Caccia tattici in azione/Monoplani della Regia: differenze tra le versioni

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Il Macchi, come si è visto, era pericoloso, ma non superiore all'Hurricane I (specie se questo era ad alta quota e-o senza filtro antisabbia), per non dire dell'Mk.II; come intercettore, era più rapido in salita, ma saliva meno in alto, il pilota non aveva ausili decenti, inizialmente nemmeno la radio ricetrasmittente (o anche la sola ricevente), né corazze protettive (applicate successivamente, ma non di elevato livello); l'Hurricane poteva accumulare un certo ritardo durante la salita, ma poi in orizzontale recuperava la distanza, e quando era a contatto del nemico, poteva 'spennarlo' a 10.000 colpi al minuto. Inoltre aveva una maggiore autonomia, specie con serbatoi ausiliari, per cui poteva anche semplicemente aspettare già in quota (ai tempi della B.o.B. ci si andava anche 4 volte al giorno, parlo di oltre 9.000 metri), senza bisogno di partire ogni volta da 'zero' per carenza di benzina.
 
Come intercettore, l'Hurricane Mk.I poteva contare su di un output di circa 1,7 kg/secs, contro circa 0,65 kg/s di un Macchi. Anche se le mitragliatrici di grosso calibro avevano una portata pratica maggiore e una superiore distruttività contro strutture robuste, era una differenza troppo grande. I successivi Hurricane Mk.II ebbero 12 (spesso ridotte a 10 per velocizzare il riarmo) Browning, e poi 4 cannoni da 20 mm (6 kg/s). L'autonomia di fuoco del Macchi era maggiore (circa 40 secondi), ma come sempre c'é un compromesso ideale. L'Hurricane, sia pure con un'autonomia di fuoco di meno di 20 secondi, era meglio armato. Del resto il Bf-109E aveva un output di 2,5 kg ma solo per sette secondi (così come lo Zero) dopo di che perdeva i 20 mm e doveva arrangiarsi con le sole due mitragliatrici, che avevano sì un'autonomia di 60 secondi, ma un output di appena 0,4 kg/s a far tanto: i loro 2.000 colpi, sparabili in non meno di 60 secondi, erano tirabili dall'Hurricane in appena 12-13 secondi, e questo faceva la differenze, sopratutto ora che i combattimenti erano sempre più rapidi e il tempo utile per sparare sempre minore. Così anche il Bf-109 o lo Zero, nonostante la ridotta autonomia di fuoco, erano pur sempre ben rispettati quanto ad armamento cannoniero, anche se era un 'jolly' da giocare con attenzione e prudenza. L'ideale fu poi il cannone da 20 mm con alimentazione a nastro anziché a tamburo, con 120-250 cp per arma. Benché il Macchi 200 e gli altri caccia analoghi avessero una buona dotazione di proiettili (e un contacolpi elettrico), armi affidabili e capaci di erogare costantemente un certo volume di fuoco, e con proiettili tutti dotati della stessa balistica, il loro armamento era insufficiente. Spesso bombardieri leggeri come i Blenheim riuscivano a sfuggirgli anche se ripetutamente colpiti, mentre gli Hurricane potevano inchiodare i bombardieri medi come gli S.79 e BR.20 con un singolo passaggio. Non c'era partita, insomma.
 
C’è poi un altro discorso, quello della flessibilità d’impiego delle armi. L’Hurricane aveva una forte capacità di eseguire un ‘tiro al traverso’, in altre parole di sparare contro avversari che si presentavano con ogni angolazione. Se per esempio capitava un bersaglio in movimento trasversale, l’Hurricane poteva impallinarlo al volo. Aveva un volume di fuoco di 9.000 o 12-13.000 c.min, il che significa circa 150 o 220 c.sec. Erano proiettili leggeri, ma qualcosa colpivano, e non senza effetto. Contro un bersaglio lungo 8 metri, in movimento tra 100 e 200 m.sec, già l’Hurricane Mk.I poteva sperare di mettere statisticamente a segno tra 9 e 18 colpi (colpi al secondo divisi per la velocità del bersaglio fratto la lunghezza dello stesso, per esempio 150 diviso 12, che sono le lunghezze del caccia che si trovano in 100 metri di percorso, nel secondo in cui vengono sparati i 150 colpi). Nel caso dei caccia italiani, la cadenza di tiro delle due Breda era di circa 18 c.sec: a 100 m.sec un bersaglio di 8 metri era teoricamente colpito da 1,5 proiettili. Se il bersaglio superava i 150 m.sec (oltre 18 lunghezze) diventava aleatoria la speranza di colpirlo anche con un solo proiettile. Benché provviste anche di proiettili esplosivi, le 12,7 erano armi troppo piccole per farne buon uso (carica delle Breda, appena 0,8 gr di pentrite) e spesso erano preferiti i proiettili incendiari (l’esplosione eventualmente la procuravano incontrando i vapori di benzina, spesso presenti anche fuori dei serbatoi degli aerei, per qualche piccola perdita). Uno o due colpi erano poco significativi. Ma una dozzina, sparsi per l’asse dell’aereo, significavano circa uno ogni 70 cm, e questo rendeva probabile colpire qualcosa di importante, per esempio il pilota. Alle velocità più alte quest’armamento ad alta cadenza di tiro era l’unico che consentiva di colpire qualcosa in maniera affidabile. Con i 4 cannoni da 20 mm il volume di fuoco calava in termini numerici (e infatti i piloti della Marina americana spesso silamentavano della riduzione di cadenza rispetto alle sei M2 dei primi caccia navali), ma ogni colpo pesava 120 gr (circa), di cui una decina erano di HE, sufficiente per danneggiare gravemente anche parti robuste come il motore e i longheroni: due colpi da 12,7 o una decina da 7,7 non erano una minaccia comparabile a un paio da 20 mm (peso rispettivamente di 70, 120 e 240 gr) e ai danni che potevano causare ad ogni struttura aeronautica, anche blindata. Una volta che il caccia fosse stato colpito e danneggiato, sarebbe stato facile convincerlo a disimpegnarsi, oppure inseguirlo per dargli il colpo di grazia. Con poche armi era tutto più difficile, e ai piloti italiani veniva insegnato proprio per questo a manovrare al meglio, per mettersi alle spalle dell’avversario e impallinarlo da breve distanza, standogli in coda e con il minimo di deflessione. Non era una scelta obbligata, del resto quando apparve il Macchi 202 i piloti rimasero piuttosto delusi dal vedere che aveva ancora solo due Breda, quando ne avrebbero volute possibilmente sei. Per colmo di beffa, in seguito i ‘202 ne avranno un altro paio, ma da 7,7 mm, solo nel ’42 (quando oramai erano armi superate) e capaci nondimeno di appesantire con 100 kg in più il Folgore, tanto che spesso non venivano installate. Lo furono invece con i C.205, ma questi non avevano problemi di potenza. Quando però le cambiarono con i cannoni Mauser da 20 mm, malgrado una leggera perdita di velocità, nessuno ne ebbe nostalgia.