Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-01: differenze tra le versioni

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La protezione era un altro elemento 'migliorabile', nonostante che il Challenger pesasse oltre 60 t in gran parte dato dalla protezione, che assieme alla potenza di fuoco costituisce il tradizionale 'credo' dei carri inglesi postbellici. Ma per non correre rischi, specie sui fianchi del mezzo, venne installato un kit di protezione aggiuntiva con specifica emessa dal MoD il 21 settembre e i contratti di produzione il 23 ottobre. Nonostante la corazzatura chobam tradizionalmente non era coesistente con quella reattiva ERA, il kit per i Challenger era costituito proprio da mattonelle di questo tipo, assieme a corazze passive, per il frontale del carro. I fianchi, come del resto l'anteriore e i fianchi del Warrior ebbero corazze passive in grossi box. La Vickers spedì i kit passivi il 29 novembre, via mare, mentre le ERA vennero ordinate alla Royal Ordnance e consegnate solo il 20 dicembre. La potenza di fuoco, nonostante i problemi riscontrati in passato, era eccellente, ma per evitare sorprese dovette essere migliorata in alcune componenti. A parte i sistemi di raffreddamento già visti, venne pensato di migliorare le munizioni. I carri inglesi erano sotto il comando dell'USMC e si ipotizzava una missione di sfondamento in Kuwait verso forti difese irakene, tra cui la Guardia Repubblicana. Per questo vennero installate le corazze aggiuntive, e per evitare che analoghe corazze aggiuntive sui T-72 irakeni fossero in grado di neutralizzare i proiettili inglesi L21, venne realizzato il nuovo proiettile L26. Questo era stato sviluppato per il cannone L30 ed era chiamato anche CHARM. Il cannone L30 , sempre rigato (in quanto permetteva di impiegare le munizioni HESH e WP, molto apprezzate dagli inglesi che non avevano interesse invece per le HEAT) non era disponibile per il Challenger 1 il cui cannone L11 non poteva sopportare la pressione causata dalla carica di lancio del nuovo proiettile: allora venne abbinato il penetratore della L26 con la carica di lancio delle granate da 120 standard. La cosa era facile perché i proiettili inglesi sono a caricamento separato, proiettili e cariche di lancio. Il penetratore della munizione L26 era di nuovo tipo, più sottile e resistente e capace di valorizzare meglio l'energia ricevuta dalla carica di lancio. Questa munizione, intermedia tra l'L21 e l'L27 venne tenuta da parte per affrontare la Guardia Repubblicana, ma questa non venne incontrata e questi proiettili hanno dimostrato la loro validità solo nei test postbellici.
 
Infine vennero apportati altri miglioramenti come un sistema di raffreddamento per l'interno del veicolo, ordinati alla Krauss-Maffei e alla Gallay, ma senza essere montati: la guerra finì molto prima dell'estate irakena e questo risparmiò inutili sofferenze agli equipaggi. Poi comparvero una serie di contenitori esterni per gli equipaggiamenti più vari, e la copertura chiamata 'Colebrand' in fibra di canapa, che da sola poteva ridurre la temperatura interna di 6 gradi (un notevole sollievo in situazioni desertiche e capace di ridurre anche la segnatura termica dei mezzi essendo per l'appunto fatta di materiale isolante). Tuttavia forse nemmeno questa (tra l'altro era in materiale infiammabile) venne usata dato che la guerra finì già a febbraio, quando il clima era sorpendentementesorprendentemente fresco per essere in zona desertica. Un altro sistema protettivo venne invece installato: il RARDE (Royal Armament Research and Development Establishement, di Cherlsey) sviluppò un sistema di iniezione gasolio negli scarichi del motore con la pompa del carburante del Warrior per la formazione di fitte cortine di fumo, che si aggiungevano alle granate fumogene della torretta. Queste erano rapidissime per formare una cortina fumogena, che però non era mobile. Così invece un carro sotto minaccia era capace di lanciare una cortina di fumo con i lanciagranate, e poi ritirarsi rapidamente sfruttando la cortina fumogena mobile dei suoi scarichi. È una specialità sovietica, e una dimostrazione di come le buone idee 'buone' circolino: i sovietici iniziarono con il sistema d'iniezione e gli occidentali (non subito) con i lanciagranate, poi negli anni '70 ciascuna parte integrò quello che aveva fatto l'altra (i sovietici molto più rapidamente). Inoltre il sistema rende possibile stendere una cortina a favore di altre truppe, nascondendo magari una intera forza meccanizzata con i carri in avanti, meno vulnerabili, e gli IFV e APC dietro. Specie considerando che gli irakeni non avevano sistemi ad immagine termica, questo era un notevole vantaggio tattico (mentre i visori termici dei mezzi occidentali possono penetrare più facilmente le cortine fumogene). Di fatto, storicamente si trattava di una soluzione che già le navi, specie prima dell'era del radar, hanno adottato per decenni. Un altro sistema era un dispositivo 'per neutralizzare il submunizionamento'. Cosa significhi è difficile capire, come del resto se sia stato realmente dispiegato sul campo e con che risultati. L'unico modo per neutralizzare il submunizionamento è una corazzatura reattiva sul tetto della torretta, ma non pare risultino applicazioni del genere.
 
I Warrior, chiamati 'Desert Warrior' dopo le modifiche, erano in realtàò analoghi al modello sviluppato dalla GKN Sankey Defence per la versione tropicalizzata del mezzo, realizzata in 2 esemplari ed inviati già il 28 settembre nel Golfo per valutazione. La GKN modificò a questo standard gli altri mezzi inviati dagli inglesi per un totale di 300 mezzi in 6 versioni diverse, di cui circa la metà erano il modello base per la fanteria. Tra queste versioni vi erano 2 tipi di mezzi recupero e un carro comando. Gli inconvenienti di cui ha sofferto il Warrior lo hanno particolarmente fatto 'conoscere' dalla stampa, ma in ogni caso le modifiche per il teatro medio-orientale erano necessarie per garantire l'peratività del mezzo. Venne installata una corazzatura passiva laterale con un programma applicato sui mezzi solo dal 4 gennaio 1991 con consegne entro il 24 febbraio. Il condizionamento dell'aria fu un'altra questione, specie per la squadra di fanti, ma il sistema ordinato il 18 gennaio alla GKN ma non venne mai installato a bordo, per la stessa ragione di quello che successe coi Challenger. Altri veicoli speciali furono il Warrior OPC per l'osservazione dell'artiglieria, con un sistema laser Pilkington Optronics OSPREY e un sistema di navigazione GEC APES (Azimouth Position and Elevation System). Il cannone da 30 mm sembrava ancora a bordo, ma era un'illusione: solo un mock-up, perché altrimenti non vi sarebbe stato spazio per i sistemi di comunicazione aggiuntivi. I Warrior con missili MILAN erano di due tipi: quello da esplorazione CVRT dei gruppi da battaglia, e quello controcarri al posto degli FV432 con i missili Swingfire. Certo che è curioso che si sia ricorso ai missili MILAN, che con la loro gittata di circa 2 km scarsi sono inferiori grandemente alla gittata dei precedenti Swingfire ma anche al raggio di tiro utile dei cannoni dei carri e anche degli IFV. I precedenti Striker nelle loro modiche 8 t avevano invece modo di alloggiare una rampa multipla per missili da 4 km di gittata, stando fuori tiro nemico.
 
Un altro veicolo che venne messo alla prova fu il mezzo da recupero Challenger ARV, che ha scafo basato su quello del Challenger 1 ma con molte modifiche previste per il successovi C.2 come il cambio a 6 marce TN 54, e i due rapporti aggiuntivi hanno fatto tanto effetto che molti hanno creduto che il motore fosse stato potenziato ad almeno 1.500 hp. I mezzi erano nuovi e in pratica sono passati direttamente dalla linea di montaggio a quella di combattimento nel deserto, assieme ai carri gittapontegettaponte sempre su scafo Challenger, ma già disponibili.
 
Tutto questo valeva dal punto di vista tecnico, ma l'addestramento e la tattica valgono quanto la tecnologia. I professionisti del BAOR, prepararatipreparati ad affrontare i corazzati del Patto in Europa si sono ritrovati ad affrontare, stavolta in azione offensiva, gli stessi tipi di mezzi nel deserto ai confini dell'Arabia. L'addestramento è stato molto curato (e libero, dati gli spazi desertici) tanto che gli equipaggi sono stati resi capaci di portare a segno 5 colpi su 5 sparati in serie, su di una sagoma di appena 46 cm di lato a 1.100 m, il che dava la possibilità di ingaggiare bersagli più grossi a distanze molto maggiori, come si sarebbe visto in azione.
 
Quando scattò l'offensiva i carristi inglesi entrarono in azione con i carri armati più criticati del mondo occidentale, dopo che i pessimi risultati del CAT '87 relativi ad affidabilità meccanica e sistemi di controllo del tiro costrinsero addirittura gli inglesi al ritiro. Ma il risultato operativo è stato di tutt'altro livello. I Challenger hanno percorso in media qualcosa come 300-350 km e mantenuto nondimeno una prontezza operativa del 95% alla fine delle ostilità (98% iniziale), mentre i 12 nuovi ARV hanno mantenuto addirittura il 100%. Solo due Challenger hanno avuto gravi avarie durante la battaglia. I cannoni da 120 mm, poi, si sono dimostrati eccezionalmente precisi, tanto che nonostante la presenza massiccia di M1 Abrams, sono stati proprio i Chally ad ottenere il centro alla massima distanza, ad un impensabile 5.1 km e al primo colpo, per giunta con una granata HESH. Questo da l'idea delle potenzialità dei carri armati moderni, ma anche che i cannoni a canna rigata e le granate HESH possono andare anche oltre la gittata di missili controcarri e dei cannoni da 120 mm 'lisci', che al massimo arrivano attorno ai 4 km di raggio massimo (in ogni caso, beninteso, sparando da fermi a bersagli parimenti fermi, dopo un preciso e minuzioso allineamento). Il bersaglio era uno sfortunato T-55, ma le HESH, con la loro traiettoria curva sono insidiose: la perdita di un Challenger 2, colpito da fuoco amico durante la guerra del 2003 lo ha dimostrato (praticamente la granata esplose sopra il portello del capocarro innescando le munizioni della torretta).
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Oltre alla logistica dei trasporti non mancavano gli ingegneri del REME (che all'epoca era addirittura il Corpo più grande in tempo di pace del British Army) con 3 officine per veicoli corazzati di cui due divisionali e una con la FMA che gestiva anche un'officina aeronautica. Altri elementi logistici erano il Royal Army Ordnance Corps per le riserve, la Royal Military Police anche per il controllo del traffico, Army Caterings Corps per le cucine, Military Provost Staff Corps per i prigionieri (normalmente si occupavano del 'centro di correzione ' a Colchester), Royal Pioneer Corps che avevano i compiti meno grati, tra cui la raccolta e identificazione dei caduti.
 
In tutto, i soldati del British Army arrivarono a 30.000, il 20% della piccola forza comlessivacomplessiva (essendo le F.A. inglesi fatte esclusivamente da professionisti) e per giunta, senza rotazione fino alla fine della crisi a differenza delle altre F.A.. Inoltre le unità nel Golfo vennero portate a pieno organico solo con l'apporto di migliaia di soldati provenienti da altre unità rimaste in Germania o in madrepatria. I professionisti inglesi erano tenuti a restare in forza per alcuni anni, e a restare per alcuni anni in servizio di riserva con richiami periodici, ma di fattfatto osisi tratta di un obbligo raramente fatto valere. Non stavolta, quando è stata richiamata la riserva per il Golfo oppure per sostituire le truppe in Germania, e poi si è arrivati al Territorial Army: ma questa è una forza di difesa nazionale e senza la mobilitazione generale non è utilizzabile oltremare, e solo con l' 'Ordine del Re (della Regina) che in questo caso non era stato dato;per aggirare l'ostacolo si è utilizzato personale 'volontario' con l' 'Impegno tipo S' che lo faceva diventare membro del Regular Army. Fatta la legge..
 
La struttura di comando era tale che gli inglesi erano inizialmente sotto il controllo dell'USMC, nel fianco destro dello schieramento; questo non era dovuto alla potenza, ma alla debolezza dei 'Marines', di cui ogni divisione aveva solo un battaglione di carri. Ma con il passaggio da briagatabrigata a divisione corazzata, il corpo di spedizione inglese passò sotto il comando dell'VII Corps dell'US Army, anch'esso normalmente basato in Germania con i loro colleghi britannici.
 
Paragonata al build-up la campagna di terra à stata rapida e poco dispendiosa. La 1nd AD era sul fianco destro dell VII Corps, ad Ovest del confinte tra Irak e Kuwait, assieme agli egiziani della componente pan-araba che erano alla loro destra. L'attacco terrestre venne chiamato 'Desert Sabre' per il British Army. Il 24 febbraio 1991 il confine venne violato dalla 1a ID americana, che aprì un varco nei campi minati attraverso cui si lanciò subito la 7a AB seguita dal resto della 1a AD, raggiungendo il giorno dopo la linea 'di partenza' per la grande offensiva. Vicino all'obiettivo 'Platinum' il 1o Staffordshire su Warrior colpì postazioni difensive e di comunicazioni irakene, e al contempo i Challenger del Q.R.I.H. respingevano un contrattacco corazzato irakeno.
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Dopo accaniti combattimenti, ma anche rese in massa, gli inglesi misero KO le forze irakene, anche con l'uso di missili MILAN (già usati con successo alle Falklands) e di granate CLAW per fucile. Nella guerra moderna gli obiettivi sono spesso attaccati in parallelo anziché in serie e infatti la 4a Brigata colpì contemporaneamente 'Bronze', dove v'era una brigata corazzata di riserva, occupandolo dopo alcuni combattimenti mettendo KO due unità d'artiglieria e una di comunicazioni. Poi, con una manovra combinata con la 7a AB occupò l'obiettivo 'Copper'. Già per la mezzanotte del primo giorno tutti gli obiettivi erano stati raggiunti, anche se le migliaia di prigionieri rastrellati rendevano più lenta la marcia. Il 26 mattina v'era d'attaccare 'Brass', dove su ben 30 km2 v'erano un gruppo da battaglia corazzato e uno di fanteria, ma per le 15.00 gli inglesi l'avevano saldamente occupato. In 24 ore la 1a AD aveva percorso 130 km distruggendo la 52a Brigata e ottenendo la cattura di 4.000 prigionieri.
 
Mentre le brigate si rifornivano, venne programmato l'attacco su 'Tungsten'. Là v'erano, secondo le informazioni 2 divisioni: la 12a corazzata e la 25a meccanizzata. Non era un compito facile attaccare in inferiorità numerica tale concentrazione di forze, anche se la 1a AD aveva oltre 13.000 soldati. V'erano da superare oleodotti sistemati sopra il terreno, un ostacolo non di poco conto. Per l'appoggio vennero mobilitate le 2 batterie MLRS, 2 di M110, 5 di M109, assieme a due batterie MLRS e due di M110 americane. Fu l'ennesimo massacro per i soldati di Saddam: in meno di un'ora le munizioni (per lo più CBU) distrussero oltre 70 pezzi d'artiglieria e misero 'fuori combattimento' il 90% del personale. Questo compromise la difesa, ovviamente. Poi arrivò la 4a AB con 3 battaglioni misti - 2 squadroni carri e uno fanti- mentre altri battaglioni aspettavano in riserva. Durante la notte occuparono due importanti postazioni irakene, ma una terza era ancora in grado di resistere. I Britannici furono saggi. Per evitare un altro massacro nonché perdite proprie (non dev'essere facile per soldati mai entrati in combattimenocombattimento vedere tali stermini) organizzarono una dimostrazione di artiglieria davanti alla postazione. Gli irakeni presero nota e si arresero, non prima che il comandante della compagnia morisse 'improvvisamente' e venisse rimpiazzato da un subalterno. Consolidate le linee, cercando di raccapezzarsi nella confusione della battaglia, facendo il punto sulla campagna: gli irakeni stavano scappando disperatamente verso l'Irak lasciando solo piccole retroguardie, ma quella che era una rotta venne interpretata invece come una ritirata strategica per riorganizzarsi e contrattaccare, così le forze terrestri americane e britanniche ebbero il compito di intercettarle lungo la strada Kuwait-Basra. Così vennero fatti avanzare per 100 km, ma gli inglesi si ritrovarono davanti ad un altro 'effetto' della guerra moderna: le unità irakene erano state colpite da attacchi aerei pesantissimi e non c'era più qualcuno che potesse opporre una resistenza a livello di unità d'impiego. Così, cercando di controllare il territorio e di raccogliere le truppe sbandate, venne organizzato il controllo della strada.
 
Le postazioni difensive irakene risultarono anche più forti di quanto ci si aspettasse, estese e protette da oltre 1 milioni di mine controcarro e antiuomo. La resistenza delle truppe irakene era però meno forte di quanto ci si aspettasse, anche perché 6 settimane di attacchi aerei li avevano fiaccati. L'addestramento NATO, la manovra ad armi combinate era stata micidiale per gli irakeni che pure combattevano a difesa del loro territorio, nonostante la differenza rispetto al teatro europeo in cui erano schierati i reparti pesanti americani e inglesi. Infine l'avanzata era stata quasi priva di perdite, e veloce: l'avanzata finale per tagliare la strada a Basra du tanto rapida che la 7a Brigata corazzata impiegò 100 minuti per percorrere 45 km.
 
Le Special Forces inglesi arrivarono a frotte, ma sopratutto il 22nd Special Air Service Regiment, ovvero il SAS. Dalle basi avanzate in Oman e Marinah è stato facile schierarli, e nelle montagne omanite da anni gli inglesi da anni seguivano corsi di addestramento e SERE (evasione e resistenza, ovviamente tra le cose più segrete e riservate del loro programma). I SAS sono stati preceduti da 25 elementi dell'SBS della Marina che erano imbarcati sull'Armilla Patrol del Golfo. Unità del NISOG, i gruppi di 'osservazione' speciale del N.Irlanda sono stati pure usati nel Golfo, dando fiato all'IRA che ha avuto un incremento dell'attività proprio nello stesso periodo. Non sono mancate poi le Special Forces Flight della RAF e il 7th Army Air Corps Regiment con gli elicotteri per missioni speciali. Uno di questi operatori era a bordo anche di uno dei due MH-53E PAVE LOW III che illuminavano i bersagli per i missili degli Apache. Gli SBS operarono con i SEAL dei Team 3, 5 e 6, con funzioni di sminamento, mentre il SAS ha svolto azioni dirette sul territorio nemico e non scherzarono affatto: avevano liste di materiale, persino pesante, e personale. AddirutturaAddirittura, vi è stata una missione congiunta del SAS e della Delta Force in cui è stato usato un certo numero di Mi-8 ex-DDR: prontamente scambiati per elicotteri irakeni dai soldati, erano in realtà guidati da personale ex-DDR su contratto. Finì che catturarono una batteria dei relativamente nuovi ed efficienti SA-8 (anche se è strano visto che questi missili erano disponibili anche nella DDR, e oltretutto erano troppo pesanti per essere trasportati in aria da qualcosa di meno che un CH-47). Le S.F. hanno anche operato per rapire personale per ottenere informazioni, hanno persino ucciso gli ufficiali che sembravano più 'efficienti' nello spronare i loro uomini, vi sono state incursioni negli alti comandi delle unità irakene per prendere documenti. Ne sono seguiti conflitti a fuoco in cui gli inglesi hanno avuto in genere la mano migliore, stimando un rapporto perdite a loro favore di 15:1. Hanno ottenuto secondo alcune fonti, 1 morto e 7 prigionieri, oppure 4 uccisi, nessun prigioniero e alcuni feriti. Poi vi sono state le missioni assieme alla Delta Force, alla 5th Special Forces Group americane in missioni congiunte chiamate 'Fusion Cells' per la caccia agli Scud, con team di 18 elementi di cui 6 del SAS inglese e il resto americani. Agivano in base alle informazioni dello Squadrone infiltratosi già agli inizi di Desert Shield dentro il territorio irakeno, e di altri reparti speciali che si muovevano passando per poveri beduini, anche a dorso di cammello. In questo modo segnalavano la presenza dei missiilmissili, le Fusion Cells venivano paracadutate e poi scappavano con delle jeep speciali e recuperati dagli elicotteri pesanti. Altri compiti erano l'illuminazione laser per gli F-117, posa di radiofari etc. (anche se bisogna dire, solo pochissimi lanciatori mobili degli SCUD vennero neutralizzati in qualche modo, nonostante le operazioni di aerei come gli F-15E). La ricognizione per le truppe in avanzata era anche un compito utile. Certo che muoversi nelle pianure del deserto era molto più pericoloso che entro territori coperti da vegetazione, ma qui veniva in aiuto non tanto la copertura, ma la dissimulazione: non potendo nascondersi alla vista, si facevano passare per qualcos'altro, un po' come i Ninja giapponesi. Passando ostentatamente per poveri arabi nomadi non facevano molta notizia.
 
Insomma, le S.F. hanno combattuto nel Golfo la loro guerra misteriosa, sporca e senza esclusione di colpi, e come al solito, misteriosa e senza prove precise tranne che in casi speciali. Il successo delle unità da guerra 'non convenzionali' era l'ombra di quello ben più 'luminoso' delle forze convenzionali, che evidentemente ha come base elementi-ombra che trascendono dalla sola tecnologia e addestramento. Supportati dalle informazioni da oltre confine potevano ottenere dei successi decisivi altrimenti non ottenibili.
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*5 caccia Type 42 C, l'HMS York, Gloucester, Manchester, Cardiff, Exeter, con una punta massima di 4 navi impiegate
*6 fregate di cuiuncui un massimo di 4 impiegate simultaneamente: la Type 22 Battleaxe e Brazen, le Batch 2 London ;Brave, Brilliant, e la Type 12 Jupiter
*La nave comando HMS Hecla e Herald per i gruppi contromisure mine
*le navi MCM HMS Cattistock, Atherstone, Hurworth, Dulberton, Ledbury, Bicester, Brocklesby, Brecon tutte classe 'Hunt'
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Il principale obiettivo dei Tornado, per i primi attacchi, erano le basi aeree irakene. Queste non erano un bersaglio facile essendo (per via dell'esperienza bellica con l'Iran) tutte di grandi dimensioni tanto che alcune avevano addirittura 6 piste di volo, tutte separate tra di loro! Era quindi impossibile metterle fuori uso in un sol colpo, a meno che non si lanciassero attacchi con 20-30 Tornado alla volta, armati naturalmente di due JP233 l'uno, così il Comandante in capo delle Forze aeree della Coalizione, il generale americano Horner, richiese piuttosto attacchi di disturbo che fossero in grado almeno di ridurre l'attività dei suddetti aeroporti. Fu in base a questa direttiva che i Tornado, macchine particolarmente adatte allo scopo, decollarono a partire dalle 2 di notte del 17 gennaio. Invece di attaccare con tutti gli aerei disponibili non più di due basi per volta, vennero lanciati gruppi di 4 aerei decollarono contro Al Taquaddum, Mudays e Al Asad mentre Tallil ebbe due formazioni assegnate per un totale di 22 Tornado, alcuni dei quali armati con ALARM ma la maggior parte con i JP233. Grazie all'attacco da parte degli AH-64 contro due postazioni radar irakene di capitale importanza, grazie all'uso di missili cruise (si sarebbe scoperto che oltre ai Tomawhak erano usati anche gli ALCM-86 CALCM) l'attacco inglese potà svolgersi con una notevole sorpresa, volando a circa 60 m in modalità 'Hard ride' (consente di seguire il terreno con grande accuratezza, ma è tremendamente faticosa per l'equipaggio e di fatto è utilizzabile per lo più su terreni assai piatti), mentre la formazione era quella definita come CARD-4, ovvero con gli aerei che erano distanziati di 3-5 km e si appoggiavano a vicenda, per esempio coprendosi in caso di attacco di caccia nemici. A Mudaysis i Tornado ottennero una totale sorpresa e si avventarono a 1020-1110 kmh a 60 m sopra la pista scaricando le submunizioni delle JP233 e poi sganciando pure queste (con le quali i Tornado non erano certo supersonici a bassa quota), anche ad Al Asad venne ottenuta una totale sorpresa e anche qui la contraerea cominciò a sparare quando gli aerei erano già praticamente fuori tiro (non ci vuole certo molto a 300 metri al secondo, a portarsi fuori dalle difese perimetrali di una base, ancorché grande). Ma qui i Tornado erano giunti per primi, sulle altre due basi erano invece la 'coda' di formazioni d'attacco americane con gli A-6 Intruder, e le difese erano ben attive. Il comandante Broadbent descrisse come la contraerea, dal Kalashikov ai pezzi da 57 mm innalzava un muro di traccianti che salivano fino a 4500 m. Nondimeno, i Tornado riuscirono a passare attraverso questo sbarramento e a sganciare le armi.
 
Tutti gli aerei riuscirono a rientrare (non è chiaro se danneggiati o meno) ma era chiaro che gli Irakeni sapevano difendersi se mancava l'effetto sorpresa. All'alba del 17 tre aerei vennero lanciati in una missione di loft bombing (sgancio in cabrata delle bombe) contro Ar Rumaylah, vicino Bassora. Ma proprio sopra uno dei punti di virata per la rotta sull'obiettivo si vide una postazione irakena e allora, a quel punto era chiaro che gli irakeni non sarebbero stati colti di sorpresa. I Tornado accelerarono a 1100 kmh (ovviamente e nonostante le false affermazioni in merito circolate a suo tempo su molta stampa specializzata, la velocità di crociera dei Tornado ''non'' è 1.100 kmh, ma piuttosto attorno agli 800-950. 1.100 kmh sono ottenibili ma solo con il postbruciatore inserito o senza carichi esterni, nessuna delle due cose è concreta per un impiego operativo NdA). Appena giunti a 450 m tutti gli aerei sganciarono le 8 bombe da 454 kg che non gli avevano impedito di raggiungere, assieme agli altri carichi subalari, mach 0,9 in una cabrata in cui in un lunghissimo secondo tutte le armi vennero sganciate. Poi i Tornado vennero inquadrati dalla contraerea di ogni tipo: cannoni, mitragliere (favoriti dalla bella giornata di sole con ottima visibilità: a questo proposito i Tornado erano stati ridipinti in una mimetica color sabbia, come praticamente tutti gli aerei inglesi impiegati in zona), ma anche missili SA-8, SA-6, Roland. Erano una minaccia temibile e dopo il rollio di 135 gradi di disimpegno i Tornado scesero a tutto gas a forse appena 10 m di quota (chiaramente erano in modalità guida manuale, il TFR non poteva assicuareassicurare un volo a quote tanto basse) e rischiarono di schiantarsi al suolo conseguentemente. Eppure non gli bastò, l'aereo di Peters venne colpito da un missile in coda e poco dopo dovettero lanciarsi diventando prigionieri di guerra. Attaccare di giorno non era consigliabile.
 
La notte ricominciarono gli attacchi con le spezzoniere JP233, che al solito richiedevano il sangue freddo di uno stoico: volare trasversale sopra la pista e attaccarla passando letteralmente sulle canne dei cannoni irakeni non era facile (e non lo sarebbe stato nemmeno se si fosse trattato degli aeroporti del Patto di Varsavia, similmente difesi) anche perché la sequenza di sgancio era di circa 6 secondi, ma ancora venne attaccata la grande base di Tallil, Shaibahm Ubaydah Bin Al Jarrahm Wadi Al Khirr New e Al Asad per un totale di 24 aerei o almeno, pare che solo in quest'ultimo caso vennero usati 8 Tornado. Anche stavolta la contraerea non mancò d'impressionare i piloti inglesi, che si saranno sentiti, sopratutto a Tallil, come i caccia ribelli contro la Morte Nera, A Shaibah gli aerei inglesi arrivarono quando era in corso un attacco in grande stile da parte degli aerei dell'US Navy con supporto anche di macchine come gli F-4G americani. Dopo l'attacco con le JP, fecero due virate di 90 gradi ma dopo 40-50 secondi dall'attacco,a diversi km dall'aeroporto videro una grande palla di fuoco a terra: era il No.3 del Wing Commander Nigel Elsdon, forse vittima di un errore di manovra dato che si stava volando in quel momento ancora in TFR manuale. Questo, nonostante la 'cattiva stampa' fu l'unico Tornado perso mentre attaccava con le JP233. A Ubaydah un Tornado, in volo a 1020 kmh e 60 m venne apparentemente colpito dalla contraerea, riuscendo a sganciare le SP233 ma poi resosi conto che vi erano dei problemi all'ala, tanto che dovette atterrare con la freccia a 45 gradi. Era stato colpito all'ala sinistra da un grosso e sfortunato uccello, forse un airone e dovette essere riparato. Aveva rischiato di schiantarsi al suolo pure questo velivolo. Anche ad Al Ashad fu incontrata una poderosa contraerea che entrò in azione subito dopo l'attacco dell'aereo No.1, con missili e proiettili di ogni sorta, ma senza riuscire a colpire i Tornado, che usarono presumibilmente anche le ECM per scampare (era pratica automatica di rilasciare chaff-flare e attivare i sistemi ECM Sky Shadow). Sempre nella notte del 17-18 8 aerei di Tabuk lanciarono anche ben 14 missili antiradar ALARM, stavolta contro la base H-3 vicino al confine giordano, a seguire vennero anche 3 dei 4 aerei (uno ebbe un'avaria dopo il decollo) con le solite JP. Anche qui, molto irrazionalmente, i Tornado erano la 'coda' della formazione (quando casomai avrebbero dovuto essere la testa, date le loro capacità d'attacco 'furtivo') che stava martellando la base da 20 minuti. Il risultato fu che gli irakeni s'erano davvero arrabbiati e da 8 km gli equipaggi dei Tornado videro la peggior contraerea immaginabile, con una grande corona di traccianti che saliva fino al cielo come tiro di sbarramento e 'intimidazione'. E in effetti il capo-formazione disse ai suoi di interrompere l'attacco e tornare alla base.