Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-10: differenze tra le versioni

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Per capire l'essenza della Force de Frappe, ovvero la forza di dissuasione nucleare francese, sarà bene anzitutto partire dalla sua origine. Questa iniziò negli anni '50, ma il suo sviluppo più spettacolare si ebbe nel 1968. Appena pochi mesi dal rivoluzionario maggio francese, la Francia ottenne attenzione internazionale per tutt'altra ragione, sia pure, a sua volta, rivoluzionaria: la prima bomba H dell'Europa occidentale.
 
Nonostante scenziatiscienziati di tutto rispetto nel settore dell'atomo, come i coniugi Curie, le disavventure del periodo bellico prima, e della fase di decolonializzazione poi, lasciarono poco spazio e soldi per i programmi nucleari, che pure erano la nuova frontiera per il potere a cui i singoli Stati potevano ambire, assieme alle conquiste spaziali, dal carattere meno bellicoso. Per garantire l'indipendenza nucleare, nell'aprile del 1958 il governo Gaillard aveva deciso già di avviare il programma nucleare, e quando de Gaulle divenne presidente della Repubblica, continuò il programma, anzi lo accelerò, come annunciò il luglio di quell'anno, circa un mese dopo avere assunto la massima carica francese. Il 17 marzo 1959 de Gaulle annunciava la priorità assoluta nella creazione della Force de Frappe e il 17 giugno, il nuovo poderoso Mirage IV fece il suo primo volo, una specie di B-58 Hustler in miniatura. Il 17 settembre venne fondata la Società per lo Studio e la Realizzazione dei missili balistici (SEREB), con uno dei centri principali a Peyrefitte. Non passò molto tempo prima che la prima arma nucleare venisse fatta esplodere a Reggane, nel Sahara algerino. Era il 13 febbraio 1960. A tale boato, che squassò il deserto nordafricano, seguì un sisma politico non meno fragoroso, perché i Francesi, fino ad allora relativamente dentro la sfera d'influenza (e delle forniture d'armi) americani, resero noto di non volere limitazioni per gli esperimenti atomici e la produzione delle relative armi.
 
Questo si sarebbe concretizzato, per la Francia, in una indipendenza politica rispetto al Dominus dell'Occidente, gli Stati Uniti, conservando così maggiormente la sua indipendenza politica. Ma la perdita dell'Algeria pose qualche problema, e così, dopo l'indipendenza della grande ex-colonia nordafricana, gli esperimenti vennero mandati nello sperduto e incantevole atollo di Mururoa, al CEP (Centro di sperimentazione del Pacifico).
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Servivano altre informazioni. La Gran Bretagna sarebbe stata una fonte importante d'informazioni, e alcuni esperti nucleari britannici presero contatto con Parigi per offrirgli importanti segreti in cambio di somme di denaro altrettanto ingenti. Ma de Gaulle rifiutò sdegnatamente un tale baratto, giudicandolo poco onorevole. Però c'erano altre vie. La Gran Bretagna si era vista il veto francese perché troppo filoamericana, ma anche perché non aveva voluto collaborare nel settore nucleare con la Francia, cosa che accadde anche perché altrimenti gli USA avrebbero potuto tagliare la collaborazione con i britannici se questi si fossero alleati con la Francia, cosa di cui si guardarono bene (anche memori dell'umiliazione politica della guerra del '56). Sotterraneamente si videro gli effetti di tale collaborazione a vari meeting, come quello di Rambouillet del '62. Ma Kennedy si era opposto a tali progressi e il premier McMillan dovette ritirare la mano tesa a Parigi.
 
Ma a questo punto entrò in scena un misterioso scenziatoscienziato britannico, forse proveniente da Aldermaston, dove c'era il principale centro di ricerche nucleari della Gran Bretagna. Lo scenziatoscienziato sapeva, tramite i servizi d'informazione americani, che i francesi non stavano riuscendo nella loro impresa. Gli americani lo sapevano grazie ai dati raccolti nei test del Pacifico che compivano i francesi e che, ovviamente provocavano un fall-out rilevabile dai soliti ricognitori atmosferici. In ogni caso le informazioni britanniche vennero passate al CEA e ai suoi responsabili Jacques Robert (che sopraintendeva alla sezione militare dell'organizzazione per lo sviluppo nucleare) e Jean Viard (direttore del settore ricerca). Cominciò un delicato processo di avvicinamento e verifica dell'attendibilità delle informazioni, e non si dimenticava la protezione dell'interlocutore d'oltremanica. Klaus Fuchs, che passò ai sovietici i piani della bomba A sviluppata dagli USA, venne condannato a 14 anni di prigione. Un'eventuale scoperta avrebbe causato un grosso guaio politico, per cui fu escluso l'uso di materiali rintracciabili come registrazioni e documenti cartacei: l'arma più avanzata di tutte doveva essere raccontata con la parola.
 
Le sue informazioni si rivelarono piuttosto efficaci, anche nel metodo: non disperdere le forze con sistemi troppo complicati e su più strade, ma arrivare all'obiettivo in maniera diretta e semplice. Era quello che sospettava il fisico Carayol: non sarebbe stato possibile che gli USA si fossero così rapidamente impadroniti della conoscenza delle armi all'idrogeno se non fosse stato così (gli inventori furono Teller e Ulam). Un altro fisico, Billaud, suggerì nel '66 che bisognasse comprimere il combustibile nucleare con l'esplosione per innescare la fusione, quel processo che avrebbe letteralmente portato un pezzetto di Sole sulla Terra perché è così che vivono le stelle. Teller e Ulam avevano capito come, e così Sakharov (il loro corrispondente sovietico): usare gli stessi raggi X prodotti dalla bomba A durante la fissione. Maggio 1967, mentre veniva varato l'SSBN Le Reudable (rimasto in servizio fino al 1991) Carayol trasmise una prima memoria al CEA, inizialmente poco considerata, ma poi vista con maggiore impegno per via dell'ennesima lavata di capo di de Gaulle, ossessionato da questa chimera termonucleare che non si riusciva ad afferrare, con 15 anni di ritardo sulle superpotenze. Il 27 settembre l'informatore britannico confermò le intuizioni del ricercatore francese, sbilanciandosi finalmente a rivelare i dettagli delle armi termonucleari. Così accadde che, in poche settimane, i Francesi concretizzassero il VLB1, seguito poi dal VM1. Entrambi erano ordigni sperimentali, recapitabili in qualche territorio nemico giusto con un sottomarino-kamikaze; ma furono il punto di svolta, dopo di che la Francia poté padroneggiare appieno la tecnologia dell'idrogeno. Da Londra arrivarono felicitazioni per la riuscita del progetto. All'epoca tra le due nazioni c'erano accordi come quello del '67 per la nuova generazione di elicotteri. Comunque le cose siano andate, e qualunque sforzo sia stato risparmiato (circa un anno, proprio in tempo per de Gaulle, ritirarosi il 28 aprile 1969 dopo il fallimento del referendum sulla riforma dello stato), sta di fatto che la Francia non si oppose all'ingresso della Gran Bretagna nella CEE, nel '72. Così anche Londra ebbe la sua contropartita, perché le condizioni economiche della nazione, molto provata dalla guerra mondiale, non le avrebbero consentito di fare a lungo forza sulla sua agonizzante industria o sulla sua florida musica leggera (i Beatles vennero nominati baronetti,perché pare che con i loro dischi furono decisivi nell'export britannico del 1966).