Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/USA-133: differenze tra le versioni

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Nel dopoguerra il nuovo Strategic Air Command aveva solo quattro bombe di questo tipo, ed erano assegnate al 393rd Bob Squadron , che era basato a Roswell Field (un nome .. ben noto), in New Mexico, da dove misero in azione una sorta di primordiale servizio d'allarme nucleare. Nel '47 venne fuori la storia di uno strano 'crash', e un inesperto PAO (Public Affairs Officer) se ne uscì dicendo che era caduto un 'disco volante'. Così la più segreta delle basi aeree divenne d'un tratto la più nota, perché nel dopoguerra, e nel '47 in particolare, c'era stata una vera ondata d'avvistamenti. Forse si sarà pensato che era meglio così, invece di andare ad ammettere l'esistenza di programmi come i palloni sonda per spiare l'URSS, ma in realtà si dimostrò un formidabile boomerang, che ha attirato curiosità e critiche sull'USAF.
 
Questa, riguardo le armi nucleari, aveva la filosofia di 'un aereo, una bomba, una città distrutta', un po' come sul Giappone. Con il B-29 in volo era difficile fermarlo prima che fosse sul bersaglio, ma certo l'URSS non era il Giappone del '45. Ad ogni modo, le bombe nucleari erano state maggiormente sviluppate dalla Fatman al plutonio, più potente anche se più pesante. Da questa venne fuori la Mk.III, a forma di uovo o di una sorta di 'dirigibile', considerando anche i piani di coda: lunghezza 3,25 m, diametro circa 1,5, peso 4.675 kg e 21 KT. Dato il diametro delle semisfere di plutonio, la sua forma non era particolarmente aerodinamica e l'errore medio nei lanci di prova era di 283 m. Non era pochissimo, ma nemmeno tanto se si trattava di colpire un bersaglio non protetto (sotterraneo), come una città, con un raggio di distruzione 10 volte maggiore. Del resto, i bombardamenti su Bikini dimostrarono che le navi erano ben più difficili da distruggere al di fuori di poche centinaia di metri, specie se l'esplosione avveniva in aria (perché l'onda d'urto era ben più pericolosa per le loro strutture quando era subacquea, sebbene l'onda di calore fosse molto più pericolosa per gli esseri umani nel raggio di chilometri). Per caricare quest'ordigno era necessario scavare una buca e poi farvi passare sopra un B-29, come del resto si faceva per gli aerei sperimentali X-1 e X-2, o anche il sollevamento del muso degli stessi aerei. Inoltre l'inserimento del 'core' per attivare l'ordigno richiedeva molto lavoro e 90 minuti di tempo. Peggio che mai, gli XB-35, per quanto sembrassero avanzati, non potevano ospitare queste armi nei loro vani bombe e anche per questo, vennero abbandonati. Presto le Mk.III divennero una realtà operativa di tutto rispetto, malgrado tutto questo: la produzione arrivò a ben 120 ordigni, anche se le radiò già entro il 1950.
 
Per i successivi bombardieri, l'USAF volle una stiva cilindrica con diametro sufficiente per un 'carico speciale' fino a 1,55 m di diametro e lunghezza di 4,6, peso di almeno 4,55 t. Anzi, già si pensava a bombe da 21 t e 7,5 m. Con questi criteri più o meno rispettati nacquero i vari AJ Savage, A3D Skywarrior, i B-47 e i successivi dell'USAF, il B-45 dovette essere modificato nella struttura alare perché questa, in origine, era un cassone unico che attraversava anche il vano portabombe. B-47 e 52 invece avevano stive più che sufficienti per il compito.