di armi di tale calibro è stato infatti tenuto in servizio anche ben oltre la fine della Guerra fredda per tutti e tre i Servizi. Contando i cannoni di oltre 1100 carri, quasi 900 cannoni controcarro dell'esercito, 54 dei marines, 320 della contraerea (solo considerando l'AereonauticaAeronautica) e alcuni pezzi dell'artiglieria campale si arrivava agevolmente alla cifra di circa 3.000 armi, e questo senza purtroppo conoscere anche il numero delle artiglierie contraeree dell'Esercito. Da notare che il trattato CFE non copriva limitazioni di artiglierie di calibro uguale o inferiore al 100 mm. Nell'insieme le sue forze armate, mai particolarmente avanzate anche ai tempi del Patto di Varsavia, erano obsoletamentesuperatamente equipaggiate negli anni '90 in quasi ogni settore. L'efficacia dei numerosi armamenti disponibili era quindi correlata all'abilità tattica dei reparti e allo studio dell'orografia in funzione della difesa contro eventuali invasori. Le capacità d'attacco oltre confine potevano invece essere limitate soltanto ad azioni di modesta durata e raggio.
 
==1985<ref>Armi da Guerra,fascicolo 89: Ungheria/Romania </ref>==
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===Esercito===
Esso era costituito all’epoca da due divisioni corazzate -stranamente, entrambe stanziate nel settore Sud-Est-, 8 di fanteria mtorizzatamotorizzata , 3 brigate di fanteria da montagna (Vinatur du monte), 1 aviotrasportata, 2 brigate con missili SS-1 Scud, due di artiglieria, tre contraerei, 3 reggimenti di artiglieria, 1 reggimento contraerei, 5 reggimenti controcarro
 
Materiale:
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Finita questa brutta pagina di violenza e morte, la Romania si diede da fare per creare un regime che la facesse uscire definitivamente dalla dittatura e la liberasse dai legami con il passato in maniera stabile. Uno dei cambiamenti fu nelle forze armate, prima 'politicizzate' e poi epurate dagli elementi e strutture 'ideologiche', per farle diventare a tutti gli effetti 'apolitiche' come dovrebbe essere in uno stato 'normale'. La Romania, una volta sciolto il Patto di Varsavia si è trovata in una condizione di libertà mai avuta prima, e a far tempo dalla fine del 1991 ha aderito alla carta dell'ONU, ha riconosciuto la preferenza per mezzi diplomatici su quelli militari nel risolvere controversie, ha rinunciato a qualunque arma nucleare, ha annunciato di non avere nemici o potenziali avversari.
 
Un altro problema da risolvere era quello della crisi economica, che ha colpito il Paese nel 1990-91. La situazione andò talmente male, che nel 1992 il PIL era la metà di quello dell'89, e notare bene, questo era già stato un anno definito di 'grande crisi' rispetto ai precedenti. Nel 1995, tuttavia, il PIL crebbe del 14,2% rispetto a quello del 1992, con aumento della produzione del 14,4% per l'industria e del 17,7 per l'agricoltura. Non è chiaro se si tratti di valori assoluti o depurati dell'inflazione: la quale, nel 1993, era arrivata al 300%, per poi dimnuirediminuire al 30% nel 1995. Nel frattempo, l'export crebbe dal 18,5 al 21,2% nel periodo 1993-95, e il settore privato ha cominciato a contribuire al PIL in maniera marcata: appena il 16,4 % nel 1990, 26,4 nel 1992 e 45% nel 1995. Le aziende piccole e medie erano diventate 714.803 mentre 1500 grandi aziende statali vennero nel frattempo privatizzate, con la creazione di circa 1,5 milioni di posti di lavoro nel loro complesso. La disoccupazione scese da 10,4% del 1993 all'8,9 del 1995 e al 6,4% del 1996. Nel frattempo il totale degli investimenti esteri crebbe da 537mlini di dolaridollari del 1992 a 1272 del 1994 e 1595 del 1996.
 
L'eliminazione della Securitate, il potentissimo Dipartimento per la Sicurezza dello Stato, che controllavano di fatto i membri delle F.A. ha consentito di ottenere quanto sopra, mentre i 62000 militari impegnati di fatto nel processo produttivo dell'industria nazionale come operai e quadri sono stati riportati allo status effettivo di militari,mentre per rendere più efficiente lo strumento militare rumeno venne avviato un programma di snellimento, professionalizzazione e la creazione di Stati maggiori per ciascuna delle F.A, che erano quattro, inclusa cioè la Difesa aerea. La costituzione dello strumento militare rumeno dell'epoca era dato da: un esercito basato su 4 armate pluriarma, con divisioni meccanizzate, una corazzata, una birgatabrigata da montagna. La modifica sarebbe stata qui quella di introdurre il corpo d'armata come elemento intermedio tra l'Armata e le brigate, e questo significò la scomparsa della divisione. Quindi, se prima vi era l'ordinamento Armata-divisione-reggimento, poi questa divenne Armata, corpo d'Armata, brigata e reggimento. La Brigata era presente con 2-3 unità meccanizzate, una d'artiglieria e una corazzata per ciascun Corpo. Inoltre, i battaglioni rimpiazzarono i reggimenti come pedina basica dell'esercito. L'aeronautica era provvista di circa 400 aerei da combattimento: 189 MiG-21, 36 MiG-23, 70 MiG-15/19 60 Orao, a cui si aggiungevano 25 aerei da trasporto e 200 elicotteri. Vi erano anche i reparti paracadutisti e in tutto si assommava un totale di 20.000 uomini. La riduzione degli aerei, come dei mezzi dell'esercito basata sui trattati CFE era sensibile e avrebbe visto le macchine più vecchie sparire dalla linea in breve tempo.
 
La marina era suddivisa in reparti navali e fluviali, fanteria di marina, difesa costiera, ma andava poi ristrutturata in comando Marittimo e Comando Fluviale per il Danubio.
 
Quanto alla professionalizzazione, ai 30.000 professionisti autorizzati nel 1991 si era arrivati per il 70% con 22.000 posti occupati. Nel frattempo il servizio di leva venne ridotto da 16 a 12 mesi, tranne che per la Marina, che vide la riduzione da 24 a 18. Il servizio di leva vedeva i ragazzi di 20 anni in servizio, mentre un disegno di legge per introdurre gli obiettori era previsto realizasserealizzasse il servizio civile alternativo di 24 mesi. Nel frattempo vi era l'apertura a patner di ogni nazione limitrofa e anche abbastanza distante, per instaurare buoni rapporti con tali nazioni anche in termini militari: contatti con Italia, Svizzera, Polonia, Canada e via discorrendo vennero avviati o mantenuti. Naturalmente la situazione dei Paesi limitrofi era a quell'epoca, non sempre idilliaca: con la dissoluzioendissoluzione dell'URSS e della Yugoslavia, due patner storici della Romania, specialmente il secondo, la situazione di guerra civile ai confini e la nascita di potenze nucleari come l'Ucraina non erano certo motivo di tranquillità.
 
Quanto all'industria militare rumena, essa costituiva un patrimonio di risorse e umano di alto livello per la nazione. Nel 1989 vi erano impiegati 120.000 persone, ma nel 1992 si erano persi 30.000 posti di lavoro e naturalmente altre riduzioni erano in vista, essendo l'industria s utile per la Romania, ma anche statalizzata e assai inefficiente: nondimeno, consentiva in certi settori della difesa una indipendenza tra il 70 e il 100%. Tra le realizzazioni, vi erano quelle navali: tra queste, la nave appoggio unità missilistiche leggere Constanta, da 110 m e 3500 t, era armata pesantemente con un impianto binato da 57mm, due binati da 30, due lanciarazzi ASW RBU-1200. Tra i numeri significativi: in Romania vi era la produzione del 100% delle munizioni, armi leggere e artiglieria, 70% dei velivoli, 88% delle navi, 82% dei corazzati, 98% degli autoveicoli militari, 70% dei mezzi per le trasmissioni, 92% per i sistemi di protezione NBC, 94% per quelli del Genio, 95% per la logistica. Si tratta di un complesso di numeri eccezionale per un Paese del Patto di Varsavia e forse non solo: in tutto, l'83% dei mezzi miliatimilitari era prodotto in Romania. Naturalmente, spesso si trattava di sistemi di progettazione sovietica o comunque, di tipo assai obsoleto, ma nondimeno vi era un'effettiva capacità di progettazione e produzioenproduzione autonoma.
 
===Esercito===
====Le truppe da montagna<ref>Rollino, Paolo: Vinatori de munte, Panorama Difesa, settembre 1992, pagg. 44-51 </ref>====
5 brigate di Vinatori de Munte, ovvero i cacciatori di montagna erano presenti nell'esercito rumeno, giusto come in quello italiano. I Rumeni erano arrivati tardi all'istituzioenistituzione delle truppe da montagna, ma nondimeno, hanno saputo trasformarle in uno degli elementi di maggior interesse per l'esercito.
 
L'origine degli Alpini rumeni, relativamente recente, ha avuto luogo dal 3 novembre 1916 con la Scuola Sciatori di Bucarest che nonostante la sua esistenza di ente sportivo, venne trasformata in scuola militare, anzi un reparto cacciatori di montagna. Il primo battaglione, all'inizio del 1917 era su sette compagnie per un totale di 700 uomini (100 l'una). La sede era in Moldavia, a Tirgu Neamt, al comando del capitano Virgil Badulescu, gi° alpinista e sciatore. Durante gli scontri con gli austro-ungarici e tedeschi, si meritarono una fama non indifferente e nel periodo tra le due guerre vennero rinforzati in maniera notevole. La sconfitta rumena nella seconda guerra mondiale ha visto gli alpini rumeni esplicitamente sciolti per volontà sovietica: apparentemente, durante la campagna, loro si comportarono molto bene e vennero rifondati solo nel 1964, tanto per evitare problemi.
 
Le brigate erano una per Armata, eccetto che la 4a Armata di Transilvania, che ne aveva due. La struttura era, per ciascuna brigata: 3 battaglioni cacciatori, un gruppo artiglieria campale, una batteria contraerea, servizi, trasmissioni, genio. Ogni battaglione era in pratica un'unità autonoma, capace di operare in grande libertà con tutto il necessario. La dotazione di armamenti era piuttosto datata, ma completa: anche se non sempre, la composizione era di 3 compagnie su tre plotoni l'una e ub plotone mortai, e uno di armi d'appoggio. Il plotone d'armi disponeva di 4 mitragliatrici portatili e due lanciarazzi AG-7, ovvero gli RPG-7, il plotone mortai aveva 3 armi da 82mm M-37M. Le squadre di fanteria evanoavevano 9 uomini, armati dei fucili AKMS, uno dei quali dotato di lanciagranate da 40mm di concezione nazionale, sistemato sotto la canna e utilizzabile fino a 450 m con 6 colpi al minuto, mentre il mitragliere della squadra aveva una versione del fucile mitragliatore RPK, e il tiratore scelto presente aveva il fucile Dragunov. Da notare che nella squadra non vi erano né armi controcarro, presenti sol a livello di compagnia, è mitragliatrici, ma solo fucili mitragliatori e lanciagranate. Se non altro vi era un tiratore scelto (uno per squadra!) che forniva un appoggio non di poco conto per ogni esigenza di supporto. Lo spostamento era effettuato a piedi o in autocarri legeri, ma era presenti anche i mezzi corazzati MVLM: di cosa si trattava? Erano in effetti dei blindati simili ai BMP in miniatura: esso è armato con una torretta simile a quella dei blindati per la fanteria con 1 potente KPV da 14,5mm e 700 colpi, e 1 PKT da 7,62 e 2.500 colpi. Il motore è diesel, in avanti e a destra. La mobilità era di 5-6 kmh in acqua, 50 kmh su strada, bassa a causa della ridotta potenza di 154hp, ma a parte questo, la massa di 9t contro 13,5 e le dimensioni di 5,7x2,8x1,91 sono molto minori e consentono di muoversi anche per le montagne. Un unico portellone incernierato a sinistra consente l'accesso agli uomini che possono sparare dall'interno con feritoie di tiro e iposcopi, ma bisogna fare attenzione perché il carburante del portellone (come nel BMP) rende difficile, quando il serbatoio è pieno, aprirlo e abbandonare il mezzo, cosa non di poco conto in montagna: ma questo appare praticamente l'unico inconveniente, e il mezzo ha visto un veicolo portamunizioni senza torretta da esso derivato. In sostanza si tratta di un MICV da montagna, come lo è, tra i carri, il Tipo 62 cinese. MVLN sisgndicasignifica Mascina de Lupta a Vinatur de Munte.
 
L'armamento per le truppe da montagna rumene nel 1992 comprendeva sistemi obsoleti, ma ancora abbastanza validi: nel battaglione alpini, almeno in quello di Mierculea-Ciuc, vi erano 3 compagnie fanti, ma anche ben 6 di supporto, armati con vari sistemi d'arma: tra questi la compagnia d'appoggio mortai pesanti con 4-6 armi da 120mm, con proiettili da 16 kg e gittata di 6km, mentre la compagnia artiglieria ha gli obici da montagna da 7,62/15,5mm. Questi sono presenti in forse 4-6 esemplari, e sono derivati dal pezzo da montagna M-48 yugoslavo. Essi hanno una struttura scomponibile, e nell'insieme sono valide armi da montagna: con una massa di appena 705 kg in ordine di marcia e 690 in batteria (la metà di un M-56 a 105mm italiano), hanno una gittata di 8,6 km (10,5) con proiettili da 6kg(15). A differenza dei mortai pesanti possono essere utilizzati anche in tiro teso, con gittata massima pratica di 460m contro obiettivi puntiformi. In termini di artiglierie di brigata, sistemate in un apposito battaglione, vi erano ancora i mortai e gli obici già visti, ma anche gli obici da 100mm, che non erano someggiabili (pesando 1500 kg) ma nondimeno utili, capaci di arrivare a 10 km di gittata massima, e 600m a tiro teso (importante sopratutto contro blindati leggeri e anche controcarri, se presenti le granate HEAT). La modesta difesa antiaerea comprendeva le mitragliere KPV-2 da 14,5mm,in pochi esemplari sul battaglione ma anche per la brigata, ma capaci se non altro di essere someggiate. La dotazione di armi controcarri era data da una compagnia con altre armi potenti ma obsolete, i cannoni SR AG-9, ovvero gli SPG-9: capaci di perforare 400 con la testata HEAT in tiro diretto su distanze massime di circa 1km, e di raggiungere con cariche HE un raggio di 4,8 km, si tratta di un'arma assai potente, sopratutto con un peso abbastanza ridotto di 60kg. L'equivalente M40 americano, da 106mm, è più potente, ma ha una gittata utile e una capacità di perforazioenperforazione solo marginalmente superiori, mentre pesa 200kg200 kg circa. 12 cannoni AG-9 erano nella batteria controcarri, mentre non v'era traccia di missili AT.
 
Gli alpini rumeni avevano anche reparti genio da montagna, reparti rocciatori ed esploratori, con personale professionista o di leva ma con capacità superiori alla media in questi contesti. Gli animali erano anch'essi una notevole risorsa: un battaglione poteva averne, per esempio, tranquillamente 47 esemplari. Con la viabilità piuttosto malmessa, anche in pianura, la Romania aveva certamente necessità di questi animali per compiti militari. Da notare l'uso di cavalli piuttosto che muli. La razza era lipizzana e Hutzul, e in tempo di guerra altri cavalli sarebbero stati integrati nei reparti. Quanto alla forza del battaglione, la sua forza di pace era dell'ordine di 650, in gran parte di leva, ma in tempo di guerra sarebbe giunta a circa 1350, e in fretta. Le montagne della Romania non sono particolarmente alte, massimo 2544m (monte Virful), ma non costituiscono semplicemente i confini della nazione, come spesso accade, ma buona parte del territorio, e anche il 'bastione centrale' da difendere ad ogni costo, e già rifugio delle popolazioni dacie all'arrivo dei Romani, era una zona montuosa, la Transilvania. L'addestramento degli alpini rumeni, ancora nel 1992 era intenso: corsi di roccia (a cui il 30% dei ragazzi riusciva a brevettarsi), comprendenti per esempio, salite e discese con doppia corda e fucile sparato con una mano, mentre l'altra controllava la discesa. Le montagne rumene erano ancora densamente popolate: non era un problema ottenere molti ragazzi del posto ben disposti alla vita sulle montagne, come alla cura dei cavalli, che richiedevano 6 kg di fien, 6 di paglia, 5 di avena, 20 grammi di sale per giorno (e birra a volontà). La loro capacità di carico è di 120-130 kg e potevano così portare con otto bestie il cannone da 76, 6 per il mortaio da 120 (due dei quali per le munizioni), 3 per il mortaio da 82mm, 4 per la mitragliera ZPU-4, appena uno per il cannone AG-9 che nonostante i suoi 63,5 kg complessivi era un vero 'cannone per cavalli'.
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Il primo fatto d'armi in cui le navi fluviali rumene sono state usate risale al 1877, quando i Rinduninca affondò con una bomba legata ad un albero il monitore turco Duab Seifi: in pratica una sorta di antenato del siluro, visto che la bomba venne portata direttamente ad esplodere contro la chiglia della nave. Le navi rumene furono importanti nel primo conflitto mondiale, quando i sei monitori e le sei cannoniere, una delle quali persa con tutto l'equipaggio, si impegnarono duramente per trasportare l'Esercito sulla sponda settentrionale del fiume. La flotta comprendeva i monitori corazzati, con dislocamento di 6000 tonnellate, 3 pezzi da 120, 2 mortai paricalibro, 4 cannoni da 47mm e due mitragliatrici da 6,5mm. Essi rimasero in servizio fino al 1959, ma ebbero nessun ruolo nella Seconda guerra mondiale, che vide i rumeni all'offensiva prima, in rotta poi.
 
La tratta rumena del Danubio è di ben 1075 km, tutti navigabili: questo spiega da solo come sia necessario utilizzare dei reparti fluviali consistenti che la difendano in maniera specifica. Le flottiglie erano due, una fluviale, l'altra per il delta. I rumeni avevano le navi di piccole dimensioni nella prima. Le unità erano di tipo particolare: le VB (Vedette blindate) ebbero un nome proprio solo dopo la rivoluzione del 1989, ma in ogni caso, avevano 2 motori diesel da 600hp per 18 nodi, un pescaggio di appena 90 cm che ne rendeva possibile l'uso anche a ridosso della costa (non farsi vedere navigando sotto gli alberi era la migliore tattica), mentre se l'obiettivo da raggiungere era a valle era possibile farlo a motori spenti, grazie alla forte corrente del Danubio. La protezione era leggera, ma adeguata al fuoco delle armi leggere e schegge per le sovrastrutture. L'armamento era di un cannone in torretta da 76mm con gittata di 13km, due mortai da 82mm e un impianto binato da 14,5mm. Le dimensioni erano di 32 m di lunghezza e 85 t di peso, praticamente simili alle navi sovietiche di analoghe caratteristiche. La forza dell'equipaggio, 25 uomini, era per l'8% di leva, per il resto era normale trovare il comandante, secondo, motorista, due mitraglieri. Frequenti le esercitazioni in cooperazioen con l'esercito, mentre i 18 mesi di leva erano ancora sufficienti per addestrare in maniera approfondita gli equipaggi. In tutto vi erano 6 vedette corazzate di questo tipo, che con i marinai dalla caratteristica uniforme blu scuro con maglietta a righe facevano un effetto indubbiamente 'retrò' nel panorama della guerra moderna. Le navi supporto erano costituite da mezzi come la nave.base Crisul, che le supportava, come nave officina e caserma, armata di due impianti da 14,5mm e di base nallanella cittadina di Braila. La composizione della Brigata fluviale rumena, in tutto, vedeva 5 reparti fluviali, due misti marina-esercito e un'officina galleggiante. La forza era di 6 vedette blindate per ciascuno di due reparti fluviali, mentre gli altri 3 erano su sei dragamine l'uno, navi che avevano l'80% del personale professionista, data la difficoltà del loro tipo di operazioni. Due reparti logistici a livello di battaglione erano disponibili con mezzi navali e autocarri rumeni DAC 665. Le vedette, come i dragamine erano di costruzione rumena, degli anni '70. I dragamine erano armati con il solito impianto da 14,5mm in due esemplari, e pesavano 65 t per 26 m di lunghezza. Essi avevano la capacità di operare anche come posamine e la velocità di 18 nodi era comparabile con quella delle vedette, costruite ancehanche per far loro la scorta. L'addestramento era molto duro e intenso, con molte missioni svolte al buio, cosa che per un fiume non è mai banale, con l'ausilio anche di visori notturni. Vi erano anche delle lance leggere da ricognizione, ma non capaci di operare al buio e di tipo non noto. La compentenzacompetenza della Brigata fluviale rumena si arrestava a Ceatal-Ismail a 80 km dal mare. A quel punto si considerava l'inizio del Delta, di competenza della Brigada Fluviali-Maritima di Tulcea. I bracci del Danubio sono tre: Chilia a nord, Sulina a centro e infine, suqllo di Sfintu Gheorghe era il braccio meridionale. Come aggiornamenti e particolari, da notare che le vedette avevano i mortai da 82 mm sbarcabili a terra, e che la mitragliera binata e il cannone sarebbero forse stati sostituiti a breve, la prima con un lanciamissili SA-7: peraltro questo avrebbe tolto una massiccia fonte di fuoco d'appoggio alle truppe sbarcate, e i missili SA-7 sono portatili e lanciabili da spalla, dunque l'esigenza assoluta di una sostituzione non c'era.
 
La struttura di questa ulteriore brigata era su dragamine e motovedette, con due squadriglie delle prime. Una su navi simili a quelle fluviali, l'altra con imbarcazioni molto più consistenti: si trattava di scafi da 310 t, armate pesantemente con un cannone da 100mm, due lanciarazzi da 122mm, e difese a distanza ravvicinata da un impianto binato da 30mm ADG-230 (o meglio, l'equivalente rumeno) e due mitragliere da 14,5mm, mentre erano presenti anche due lanciamissili SA-7 Strela. A parte questo, per la difesa generale vi erano anche due mitragliere da 14,5mm del tipo di quelle dei veicoli TAB-71 con mitragliera da 14,5mm e una da 7,62mm. La possibilità di operare in acque basse era assicurata da una inedita carena a catamarano. I dragamine erano invece i VD 141 uguali a quelli già visti , e altri con dislocamento maggiore.
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Programmi d'ammodernamento dell'epoca vedevano i primi MiG-21 ammodernati allo standard 'Lancer' con un nuovo radar israeliano e missili Magic, e il programma per oltre 90 elicotteri AH-1R Dracula, che in seguito naufragò. [[Immagine:MiG-21UMLancerB.jpg|350px|right|thumb|Un'aggressiva immagine di uno degli MiG-21UM aggiornati allo standard Lancer B, qui in colori particolarmente sgargianti]]
 
I Puma IAR-330H erano utilizzati anche come macchine d'attacco con 4 lanciarazzi da 57mm o anche altre armi, ma non vi sono mai stati Mi-24 Hind cannoniera. In compenso i Puma sono integrati da un certo numero di 'Hip', di simili caratteristiche e in più il portello posteriore a valve, per carichi pesanti. Molti gli elicotteri leggeri Aluette, e i primi 4 Dauphin ben più moernimoderni. Gli aerei da addestramento erano un misto di progetti cecoslovacchi e i nuovi IAR-99 Soim, molto più potenti e simili a progetti yugoslavi similari come i Super Galeb. Gli aerei da trasporto erano pochi, ma rinforzati da 4 vecchi C-130B.
 
Tra le armi disponibili, missili AA-2/7/8/10/11, grappoli di 3 bombe da 100 kg (fino a 12 per un Orao o un IAR-99 Soim, macchina simile all'MB-339 o all'Hawk), razzi da 57 mm. L'Aviazione rumena ha operato tra mille difficoltà, ma ai tempi dell'URSS è riuscita a partecipare alle esercitazioni in territorio sovietico senza mai avervi perdite operative, unico caso per tutto il Patto di Varsavia.
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[http://www.secretprojects.co.uk/forum/index.php?topic=2375.msg24158 Airfox]</ref>====
 
Un esempio di quanto si provò a fare in Romania, con risorse il più possibile 'autarchiche' è la genealogia di elicotteri prodotti dalla IAR. Notevole la presenza di numerosi elicotteri di tipo francese, che sono stati prodotti in grande serie anche in versioni originali. Dal 1971 la Romania, a similitudine della Yugoslavia, cercanodcercava degli elicotteri relativamente moderni all'Ovest, e ha ottenuto la licenza perdi produrre non meno di 250 elicotteri Aerospatiale Aluette III, macchine leggere e per decenni di grande successo, costruite dalla IAR come IAR 316, metà dei quali per compiti militari, armati con lanciarazzi, pod con mitragliatrici da 7,62mm con 1000 colpi l'una, e anche missili AT-3.
 
I più grossi Puma vennero a loro volta costruiti come IAR 330H, tantoe chenonostante la loro taglia e costo, in quantità considerevole, non meno di 163 vennero realizzati,: 104 per le forze armate nazionali e 57 esportati in vari Paesi, come il Pakistan e la Guinea. Il totale dei Puma prodotti ha avuto in effetti un congruo aumento con la produzione rumena. Essi sono stati armati con 4 missili AT-3, o più spesso, con 64 razzi da 57 mm, bombe da 50 o 100 kg, pod con cannoni da 23mm con 400 colpi l'uno, mitragliatrici pesanti da 12,7 mm laterali. Aggiornati con il sistema SOCAT hanno avuto armi più moderni come la torretta con cannone THL-20 da 20mm sistemato nel muso con ben 850 colpi, lanciarazzi, pod con altri cannoni da 20mm, e 8 missili israeliani Spike LR, potenti armi anticarro con 8 km di gittata e capacità fire-and forget e al tempo stesso, con teleguidabili grazie ad un cavo a fibre ottiche. Il sensore è un avanzato sistema infrarosso e la testata è in tandem HEAT. In effetti, si tratta di un degno successore del TOW. L'aggiornamento è stato curato dall'israeliana Elbit nei tardi anni '90.
 
Un modello davvero originale fu l'IAR 317 Airfox, un autentico mini-elicottero da combattimento. Questo apparecchio era un piccolo, interessante apparecchio. La IAR lo realizzò come prototipo nel 1984 con la struttura base dell'Aluette III, con una struttura diversa nel settore del muso: in pratica vennero adottati gli abitacoli in posti singoli e distribuiti in altezza, scalati. In pratica, si trattava di una soluzione simile a quella del Cobra ma sopratutto, a quella del coevo Mangusta e del futuro Tigre. Era lungo 9,8 m, pesava al decollo 2200 kg e raggiungeva i 200 kmh, con un raggio di 545km. L'armamento era costituito da una configurazione veramente minima come armi di lancio, ovvero 2 mitragliatrici da 7,62mm a fianco dell'abitacolo biposto, eventualmente rimpiazabilirimpiazzabili con cannoni da 20 ma tenendo conto che il motore era ancora era l'Artouste (forse potenziato da 640kw), pod per mitragliatrici, 4 lanciarazzi da 57mm con 16 armi l'una, bombe da 50-100 kg, e sistemate sopra le alette d'attacco fino a sei missili AT-3, per un peso massimo di 750 kg, molto teorico visto che il carico utile complessivo era di 1100 kg, di cui circa 200 per i piloti. Il prototipo era comunque il meglio possibile con tale base (in Sudafrica venne prodotto un simile prototipo con l'HX-1 Alpha, che però era fin dall'inizio pensato solo come macchina sperimentale per quello che poi divenne il potente Rooivalk, basato sui motori del Puma) e le modeste dotazioni avioniche, che erano pressoché primitive. Eppure, si trattava di una macchina interessante, quanto di più leggero fosse possibile per un elicottero d'attacco e combattimento e provvista dei 'fondamentali' giusti: nell'insieme esso poteva ricoprire il ruolo di elicottero cannoniere 'economico', possibilmente aggiornabile con avionica, motori e sistemi d'arma modern, per esempio occidentali.
 
Presenato al Le Bourget del 1985, ebbe in seguito un incidente di volo, e alla fine l'Airfox non ebbe seguito. In seguito si ripescò l'idea con la produzione dell'AH-1OR, ma senza seguito pratico.
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===Marina===
Tale forza armata era all'epoca suddivisa in Comando navaledellanavale della Flotta su 4 brigate navali, comandodellacomando della Flottiglia del Danubio su due brigate, una Brigata indipendente. La fanteria di marina era dstinatadestinata a compiti primariamente difensivi di installazioni costiere e si articolava in un Corpo d'armata con 2 brigate mecanizzatemeccanizzate, 1 motorizzata, 1 di artiglieria, 1 battaglione indipendente, altre unità minori.
Le brigate erano in effetti a livello di reggimento, almeno in tempo di pace. Le basi principali erano a COnstantaConstanta, Mangalia, Braila, Tulcea, Giurgiu e Sulia nel Mar Nero le prime due, nel Danubio le altre. Totale forza: 11.261 più 9964 marines.
[[Immagine:Istanbul.Bosphorus006.jpg|300px|right|thumb|Una delle 5 fregate leggere 'Tetal']]
 
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Dotazione: 120 carri TR-580, 152 APC TAB-71 e TABC-79, 90 artiglierie trainate da 122 mm e 152 mm. 54 cannoni controcarro da 100 mm, 36 mortai da 120 mm e 12 lanciarazzi da 122mm APR-40
 
La Marina aveva un grosso cacciatorpediniere da quasi 6000 tonnellate del 1985, ma equipaggiato solo con 4 cannoni da 76 mm binati, 8 missili Styx, quattro torrette da 30 mm e pochi equipaggiamenti moderni. Tra gli altri mezzi navali vi era un solitario Kilo -un sottomarino piuttosto moderno-, 5 fregate e altri mezzi pattuglia. 3 moderne Tarantul e 10 Osa/M-40 costituivano le piattaforme d'attacco con missili Styx, anch'essi armi obsolete, notevole la presenza di numerose navi cinesi tra alisafialiscafi siluranti Huchwan e pattugliatori Shangai con mitragliere da 25 e 37 mm. Modeste le capacità antisommergibile e lotta antimine.
 
Il Danubio aveva una propria flottiglia, e di questa le navi più interessanti erano numerosi dragamine e alcuni guardiacoste corazzati armati di cannoni da 76 mm, mortai da 82 mm, mitragliere da 14,5 mm e un plotone di soldati.
 
La Marina incorporava anche circa 10,.000 soldati come fanti di marina. Notevole la presenza di una tale forza, equipaggiata con quasi 300 mezzi corazzati tra carri e APC e 200 artiglierie di vario tipo, pertanto essa era complessivamente equivalente ad una intera divisione di fanteria motorizzata ovvero con equipaggiamenti sufficienti per un reggimento di fanteria meccanizzata, uno di carri, uno di cannoni controcarro, uno di mortai pesanti, un gruppo lanciarazzi e 5 di artiglieria.
 
Come si è visto la costituzione della Fanteria di marina era basata su brigate su di un corpo d'armata piuttosto che su reggimenti e divisione come nel caso dei reparti dell'esercito tipici del Patto di Varsavia (per quanto vi sia di 'tipico' nella militaria rumena). Per un esempio tecnico, vediamo come questo cospicuo equipaggiamento potesse essere adatto anche per una intera divisione meccanizzata o motorizzata che dir si voglia.
 
I carri erano sufficienti per un grosso reggimento corazzato su 3 battaglioni da 40 carri (anziché 33 come era lo standard del Patto di Varsavia) che sono la forza tipica dei moderni battaglioni NATO, prima equipaggiati con plotoni da 5 carri, mentre adesso sono su 4 carri l'uno su 3 plotoni e un carro comando per compagnia, 3 compagnie e un carro comando per battaglione (è per questo che, verso la fine degli anni '80 le brigate motorizzate più scalcinate dell'Esercito vennero riequipaggiate col Leopard al posto dell'M-47, perché in questo modo diventava disponibile un surplus di carri dalle Brigate corazzate, NdA). Per la fanteria era possibile un grande reggimento su quattro battaglioni, oppure meglio ancora, due reggimenti di fanteria l'uno su 36 APC (oppure 37 se erano sistemati come nel caso dei battaglioni BMP sovietici). Le artiglierie mensionatemenzionate erano tutte su multipli di 6: 36 mortai, 90 artiglierie campali, 54 cannoni controcarri, 12 lanciarazzi. Ogni gruppo aveva in genere 3 batterie su 6 pezzi. Quindi vi sarebbe stato modo di equipaggiare ciascun reggimento di fanteria con un gruppo di cannoni controcarri per forniglifornirgli capacità di difesa contro i corazzati, grazie a 18 armi da 100 mm. Ogni battaglione avrebbe potuto avere una compagnia con 3 plotoni su 3 mortai da 120 mm l'uno. Oppure ogni reggimento avrebbe avuto un gruppo da 120 mm, oltre ad un gruppo d'artiglieria, possibilmente obici da 122 mm. L'artiglieria divisionale sarebbe stata un gruppo da 100 controcarri, un gruppo ridotto lanciarazzi con 2 o 3 batterie da 6 o 4 lanciatori, due gruppi d'artiglieria che raggruppavano per quanto possibile le armi da 152 mm (obici o cannoni), e armi da 122 mm (possibilmente cannoni). E così si sarebbe stata fatta una intera divisione meccanizzata:
 
*Divisione: 1 gruppo MLR su 2 batterie da 122 mm, 1 gruppo artiglieria con cannoni da 122, 1 con obici da 152 mm, uno con cannoni da 100 mm.
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*2 Reggimenti meccanizzati, ciascuno su: 2 battaglioni fanteria, 1 gruppo obici da 122 mm, 1 gruppo controcarri da 100 mm, 1 gruppo mortai da 120 mm (oppure 1 compagnia su 3 plotoni l'una per ciascun battaglione).
 
MancaMancava qualcosa? Essenzialmente, le batterie e i reggimenti contraerei normalmente presenti nelle F.A. del Patto di Varsavia. Probabilmente, a parte questa dotazione nota v'erano anche mitragliere e cannoni antiaerei da 14.5, 30 e 57 mm, ma non v'é traccia di questi nell'elenco fornito. Inoltre non si sa se fossero disponibili anche SAM portatili. Qui vi è una differenza notevole con le divisione tipicetipiche del WARPAC, che avevano un reggimento SA-6, 8 o 11 e due batterie per ciascun reggimento con cannoni e SAM, più i SAM portatili SA-7/14/16/18.