Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 5: differenze tra le versioni

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Quanto alle bombe a mano, c'erano solo armi offensive della generazione Mod 35.Diversi tipi, caratterizzate da scarsa efficacia, dalla necessità di colpire qualcosa (erano ad impatto, non a tempo) per detonare, dal fatto di non poter essere usate in ambienti chiusi e anche nevosi-fangosi. Inoltre la struttura era di costoso alluminio e ancorché sicure, erano troppo complesse per quel che offrivano. C'erano nondimeno ben 8.651.000 esemplari alla fine del '39, 12.680.000 nell'ottobre del '40, nel gennaio 1942 si superavano oltre 15 milioni di armi, mentre la produzione mensile non superò mai le 500.000. Molte anche le bombe straniere, francesi di preda bellica o tedesche, usate. Solo nel '43 arrivò una bomba a mano difensiva, con raggio delle schegge di oltre 30 m, pesante 1,7 kg, come i tipi in uso in tutti gli altri eserciti, specie quello francese. Nonostante i rapporti sull'efficacia delle bombe a mano Breda, al dunque l'effetto delle varie tipologie era più che altro psicologico. La bomba Breda 35 lasciava nel terreno un cratere di ben 20 cm di diametro e 10-15 cm di profondità, scagliando 300 circa schegge, necessariamente leggere, che già a 3 metri dallo scoppio erano incapaci di ferire gravemente gli avversari. L'applicazione dell'involucro in acciaio permise alla Breda 40 di aumentare del 50% la propria efficacia, ma gli studi per dotare le bombe di manico per tiri a lungo raggio vennero interrotti nel '43 adottando la bomba Mod. 24 tedesca come Mod. 43. La bomba Breda venne usata anche come base della bomba controcarri dirompente Mod 42, praticamente un contenitore con un kg di esplosivo con un manico e la bomba fissata lì vicino. Quanto ai rapporti, la Breda in Spagna era giudicata la migliore, come effetti e affidabilità di scoppio, la SCRM era meno affidabile, la OTO era leggera, con scarsissima efficacia pratica, ma dato il peso ridotto, quella con la maggior gittata e la preferita dai soldati. Pesavano tutte circa 200 grammi con cariche di scoppio di 43-70 grammi, distanze di lancio di circa 35 m. Se si considera un paragone, la Mod. 24 tedesca pesava 500 gr, di cui 165 di carica, e anche se si poteva usare bene solo da in piedi, la distanza di lancio arrivava agevolmente a 40 metri con personale ben addestrato<ref>Cappellano F: ''Le bombe a mano del R.Esercito'', Storia militare gen 1999</ref>.
 
A livello superiore c'erano un lotto di fuciloni controcarri Solothurn svizzeri, di cui 179 vennero reperiti dai Tedeschi anche a seguito dell'armistizio. Essi erano capaci di perforare (nelle prime versioni) 30 mm a 500 m, ma erano anche pesanti 50 kg, per cui spesso venivano usati con automezzi vari o carri leggeri L3. Anche se la capacità di perforazione era piuttosto limitata, il proiettile poteva essere esplosivo-perforante, quindi a differenza della maggior parte dei fucili anticarro se il colpo passava poteva realmente mettere combattimento il carro colpito.
Un altro fucile anticarro che trovò un certo impiego nell'esercito italiano fu il wz 35 (kb ppanc wz 35 per i polacchi, fucile controcarro 35(P) per il regio esercito), un arma anticarro leggera, dal rinculo modesto (aveva un calibro di 7,92) e di facile utilizzo. Dopo la resa della Polonia sia i tedeschi che i sovietici li riutilizzarono, mentre alcuni furono inviati in Fillandia (forse) e almeno 800 furono girati al regio esercito. Era (giustamente) considerato eccellente dall'esercito polacco, che riponeva in quest'arma la maggiore fiducia, tanto da considerarlo un segreto di stato, questa coltre di segretezza rese difficile l'addestramento dei soldati polacchi, e molti fucili rimasero inscatolati mentre le divisioni tedesche avanzavano su Varsavia. Utilizzando il suo particolare proiettile perforante 7,92x 131,2 DS era capace di bucare 15 mm a 30° di inclinazione a circa 300 metri, oppure 33 mm a 100 metri, oppure 40 mm a meno di 40 metri.
 
Le mitragliere Breda da 20 mm erano armi diffuse ed apprezzate, usate anche dal nemico quando le poteva catturare; meno diffuse ed apprezzate, seppure più economiche, le Scotti paricalibro. La loro affidabilità meccanica era probabilmente inferiore, come accadeva con le armi d'impiego aeronautico. I cannoni da 47 mm controcarri, un progetto Bolher austriaco, rimasero i cannoni controcarri standard per la guerra intera, come anche l'armamento dei carri armati. Avevano un peso ridotto a 280 kg ed erano someggiabili, nonché una valida granata antipersonale. Ma la loro capacità perforante divenne col tempo del tutto inadeguata (43 mm a 500 m), anche se si tentò di fare qualcosa con munizioni migliorate, specie introducendo una HEAT scarsamente efficace.