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Canto I, Inferno |
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== Testo annotato ==
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#*'''nostra''': con questo aggettivo il singolo personaggio Dante accomuna a sé tutta l'umanità. Scopo del poema infatti è «rimuovere chi vive in questa vita dallo stato di miseria e condurlo in stato di felicità» (''Ep''. XIII 39). Così Dante intraprende personalmente questo viaggio, che è di tutti gli uomini, dall'oscurità (la selva) alla luce, dal dolore alla felicità, e la sua vicenda privata, storicamente reale e databile, diventa segno dell'universale vicenda umana.
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#*'''per una selva oscura''': ''per'' vale «per entro», mantenendo il senso latino di moto per luogo; indica quindi il camminare senza meta proprio di chi si è smarrito. La selva è l'immagine antica e immediatamente comprensibile del male e dell'errore, diffusa in tutta la letteratura cristiana, e come tale Dante stesso la usa nel ''Convivio'': «la selva erronea di questa vita» (''Conv''. IV, XXIV 12). D'altra parte, nell'ambito letterario, la selva si ritrova all'entrata dell'Averno virgiliano (''Aen''. VI 131, 179 ecc.) e, per restare agli autori più cari a Dante, proprio lo smarrimento nella selva segna l'inizio della storia nel ''Tesoretto'' di Brunetto Latini, come di molti testi romanzi. Questa metafora abbraccia quindi il secoli di tradizione (e osserviamo fin d'ora che tale sarà il linguaggio di tutta la ''Commedia'', sempre antichissimo, ma insieme straordinariamente nuovo). Essa significa qui, come quasi tutti hanno inteso, uno strato di peccato. La selva infatti oscura perché non vi splende il sole (v.60), segno del bene e di Dio. La metafora luce-tenebre, di origine evangelica (''Io''. 1,5), si ritroverà poi come motivo conduttore per tutta la ''Commedia''. Dante vuole indicare nella selva, come preciserà a chiare lettere più oltre nel poema (cfr. ''Purg''. XXIII 115-20 e XXX 130-2), un reale periodo di traviamento della sua vita, che è qui lasciato nell'indeterminato, proprio perché vuol rappresentare nello stesso tempo il generale sbandamento dell'umanità.▼
▲{{quote|mi ritrovai per una selva oscura,}}
▲*2. '''mi ritrovai''': mi ritrovai ad essere, presi coscienza di trovarmi. Di qui lo sgomento e la paura. Quando c'era entrato infatti, e fino a quel momento, non ne aveva avuto coscienza (v.10). Questo preciso momento, in cui l'uomo si accorge del suo smarrimento (v.3), e se ne spaventa (v.6), è appunto l'inizio della conversione, e segna l'inizio del poema.
▲*'''per una selva oscura''': ''per'' vale «per entro», mantenendo il senso latino di moto per luogo; indica quindi il camminare senza meta proprio di chi si è smarrito. La selva è l'immagine antica e immediatamente comprensibile del male e dell'errore, diffusa in tutta la letteratura cristiana, e come tale Dante stesso la usa nel ''Convivio'': «la selva erronea di questa vita» (''Conv''. IV, XXIV 12). D'altra parte, nell'ambito letterario, la selva si ritrova all'entrata dell'Averno virgiliano (''Aen''. VI 131, 179 ecc.) e, per restare agli autori più cari a Dante, proprio lo smarrimento nella selva segna l'inizio della storia nel ''Tesoretto'' di Brunetto Latini, come di molti testi romanzi. Questa metafora abbraccia quindi il secoli di tradizione (e osserviamo fin d'ora che tale sarà il linguaggio di tutta la ''Commedia'', sempre antichissimo, ma insieme straordinariamente nuovo). Essa significa qui, come quasi tutti hanno inteso, uno strato di peccato. La selva infatti oscura perché non vi splende il sole (v.60), segno del bene e di Dio. La metafora luce-tenebre, di origine evangelica (''Io''. 1,5), si ritroverà poi come motivo conduttore per tutta la ''Commedia''. Dante vuole indicare nella selva, come preciserà a chiare lettere più oltre nel poema (cfr. ''Purg''. XXIII 115-20 e XXX 130-2), un reale periodo di traviamento della sua vita, che è qui lasciato nell'indeterminato, proprio perché vuol rappresentare nello stesso tempo il generale sbandamento dell'umanità.
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