Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone-2: differenze tra le versioni

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La Marina giapponese, la MSDF (Marine Self Defence Force) o meglio, la Kaijoh Jiei-Tai è, non sorprendentemente, il Servizio con il maggior sviluppo e la maggior potenza relativamente alle altre. È la Marina più potente dell'Asia, eccetto quella Russa, ma solo per via della disponibilità da parte di quest'ultima di armi e propulsori nucleari.
 
 
===Aviazione navale, 1992-93<ref>Salerno, Giorgio; A&D, Maggio 1993 p. 56-59</ref>===
Il Giappone ha una natura insulare e come tale, la sua marina è necessariamente sviluppata e anzi, sicuramente la più sviluppata delle F.A., o meglio, delle 'forze di autodifesa'. Dal 1987, l'aumento della sua libertà dal giogo americano ha fatto sì che esso dovesse accollarsi -proprio su pressione americana- il controllo del mare fino a ben 1.000 miglia nautiche, ovvero 1.850 km dalle proprie coste, il che significava controllare tratti di mare in realtà internazionali. Il suo potenziamento militare ha portato il Giappone ad un periodo di riarmo notevole, che si sarebbe concluso nella sua fase iniziale solo nel 1995. La JMSDF o Japan Maritime Self Defence Force aveva una forte componente d'aviazione navale, organizzata in 'Wing', ovvero Kokugun, con uno o più gruppi o Kokutai, i quali a loro volta avevano gli squadroni, hikotai, da circa dodici mezzi l'uno. Il che significa che si tratta di una forza complessivamente enorme, ma del resto, la flotta russa a Vladivostok aveva circa 750 navi e minacciava di uscire dallo Stretto di La Perouse (Sahalin-Hokkaido), per cui la JMSDF avea schierato a Honshu, al centro dell'arcipelago, quattro dei sette squadroni su P-3C Orion, una potente forza ASW e anche antinave. Si trattava degli squadroni 2 e 3, nel 2° Gruppo aereo, ad Hachinoe, il 4° e 6° erano invece sotto il controllo del 4° Air Group (Kokutai) di Atsugi.
 
In tutto, l'enorme flotta di pattugliatori moderni giapponesi, seconda solo a quella americana e (forse) sovietica (ma nel 1993 l'URSS non c'era più, così come gran parte del suo potenziale militare) ammontava a circa 80 mezzi, ma alla fine del 1993 si prevedeva di arrivare a 94 e poi arrivare anche oltre. Una crescita lenta ma costante, con proporzioni impressionanti: si pensi ai 18 vecchi 'Atlantic' dell'AMI, per esempio, o ai circa 40 Nimrod inglesi. Tutti gli Orion, tranne i primi tre, sono stati costruiti su licenza dalla Kawasaki; di questi aerei, i primi 62 (inclusi quelli americani) sono Update II, mentre successivamente sono stati costruiti allo standard Update III, a cui devono essere 'retrofittati' anche i tipi precedenti. Il che comporta una maggiore rapidità di elaborazione dei dati ottenuti dai sensori, specie dalle sonoboe; con un raggio di 3.800 km e un'eccellente autonomia oraria oltre che una delle maggiori velocità massime mai raggiunte da un aereo ad elica in orizzontale (a maggior ragione un plurimotore), il P-3C e il suo carico molto consistente (fino a circa 9 t) di armi e sensori (più i sistemi base, come il radar e il MAD, interni alla fusoliera), erano davvero un 'asset' poderoso. Inoltre portavano sia cariche di profondità che siluri ASW e i missili Harpoon antinave, forniti almeno con gli Update III ma probabilmente anche presenti sugli Update II. Considerando che i missili Harpoon trasportabili sono almeno sei per aereo (normalmente 2-4) e che hanno un'alta probabilità di colpire e distruggre i loro bersagli, i P-3C Orion, da soli, avrebbero potuto annientare la flotta sovietica di superficie del Pacifico! Le armi di bordo comprendevano anche le b.d.f. Mk-54 e 57, e i siluri ASW GRX-3 locali, ma non sarebbero mancati nemmeno armamenti diversi, quali tre mine Mk-36 o 52, o una Mk-55 o 56; peraltro queste mine antinave erano a quanto pare assegnate non ai pattugliatori, come sembrerebbe più logico, ma agli aerei cargo dell'aviazione (JSDAF). Quanto allo stretto di Tsushima, che è tra Corea e Kyshu, sorvegliarlo ricadeva nella competenza del 1° Kokutai di Kanoya; esso era meno impegnato, così che il 1 Hitokai aveva i P-3C e il 7° aveva ancora i vecchi P-2J Neptune, questi erano stati costruiti su licenza dalla Kawasaki. I P-2J erano a tutti gli effetti gli antenati degli 'Orion', anche se progettualmente erano del tutto diversi. In effetti erano quadrimotori, ma di tipo diverso. I primi Neptune erano dotati di due soli, potenti motori stellari. Poi arrivarono due turbogetti ausiliari subalari. Nel caso dei tipi giapponesi vi è stata un'ulteriore evoluzione, ovvero la sostituzione dei motori a pistoni con le turboeliche G.E. T64, come quelle dei C-130 e P-3, ma senza dimenticare i due motori ausiliari a reazione, che sono stati conservati. Questi ultimi 12 'Neptune', decisamente potenziati, erano in sostituzione con i P-3C; altri dodici P-2J erano nel 5 Hitokai, a Naha, Okinawa, ed erano in sostituzione con i P-3 Orion entro breve. Questo gruppo serviva a controllare il Mar Cinese meridionale.
 
Manca qualcosa? Sì. Hokkaido, l'isola più settentrionale tra le maggiori dell'arcipelago giapponese. Ma essa non aveva reparti aereonavali, perché era troppo pericolosamente vicina alle Kurili e alle basi aeree sovietiche. Dato che i pattugliatori hanno lunga autonomia, perché avvicinarli troppo al pericolo? E poi Hokkaido d'inverno viene letteralmente coperta di neve, anche questa è una cosa da tenere in considerazione. Che i giapponesi non abbiano cessato il riarmo dopo la fine dell'URSS, malgrado la sua potente Flotta del Pacifico fosse per lo più in via d'arrugginimento, lo si spiega con il fatto che i russi continuavano a possedere le isole Kurili, che pure erano rivendicata dai giapponesi. Per questo e altri guai (leggi ascesa della Cina) il riarmo proseguiva.
 
Per la lotta ASW erano anche disponibili circa settanta HSS-2B, più noti come 'Sea King', costruiti su licenza dalla Mitsubishi e dotati di radar, MAD, sonar e siluri. Essi erano con il 21 Kokutai a Tateyama, con gli squadroni 101, 121 e 122imo. Operavano a terra, ma sopratutto erano considerati utili per i cacciatorpediniere, che potevano portarne tipicamente uno (caccia come gli 'Hatakaze' e 'Hatsuyuki'), ma che nel caso dei quattro 'Haruna' e 'Shirane' arrivavano anche, per la prima e unica volta nel caso di 'cacciatorpediniere', a ben tre esemplari. Se si considera che gli incrociatori 'A.Doria' italiani tipicamante ne portavano due oppure 4 AB-212, questo dà l'idea. Anche se i caccia giapponesi non avevano sistemi missilistici a lungo raggio per l'autodifesa, che era demandata all'aviazione e ad altre navi armate con gli SM-1MR.
 
C'erano anche altri Sea King, quelli delle stazioni costiere, con squadroni ad Omura e Ominato, dipendenti dai relativi comandi distrettuali. Il futuro si chiamava, ovviamente, SH-60B; per il resto, c'é da ricordare che il 101imo Squadrone aveva anche alcuni S-61A, mezzi disarmati per servizio SAR; esso era anche usato da squadroni autonomi di Kanoya, Hachinoe, Atsugi, Tokishima e Ozuki.
 
Per sostituire S-61 e HSS-2 erano in programma circa 100 costosi ma moderni SH-60J Seahawk, anche questi costruiti su licenza dalla Mitusbishi. I primi due SH-60, del modello B, erano arrivati dagli USA, e sarebbero stati presi come mezzi campione e per esperimenti tecnici, dato che l'avionica dei tipi prodotti localmente sarebbe stata essenzialmente di tipo nazionale. In tutto, i piani pluriennali giapponesi (che, come negli USA, non ordinano tutti i mezzi in un unico contratto, ma ricorrono al poco efficiente e molto costoso e incerto concetto di ordinare un pò di mezzi ogni anno) prevedevano fino all'inizio del 1993 ordini per 35 SH-60, ma l'obiettivo, da finanziare ancora per la maggior parte, era come detto, ben maggiore. C'erano anche ordini fermi per tre UH-60J; gli SH-60J erano dotati di rotore e coda ripiegabili automaticamente e un sistema di 'targeting' per armi antinave noto come ASST, oltre al radar, MAD, ESM e -differentemente dai mezzi americani- sonar filabile. Gli UH-60J erano invece intesi per la ricerca, SAR, e rifornimento; si sperava di ordinarne 21, per averne tre per ciascuna base. Ovviamente, come già per i caccia 'Haruna/Shirane', c'era una ragione per il numero 'tre', che era il minimo che garantiva che vi fosse sempre un elicottero efficiente o addirittura già in volo.
 
Per il soccorso aereo c'era anche un altro reparto, il 71° Squadrone, del 31° Gruppo (71 Hikotai/31° Kokutai), che aveva l'enorme ed elegante idrovolante anfibio (con carrello inferiore) Shin Mejwa US-1, velivolo di concezione locale e ultimo esponente della dinastia di grandi idro giapponesi. A suo tempo c'era anche il PS-1 antisommergibile, che si posava in acqua per ascoltare, a mò di nave, i segnali del proprio sonar, filato da un pozzetto interno allo scafo, oltre che dotato di un potente armamento aria-superficie di siluri, razzi e bombe.
 
Detto questo, per il SAR c'erano anche dei bimotori Beech Queen Air, che si univano ai sette US-1 ma ovviamente non erano anfibi. Il reparto aveva anche un distaccamento ad Atsugi. Il 31° Gruppo aveva anche altri due squadroni, l'81imo e il 111imo, sempre ad Iwakuni. Erano reparti speciali, infatti il primo dei due aveva due EP-2J per compiti ELINT (da sostituire con altrettanti EP-3C), e due UP-2J per l'addestramento ECM, il che significa che erano dotati di disturbatori; ma anche di predisposizioni per il lancio di aerobersagli Teledyne Firebee, o per il traino di bersagli normali, quali le manichette a vento e i 'dardi', fatti di legno e rivestiti di metallo, usati come bersaglio radar; erano in fornitura anche sei Gates Learjet U-36A, per sostituire gli UP-2J. I nuovi piccoli bireattori erano dotati di simulatori di prova per testate di ricerca IR e radar, disturbatori ECM, lanciatori di falsi bersagli e piloni subalari per trainare i bersagli filabili dall'aereo.
 
 
 
In futuro c'era forse anche una piccola portaerei da 20.000 t, con 10-22 aerei VSTOL, da far entrare in servizio attorno al 2000 se fosse stata approvata al 1993, tanto che la Marina avrebbe voluto già ordinare una dozzina di AV-8B nel 1994, magari per operare dai cacciatorpediniere più grossi, ma questa avventura era considerata potenzialmente offensiva per i vicini, e così alla fine non se ne sarebbe fatto niente. Del resto il Giappone aveva rotto il tabù della partecipazione alle missioni internazionali di guerra con Desert Storm, anche se si limitò prima a finanziare la missione (del resto era il principale bisognoso del petrolio del Golfo..) e poi con mezzi di bonifica mine e personale di pace. Ad ogni modo, la principale attrice di questa proiezione di potenza, era ovviamente la Marina, affiancata per la protezione militare e civile della popolazione (le calamità naturali erano anche più pericolose dei sottomarini sovietici o coreani!) da una altrettanto grande Guardia Costiera. Verso la fine degli anni '90 la Marina giapponese era oramai la quarta o la quinta al mondo, con circa 300.000 t sl, ma ancora, della portaerei non c'era traccia. e per quando l'avrebbe avuta, non c'erano più in produzione gli AV-8B Plus. Così va il mondo.
 
 
 
 
===Organizzazione, metà anni novanta<ref>Ref: ''La Marina giapponese'', P&D 1995 e 1998</ref>===