Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Medio Oriente: differenze tra le versioni

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Per varie ragioni, se c'é una regione chiave della storia e del potere nel mondo, è senz'altro questa. Tanto più che, con questa definizione, qui mi riferisco anche alla zona del Golfo Persico, per non dover distinguere ulteriormente rispetto ai vicini del Mediterraneo Orientale, sebbene l'Iran e la Giordania non abbiano molti punti in comune. Già regione abitata da molti dei più significativi regni, imperi e stati dell'antichità, ess fa da ponte tra Asia, Africa ed Europa. E'È ricca di petrolio, anche se non suddiviso in maniera eguale. Vi sono nazioni come la Siria, che di petrolio non ne hanno, e le 'petrocrazie' come gli Stati e staterelli del Golfo. Quello che è comune, sono le tensioni e le convergenze di interessi strategici, economici e politici, il che ha complessivamente prodotto non solo guerre e conflitti, ma anche una crescita in armamenti con pochi altri eguali nel mondo. La vastità dei territori, sopratutto la loro facile percorribilità via terra, ha fatto sì che qui i carri armati fossero una delle forze più importanti, assieme all'aviazione: la guerra del deserto, insomma, estremamente mobile e agile nell'esecuzione, perché con questi ampi spazi non v'é quasi modo di applicare la classica guerra di posizione. E la mancanza di appigli tattici (foreste in primis, ma anche montagne e paludi) rende difficile per le truppe di terra, una volta ferme da qualche parte, sfuggire alla localizzazione, con tutti i guai che ne conseguono. L'unica variante di questi ultimi anni è la guerra urbana, visto che almeno in alcune zone di questa vasta regione vi sono oramai importanti concentrazioni di edifici.
 
Come si è detto, interessi vari hanno congiurato a trasformare in campo di battaglia il Medio Oriente. Le spese per le forze armate locali sono ingentissime, e non sempre lo stato se le potrebbe permettere. Vi sono casi come l'Egitto -che qui non è incluso, essendo geograficamente parte dell'Africa- che ha molti più uomini che mezzi, e l'Arabia Saudita, potente ma con una situazione inversa. Israele è l'unica potenza nucleare della regione, mentre l'Iran è alla ricerca di un deterrente strategico per compiti sia difensivi che offensivi; l'atteggiamento della Comunità internazionale è decisamente eclettico: condanna dei programmi iraniani, ma silenzio su quelli israeliani, apprensione per l'acquisto siriano e iraniano di nuovi missili antiaerei russi, ma indifferenza per i programmi per armi balistiche egiziani, israeliani, e sauditi. Il tutto, con un'opinione pubblica araba e musulmana in generale (l'Iran è musulmano, ma non è arabo) sempre più insofferente, specie in momenti critici come la guerra del 2003, quando la Giordania traballava pericolosamente di fronte alle proteste popolari. Nell'insieme un concentrato di splendori e miserie, il Medio Oriente. Qui ci interessa particolarmente perché è ricco di forze armate ben equipaggiate, e con numerosi conflitti consegnati, nel bene e nel male, alla Storia (e altri purtroppo ancora in corso). La disamina sarà quindi particolarmente significativa, paragonabile a quella dell'Europa occidentale, anche se gran parte dei sistemi d'arma impiegati non è autoctona, e spesso, nemmeno significativamente diversa rispetto ai loro cugini in servizio in altre parti del mondo. Infatti, a parte Israele, Egitto e Iran, in genere le capacità tecniche sono ben poca cosa, e spesso non si riesce nemmeno a mantenere armi e attrezzature comprate all'estero. Tuttavia, i pochi programmi autarchici sono molto interessanti, un compendio di tecnologie orientali e occidentali variamente incrociate e assortite, spesso 'migliorate', almeno per quanto possibile.