Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-2: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 345:
 
Infine le armi: missili Harpoon, Mk-24 Tigerfish, mine, ma non ancora (al 1998) i potenti Spearfish e i BGM-109. Vi sono cinque tls con due coppie sovrapposte e un tubo centrale angolato verso il basso. E' possibile ricaricare i tubi con circa 20 secondi di operazioni. L'Mk-24 Tigerfish ha una lunga e tribolata storia, e solo l'Mk.2 è diventato pienamente affidabile, ottimo per compiti ASW e con capacità anche contro unità di superficie, con peso di 1.650 kg e lunghezza di 6,5 metri. La portata massima supera i 20 km ad oltre 20 nodi, ma su distanze più brevi è di 36 nodi. Certo che non è un'arma eccezionale, dato che la testata pesa, pare, 122 kg, meno della metà di un siluro come quelli francesi, italiani, tedeschi e americani, per non dire di quelli russi, eppure è un'arma potente e molto pesante per il suo calibro. I missili Harpoon sono quasi altrettanto numerosi, ora che i sottomarini come bersagli sono poco probabili.
 
 
Oltre all'equipaggio, il già sovraffollato leviatano ha a bordo anche altre persone: personale in addestramento, alle volte anche forze speciali (non nel caso che testimoniò Nativi); a terra c'é poi la 'Augment Watch', che significa in concreto altri 25 elementi del settore tecnico, che sono in addestramento o in licenza, ma orbitano sempre attorno alla missione del sottomarino.
 
Al suo interno, isolato dal resto del mondo anche per decine di giorni consecutivi, il sottomarino atomico è una specie di astronave, un mondo a sé stante; ha sistemi per riciclare l'aria eliminando l'anidride carbonica, acqua dolce in abbondanza con i suoi desalinizzatori (l'una e l'altra cosa, sebbene passino usualmente in secondo piano rispetto ad altri dati, sono in realtà fondamentali per la capacità bellica del sottomarino, almeno per quanto concerne la parte 'organica' di quest'unità da guerra). Vi è una quantità di acqua sufficiente persino per delle docce quotidiane, senza esagerare con il rubinetto, una cosa che nelle unità subacquee convenzionali, specie quelle di vecchio tipo, non è affatto scontata. Del resto i sommergibili americani, che non erano peggio di altri, dopo pochi giorni non emanavano un buon odore, ed erano spesso definiti 'maiali'. Formidabili armi da guerra quanto si vuole, ma le unità subacquee non sono certo comode. Nel film K-19, per esempio, la ricostruzione del sottomarino sovietico era stata curata così realisticamente che, in effetti, gli autori e la regista notavano come l'equipaggio dovesse praticamente farsi tutt'uno con il battello, e forse era stato voluto così, notavano, quasi intenzionalmente, per far sì che l'equipaggio si sentisse davvero unito tra persone e con la loro nave (anche il sottomarino, tecnicamente, è una nave, così come un elicottero è un aereo 'ad ala rotante').
 
Uno dei peggiori pericoli all'interno di un sottomarino sono gli incendi, il che dà luogo a frequenti esercitazioni, che rendono anche più difficile la vita a bordo, ma senza di esse, questa sarebbe seriamente minacciata: un sottomarino non è abbandonabile aprendo un oblò e buttandosi con il salvagente, né si possono usare gli idranti o chiedere soccorso alle navi di passaggio come nulla fosse. Basti pensare al rischio che le batterie vengano aggredite dall'acqua di mare, un noto pericolo per le unità classiche (per esempio, la cattura del 'Torricelli' italiano). Insomma, quando un mezzo navale si porta sott'acqua e lì si muove, si trova in una condizione innaturale per un oggetto metallico, e tutto congiura per mandarlo a fondo. Per cui può anche succedere che, circondato da centinaia di metri di mare in ogni direzione, al suo interno la minaccia sia, paradossalmente, il fuoco. E con il comparto armi ripieno di siluri e missili, il rischio è davvero enorme (vedi la fine del 'Kursk' nel 2000). Ovviamente non viene trascurato il rischio n.1, l'allagamento. I gas velenosi sono un altro problema: attualmente i rilevatori sono molto efficienti, i tempi in cui si usavano gabbiette con canarini per rilevare quando qualcosa non va sono finiti. Gas velenosi e-o radioattivi sono facili da propagarsi in un battello totalmente chiuso, e rappresentano un problema grave persino se questo raggiunge la superficie ed emerge. La potenza del reattore nucleare esige il suo prezzo: i primi sottomarini atomici erano estremamente insalubri, e le unità sovietiche hanno continuato ad avere numerosi incidenti anche in tempi più recenti; anche senza guasti gravi, il livello di radiazioni non è certo un fattore trascurabile (e ben poco raccomandabile per una donna, specie se incinta); tuttavia, le radiazioni sono un fattore di rischio visto con una prospettiva vaga (come decenni fa lo era l'amianto), ovvero un contrattempo remoto quando lo si misura con l'utilità a breve termine: rispetto ai vecchi battelli diesel-elettrici, un SSN è un altro pianeta quanto ad efficienza e facilità di impiego, basti pensare alla rapidità con cui i battelli, anche quelli moderni, finiscono le batterie e quindi sono costretti ad emergere, almeno a quota snorkel: anche se un SSK è dato per 20 nodi, poi, lanciato a quella velocità, finirebbe per consumare le batterie in qualche ora al massimo; un SSN può anche essere di poco più veloce, ma tale riesce ad essere per tutto il tempo che vuole, il che torna comodo se per esempio c'é da seguire una nave, che difficilmente farà meno di 10 nodi. Un 'Sauro' ultima serie era capace di 250 miglia marine a 4 nodi quando immerso, un U-212 può arrivare a 420 miglia a otto nodi, per cui è già notevolmente più pericoloso di un battello più vecchio, anche se la velocità di punta cambia poco (peraltro il 'Sauro' ha più autonomia quando emerso, data la maggiore quantità di nafta a bordo). Ma se c'é da ombreggiare una nave, le batterie 'andrebbero' comunque in poche ore. Si può rimediare emergendo con lo snorkel, ma non a grandi velocità. I battelli diesel-elettrici hanno quindi limiti fondamentali, e nemmeno i sistemi AIP sono particolarmente utili, perché comunque non possono dare una potenza di picco tale da consentire velocità elevate: sono quindi buoni sopratutto per la navigazione 'lenta'. E una volta? Essenzialmente, per attaccare le navi si usavano due sistemi: o le si 'attendeva al varco', in qualche stretto strategico, oppure si seguivano ad alta velocità di notte, ovviamente stando emersi (e pronti a sparire sott'acqua se necessario), ma con i radar e l'aviazione navale tutto questo diventa molto più arduo da fare. Così la migliore risposta è senz'altro l'SSN, per quanto rumoroso e radioattivo esso sia, consente una libertà di manovra senza pari, beninteso in acque profonde: viaggiare senza dover tenere conto minuto in minuto del livello delle batterie, e manovrare senza problemi anche in inseguimenti prolungati (come quello del 'Belgrano', per esempio), è un salto quantico nelle capacità strategiche e tattiche di un sottomarino. Semplicemente, anche una nave da 30 nodi non riuscirebbe a scrollarsi di torno un SSN, e anzi, finirebbe solo per consumare anticipatamente il suo carburante. Lo stesso vale per una nave ASW che cercasse di inseguirlo. Diventa tutto più difficile per le navi di superficie, rispetto ad un efficiente sottomarino nucleare.
 
Le condizioni di vita a bordo sono, in ogni caso, difficili. Per produrre l'aria necessaria vi sono sistemi centralizzati, ma in caso di problemi non manca nemmeno una scorta di bruciatori e candelette generatori di ossigeno, per scongiurare che l'anidride carbonica, nemico estremamente subdolo, possa giocare brutti scherzi quando il sistema centralizzato non dovesse funzionare a dovere, o dovesse essere spento onde limitare il rumore. La temperatura a bordo è alta, anche se vi è un sistema di condizionamento per regolare la temperatura. Quando si naviga in acque fredde è diverso, ma equamente, se si arriva nel Golfo Persico, magari restando a bassa profondità ('quota', come equivalente aeronautico), si possono raggiungere anche temperature critiche..
 
Va anche ricordato che l'entrata e l'abbandono del battello non sono fatti banali. Specie in mare, perché c'é pochissimo spazio per l'arrivo con l'elicottero, che deve filare gli ospiti con una complessa manovra; oppure con una scialuppa, che usualmente è malamente sbattuta dai flutti lungo le fiancate del battello, che non ha facili appigli.
 
Ma c'é di più: il battello ha due sottili linee rosse dipinte nello scafo (che è di tipo singolo, anche se poi i cosidetti 'scafi singoli' in pratica sono almeno in parte 'doppi', per le casse di compenso e tante altre cose). Queste sono dietro la vela del sottomarino, e delimitano lo spazio dove c'é il reattore. Questo perché alle volte il battello viene ispezionato dai subacquei, e questi devono sapere dove NON andare, perché la protezione dalle radiazioni vale per l'interno, ma non per il mare circostante.
 
L'autonomia del battello è determinata, nella durata delle sue missioni, sopratutto dalla resistenza dell'equipaggio. E per questo ci vuole cibo: con il battello che sta immerso anche per settimane, non è facile. In teoria, si arriva anche a più di tre mesi di missione (in mare non c'é certo il 'cartellino', timbri e vai a casa, una missione in mare è 24h su 24h e non c'é quasi modo di terminarla anticipatamente, se non per circostanze eccezionali). Il cibo è così stivato dappertutto, ma i problemi maggiori li dà la mancanza di frutta e verdura fresche, nonostante la presenza di celle frigorifere (non così grandi, al solito). Non ci sono più i rischi di scorbuto, visto che gli integratori vitaminici vengono usati con profitto, ma il cibo fresco è un'altra cosa. Il ciclo di una missione è di 5-6 mesi, ed è difficile che in questo tempo si possa ricevere la visita, in qualche porto, dei propri familiari (il che è già una novità, per chi vive in mare la lontananza da parenti e amici è la regola). Grazie alle tecnologie moderne è possibile mandarsi dei messaggi radio, sopratutto riceverne da terra (per non svelare la propria posizione trasmettendo), per il resto è vita dura ed esercitazioni continue, pattugliamenti, insomma, la vita da astronauta, con l'aiuto della forza di gravità (come nella fiction, in cui c'é sempre qualche generatore gravitazionale che risolve questa piccola 'differenza' con la Terra). Si perde l'attitudine al contatto con la luce del sole: per i britannici poi, dev'essere un problema non da poco, vista la carnagione chiara, già prona di suo alle scottature. I periodi di licenza in qualche Paese del Medio o Estremo Oriente vanno quindi affrontati con avvedutezza, possibilmente in 'notturna'. I tempi in cui i sommergibilisti risalivano in superficie quasi ogni giorno (anche se spesso accadeva con il buio o con il cattivo tempo) erano in questo senso un periodo più felice (per non parlare della mancanza di radiazioni). A bordo c'é un vogatore e una cyclette, per poter stare un pò in forma (anche se i lavori manuali 'pesanti' non mancano di sicuro in un sottomarino), stipati alla meno peggio; purtroppo, almeno nei battelli inglesi degli anni '90 non c'era ancora (se mai v'é a tutt'oggi) una 'lampada' solare, che pure non ingombrerebbe certo molto (non occorre un 'solarium' vero e proprio, basterebbero accorgimenti da ...rettiliario, con le apposite lampadine); questi due attrezzi sono sistemati nella sala degli 'armadi' del sonar (cyclette) e piattaforma evacuazione prodiera (vogatore). Ma il tempo non è galantuomo nemmeno nei confronti del battello: dopo mesi di mare, anche con sistemi di propulsione affidabili (cosa non scontata, vedi Marina sovietica/russa), i guasti sono sempre più insistenti,segno che la struttura del vascello sta cadendo vittima dell'entropia e va riparata appositamente e quanto prima possibile. Non c'é molto spazio per i pezzi di ricambio, non c'é possibilità di avere unità d'appoggio sempre e comunque presenti, come quando si naviga con una flotta completa. Spesso non si può nemmeno emergere per riparare il battello. Così ci si deve arrangiare e usare l'officina di bordo. Senza fare molto rumore, naturalmente.
 
Se il cuore è il reattore nucleare e gli orecchi sono i sonar, il cervello è la 'control room', e gli occhi sono i due periscopi. Due pozzi in cui essi si muovono verticalmente, a sinistra la postazione del pilota, che guida il mezzo con un volantino simile a quello degli aerei di linea (può sorprendere, ma il sottomarino, in fondo, è un mezzo che si sposta in tre dimensioni, per questo un timone normale non potrebbe essere usato, anche qui a differenza di quello che si vede spesso nella fiction, per esempio non sarebbe possibile comandare i movimenti verticali della nave con un timone classico, come fa Capitan Harlock). A destra dei sonar vi sono gli addetti al controllo d'assetto e immersione, poi dietro a questi controlli principali vi è il sistema di combattimento, con doppi schermi circolari delle consolle dei sensori, divise da uno schermo centrale; a poppavia di queste vi è un altro paio di postazioni anch'esse a doppio schermo con i sistemi di combattimento. Gli schermi dalla colorazione rossa hanno la possibilità di ricevere imput tramite penne ottiche, e possono controllare più armi in simultanea, per cui è possibile lanciare due siluri filoguidati contro due diversi obiettivi. A fianco del 'corridoio della centrale di tiro' c'é l'alloggio del comandante. A destra della control room vi sono i tavoli per il carteggio, il territorio per l'ufficiale di rotta, ora aiutato dai sistemi computerizzati. VI sono anche altri sistemi, per esempio un computer che mostra i sistemi d'arma e le navi, i dati di navigazione previsti per la missione, il tutto grazie a semplici CD 'masterizzati' oppurtunamente prima della partenza. E infine un apparato tattico di navigazione e combattimento, una sorta di 'God's eye', che è riservatissimo ai soli anglo-americani, e sul quale non vi sono dettagli divulgabili, a parte che è molto utile. LA guardia è in genere comandata daun Tenente di Vascello anziano, e un altro TV 'giovane', alle volte è invece un sottufficiale anziano, ma non quando si tratta di eseguire manovre importanti, come l'emersione e l'immersione, che sono sempre un momento molto delicato. Immergersi sopratutto: normalmente ci vuole circa un minuto prima che si sgombri la plancia della vela, usata normalmente per le manovre in emersione. Vengono svolte diverse verifiche tecniche e se va tutto bene, il battello è pronto per l'ordine, che è 'Diving now! Diving Now!'. L'aria delle casse è sostituita dall'acqua del mare, e la massa scura del battello scende giù nelle profondità, abbandonando la superficie del mare, che quando è mosso, causa qualche problema al battello (uno dei paradossi di numerose unità sottomarine, è che non .. reggono bene il mare, dati i problemi di stabilità che subiscono quando sono in balia delle onde). Fino a 18 metri è possibile usare i periscopi per controllare la manovra, poi a 30 metri si fa un controllo d'assetto e si risale a quota periscopica e si comincia la rotta negli abissi. In genere si comincia a scendere 'sul serio' dopo avere accelerato e attivato al meglio i timoni, perché non c'é modo di usare subito le casse di zavorra, dallo svuotamento piuttosto lento, per scendere giù nelle profondità, specie quando è necessario farlo. Certo, con un SSN non c'é da immergersi di continuo, dato che normalmente in mare sta in immersione, ma alle volte è necessario comunque cambiare quota e in fretta. Il comandante si regola con la velocità in giri-elica, e ordina la profondità da tenere. Il battello poi deve essere aggiustato di continuo, perché anche spostare un gruppo di persone a bordo può cambiarne l'angolo d'assetto, il che potrebbe essere rischioso se non compensato efficacemente. MA quanto in profondità possa andare lo SPARTAN, è -come per tante altre classi di battelli- solo stimato, sicuramente oltre 250 metri come normale, e molto di più come massimo (Armi da guerra stimava 400-600 metri); la velocità di crociera è circa 12 nodi, per non tormentare troppo i macchinari e fare eccessivo rumore. Emergere è anche più difficile, perché in superficie non si sa cosa possa esserci (e gli episodi di collisioni tra sottomarini e navi sono numerosi e potenzialmente molto rischiosi per entrambi, vi è stato anche un caso di un 'Foxtrot' russo che danneggiò circa 10 metri di scafo dopo la collisione con una nave da crociera, l'Achille Lauro, negli anni '70). Usare il sonar sarebbe un mezzo sicuro per capire se c'é qualche mezzo navale, ma nella Royal Navy l'uso di un sistema attivo è autorizzato solo dal comandante e l'ufficiale di guardia, con un'apposita chiavetta di attivazione, e normalmente si cerca di evitarne l'attivazione. Il problema è che spesso i pescherecci entrano in zone militari, e stanno a motori spenti, trascinati dalla corrente. Così non c'é modo di sentirli passivamente. Un altro segnale della presenza dei pescherecci è anche più insidioso, ovvero le reti, sulle quali si impigliano persino le balene, ma che alle volte vengono anche 'intercettate' dai sottomarini. Quando si avvolgono attorno all'asse dell'elica son dolori, perché a quel punto anche un sommergibile è 'fregato', idem per gli stabilizzatori anteriori. Fortunatamente il 'pump-jet' non espone l'elica a questi pericoli.
 
==Navi anfibie==