Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-7: differenze tra le versioni

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===Missili c.c.===
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Il missile MILAN è un'arma di grande successo<ref>Per questo missile vedi sopratutto Batacchi, Piero: ''Milan: il successo di un controcarro'',P&D Giugno 2007 p. 58-62</ref><ref>Po, Enrico: ''Milan ADT-ER'' ,RiD Giugno 2008 p. 66-73</ref>, e chi negli ultimi decenni ha fatto il servizio militare nell'E.I. ne ha senz'altro sentito parlare, se non addirittura utilizzato, magari con un primordiale simulatore disponibile negli anni '80. Senza tema di smentita, si può ben definire come il migliore tra tutti gli ordigni a medio raggio (circa 2 km) che sono stati ideati e costruiti, e anche se non più al 'top' della tecnologia, la sua affermazione economica è con ogni probabilità destinata a non ripetersi. Nel 2007 ne erano stati venduti (ma non necessariamente ancora costruiti) 360.000 esemplari con 10.000 unità di lancio, finiti negli arsenali di 41 nazioni diverse e in chissà quante formazioni di guerriglieri. In pratica solo il TOW ha avuto maggior successo commerciale, principalmente per via della sua combinazione con blindati ed elicotteri dato il suo elevato raggio d'azione, pagato però con un peso eccessivo per la fanteria.
 
====Origini====
Il MILAN non arriva dal nulla, ma da una tradizione fatta da armi di prima generazione come i Cobra tedeschi e di vari modelli francesi quali l'SS-10. Già i Cobra, da soli, sono stati prodotti in almeno 170.000 esemplari (sia del tipo originario da 1.600 m che del tipo a gittata portata a 2 km), dei quali moltissimi esportati, anche in Italia.
La costruzione del migliorato Mamba, sempre da parte della MBB, era stata di molto successiva; il nuovo missile era ancora quasi indistinguibile dall'altro, anche se nei 15 anni che lo separavano dal Cobra (del 1957) molte cose erano cambiate. La principale era stato l'avvento degli apparati di controllo del tiro computerizzati (il sistema SACLOS), e poi l'adozione di alette di piccole dimensioni, ripiegabili dentro o attorno al missile, con un tubo di lancio sigillato che contiene il tutto. Questo ha reso possibile ottenere un'arma tattica di facile maneggio e conservazione, piuttosto che un grosso aggeggio con alette ingombranti e sopratutto senza protezione dagli urti, polvere, umidità.
 
Insomma, sebbene costasse piuttosto poco, il Mamba non era poi così efficace rispetto alle moderne esigenze militari e non ha replicato il successo del suo antenato. Ma sopratutto, nel suo cammino deve essersi imbattuto in più occasioni nel MILAN, sviluppato dal 1962 come arma controcarri guidata di seconda generazione dall'allora consorzio franco-tedesco Euromissile, ma inizialmente noto come Division des Engines Tactiques (dell'Aérospatiale) e dalla MBB tedesca, poi per l'appunto uniti nel celebre consorzio binazionale, autore anche dell'HOT e del Roland. Quest'arma, dal punto di vista etimologico non ha nulla a che vedere con l'omonima squadra di calcio: il suo nome è un acronomico e significa, anche se oramai sono pochi a ricordarlo: 'Missile d'Infanterie Léger AnticharANtichar'. Il successoMilan sarebbesignifica statonibbio, talema daforse, renderlodata dila granposizione lungaeuropea, ilnon piùdispiacque diffusonemmeno dellacitare categoria,la anzisquadra anchedel l'unicoMilan. vistoNel che1972, l'M47dopo Dragoncirca era10 anni undall'armainizio portatiledello dasviluppo, 1entrò kmin diproduzione. gittataAll'epoca eera l'AT-4uno Spigotdei èprimissili praticamentemissili lacon copiaquesto dellotipo stessodi MILAN.guida, e al contempo di
 
Il successo sarebbe stato tale da renderlo di gran lunga il più diffuso della categoria, anzi anche l'unico visto che l'M47 Dragon era un'arma portatile da 1 km di gittata e l'AT-4 Spigot è praticamente la copia dello stesso MILAN.
Questo entrò in servizio anzitutto per equipaggiare gli eserciti di Francia e la Germania, ma la media delle vendite, con 250 lanciatori e 9.000 missili (ciascuno dal costo di 4 milioni di lire nei tardi anni '80) è testimone di ordinazioni massiccie, spinte da un costo alto ma non eccessivo, e dal favorevole rapporto costo-efficacia.
 
Questo entrò in servizio anzitutto per equipaggiare gli eserciti di Francia e la Germania, ma la media delle vendite, con 250 lanciatori e 9.000 missili (ciascuno dal costo di 4 milioni di lire nei tardi anni '80) è testimone di ordinazioni massiccie, spinte da un costo alto ma non eccessivo, e dal favorevole rapporto costo-efficacia. Tanto più che il missile è vantato dall'Euromissile per un (molto, molto ottimistico) valore di successi del 90-95%, su di un totale di lanci di oltre 100.000 missili.
La sua è una costruzione abbasteanza semplice: missile dentro il tubo di lancio sigillato, sistema di guida computerizzato, ottica di mira, Il missile di per sé era lungo 77 cm, diametro 90 mm max, apertura alare 26 cm, peso di appena 6,65 kg. La sua capacità di perforazione non era di poco conto: stando ai dati ufficiali arrivava a 650 mm d'acciaio con la testata che prendeva parte per metà della massa totale, ovvero circa 3,5 kg. A dire il vero secondo altre fonti si trattava di una testa da 2,98 kg. Anche la capacità di perforazione appare eccessiva, infatti si parla in altre fonti di 450 mm, cosa ben più congrua. Questo deriva dal rapporto tra diametro e perforazione: con un rateo che, per esempio, nel TOW di prima generazione (testata da 3,9 kg, a dire il vero poco superiore a quella del MILAN) da 127 mm (ma la testata è leggermente più piccola in diametro), perfora circa 600 mm, con un rateo di perforazione di circa 5-6 :1. Solo le testate più recenti sono capaci di ottenere ratei di perforazione superiori, di circa 7-8:1 come massimo, mentre 650/90 mm avrebbero significato oltre 7:1.
 
Senza tema di smentita, si può ben definire come il migliore tra tutti gli ordigni a medio raggio (circa 2 km) che sono stati ideati e costruiti, e anche se non più al 'top' della tecnologia, la sua affermazione economica è con ogni probabilità destinata a non ripetersi. Nel 2007 ne erano stati venduti (ma non necessariamente ancora costruiti) oltre 360.000 esemplari con 10.000 unità di lancio, finiti negli arsenali di 44 nazioni diverse e in chissà quante formazioni di guerriglieri, anche se va rimarcato che i due terzi dei missili vennero messi negli arsenali delle sole cinque maggiori clienti (Francia, Germania Occidentale, UK, Italia e un'altra ancora). In pratica solo il TOW ha avuto maggior successo commerciale, principalmente per via della sua combinazione con blindati ed elicotteri dato il suo elevato raggio d'azione, pagato però con un peso eccessivo per la fanteria.
La testata è stata poi migliorata con una testata in tandem per superare le corazze ERA: in tutto, con questo nuovo missile, si è arrivati a ben 900 mm. Questa nuova versione era chiamata Milan 2T, entrata in servizio agli inizi anni '90. Il missile era controllato in tutti i casi tramite i comandi passati dal filo di guida metallico tramite il computer: il puntatore, nei sistemi SACLOS, punta verso un qualunque bersaglio con il mirino. Il computer segue non il bersaglio (che per quel che gli riguarda, è semplicemente il centro del reticolo); segue invece il missile, che ha una fonte IR posteriore, seguito tramite un 'visualizzatore' dal computer, che calcola lo scarto tra la traiettoria e il punto di mira, impartendo le correzioni tramite il filo di guida, con la bobina che si srotola dietro l'arma (a questo proposito, mai lanciare sopra uno specchio d'acqua: il cavo, per essere più leggero possibile, non ha una protezione gommata e farebbe massa con l'acqua), mentre il controllo della traiettoria è ottenuto da sole 3 alette (il TOW ne ha 4 cruciformi, come se fosse un missile aria-aria), giusto come il suo fratello maggiore HOT; rotando sul proprio asse, con queste sole alette è possibile manovrare sui tre piani. Il lancio non è, a sua volta, affatto banale. Prima una carichetta di lancio fa rinculare il tubo di lancio, per compensare la partenza del missile (come sistema di neutralizzazione delle forze di rinculo), poi l'ordigno parte raggiungendo i 720 kmh o 200 ms, con un motore a propellente solido. Nel frattempo la bobina di guida srotola il cavo (con circa il 25% di possibilità che si spezzi nel processo), che è lungo e pesante, ma anche necessario perché l'alternativa o è soggetta al disturbo (guida radio), o è troppo costosa e avanzata, specie per i tempi (a guida IR o laser-guidata). Il MILAN procede verso il bersaglio con una sagoma caratteristica: motore piuttosto lungo e grosso, alette corte con struttura curva attorno alla parte centro-posteriore della fusoliera, poi un altro 'pezzo' della stessa, la testata enorme di calibro molto maggiore, e una lunghissima (molto più che in qualunque altro missile) sonda per generare l'esplosione alla miglior distanza per ottenere la corretta distanza di scoppio tra la carica HEAT e il bersaglio (per esempio l' I-TOW è stato dotato di una spoletta con sonda telescopica, che si sviluppa dopo il lancio). Il motore non ha una spinta uniforme, e allora la gittata di 1950 m viene coperta in 13 secondi a circa 570 kmh. Il fatto che il tubo di lancio è fatto saltare dalla partenza del missile libera la rampa di lancio con il relativo tripode e l'operatore alla sua sinistra.
 
====Tecnica====
La sua è una costruzione abbasteanza semplice: missile dentro il tubo di lancio sigillato, sistema di guida computerizzato, ottica di mira, Il missile di per sé era lungo 77 cm, diametro 90 mm max, apertura alare 26 cm, peso di appena 6,65 kg. Il tubo di lancio era lungo 120 cm, e con il missile pesò di 11,3 kg nella versione iniziale e 11,5 kg nel MILAN 2, nonché 11,9 kg per il MILAN 2T e MILAN 3. Naturalmente anche il peso del missile è aumentato, sopratutto per via della testata: il MILAN 2T ha un peso di 7,1 kg, così come il MILAN 3 (1,45 erano di esplosivo). Il MILAN ha una sagoma caratteristica: motore piuttosto lungo e grosso, alette corte con struttura curva attorno alla parte centro-posteriore della fusoliera, poi un altro 'pezzo' della stessa, la testata enorme di calibro molto maggiore, e una lunghissima (molto più che in qualunque altro missile) sonda per generare l'esplosione alla miglior distanza per ottenere la corretta distanza di scoppio tra la carica HEAT e il bersaglio (per esempio l' I-TOW è stato dotato di una spoletta con sonda telescopica, che si sviluppa dopo il lancio).
 
La sua è una costruzione abbasteanza semplice: missile dentro il tubo di lancio sigillato, sistema di guida computerizzato, ottica di mira, Il missile di per sé era lungo 77 cm, diametro 90 mm max, apertura alare 26 cm, peso di appena 6,65 kg. La sua capacità di perforazione non era di poco conto: stando ai dati ufficiali arrivava a 650 mm d'acciaio con la testata che prendeva parte per metà della massa totale, ovvero circa 3,5 kg. A dire il vero secondo altre fonti si trattava di una testa da 2,98 kg. Anche la capacità di perforazione appare eccessiva, infatti si parla in altre fonti di 450 mm, cosa ben più congrua. Questo deriva dal rapporto tra diametro e perforazione: con un rateo che, per esempio, nel TOW di prima generazione (testata da 3,9 kg, a dire il vero poco superiore a quella del MILAN) da 127 mm (ma la testata è leggermente più piccola in diametro), perfora circa 600 mm, con un rateo di perforazione di circa 5-6 :1. Solo le testate più recenti sono capaci di ottenere ratei di perforazione superiori, di circa 7-8:1 come massimo, mentre 650/90900 mm avrebbero significato oltre 7:1.
 
La testata è stata poi migliorata con una testata in tandem per superare le corazze ERA: in tutto, con questo nuovo missile, si è arrivati a ben 900 mm. Questa nuova versione era chiamata Milan 2T, entrata in servizio agli inizi anni '90. Il missile era controllato in tutti i casi tramite i comandi passati dal filo di guida metallico tramite il computer: il puntatore, nei sistemi SACLOS, punta verso un qualunque bersaglio con il mirino. Il computer segue non il bersaglio (che per quel che gli riguarda, è semplicemente il centro del reticolo); segue invece il missile, che ha una fonte IR posteriore, seguito tramite un 'visualizzatore' dal computer, che calcola lo scarto tra la traiettoria e il punto di mira, impartendo le correzioni tramite il filo di guida, con la bobina che si srotola dietro l'arma (a questo proposito, mai lanciare sopra uno specchio d'acqua: il cavo, per essere più leggero possibile, non ha una protezione gommata e farebbe massa con l'acqua), mentre il controllo della traiettoria è ottenuto da sole 3 alette (il TOW ne ha 4 cruciformi, come se fosse un missile aria-aria), giusto come il suo fratello maggiore HOT; rotando sul proprio asse, con queste sole alette è possibile manovrare sui tre piani. Il lancio non è, a sua volta, affatto banale. Prima unaun carichettageneratore di lanciogas, agendo su di un pistone, fa rinculare il tubo di lancio (in circa 45 millisecondi) fino a tre metri di distanza, per compensare la partenza del missile (come sistema di neutralizzazione delle forze di rinculo) e lo accelera fino a 75 m./sec, poi l'ordigno parte raggiungendo i 720 kmh o 200 msdavvero, con un motore a propellenterazzo solido.Roxel Nelmonocamera, frattempoin lalega bobina di guida srotola il cavod'alluminio (conpareti) circae ildue 25%regimi di possibilitàcombustione; chequesto si spezzi nel processo)razzo, cheda è87 lungomm edi pesante,diametro maalza anchela necessariovelocità perchédel l'alternativamissile oda è75 soggetta al disturbo (guida radio)m/sec, oe èin troppo costosa e avanzata1,3 speciesecondi perlo iporta tempi (a guida130 IR o laser-guidata)m.sec Il(oltre MILAN450 procedekmh); verso il bersagliopoi, con unala sagomamodalità caratteristica: motore'di piuttosto lungo e grossocrociera', alettelentamente corteil conMILAN strutturaraggiunge curvai attorno720 allakmh parteo centro-posteriore200 dellams. fusoliera, poiIl unpropellente altroè 'pezzo'a delladoppia stessabase, lama testatasenza enorme di calibro molto maggiore, e una lunghissimanitrammine (moltoè piùdel chetipo in qualunque altro missile'unfilled'). sondaNel per generare l'esplosione alla miglior distanza per ottenerefrattempo la corretta distanzabobina di scoppioguida tra la carica HEAT esrotola il bersagliocavo (percon esempiocirca l'il I-TOW è stato dotato25% di una spoletta con sonda telescopica,possibilità che si sviluppaspezzi doponel il lancioprocesso)., che Ilè motorelungo non ha unae spinta uniformepesante, ema alloraanche lanecessario gittataperché dil'alternativa 1950o mè vienesoggetta copertaal indisturbo 13(guida secondiradio), a circa 570 kmh. Il fatto che il tubo di lancioo è fattotroppo saltarecostosa dallae partenzaavanzata, delspecie missileper liberai latempi rampa(a diguida lancioIR cono il relativo tripode e l'operatore alla sua sinistralaser-guidata).
 
Nemmeno il volo è così banale: il MILAN non ha alette fisse, ma spiega quattro ali curve, prima sistemate attorno al suo corpo (dal diametro inferiore rispetto a quello della testata, diciamo che l'arma somiglia un pò ad un 'minareto'), e lo stabilizzano nel volo con la rotazione. L'arma, quando parte, già è stabilizzata perché il tubo non è liscio, ma rigato, e questo permette di arrivare a 6 giri al secondo; poi le alette, che dispiegate arrivano a 26 cm di apertura alare, gli permettono di arrivare anche a 12 giri al massimo della velocità. La capacità di perforazione, da parte della testata da 103 mm e 3 kg, è sufficiente per perforare il triplo bersaglio pesante NATO, con inclinazione di 65 gradi. La portata massima è di circa 2 km, quella minima di 25, ma questa è la distanza di attivazione della spoletta, non delle capacità di guida dell'arma.
 
Il motore non ha una spinta uniforme, e allora la gittata di 1.950 m viene coperta in 12,5-13 secondi a circa 570 kmh. Il fatto che il tubo di lancio è fatto saltare dalla partenza del missile libera la rampa di lancio con il relativo tripode e il sistema di mira a sinistra. Esso è abbastanza basso da dover essere impiegato da straiati, cosa del resto necessaria se non si vogliono troppi rischi in battaglia. A quel punto è possibile agganciare un altro missile e questo è possibile in circa 30 secondi.
 
====Evoluzione====
Negli anni '80 il MILAN si lanciava ancora o di giorno, o di notte, ma con l'ausilio di bengala illuminanti. L'Esercito britannico lo usava in abbinamento al mortaio leggero da 51 mm, con gittata di circa 800 m (maggiore del tipo della II GM) con proiettili illuminanti. Ma era una soluzione di ripiego, che non sfruttava certo la gittata massima del MILAN. Tra l'altro a proposito di quest'ultima, se la gittata minima era molto minore rispetto a quella dei primi missili anti-carro (tipo 25 metri contro 300-500) con guida CLOS, che hanno bisogno di maggior tempo per essere messi sotto controllo da parte dell'operatore. La gittata minima rilevante dei missili controcarri è stata la ragione per la quale i sovietici hanno abbinato il pezzo da 73 mm al Sagger (per poi abbandonare tale disposizione con l'arrivo degli AT-4 e AT-5). Ma anche i missili a guida SACLOS hanno una gittata minima 'pratica' (la distanza è relativa all'attivazione della spoletta più che alla capacità d'ingaggio), le distanze di colpi a segno sono infatti indicate come 'bassa probabilità' di colpire fino a ben 800 m, e ad alta probabilità oltre quella distanza, quando il missile è più facilmente indirizzabile verso l'obiettivo. Questo nonostante il fatto che il MILAN abbia la più ridotta gittata minima tra tutti i missili (il che potrebbe farlo utilizzare anche come una sorta di 'bazooka' senza far conto al sistema di guida).
 
Per assicurare la scoperta notturna con una migliore capacità e senza farsi notare con i bengala, è stata messa a punto una telecamera termica, la Thales MIRA, pesante 8,9 kg e con una distanza di visione di 3-4 km, un'innovazione davvero importante per l'epoca. Ma il potenziale per identificare un mezzo era di circa 1,5 km, quindi non era ancora possibile sfruttare appieno la gittata del MILAN di notte, tanto più che il campo di mira era di soli 6x3 gradi. Non solo, costava decine di milioni e aveva un campo di visione tanto ridotto da limitare molto la sua potenzialità di osservazione notturna, specie se non si sapeva bene da che parte sarebbe arrivato il 'nemico'. Per di più il peso era notevole, di ben 7 kg. Nondimeno fu una notevole innovazione, essenzialmente per gli eserciti francese e tedesco. Solo negli anni '90 per esempio, l'E.I. ne approvvigionò un certo numero per i lanciatori disponibili (almeno per una parte di questi, dati i tagli e le riduzioni in corso). La capacità di perforazione era indicata in 450 o 475 mm, e il missile non era ritenuto efficace contro corazze composite o ERA.
 
[[File:MILAN 18.JPG|325px|left|thumb|Il MILAN è una delle armi controcarri più diffuse e anche più usate in azioni reali]]
Il MILAN è stato impiegato in guerre varie, spesso come vera 'artiglieria leggera' della fanteria. La sua utilizzazione da parte inglese, specie a Goose Green, ha ottenuto grandi risultati a scapito degli argentini, i cui bunker, potenzialmente pericolosissimi per la fanteria inglese, sono stati distrutti l'uno dopo l'altro. Un soldato argentino venne visto addirittura uscire da un bunker appena colpito per poi nascondersi in un altro a sua volta colpito da un altro MILAN. La produzione del primo modello del missile è stata fatta dalla OTO Melara e dalla indiana Bharat Dynamics; il MILAN 2 venne fuori nel 1983. Esso aveva una testata da 115 mm e sonda distanziatrice anteriore (quella di cui si è accennato prima) per ottenere l'effetto 'jet' migliore della carica cava.
 
Per quanto lenti e con gittata ridotta, questi missili sono stati anche valutati nel tiro anti-elicotteri: la Legione straniera francese per esempio è stata addestrata al loro uso in questa funzione. I MILAN sono stati usati anche dai guerriglieri dell'OLP e di altre organizzazioni assieme ad armi sovietiche, in funzione anti-israeliana dagli anni '80 in poi, inclusa la guerra in Libano combattuta in quello stesso infausto 1982. Negli anni '80 gli irregolari chadiani ne hanno usati molti distruggendo le colonne libiche di mezzi sovietici e brasiliani in alcune epiche battaglie attorno a Uadi-Doumm.
 
Negli anni '90 (precisamente attorno al 1991) entrò in servizio il MILAN 2T con la testata in tandem capace di sopraffare anche carri con protezioni ERA e in generale, di tipo composito. La sua innovazione più notevole era questa, sebbene affidata ad una piccola ogiva di appena 30 mm, sulla sommità della sonda telescopica anteriore; ma non mancava anche la codificazione del segnale trasmesso dal 'flare' di coda, che restava acceso per tutto il volo. Anziché un semplice flare IR, era usato un lampeggiatore a flash elettronici, come quelli delle macchine fotografiche: usando uno schema di lampeggiamenti codificati era possibile, per il computer, escludere tutti gli altri possibili 'finti flare', che potevano essere accidentali (sul campo di battaglia di emissioni infrarosse è facile trovarne) o voluti con speciali flare anti-missile, o lampade di disturbo attivo. Insomma, se la filoguida rende impossibile disturbare la trasmissione dei comandi al missile, era possibile, con i sistemi SACLOS di prima generazione, confondere il computer di guida che questi comandi dava. L'uso di fonti di energia codificate o di tipo UV ha risolto in buona parte il problema. L'unico modo di disturbare il missile era quindi coprirsi dietro una cortina di fumo di elevato spettro d'assorbimento (con il sistema IRST è possibile vedere non solo di notte, ma anche attraverso nebbia e fumo, entro certi limiti) oppure ricorrere ad un sistema attivo di disturbo come i temibili laser di rilevazione e 'accecamento' tipo lo Stingray, teoricamente pronto anche per la Guerra del Golfo, ma non usato. A questo standard vennero poi aggiornati (alcuni, certo non tutti) dei MILAN di altre nazioni, come quelli dell'E.I. Quest'ultimo ebbe anche, al posto della MIRA, il Galileo VTG-120M, simile al TURMS dell'ARIETE.
 
A metà negli anni '90 (attorno al 1996) entrò in servizio il MILAN 3, e si è trattato di un'arma ben più avanzata e infatti è ancora in produzione. Pesante 7,1 kg, diametro passato a ben 12,5 cm (quasi quanto i primi TOW), lungo 1,2 m, quest'ordigno era più potente e abbinabile alla nuova camera termica di visione Sagem MILIS al posto della vecchia MIRA. Ha un raggio di scoperta enormemente maggiore, a dimostrazione della nuova tecnologia, raggiungendo i 7 km. Il raggio d'identificazione è meno significativamente migliorato, ma pur sempre a 2,5 km. È montabile sull'affusto in 10 secondi, pesa sempre 7 kg, doppio campo visivo e zoom elettronico 2x. Inoltre il visualizzatore del computer non è più quello originario, ma una moderna unità del tipo CCD. Po dice che fu tuttavia il MILAN 3 che introdusse il lampeggiatore IR allo Xenon, per migliorare la visione nel fumo e per ridurre i disturbi. Inoltre venne fatto ricorso alla tecnologia dell' ERYX con una camera CCD da 288x500 px e un sistema di guida più resistente alle ECM. Inoltre è stata introdotta grossomodo negli stessi anni, anche la MILIS TI della Thales, una camera termica di 2a generazione con raffreddamento basato sul ciclo Stirling; essa è superiore al MIRA e pesa solo 7 kg, pur avendo una portata pratica di 7.000 m, capacità di identificazione di un mezzo a 2.500 m e 7 ingrandimenti.
 
Quanto alla postazione di lancio, essa inizialmente pesava 15,5 kg, 16,4 per il MILAN 2 e 16,9 per il MILAN 3 di cui 4,2 kg per il trippiede.
Così siamo arrivati ai nostri giorni. Mentre il TOW, malgrado la sua potenza e affidabilità, è un po' in affanno (pur resistendo degnamente al costoso e pesante Hellfire, i nuovi ordigni come lo SPIKE ER israeliano sono sicuramente superiori anche se più costosi), il MILAN è sempre un ottimo articolo, e la MBDA, attuale gestore del programma (ex-Euromissile), ha ottenuto di sviluppare, entro il 2007, un nuovo missile: il MILAN ER (Extender Range). Questo nuovo ordigno è un'arma davvero migliorata e difficile da riconoscere rispetto al predecessore. Anzitutto ha una testata in tandem capace di perforare 1 metro di corazza(!). Può sembrare un valore enorme: 50 cm a 60 gradi, mentre un Leopard aveva 70 mm, e un T-62 100 mm con lo stesso angolo; ma i carri moderni con corazze composite-reattive sono talmente ben protetti, che almeno la loro torretta è impermeabile frontalmente, anche ad un'arma del genere. Ma nondimeno, qeusto è il massimo che si poteva fare per un'arma portatile. Se avesse una capacità d'attacco dall'alto tipo il Javelin sarebbe un nemico mortale anche di questi ultimi carri in ogni aspetto. In alternativa il MILAN ER perfora 3 m di cemento (già il modello base ne perforava circa 2). Poi vi sono altre novità, grazie all'elettronica moderna. L'ADT (ADvanced Tecnology) è un sistema digitalizzato, addirittura 'networkcentrico'; ha una camera termica totalmente integrata a doppio campo visivo, ottica diurna 7x, ma anche un canale IN/OUT per un cavo video, e infine un telemetro laser e un GPS; nonché l'ennesimo miglioramento del sistema d'inseguimento missile, stavolta il CMOS, assieme ad un proiettore multispettrale per l'allineamento dell'asse di puntamento computer-missile. Il fatto che il sistema di lancio è collegabile ad una consolle con un display video per il controllo remoto, mette fine -in maniera molto costosa- al problema dei missili moderni: quello che il lanciatore, il missile e l'operatore sono tutti insieme: se un carro vede un missile partire, spara in quella direzione e quasi di sicuro colpirà l'operatore. I primi missili avevano invece scatole di controllo, con rampe di lancio campali per un missile l'una: l'operatore (anche quando si trattava di veicoli) povera stare decine di metri distante dal missile, come anche il suo sistema di guida, e poteva lanciare missili in sequenza (il Mamba tedesco aveva anche 12 ordigni collegati, ma il normale era di 4-8). Il MILAN, dopotutto, non spara più di 2 colpi al minuto (in realtà lo stesso valeva per i missili meno recenti per via della minore velocità: il Sagger arrivava a 3 km in 27 secondi). Con questa specie di 'playstation' è possibile vedere e puntare l'arma, stando totalmente al sicuro. Ma è anche vero che c'é un solo missile pronto al lancio e che il sistema di guida è pur sempre solidale con la rampa di lancio (così se viene localizzata, viene distrutta e in ogni caso qualcuno deve pur ricaricarla).
 
====Situazione attuale====
Questo gioello della tecnicologia militare può sparare tutte le versioni del MILAN, con un peso relativamente 'contenuto' (pur sempre di 45 kg se si includono due missili). IL primo tiro con questo sistema è stato fatto il 18 maggio 2006. A proposito del missile, oltre alla testata più potente vi è anche un nuovo motore della Roxel, a comhustione prolungata, che accresce la gittata a 3 km, cosa sperimentata sopratutto in una serie di tiri di prova nel febbraio 2007.
Così siamo arrivati ai nostri giorni. Mentre il TOW, malgrado la sua potenza e affidabilità, è un po' in affanno (pur resistendo degnamente al costoso e pesante Hellfire, i nuovi ordigni come lo SPIKE ER israeliano sono sicuramente superiori anche se più costosi), il MILAN è sempre un ottimo articolo, e la MBDA, attuale gestore del programma (ex-Euromissile), ha ottenuto di sviluppare, entro il 2007, un nuovo missile: il MILAN ER (Extender Response). Inizialmente si sarebbe voluto realizzare il TRIGAN, ovvero con la postazione di tiro del MILAN 3, ma con il missile TRIGAT MR, che però, a causa di una gestione decisamente fiacca (nonostante vi fossero in collaborazione le industrie di Olanda, Germania, Francia e Gran Bretagna), venne abbandonato nel 2000. E così si portò avanti il MILAN ER.
 
Questo nuovo ordigno è un'arma davvero migliorata e difficile da riconoscere rispetto al predecessore. Anzitutto ha una testata in tandem capace di perforare 1 metro di corazza(!). Può sembrare un valore enorme: 50 cm a 60 gradi, mentre un Leopard aveva 70 mm, e un T-62 100 mm con lo stesso angolo; ma i carri moderni con corazze composite-reattive sono talmente ben protetti, che almeno la loro torretta è impermeabile frontalmente, anche ad un'arma del genere. Ma nondimeno, qeusto è il massimo che si poteva fare per un'arma portatile. Se avesse una capacità d'attacco dall'alto tipo il Javelin sarebbe un nemico mortale anche di questi ultimi carri in ogni aspetto. In alternativa il MILAN ER perfora 3 m di cemento (già il modello base ne perforava circa 2). Poi vi sono altre novità, grazie all'elettronica moderna.
Sebbene oramai i missili 'fire and forget' sono quelli che vanno per la maggiore, il MILAN ha dalla sua un costo ridotto e la capacità di ingaggiare anche bersagli 'freddi', difficili da vedere all'infrarosso, nonché la guida per tutto il percorso con un operatore umano. Il Sudafrica si è fatto convincere e allora ha ordinato il sistema ADT e il MILAN 3. Ma sopratutto era in ballo il programma per l'Esercito francese, con oltre 3000 nuovi missili e 500 lanciatori, da consegnare nel 2010-12. I concorrenti sono il Javelin e lo Spike. Gli Israeliani oramai stanno invadendo l'Europa, mentre gli Americani hanno pur sempre i canali FMS molto favorevoli.
 
Gli ultimi sviluppi sono stati quelli degli ultimi anni: attaccare le corazze frontali sembra sempre più difficile, e così armi come il TOW 2B e il Javelin attaccano dall'alto i loro bersagli. Nell'US Army, del resto, i missili c.c. sono diventati di Close Combat Missiles, quindi armi polivalenti, non solo contro-carri. E sebbene i missili fire and forget sono oramai un'attualità notevole, le cose sono meno chiare nella realtà. Per esempio, in Irak, gli americani hanno portato un numero di JAVELIN triplo rispetto ai TOW, di oltre vent'anni più vecchi, non fire and forget oppure di tipo portatile. Invece, in realtà, vennero tirati 980 missili Javelin ... e 5.500 TOW! Questo per dare un'idea di come le cose non sempre siano dettate dal mero progresso tecnologico. Tra l'altro, il missile più grande e vecchio costa circa un sesto del Javelin: il fatto che un missile presente nel triplo degli esemplari è stato usato un sesto rispetto al tipo più vecchio e raro, la dice lunga su come i vecchi ordigni SACLOS siano tutt'altro che fuori del mercato. Con un reticolo di mira tale da rendere possibile uno scarto rispetto al centro del reticolo di circa 50 cm, e la possibilità di mirare a un pò di tutto, e di togliere la linea di mira se si scopriva durante il lancio che il bersaglio era 'amico', hanno aiutato molto a rivalutarli.
Ma c'é un problema maggiore: quello che i missili MILAN, come anche gli HOT, sono sì avanzati, ma non dovevano essere quelli definitivi della produzione europea. Infatti prima esistevano i famosi missili TRIGAT, nelle versioni LR e MR. Questi ordigni erano adatti, per esempio, per gli elicotteri Tigre. Ma poi.. una serie di ritardi, problemi di messa a punto e via così, sopratutto un menagement orrendamente inadatto allo scopo, hanno fatto fallire il tutto. La Francia, a suo tempo, vendeva missili agli Stati Uniti nel settore controcarri; adesso subisce l'onta di adottare per i suoi nuovi e tribolatissimi elicotteri i missili Hellfire, quelli degli arcinemici Apache, che avrebbero dovuto essere contrastati dai TRIGAT, abbandonati dopo anni di sviluppo e di costi. Un mesto finale per l'europa dei missili controcarri, per decenni protagonista del settore, che adesso è difeso praticamente solo dal vecchio MILAN. Nondimeno, quest'arma, assieme al TOW e al Sagger, è forse l'unico sistema missilistico controcarri a meritare un'ampia storiografia, in riconoscimento della sua importanza e significato per gli eserciti moderni. A maggior ragione se si considera che è parente stretto dell'HOT e dei sovietici AT-4 e AT-5, quantomeno inspirati se non proprio copie di quest'efficiente sistema d'arma.
 
E così è arrivato il MILAN ADT, per fare da ponte ai futuri MRCM (Multi Role Combat Missile), come programma di studio, e gli EMM (European Modular Munition) tra i 6 e i 50 km in fase di sviluppo. L'ADT è stato basato sull'analisi fatta sui 28 maggiori eventi bellici tra il 1976 e il 2003, e in 21 casi l'arma è stata usata come sistema di supporto fanteria, per giunta quasi sempre in azioni offensive, incluse sei delle sette occasioni in cui venne usato come arma c.c. L'esempio delle Falklands è solo uno di come l'arma venne impiegata per compiti diversi da quelli progettuali. E del resto, con il TOW che resterà in servizio con le F.A. americane almeno fino al 2025, nonostante i tanti e mirabolanti sistemi c.c. pensati nel contempo (come il LOSAT), dà il via al concetto di missile 'polivalente', come già è accaduto con i razzi per la fanteria (si pensi all'RPG-7). Nel 2003 si è così deciso di andare avanti con il MILAN ADT; l'ottobre di quell'anno vi fu un accordo tra MBDA e la tedesca LFK.
 
L'ADT (ADvanced Tecnology) è un sistema digitalizzato, addirittura 'networkcentrico'; ha una camera termica totalmente integrata a doppio campo visivo, ottica diurna 7x, ma anche un canale IN/OUT per un cavo video, e infine un telemetro laser e un GPS; nonché l'ennesimo miglioramento del sistema d'inseguimento missile, stavolta il CMOS, assieme ad un proiettore multispettrale per l'allineamento dell'asse di puntamento computer-missile. Il fatto che il sistema di lancio è collegabile ad una consolle con un display video per il controllo remoto, mette fine -in maniera molto costosa- al problema dei missili moderni: quello che il lanciatore, il missile e l'operatore sono tutti insieme: se un carro vede un missile partire, spara in quella direzione e quasi di sicuro colpirà l'operatore. I primi missili avevano invece scatole di controllo, con rampe di lancio campali per un missile l'una: l'operatore (anche quando si trattava di veicoli) povera stare decine di metri distante dal missile, come anche il suo sistema di guida, e poteva lanciare missili in sequenza (il Mamba tedesco aveva anche 12 ordigni collegati, ma il normale era di 4-8). Il MILAN, dopotutto, non spara più di 2 colpi al minuto (in realtà lo stesso valeva per i missili meno recenti per via della minore velocità: il Sagger arrivava a 3 km in 27 secondi). Con questa specie di 'playstation' è possibile vedere e puntare l'arma, stando totalmente al sicuro. Ma è anche vero che c'é un solo missile pronto al lancio e che il sistema di guida è pur sempre solidale con la rampa di lancio (così se viene localizzata, viene distrutta e in ogni caso qualcuno deve pur ricaricarla). Inoltre il missile è utilizzabile anche ad alta quota (evidentemente grazie all'Afghanistan), cosa che le prime armi, per problemi di controllabilità, non consentono appieno. La portata è poi aumentata. Il sistema di lancio è pesante ben 21 kg, e come si è detto, è digitalizzata e permette tante cose, tra cui la visione notturna (la camera è compatibile con la precedente MILIS TI), è della AIM tedesca, con tecnologie derivate da quelle del 'soldato del futuro' tedesco. Essa è raffreddata, matrice MCT (tellururo di cadmio e mercurio), funziona nel 'medio infrarosso' (3-5 micron), matrice 384x288 pixel, campo visivo stretto (NFOV) 1,8x2,4°, 'largo' 5,4x 7,2°, onde usarlo anche come mezzo d'osservazione e non solo come sistema di osservazione. Poi, come detto, c'é anche il canale diurno. Il sistema di guida è del tipo multispettrale 'cross air'. Le prove sono state omologate dalla DGA francese con delle prove fino a marzo del 2007; l'arma pesa adesso 7,5 kg; la gittata aumenta a 3.000 m, il motore è senza fumo, la testata pesa 3,4 kg con doppia testata in tandem (l'anteriore con il liner in rame, quella posteriore in molibdeno forgiato, per avere la massima efficacia dato il peso del metallo), pur con un diametro uguale a quello del MILAN 3, da 117 mm. E l'efficacia complessiva è tale da pareggiare quella del TRIGAT-MP, ovvero circa 1.000 mm di acciaio e con protezione ERA di terza generazione sopra, quest'ultima perforata dalla carichetta anteriore. La capacità di perforazione contro i bunker è tale, che anche dopo 2,5 metri vi è ancora una capacità esplosiva aggiuntiva, grazie alle 'bolle' di molibdeno, che 'scoppia' per ossidoriduzione. Il motore a razzo è della Roxel, di dimensioni aumentate, sperimentato alla Roxel UK; il deflettore del getto è della Roxel France, la testata della RUAG svizzera, la MBDA tedesca ha costruito il prototipo.
Per quello che riguarda l'Italia, l'Esercito ne voleva ordinare ben 1.000 lanciatori e forse 30.000 ordigni, ma poi (al 1990) il programma è stato decurtato a 'solo' 714 lanciatori con 17.163 missili. Il suo compito è stato quello di sostituire i cannoni SR da 106 mm nei plotoni controcarri dei battaglioni di fanteria. Il costo non è stato di poco conto: ben 648 miliardi, di cui 119 iscritti al bilancio del 1990. Magari, con i costi attuali dei sistemi d'arma, questo valore può sembrare non molto elevato, ma non è così. In sostanza, pur essendo cost-effective (il 70-80% di probabilità di colpire il bersaglio, e con molta facilità distruggerlo anche se si tratta di un carro armato ben protetto), questo programma é costato l'equivalente di tutti i carri armati Leopard 1 dell'Esercito, che pure ne ha avuto la seconda flotta mondiale dopo quella tedesca, facendone l'ossatura delle truppe corazzate. All'epoca sia i carri che i missili controcarri costavano circa un decimo dei sistemi moderni. Anzi, i missili hanno subito un incremento anche maggiore rispetto ai carri armati (il Javelin è arrivato a 70.000 dollari contro i 4 milioni del MILAN).
 
Questo gioiello della tecnicologia militare può sparare tutte le versioni del MILAN, con un peso relativamente 'contenuto' (pur sempre di 45 kg se si includono due missili). Il primo tiro con questo sistema è stato fatto il 18 maggio 2006. A proposito del missile, oltre alla testata più potente vi è anche un nuovo motore della Roxel, a combustione prolungata, che accresce la gittata a 3 km, cosa sperimentata sopratutto in una serie di tiri di prova nel febbraio 2007. Enrico Po parla di un primo lancio alla massima distanza da 3.000 m il 17 ottobre 2006. Nel 1-16 febbraio 2007 a Bourges, dove c'erano stati anche i tiri precedenti, venne sperimenato l'uso del missile contro bersagli tra 2 e 3 km, in condizioni 'networkcentriche', poi sono state fatte le sperimentazioni nell'esercitazione 'Phoeinx' in ambiente NEB (Network Enabled Battlefield) tra il 13 e 19 ottobre 2007, fatta dall'esercito francese nei poligoni di Mourmelon; essa faceva parte del programma SCORPION, che serve per la digitalizzazione per l'esercito francese e del concetto BOA (Bulle Opérationelle Aéroterrestre), con le informazioni passate 'in rete' ai soldati tiratori (una cosa impensabile anni fa, ma oramai siamo nell'era di 'Google Heart'). Si sono fatti anche tiri a breve raggio: uno di 40 metri, con impatto senza esplosione (per ragioni di sicurezza del tiratore) e uno da 150 metri che ha dimostrato invece la funzionalità dell'arma (evidentemente i tiri da '25 metri' sono immaginari).
 
Sebbene oramai i missili 'fire and forget' sono quelli che vanno per la maggiore, il MILAN ha dalla sua un costo ridotto e la capacità di ingaggiare anche bersagli 'freddi', difficili da vedere all'infrarosso, nonché la guida per tutto il percorso con un operatore umano. Il Sudafrica si è fatto convincere e allora ha ordinato il sistema ADT e il MILAN 3. Ma sopratutto era in ballo il programma per l'Esercito francese, con oltre 30003.000 nuovi missili e 500 lanciatori, da consegnare nel 2010-12. I concorrenti sono il Javelin e lo Spike. Gli Israeliani oramai stanno invadendo l'Europa, mentre gli Americani hanno pur sempre i canali FMS molto favorevoli. Ma il MILAN ADT-ER costa solo il 40% di Javelin e SPIKE, sopratutto per via del costoso sistema di ricerca IR di questi ultimi; inoltre non necessita di manutenzione. E così già nel 2005 la Bharat indiana firmava per il MILAN ADT-ER, mentre il Sudafrica lo ha comprato con un contratto del 20 dicembre 2006 da 18 mln di euro per un numero non noto di postazioni di lancio e missili MILAN 3; notare che qui le postazioni di tiro sono ADT, mentre i missili no, ma non importa, perché il sistema di lancio è capace di far funzionare tutti i tipi più vecchi. La Libia avrebbe, pare, firmato per un contratto attorno al 2008, proprio la nazione sconfitta nel 1986 dai MILAN chadiani. L'Esercito tedesco nel frattempo sperimenta gli SPIKE e MILAN-ER dai mezzi PUMA, mentre i francesi hanno emesso un requisito per oltre 3.000 missili e 500 postazioni di lancio tra il 2010 e il 2012.
 
Ma c'é un problema maggiore: quello che i missili MILAN, come anche gli HOT, sono sì avanzati, ma non dovevano essere quelli definitivi della produzione europea.
 
====Il fu TRIGAT-MR====
Infatti prima esistevano i famosi missili TRIGAT, nelle versioni LR e MR. Questi ordigni erano adatti, per esempio, per gli elicotteri Tigre. Ma poi.. una serie di ritardi, problemi di messa a punto e via così, sopratutto un menagement orrendamente inadatto allo scopo, hanno fatto fallire il tutto. Il compito di sostituire i missili MILAN, HOT e Swingfire iniziò nel 1983 da parte delle tre nazioni europee (Germania, Francia, GB), con un consorzio chiamato EDMG (Euromissile Dynamics Group), con MBB, Aérospatiale e BAe Dynamics. Esso avrebbe dovuto essere un'arma da fanteria da 2 km, poi aumentati a 2.400 metri, con fascio direttore laser codificato, e operatività dal 1990-92 circa. Ma il pieno sviluppo dell'arma iniziò solo nel settembre 1988, e il primo lancio avvenne nel 1991, almeno con sistema di guida. Era un'arma moderna, massiccia, pesante ben 18,2 kg e lunga 950 mm, diametro 152 mm, controllo vettoriale della spinta; veniva tirato a bassa velocità dal tubo (16 m.sec), con la tecnologia francese per l'ERYX. Poi aumentava la velocità a 230 m.sec; anziché il giroscopio meccanico, il missile aveva l'Attitude Reference System della BAe Systems, un sofisticato ed innovativo apparato digitale. Scartate le testate con attacco dall'alto, si decise di usare una molto potente, doppia, da 40 mm anteriore e 150 mm posteriore; quella anteriore venne poi aumentata a 55 mm; la capacità di perforazione arrivò a 1.193 mm in acciaio omogeneo. Ma finita la Guerra fredda, l'esigenza di questo grosso missile non era più così sentita. Il TRIGAT 3MR o ATGW 3MR (per la GB), PARS-3 Merlin (Germania), AC3G (Francia), era un'arma a cui si associarono anche Olanda e Belgio, e le prove di qualificazione vennero fatte con successo in Francia nel novembre del 1996, poi seguirono quelle degli eserciti delle cinque nazioni coinvolte ma svolte tutte nel poligono di Woomera, Australia. Le prove si conclusero nei primi mesi del 1998 e la produzione era prevista per il 1999, per cui era grossomodo equivalente in tempistica al JAVELIN. Un MoU franco-anglo-tedesco venne firmato a metà del 1998, per 1,33 mld di dollari (8 mld di franchi), con 1.600 postazioni di tiro (tutte prodotte dalla LFK tedesca), 1.200 camere termiche Sagem (francesi, quindi), e 35.000 missili da produrre alla Aérospatiale di Burges e alla MAtra BAe UK, e consegne dal 2002. La Gran Bretagna aveva avuto per i suoi stabilimenti il 45% della produzione. Ma... proprio ora che tutto era stato fatto al meglio, e il missile pronto alla produzione, nel luglio del 2000 Londra si ritirò dal programma; già lo avevano fatto Olanda e Belgio gli anni prima; forse i britannici non avevano tutti i torti, visto che avevno già speso tra il 1988 e il 2000 107 mln di sterline, ma proprio quando potevano passare all'incasso, producendo finalmente i missili per i clienti (certo piuttosto numerosi, almeno in Europa), decisero di fare economia. Il missile era stato sviluppato e si tentò se non altro si tentò di salvare quest'ultimo, proponendolo tra agosto e il 15 settembre del 2000 come TRIGAN, su lanciatore MILAN. Ma senza successo. Da notare che il missile era fratello del TRIGAT LR, a lungo raggio, anch'esso decaduto.
 
La Francia, a suo tempo, vendeva missili agli Stati Uniti nel settore controcarri; adesso subisce l'onta di adottare per i suoi nuovi e tribolatissimi elicotteri i missili HELLFIRE, quelli degli arcinemici Apache, che avrebbero dovuto essere contrastati dai TRIGAT, abbandonati dopo anni di sviluppo e di costi.
 
Ma c'é un problema maggiore: quello che i missili MILAN, come anche gli HOT, sono sì avanzati, ma non dovevano essere quelli definitivi della produzione europea. Infatti prima esistevano i famosi missili TRIGAT, nelle versioni LR e MR. Questi ordigni erano adatti, per esempio, per gli elicotteri Tigre. Ma poi.. una serie di ritardi, problemi di messa a punto e via così, sopratutto un menagement orrendamente inadatto allo scopo, hanno fatto fallire il tutto. La Francia, a suo tempo, vendeva missili agli Stati Uniti nel settore controcarri; adesso subisce l'onta di adottare per i suoi nuovi e tribolatissimi elicotteri i missili Hellfire, quelli degli arcinemici Apache, che avrebbero dovuto essere contrastati dai TRIGAT, abbandonati dopo anni di sviluppo e di costi. Un mesto finale per l'europa dei missili controcarri, per decenni protagonista del settore, che adesso è difeso praticamente solo dal vecchio MILAN. Nondimeno, quest'arma, assieme al TOW e al Sagger, è forse l'unico sistema missilistico controcarri a meritare un'ampia storiografia, in riconoscimento della sua importanza e significato per gli eserciti moderni. A maggior ragione se si considera che è parente stretto dell'HOT e dei sovietici AT-4 e AT-5, quantomeno inspirati se non proprio copie di quest'efficiente sistema d'arma.
 
====L'Italia e il MILAN====
Per quello che riguarda l'Italia, l'Esercito ne voleva ordinare ben 1.000 lanciatori e forse 30.000 ordigni, ma poi (al 1990) il programma è stato decurtato a 'solo' 714 lanciatori con 17.163 missili. Il suo compito è stato quello di sostituire i cannoni SR da 106 mm nei plotoni controcarri dei battaglioni di fanteria. Il costo non è stato di poco conto: ben 648 miliardi, di cui 119 iscritti al bilancio del 1990. Magari, con i costi attuali dei sistemi d'arma, questo valore può sembrare non molto elevato, ma non è così. In sostanza, pur essendo cost-effective (il 70-80% di probabilità di colpire il bersaglio, e con molta facilità distruggerlo anche se si tratta di un carro armato ben protetto), questo programma é costato l'equivalente di tutti i carri armati Leopard 1 dell'Esercito, che pure ne ha avuto la seconda flotta mondiale dopo quella tedesca, facendone l'ossatura delle truppe corazzate. All'epoca sia i carri che i missili controcarri costavano circa un decimo dei sistemi moderni. Anzi, i missili hanno subito un incremento anche maggiore rispetto ai carri armati (il Javelin è arrivato a 70.000 dollari contro i 4 milioni del MILAN). Da notare che il missile aveva, secondo i tabelloni dell'E.I., un valore di probabilità di colpire basso entro gli 800 metri, e alto solo al di sopra di tale valore, al contrario di quello che accade con armi non guidate (cannoni e razzi).
 
Un'altra cosa che non è facile trovare ricordata dalle fonti è che la capo-commessa era la Selenia (come del resto con lo Sparrow) che pare, avrebbe prodotto su licenza il 90% delle armi e molti sistemi di lancio.
 
In seguito altri soldi sarebbero stati spesi per ammodernare, specie con i sistemi IRT notturni, questi sistemi. Non è chiaro quanti altri missili siano stati comprati, e se questi siano stati inclusi o meno nel totale di cui sopra, di quelli con la testata in tandem 2 (come è successo con i missili TOW, via via comprati nei tipi più moderni) che è stata introdotta in servizio negli anni '90.
 
 
====Impieghi bellici====
Infine, da ricordare gli episodi di cui si è a conoscenza dell'impiego bellico dei MILAN:
 
Libano, 1976, Irak 1980-88, Falklands 1982, Libano 1982, Kashmir 1984, Ashara, 1985, Chad 1987, Kuwait 198, Afghanistan 1989, Irak 1991, Bosnia 1995, Africa centrale 1995, Congo 1997, Macedonia 1999, Afghanistan 2001, Irak 2003.
 
 
====La famiglia MILAN====
*Milan 1: peso tubo in configurazione di trasporto 12,23 kg, pronto al lancio 11,52 kg (senza le due vistose strutture anti-urto alle estremità, a forma di 'bullone'), lunghezza in trasporto 1.260 mm, di lancio 1.200 mm, diametro tubo di lancio 133 mm. Missile 6,73 kg, lunghezza 769 mm, diametro 125 mm con alette ripiegate, estese 267 mm, gittata 1.950 m, testata 2,67 HEAT dal diametro 103 mm, peso HE 1,36 kg, diametro cono esplosivo 101 mm; postazione di tiro 16,4 kg, lunghezza 900 mm, altezza 65 cm, larghezza 42 cm.
 
*Milan 2: peso tubo in configurazione di trasporto 12,23 kg, pronto al lancio 11,52 kg (senza le due vistose strutture anti-urto alle estremità, a forma di 'bullone'), lunghezza in trasporto 1.260 mm, di lancio 1.200 mm, diametro tubo di lancio 133 mm. Missile 6,73 kg, lunghezza 918-1.138 mm, diametro 125 mm con alette ripiegate, estese 267 mm, gittata 1.950 m, testata 2,7 kg HEAT dal diametro 115 mm, peso HE 1,79 kg, diametro cono esplosivo 112,9 mm; postazione di tiro 16,4 kg, lunghezza 900 mm, altezza 65 cm, larghezza 42 cm.
 
 
*Milan 2T: peso tubo in configurazione di trasporto 12,62 kg, pronto al lancio 11,91 kg (senza le due vistose strutture anti-urto alle estremità, a forma di 'bullone'), lunghezza in trasporto 1.260 mm, di lancio 1.200 mm, diametro tubo di lancio 133 mm. Missile 6,73 kg, lunghezza 918-1.138 mm, diametro 125 mm con alette ripiegate, estese 267 mm, gittata 1.950 m, testata 3,12 kg HEAT dal diametro 117 mm, peso HE 1,83 kg, diametro cono esplosivo 112,9 mm; postazione di tiro 16,4 kg, lunghezza 900 mm, altezza 65 cm, larghezza 42 cm.
 
 
*Milan 3: peso tubo in configurazione di trasporto 12,62 kg, pronto al lancio 11,91 kg (senza le due vistose strutture anti-urto alle estremità, a forma di 'bullone'), lunghezza in trasporto 1.260 mm, di lancio 1.200 mm, diametro tubo di lancio 133 mm. Missile 6,73 kg, lunghezza 918-1.138 mm, diametro 125 mm con alette ripiegate, estese 267 mm, gittata 1.950 m, testata 3,12 kg HEAT dal diametro 117 mm, peso HE 1,83 kg, diametro cono esplosivo 112,9 mm; postazione di tiro 16,9 kg, lunghezza 900 mm, altezza 65 cm, larghezza 42 cm.
 
*Milan ADT-ER: peso tubo in configurazione di trasporto 13 kg, pronto al lancio 12,29 kg (senza le due vistose strutture anti-urto alle estremità, a forma di 'bullone'), lunghezza in trasporto 1.260 mm, di lancio 1.200 mm, diametro tubo di lancio 133 mm. Missile 6,73 kg, lunghezza ? mm, diametro 125 mm con alette ripiegate, estese 267 mm, gittata 3.000 m, testata 3,4 kg HEAT dal diametro 117 mm, peso HE ? kg, diametro cono esplosivo 115 mm; postazione di tiro 21kg, ?
 
===L'Exocet<ref>Lanzara Leonardo: ''Exocet'', RID mar 2005</ref><ref>Fischer, Johan: ''Exocet'', RID feb 1993</ref>===