Divina Commedia/Inferno/Canto III: differenze tra le versioni

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{{quote|E io ch'avea d'orror la testa cinta,}}
*31.'''orror''': il testo è modificato rispetto all'edizione del Petrocchi: il testo del Petrocchi (come già quello del Vandelli) ha ''error'' (nel senso di «dubbio»; cfr.X 114 e XXXIV 102) che si trova nei manoscritttimanoscritti più autorevoli. Preferiamo la lezione ''orror'' (così anche Barbi, Sapegno e Mazzoni), prima di tutto per i precisi riscontri virgilini (''Aen.''II 559:«Allora un freddo orrore mi avvolse ["circumstetit horror"]» e VI 559), fondamentali in questo canto, anche perché nella scena di ''Aen.''VI il parallelismo continua nelle domande che seguono («Sgomento Enea si fermò per udire lo strepito: / Chi sono questi dannati? Vergine, parla. Quale / pena li afflige? Cos'è mai questo immenso gridare?», ''Aen.''VI 559-61); in secondo luogo perché a ''orror'' meglio che a dubbio si addice l'espressione contestuale: ''la testa conta'' (circondata, come in Virgilio «circumstetit»), se si pensa al tumulto di orribili suoni che s'aggira nei versi precedenti (cfr. anche Brugnoli in SD LIV, 1980, pp.15-30). Ma si vedano le ragioni del Petrocchi a ''Introd.'', p.168 e nel commento al verso.