Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-8: differenze tra le versioni

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Dal momento che uno dei sistemi è entrato in servizio e l'altro no, è difficile dire se l'OTOMATIC, altrettanto costoso e potente, avrebbe avuto un'efficacia analoga a quella del mezzo russo, ma di fatto i sovietici, pur avendo per primi i cannoni da 76 ad alta cadenza di tiro (120 c.min), non si sono interessati di un 'Otomaticovsky' e hanno preferito sia in ambito navale che terrestre la combinazione cannoni e missili. Al contrario, nell'impiego navale, in Occidente, il pezzo da 76 è ben diffuso (a maggior ragione con i nuovi proiettili guidati) e di fatto ha unificato i requisiti tra artiglierie di medio calibro e CIWS. Come si vede, si tratta di situazioni che si prestano a valutazioni discordanti. Ma con armi come l'ADATS (micidiale come SAM entro gli 8 km e come arma c.c. entro i 6) che possono essere ospitate anche in veicoli come gli M113 da 11 t, è chiaro che l'era dei grossi semoventi cingolati specializzati per compiti contraerei era al capolinea anche negli anni '80, e nemmeno l'OTOMAT riuscì a far cambiare idea, specie dopo che l'E.I. ordinò un gran numero di SIDAM (basati sul volume di fuoco, 4 armi da 25 mm) preferendo investire i soldi disponibili in un sistema d'arma chiaramente inferiore, ma più numeroso ed economico. Senza cliente di lancio non c'é stata carriera per il 76 mm semovente e così è rimasta accademia compararlo alla soluzione del 2S6, sebbene in ambito navale il confronto sia invece molto concreto.
 
===L'ultimo nato: il Pantis S1<ref>Po, Enrico, RiD Dic 2008</ref>===
Dato che lo Shilka era un valido sistema, ma a corto raggio, era giocoforza volere qualcosa di meglio per il futuro, onde contrastarare la minaccia mortale degli aerei NATO; ci si basò sul principe dei semoventi c.a., il GEPARD, il cui sviluppo era iniziato nel 1966, e gli studi addirittura nel '63. Per contrastare gli aerei a bassa quota serviva una cadenza di tiro elevata, e allora venne obbligatoriamente studiato un sistema con cannoni tra 20 e 40 mm, che per i russi, salomonicamente, significava adottare il 30 mm, con due poderose armi bicanna di buona portata, eccellente precisione ed elevata letalità. Ma c'era un altro problema, l'avvento dell'elicottero d'attacco, il che consentiva di sparare da distanze sempre maggiori restando al di fuori del raggio di tiro dei sistemi a più corto raggio. Così i sovietici avevano due possibilità: o ritornare al concetto dei sistemi di grosso calibro, come lo ZSU-57-2, che però erano ritenuti poco efficienti contro aerei apparsi improvvisamente a bassa quota, e per giunta, con tutte le esigenze moderne in termini di FCS, alimentazione automatica, velocità di brandeggio, sarebbero finiti per costare una cifra e pesare altrettanto. Questa fu la strada seguita in Italia con l'OTOMATIC, ma i sovietici, pur avendo a loro volta un eccellente cannone da 76,2 mm a tiro rapido (precedettero di diversi anni gli italiani nel realizzare il primo pezzo da 120 c.min, apparso con le 'Tarantul' negli anni '70, mentre i SR ebbero come prima applicazione nota proprio l'OTOMATIC, e solo verso la fine degli anni '80 vennero installati sui caccia 'Audace'), non vollero sentirci da quell'orecchio, e si limitarono ad aggiungere un sistema missilistico relativamente piccolo e compatto al loro progetto iniziale. Essi ebbero successo, e realizzarono un sistema capace di raddoppiare la distanza d'ingaggio, portandola a 8 km, seppure non senza limitazioni per l'uso dei missili (che richiedevano buone condizioni meteo, essendo a guida ottica); inoltre questi non erano utili per tiri d'artiglieria e altre cose che un cannone da 76 poteva fare, ma non si può avere tutto: il peso, limitato in 34 t anziché le 45+ dell'OTOMATIC, era senz'altro una buona notizia, richiedendo meno sforzi logistici e un motore meno potente, e un costo generale meno elevato almeno per quel che comporta la piattaforma. Da notare che, se avessero voluto, non ci sarebbero stati molti problemi ad adattare il 76 al mezzo terrestre: le giostrine dei carri e dei BMP/BMD sono infatti concettualmente analoghe a quelle delle torri d'artiglieria navali, e sono state implementate da decenni nei mezzi corazzati.
 
Ad ogni modo, nonostante il potente armamento di cannoni 2A38 e missili 9M311, il 2S6 Tunguska, che pare sia entrato in servizio già nel 1984 (ma certo non a pieno ritmo, inizialmente per esempio aveva solo quattro missili anziché otto), i sistemi di controllo del tiro non erano del tutto accettabili (troppa sensibilità alle ECM e vulnerabilità ai missili ARM), anche se come al solito, ogni sistema è 'il migliore' fino a quando non appare il sostituto (vedi i modelli di automobile), infatti è stato senz'altro con sollievo che non vi fossero i 'Tunguska' (nome evocativo, vedi l'esplosione in Siberia del 1908) in giro nel 1991, o altrimenti i casi 'Cocciolone' (il Tornado abbattuto da un semplice Shilka nda.) si sarebbero moltiplicati.
 
Ma il progresso andava avanti e lo Shipnov OKB, già realizzatore del sistema d'arma del Tunguska, si interessò di un nuovo modello. Simile al precedente, ma al contempo, notevolmente diverso. Anzitutto la piattaforma era più leggera, essendo su autocarro 8x8; inoltre la torretta era più piccola e priva di equipaggio, come sul Kasthan navale, il sistema più simile al Tunguska; il sistema di acquisizione e inseguimento radar e ottico erano del tutto rinnovati, e in larga misura, era così anche per le armi.
 
Alla fine, nell'ottica del dopo-guerra fredda, che significava il tramonto delle grandi unità campali quasi interamente cingolate, il nuovo 96K6 PANTSIR era un sistema concepito per essere impiegato da una vasta serie di piattaforme (essendo gli autocarri facilmente 'sostituibili' dai modelli che si fosse voluto), con due operatori e il conducente; venne presentato ufficialemnte al MAKS del '95, su autocarro URAL 5323.4 8x8. Esso aveva un armamento missilistico notevolmente rinforzato, essendo basato su ben 12 missili 9M335, mentre le armi da fuoco erano men che dimezzate, essendo solo due 2A72 da 30 mm, quelle del BMP-3 per intenderci; radar di ricerca in banda decimetrica, con antenna Cassegrain ribaltabile in condizione di marcia, e con portata di 30 km; sistema radar addirittura bi-banda, sia centimetrica che millimetrica, per l'inseguimento, con antenna parabolica-circolare, mobile solo sul piano verticale e coperta da un radome conico, con 24 km di portata; camera termica NPO GIPO 1TPP1 in banda 8-14 micron, un sensore IR da 0,8-0,9 micron per l'inseguimento dei missili, e sistema di guida con una piccola antenna parabolica. Un sistema davvero poderoso e completo, con una capacità d'acquisizione e inseguimento che andava dall'IR basso, al radar decimetrico, e capace di funzionare anche senza i radar; un incubo per i cacciabombardieri tattici, accentuato dalle armi impiegate.
 
Queste erano le 9M311 migliorate, con portata passata a 8 (o forse 10) km a ben 12.000 metri, e quota operativa che passava da 10-3.500 m a 5-8.000 m, quindi anche contro bersagli a media quota. Comandato con segnali radio e sensore IR (che serve per il rilevamento dal mezzo di lancio, non per l'acquisizione autonoma nda), arrivava a velocità di 1.100 m.sec (contro i 900 del tipo precedente), quindi era un missile iperveloce classe VT-1 Crotale. Sebbene pesasse 65 kg anziché una trentina, 90 kg compreso il tubo di lancio sigillato, poteva arrivare a 10 km in appena 14 secondi dopo il lancio, competendo in velocità d'intervento con i proiettili di cannone; la testata da 14 kg (spoletta prossimità e di contatto) era altamente distruttiva. Il diametro era di 170 mm, la lunghezza di 3,2 m e la costruzione, al solito per queste armi ad alta velocità, era bistadio.
 
Le mitragliere 2A72, invece, servivano più per proforma che per altro, essendo armi in produzione dal 1985, dopo che le precedenti 2A42 (del BMP-1 e vari tipi di elicotteri) avevano dimostrato qualche problema, non ben noto; non solo erano però meno potenti di queste (330 c.min anziché 500), ma sopratutto, pur impiegando sempre le munizioni 30x165, erano molto meno potenti delle 2A38 bicanna (2.500 c.min), di buono avevano solo che erano affidabili e pesanti solo 84 kg, di cui 36 per la canna. Nonostante tutto, però, sebbene si siano adottate queste armi poco potenti, le prove di tiro vennero giudicate positivamente: ma a dire il vero, i semoventi 2S6 erano capaci di ben altro, come dimostrato nelle IDEX degli anni '90, e così non sorprende che l'esercito russo preferì confermare il Tunguska, che oltretutto, essendo corazzato (sia pur leggermente) era adatto a missioni anti-guerriglia, come in Cecenia.
 
IL PANTSIR era per certi versi un passo indietro rispetto al 2S6, anche se tecnologicamente era più avanzato, e così non sorprente che non fosse adottato. ma il KBP non si perse d'animo e col tempo, lavorò ad una riprogettazione del concetto originale, migliorando ulteriormente i sensori (e le consolle di presentazione) e adottando il nuovo 57E6, un missile iperveloce addirittura più potente del precedente. Un forte stimolo in tal senso, venen dato dal solito ordine degli Emirati Arabi Uniti, che già buoni clienti dei Russi (vedi il BMP-3) nel 2000 piazzarono un contratto per 50 PANTSIR dal valore di ben 734 mln di dollari (pur sempre meno della stima iniziale dei 2S6, una cui batteria da sei mezzi costava indicativamente 60-80 mln), 24 su piattaforma ruotata, ma gli altri su chassis GM-352, da consegnarsi dalla fine del 2004; solo che il radar Shlem, della Phazatron-NIIR, era in ritardo e i tempi non vennero rispettati; arrivò quindi un contratto addizionale di 66 mln, ma nel frattempo gli EAU volevano solo i mezzi ruotati con base autocarro MAN 8x8 tedesco. Finalmente, il primo PANTSIR S1E venne assemblato, ma era il novembre del 2006; fu un anno fortunato, perché la Siria richiese altri 50 mezzi. Che non erano solo per Damasco, perché almeno 10 vennero vettorati in Iran, il quale ovviamente ha provveduto a clonarli il più fedelmente possibile, ottenendo così (finanziando la Siria per la commessa) le tecnologie di cui ha bisogno, in vista di ottenere almeno 50 mezzi. del tipo PANTSIR S1E. Non bastando nemmeno questo, l'Algeria quello stesso anno ordinò altri mezzi, nell'ambito di un contratto di 2,6 mld di dollari. All'inizio del 2007 vi sono stati dei test di prova, e i primi 12 mezzi vennero finalmente consegnati agli EAU nel 2007, altri 24 erano attesi nel 2008 e infine 14 nel 2009.
 
Ma com'é il PANTSIR dell'attuale generazione? Si tratta di un sistema contraerei modernissimo, con cannoni e missili, collegati da un sistema multibanda per il controllo del tiro, strettamente integrato, con tempo di reazione di 4-6 secondi (degno di un CIWS navale) e la capacità di interagire con altri sistemi della batteria; può intercettare armi nemiche fino a 1 km.sec di velocità (in teoria, persino missili balistici o razzi d'artiglieria) con angolo fino a 70 gradi, aerei manovranti fino a 1.800 kmh, UAV, blindati leggeri e ogni altra cosa che gli capiti a tiro, ovvero da distanze tra 200 m (in pratica, anche a bruciapelo se si punta in manuale) fino a 18-20.000 metri, con quote tra 5 e 15.000 metri. Esso è quindi un sistema completo: può 'beccare' un elicottero in hovering dietro una siepe, come un F-16 in volo a 10.000 metri. Ha tre componenti, il sistema integrato radar-elettroottico, le armi balistiche e i missili. Cominciamo dal primo, si tratta di un sistema ognitempo, con frequenze UHF, EHF e infrarosse per la guida dei missili; ha un radar di acquisizione 3D con IFF incorporato, portata di 32-36 km, capacità di seguire fino a 20 bersagli contemporaneamente, calcolandone direzione, quota e velocità radiale; un radar multifunzione ad onde millimetriche, con antenna piatta di tipo a scansione elettronica, inseguendo fino a tre bersagli in simultanea e guidando fino a quattro missili; un sistema optronico con camera termica per uso indipendente, capace anche di vedere, ovviamente, bersagli a terra: in realtà le camere termiche sono due, una delle quali è della francese SAGEM (per i sistemi degli EAU), segno che i tipi russi continuano a non essere all'altezza della migliore tecnologia occidentale, e che funziona un banda 3-5 micron, inseguendo i bersagli; l'altra funziona nella banda 0,8-0,9 micron per seguire il missile antiaereo; infine vi è il computer centrale con due moderni schermi multifunzione, in una cabina esterna alla torretta (che resta senza equipaggio), per altrettani operatori; a tutto questo è asservito il computer centrale di controllo.
 
Le armi sono rivoluzionate anche rispetto al primo PANTSIR, e in particolare, si nota il ritorno prepotente delle 2A38, qui nel tipo M migliorato: alzo -6/+80 gradi, elevabili a 30 gradi al secondo, portata 4 km e cadenza di 2.000-2.500 c.min, omologazione nel 1980 (per il tipo originale); le due armi sono alimentate da nastro e sono intercambiabili l'una all'altra, malgrado siano orientate in maniera diversa rispetto alla fonte d'alimentazione (che viene dalla torretta,rispetto a cui sono esterne); una canna ha un solenoide per misurare la velocità effettiva di sparo e correggere l'equazione balistica teorica; l'altra ha un cilindro aggiuntivo per non falsare la misurazione della prima delle due. La riserva di colpi, nella parte posteriore della torre, è di 1.400 colpi, assai di meno del 2S6; il peso delle armi è di 230 kg l'una e la vO è di 960 m.sec per i soliti proiettili 30x165 mm. E' possibile sparare raffiche da no a tre secondi, e affidare al computer la scelta (che significa tirare tra 83 e 250 colpi totali); le munizioni sono HE-T e HEI, entrambe con sistema di autodistruzione dopo un tempo che corrisponde a circa 4 km (ovviamente, per le armi c.a. anche di piccolo calibro, è tassativo avere proiettili autodistruggenti: cosa succederebbe se migliaia di proiettili a.a. venissero sparati durante un'incursione e non esplodessero in aria? finirebbero per bombardare gli stessi obiettivi da difendere, facendo altro danno, per questo tutti i proiettili a.a. esplosivi hanno sia la spoletta a impatto, che a tempo e per quelli più grandi, di prossimità).
 
I missili 57E6 sono della famiglia SA-19 Grison. Vi è stata comunque una crescita consistente, infatti i lmissile attuale pesa 74,5 kg e 94 con il tubo di lancio. Ma il raggio di tiro è aumentato in maniera spettacolare rispetto agli 8 km dei primi SA-19: si parla di 20.000 metri, mentre la quota effettiva varia tra 15 e 15.000 metri; il primo stadio da 170 mm brucia per 2,5 secondi, e questo dà una velocità di ben 1.300 m.sec, più di qualunque proiettile a.a. inclusi i sistemi DAVIDE da 76 mm della OTO, che arrivano a 'solo' 1.200 m.sec. Una volta accelerato, il primo stadio si stacca e prosegue solo il secondo, calibro 90 mm, tuttavia primo di motore proprio: la soluzione è insomma simile all'ASTER, ma dati i pesi in gioco, non c'é un secondo stadio 'attivo' (del resto è così anche con i missili Starstreak inglesi, che di 'secondi stadi' ne hanno addirittura tre), ma solo i sistemi di controllo, testata e sistema di radicomando; comunque, la velocità persa è solo 40 m.sec per km di percorso, e così si può arrivare presto e lontano; inoltre la testata pesa ben 20 kg, oltre il 25% del peso al lancio, e in questo, simile allo Starstreak, i cui 'dardi' senza motore hanno un peso elevato relativo alla testata di guerra. Il sistema di guida è un sistema MCLOS un pò come nei tipi europei quali il Roland, con radioguida che porta l'ordigno sulla linea di mira; gli ordini vengono fatti passare in onde, ma non le vulnerabili onde radio, ma quelle radar centimetriche, a fascio stretto; anzi, nella più recente edizione si è andati addirittura oltre, eliminando il radar di guida centimetrico prima presente tra le due camere termiche, e dando gli ordini direttamente con il radar di tracking. Uno, perché così si elimina un sistema semplificando il tutto; due perché le onde millimetriche sono più difficili non solo da disturbare, ma persino da rilevare da sistemi RWR nemici, o da apparati ECM, che in genere sono 'settati' contro onde tra il centimetrico e il decimetrico (2-40 cm). Certo, che il missile così realizzato è necessariamente un'arma particolare: esso procede a zig-zag, come i tipi controcarri, e data la velocità elevatissima, le sue correzioni di rotta sono necessariamente risultanti in fortissime accelerazioni, capaci di mandare in pezzi un aereo pilotato (decine di g) e con una certa perdita di energia per attrito. Ma anche così, il vantaggio è di fare un missile molto più economico rispetto ad ordigni con sistemi di autoguida IR o radar; in pratica, l'SA-19 funziona come una specie di proiettile radiocomandato.
 
In tutto vi sono 12 missili, su quattro colonne; ma scendono a otto se si usano piattaforme più leggere; si possono sparare anche due missili contro ogni bersaglio, ma il costo resta contenuto; la guida dell'arma è tramite 4 piccole alette canard anteriori mobili, per un'elevata stabilità in volo transonico, maneggevolezza e ridotto tempo di risposta, nonché manutenzione facilitata; tuttavia presenta maggiore resistenza aerodinamica e non permette il controllo in rollio. In ogni caso, questo sistema, pressoché universale per missili di piccole dimensioni,è altamente efficace e funzionale. I missili sono agganciati a gruppi di tre (in colonna) alle mitragliere, quando vengono attivati i sistemi di tiro.
 
Quanto alle differenze con i primi SA-19: peso 74 kg vs 57; peso testata 20 kg vs 9; v.max 1.300 m.sec vs 900; gittata 20 km vs 8; quota max 15 km vs 3,5. A questo si aggiungano i progressi dei sistemi di guida: non c'é dubbio che questa famiglia di armi si è evoluta in maniera formidabile, e che ha di fatto rubato la scena a sistemi come l'SA-15 e al suo corrispettivo navale, l'SA-N-9 (Kortik), che sono apparati capaci, ma estremamente costosi e pesanti, mentre la loro portata di 12 km non è niente d'eccezionale, specie rispetto ai tipi più recenti di SA-19(SA-N-9).
 
Quanto alle piattaforme, anch'esse parte del successo del sistema, sono diverse. Quella iniziale doveva essere la GM-352 M1 della bielorussa Minsk Tractor Plant, la stessa del 2S6: lunghezza 7,8 m, larghezza 3,45 m, altezza 1,98 m senza torre; sospensioni idropneumatiche, con regolazione altezza dal terreno tra 190 e 580 mm; motore V84DT da ben 840 hp (come sul Gepard, che però pesa oltre 42 t) a 2.400 giri-min, sterzo idrostatico, velocità su strada 70 kmh, autonomia 500 km, guado un metro, peso 25,5 t; esiste anche un generatore ausiliari azionato da un diesel D245 da ben 180 hp (molti di più del normale per tali impianti), con corrente alternata da 220 V e 400 Hz. La base BMP-3, invece, andrebbe bene per sistemi alleggeriti, con otto missili e sistema solo elettro-ottico; i sistemi ruotati vanno dal BTR-80 al grosso MAZ-7930 Astrolog con peso max di 45 t, di cui circa la metà di carico e motore da 368 kW, lungo 12,7 m e largo 3,07, ma non mancano gli URAL 5323 e i Kamaz 6560 oltre che tipi occidentali come i MAN tedeschi. Una normale batteria ha fino a sei lanciatori e tre sistemi di rifornimento, più i mezzi da manutenzione (officina, manutenzione sistemi elettronici, uno per taratura, uno per ricambi e uno per controllo dei missili).
 
 
 
== Note ==