Caccia tattici in azione/Monoplani della Regia: differenze tra le versioni

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I primi 45 aerei di serie ebbero l'abitacolo chiuso, così come i due prototipi, ma poi venne scelto l'abitacolo aperto, che pure causava dei problemi aerodinamici, esteso anche ai primi caccia. Il primo impiego in guerra, come si è detto, fu quello in Spagna, dove alcuni arrivarono a gennaio del '39, ma non sono riportati dei successi in azione. Basati a Escalona, l'unica esperienza bellica che accumularono fu il registrare di parecchi guasti. Eppure, all'epoca nacque la leggenda di un duello aereo tra un G.50 pilotato da Bruno Mussolini e un I-16 di un volontario canadese, addirittura avvenuto nel settembre del '38, quando invece l'aereo era usato solo a Guidonia.
 
Il G.50, con 200 altri aerei, era previsto che equipaggiasse uno stormo e un gruppo, mentre il meglio valutato C.200 ebbe commesse per 3 stormi interi. Il primo reparto che l'ebbe fu il 51° Stormo. Fino ad allora gli S.79 si erano dimostrati, come altri bombardieri degli anni '30, pressoché inintercettabili; ma nelle manovre aeree del '39 i più veloci G.50 riusciranno dove i CR.32 avevano fallito, e così arrivò lo stemma del reparto: quello di un gatto che azzanna i 'sorci verdi' (gli S.79 del 12° Stormo, usati come 'polli' in quell'occasione). Al 10 giugno del '40 c'erano 118 aerei in servizio di cui appena 97 operativi e il resto in riparazione o in consegna, pochi rispetto ai 1.160 caccia ufficialmente in carico (inclusi gli assaltatori), che peraltro erano solo per poco della metà di pronto impiego. Il loro primo impiego bellico fu la breve campagna di Francia, ma senza risultati (a farsi fare a pezzi dai D.520 saranno i CR.42), poi verranno usati contro i Gladiator sulla Grecia e Albania, parteciperanno alle intercettazioni dei Blenheim e infine si scontreranno con gli Hurricane. Nella spedizione di circa 200 aerei contro la Gran Bretagna, parteciparono anche 98 G.50 degli stormi 51 e 56, iniziando a dimostrare come i velivoli italiani fossero miseramente equipaggiati e pilotati in condizioni di tempo oramai non più ideali: avessero fatto la loro comparsa ad agosto, sarebbe stato diverso, ma a ottobre la Battaglia d'Inghilterra era diventata solo una guerra d'attrito, con la RAF sempre più forte. Del resto, i G.50 dimostrarono di possedere un'autonomia insufficiente (a cui si sarebbe ovviato solo con il G.50bis) lasciando ai soli CR.42 l'onere delle missioni di scorta ai bombardieri. In pratica i G.50 non riuscirono a ottenere nessun contatto e così non poterono dimostrare quel poco che valevano contro gli aerei nemici, operando troppo lontano (dal Belgio), mentre in compenso nacque l'accordo di addestrare i piloti italiani sul Bf-109, da farsi per il 20° Gruppo, cosa che vide i primi piloti addestrati dall'ottobre di quell'anno con il JG-51. In seguito, però, ad aprile tale programma venne annullato. I G.50 ritornarono con un bel po' di esperienza, senza successi e con diverse centinaia di ore di volo sulle ali, ma tra le numerose perdite del CAI vi erano stati anche sei Freccia, tutti per incidenti, in due casi almeno con i piloti. Insomma, almeno il migliore degli sviluppi, il programma per cedere all'Italia i Bf-109, magari un centinaio in tutto secondo le trattative più ottimistiche, non andò avanti e così il risultato fu solo una grossa delusione. Sopratutto pesava la frase di Churchill: siccome la maggiore e peggiore battaglia aerea gli italiani la subirono l'11 novembre, quando la flotta a Taranto venne attaccata dagli Swordifish, il premier britannico disse che gli italiani avrebbero fatto molto meglio a trattenere gli aerei in patria per difendere la loro flotta. E non certo senza ragione, perché la R.A. mandò in azione, in un teatro del tutto inutile e secondario, circa un ottavo dei suoi aerei migliori<ref>Galbiati F, G.50 sull'Inghilterra, Storia Militare n.180</ref>.
 
Nel frattempo venne costruito un 'novissimo' G.50, il bis, che nonostante la sigla, non aveva un nuovo motore ma solo modifiche di dettaglio, come coda ingrandita e protezioni migliori di quelle -pressoché inesistenti- per il pilota, più carburante con l'uso (finalmente) dell'originaria stiva bombe, e una radio come standard; volò il 9 settembre 1940, e verrà usato sopratutto come caccia bombardiere tropicalizzato. Dall'ottobre del '41 la sua carriera venne superata da quella dei C.200 e 202, e le sue ultime azioni furono quelle del contrasto agli sbarchi alleati, dove diversi G.50 'bombe alari' (da 100 kg) vennero usati dal 158 e 159 imo Gr.Assalto sulla Sicilia, nel luglio 1943.
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Il costo del Re.2001 Ariete I (o Falco II) era di 600.000 lire, quando un C.202 costava solo 525.000 lire; ma questa differenza, sensibile ma non drammatica, da sola non poteva spiegare il successo del primo sul secondo. Infatti, del resto, l'F.5 a costruzione mista costava molto meno dei caccia metallici come il G.50 (e rispetto ai quali era superiore, nonché privo di autorotazione), ma non ebbe che un prototipo e una dozzina di macchine di preserie passate in ordine. Il Reggiane 2001 era molto più moderno rispetto al Macchi, e come si è visto qua sopra, si trattava dell'unico caccia italiano davvero multiruolo. L'aspetto del Reggiane era simile a quello dell'Hurricane, e così le prestazioni; il velivolo italiano era tuttavia più moderno e compatto, totalmente metallico, e con una struttura avanzata, anche più di quella del Macchi 202 (che invece era piuttosto .. conservatrice), nonostante avesse perso i serbatoi integrali del Re.2000. Quest'ultimo doveva avere un'efficienza di consumi piuttosto scadente, se con più carburante, meno potenza e una velocità appena inferiore era tuttavia incapace equivalere in autonomia il Re.2001. Il Re.2001 aveva moltissimi vantaggi sul C.202: carico alare più basso grazie ad un'ala più larga; tangenza superiore; autonomia nettamente maggiore; armamento standard superiore (come il C.202 con armi aggiuntive, ma con più munizioni); adattabilità come caccia notturno, cacciabombardiere (anche con carichi eccezionalmente pesanti per la potenza installata), caccia imbarcato e persino caccia controcarri. Di fatto, aggiungendo anche la ricognizione, non solo era simile all'Hurricane, ma era anche altrettanto flessibile. Come il caccia inglese, era persino prevista una versione controcarri (ma molto meno armata). A differenza dell'aereo inglese, era stato anche pensato in versioni antinave, sia basate a terra che in mare. L'agilità era ottima, anche migliore di quella del Macchi 202. Quest'ultimo era capace di una sola cosa, basicamente: la caccia e l'intercettazione, grazie alla velocità di salita e massima, ma era poco armato, e incapace di eseguire missioni di scorta a lungo raggio.
 
Insomma, di tutto ciò si deduce che il Reggiane sia stato messo un po' in secondo piano rispetto al Macchi: era capace di fare quasi tutte le missioni possibili, ma di fatto non venne apprezzato per quel che valeva e la sua produzione ammontò solo al 20% del rivale. La Caproni sembrava, malgrado la sua potenza industriale, decisamente in difficoltà con la concorrenza: anche il caccia F.6 non ebbe successo. Questo, con l'ala in legno, arrivava pur sempre a 550 kmh e manteneva le sue doti di agilità di prim'ordine, più 4 armi da 12,7 mm. Con l'ala metallica arrivava a 570 kmh e l'unica ragione di inferiorità rispetto al C.202 erano 30 kmh di velocità massima in meno. In contraccambio aveva altre doti, tra cui il doppio della potenza di fuoco. Come dimostrato dai Ki-61 giapponesi, più che puntare tutto sulla velocità era necessario trovare un compromesso, e questo avrebbe potuto esserlo. Ma per la R.A. non lo fu. È vero che il Re.2001 venne messo a punto troppo in ritardo, anche per problemi di fornitura di materie prime, e anche questo causò dei problemi alla reputazione del caccia. Forse il velivolo ebbe sopratutto il problema di non poter staccare nettamente nessuno dei caccia nemici. La sua velocità massima era inferiore a quella del Bf-109E e pari a quella dell'Hurricane Mk.II. Il C.202 (e il Bf-109F) erano invece circa 50 kmh più rapidi, più veloci anche dei P-40. Forse questo faceva la differenza nei combattimenti aerei contro nemici nettamente più numerosi. Ma il Reggiane era capace di fare moltissimi altri ruoli che il Macchi poteva a stento emulare, o addirittura era del tutto incapace di eseguire.
 
Forse la più azzeccata definizione del Reggiane 2001 la dà Florenzo Macchi<ref>Ali tricolori, supplemeno ad Aerei nella Storia n.27; idem per il Re.2001GV</ref>. Ironia della sorte, questo pilota di caccia (ne volò di tutti i tipi) non era un pilota del Folgore, ma del rivale Reggiane. Lui trova quest'aereo 'discreto', una definizione molto ben calibrata (evidentemente le 'eccellenze' andavano cercate altrove). Con questo velivolo ottenne due vittorie, contro avversari all'altezza: un Hurricane e un Beaufighter. Nel ricordare gli aerei provati ha parole di elogio per il Bf-109. Ma sopratutto, ricorda ancora con grande ammirazione gli Spitfire, e con timore reverenziale parla della loro tattica preferita: scendere giù da alta quota, sparare raffiche spesso micidiali e poi andare giù in picchiate vertiginose, sperando di scappare dagli aerei dell'Asse. Il motore Merlin era vulnerabile ai 'g-negativi', ovvero alla mancanza di alimentazione durante le picchiate, ma questo solo fino a quando la velocità non si stabilizzava un po', e l'accelerazione calava. Detto in altri termini, se era lo Spit a cogliere l'iniziativa, poteva presentarsi ad alta velocità e senza problemi di motore. I caccia con i DB-601-605 potevano provare ad inseguirlo (certo il Macchi non era il migliore per tale compito, essendo piuttosto lento), ma lo Spit, motore a parte, poteva vantare un'aerodinamica sufficiente per staccare in picchiata qualuque caccia eccetto aerei come il Re.2005 e il P-47: una volta accellerato al massimo, era imprendibile anche per il Bf-109.
 
Il Reggiane 2001 era un caccia senz'altro dotato di possibilità. Il modello RE.2001bis era in particolare privo di radiatori subalari, ma con due strette fessure che permettevano all'aria di entrare nel dorso alare e poi uscire (riscaldata e quindi 'energizzata') dai radiatori interni. Come velocità, era all'altezza dello stesso Macchi 202. Anche se doveva rinunciare alle 7,7 alari, non si capice perché non sia stato scelto per la produzione, forse l'unica spiegazione è che i radiatori intra-alari erano poco efficienti, specie nel caldo del Mediterraneo.
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Del Re.2001 non si ricordano molte azioni, dato che l'esordio operativo avvenne nel maggio 1942, come aereo di scorta. Vediamone alcune.
 
Giugno 1942, 15 Re.2001 scortano i bombardieri contro bersagli navali inglesi; incontrano i Sea Hurricane e ne abbattono, sostengono, ben 11. In contraccambio hanno un caccia abbattuto e uno danneggiato seriamente. Di fatto le cose andarono diversamente. I nemici erano solo 12 Sea Hurricane, oltretutto aerei 'appesantiti' dalle modifiche navali. Eppure finì 1:1, l'aereo inglese abbattuto in azione aveva appena distrutto il Reggiane. 1 aereo danneggiato per gli italiani, due per i britannici, uno dei quali fracassatosi all'appontaggio (già difficile di suo per gli aerei della II GM). Tuttavia questa, se è una perdita, di sicuro non è una delle altre 10 vittorie dichiarate dagli italiani (che come tali, avrebbero dovuto essere osservate durante il combattimento vero e proprio). In ogni caso gli Hurricane se la cavarono bene, limitando le perdite contro un nemico numericamente e prestazionalmente un po' superiore.
 
I Re.2001 non andarono mai in Africa, ma volarono spesso su Malta. Beurlin, accanto a 13 Bf-109 e ben 7 Macchi 202, se ne attribuì un singolo esemplare.
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Un compito che mise alla prova le capacità del Re.2001 Ariete I fu senz'altro l'attacco antinave sferrato durante la 'Pedestal', la battaglia di mezz'agosto. Essi facevano parte delle varie 'armi segrete' della R.A., tra cui le motobombe FFF, micidiali quando usate contro bersagli in porto, molto meno quando sganciate contro navi in mare; e l'S.79 trasformato in un 'missile antinave' con due bombe da 1000 kg, che però perderà il controllo dall'aereo madre Z.1007, e non si saprà mai se avrebbe potuto essere guidato contro le navi inglesi con successo, senza essere abbattuto prima e mancarle. Tutto quello che lasciò fu un grosso cratere in una montagna dell'Atlante algerino.
 
Quanto all'arma segreta N.3, il RE.2001GV, esso ha un gancio ventrale da 1.000 kg che ospita la 630 PD. Essa è una munizione speciale, nonché un tentativo di far finalmente giungere a segno qualcuno dei potenti proiettili da 381 delle corazzate 'Littorio', che nonostante la gittata, non riuscivano a trovare i loro bersagli, malgrado che poi le tre corazzate fossero veloci e il Mediterraneo un mare decisamente stretto e facile da controllare da parte italiana (almeno in teoria). Così si fece come i giapponesi a P.Harbour (quando trasformarono in bombe aeree dei proiettili da 356 mm, data la loro maggiore capacità perforante rispetto alle normali armi dei bombardieri B5N): si prese un proiettile da 381, rialesandone le pareti e aumentando la carica esplosiva a ben 120 kg. Immaginato da Galimberti e Vaccari, quest'ordigno e il suo vettore sono pensati per evitare sia l'imprecisione del bombardamento in quota, che i pericoli di quello a tuffo. Si tratterebbe di arrivare in picchiata da 4-5 mila metri, poi livellare a 200, e in volo orizzontale, ancora a piena velocità, sganciare l'ordigno, che si infilerebbe nei fianchi della nave. Galimberti, pilota di aerosiluranti, non credeva in ultima sostanza nella loro fattibilità dati i pericoli crescenti. Non vedrà la fine del suo lavoro, perché rimase ucciso durante un'acrobazia con un CR.42. Così subentrò RObone, altro aerosilurista. L'attacco venne fatto attorno alle 13.20 del 12 agosto (ma vi sono fonti contrastanti), i due Re.2001 pilotati da Vaccari e Robone, in carico alla 362ima Sq, 22 gruppo (basata a Cagliari) dovevano essere scortati da 5 G.50 e guidati da un Z.1007 sul bersaglio, ma di fatto arrivano soli sul bersaglio. Tentano diversi approcci di avvicinamento, ma le navi inglesi manovrano in maniera concentrica per evitare gli attacchi aerei e non è possibile attaccarle con facilità. Allora si avvicinano a bassa quota e mirano ognuno ad una estremità della nave. Pare che una delle bombe, quella di Robone, rimbalzi sul ponte o comunque finisca in mare. Vaccari invece ha infilato l'ordigno nel fianco della nave (da 80 m di distanza e 20 m di quota non poteva fallire) ma la carica esplosiva non scoppia e così l'HMS Victorious viene risparmiata da danni potenzialmente gravissimi. I rari Reggiane non erano certo molto conosciuti dai britannici, e la loro sagoma solo con attenzione poteva essere distinta da quella di un Hurricane, rispetto a cui è un po' più piccola e 'asciutta'. Così vengono presi per Sea Hurricane in appontaggio e si comincia a sparargli contro solo quando si allontanano. I due piloti italiani scappano via, e si trovano di fronte a degli Hurricane, uno dei quali viene mitragliato da Vaccari che se lo vede passar sotto il naso, e dichiarato abbattuto (perdita non confermata da parte inglese), poi nonostante l'attacco anche di 4 Spitfire, i Re.2001 riescono ad atterrare a Elmas alle 14,35. Ogni volta che si nomina quest'azione i danni alla nave inglese sembrano maggiori, adesso si parlerebbe anche di sei morti a bordo<ref>Sgarlato N: 'Malta', opera monografica Delta editrice</ref>, ma in ogni caso quest'attacco non ebbe successo: gli inglesi furono sorpresi dai 'quasi hurricane' e i piloti italiani dall'inefficienza delle spolette<ref>Vedi Lembo D, articolo su Ali tricolori op cit</ref>.
 
Altri sviluppi furono interessanti, ma senza esito. Il Re.2003 nasceva dal concorso del '37 della R.A. per sostituire il Ro.37 Lince e vennero scelti per tale incarico il FC.20 e il Ca.330, ma nel '40 si capì che come aerei da osservazione erano troppo grossi: il primo divenne un aereo d'attacco e il secondo un caccia pesante. Pricolo, il capo di CSM puntò invece agli aerei C.4 e Ro.63 come osservatori STOL, ma per i ricognitori 'veloci' sarebbe stato meglio un caccia modificato. E siccome Longhi aveva concepito il Re.2000 come aereo adattabile a vari scopi, venne fuori il Re.2003, il cui prototipo MM.478 venne ordinato il 10 novembre 1942, pare ottenuto per modifica di un Re.2000, che volò a Reggio Emilia il 29 luglio 1941, pilotato dal solito Francesco Agello. Alla R.A. piacque, ma richiese varie modifiche, dai tubi allungati con spegnifiamma alla predisposizione per una bomba da 500 kg e due da 160 kg sotto ale ali, motore P.XIbis e proiettili da 12,7 (400 cp per arma) e 1.200 per le 7,7. Inizialmente si pensava di ordinarne 200, il primo 'testa di serie' MM.12415 volò il 13 ottobre 1942, ma oramai per la R.A. c'erano esigenze ben più gravi e così la commessa andò cancellata. Si trattava di un monoplano biposto, con un secondo abitacolo ampiamente vetrato, e per migliorare la visuale, con vetri piatti, che tuttavia rendevano il disegno complessivo del tettuccio decisamente poco aerodinamico e piuttosto brutto esteticamente. Per il resto era un aereo ben armato e piuttosto veloce, ma oramai la Regia Aeronautica non poteva permettersi una spesa simile. Di fatto la ricognizione aerea terrestre fu la prima ad essere sacrificata nella lista delle priorità.
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Come caccia, il Macchi 200 era senz'altro un problema per l'Hurricane, ma bisogna vedere anche quale tipo di Hurricane. L'Mk.I era appena più veloce, sopratutto dopo che ebbe (fin dal '39) l'elica tripala metallica, specie la Rotol a giri costanti: circa 520-530 kmh nelle migliori condizioni, circa 450 slm. Ma tra i 4 e i 5.000 m, se non anche più in basso, il Macchi 200 era sufficientemente veloce per dare problemi all'Hurricane. In quota, però, a 6.000 m, il Macchi alle prove non andava che a 493 kmh, -30 kmh sull'avversario. L'Hurricane a sua volta era handicappato dal filtro Vockes, troppo ingombrante e tale da causare una perdita di circa 30 kmh di velocità massima.. Ad alta quota, sopra i 6.000 m, però, il Macchi era spacciato. La sua quota massima era di appena 8.900 m, meno dei G.50 e persino dei CR.42 (sebbene a 6.000 m il G.50 facesse solo 451 kmh), che potevano quasi teoricamente competere con gli oltre 10.000 m dell'Hurricane (il quale però a 6.000 m era già 70-80 kmh più veloce del G.50). A circa 7.000 m, il Macchi cadeva a meno di 400 kmh, forse un centinaio in meno dell'Hurricane. Quello che aveva di buono era la velocità ascensionale, ma presumibilmente non sopra i 6.000 m.
 
L'Hurricane Mk.II prototipico arrivava ad essere veloce come il Bf.109E, ben 560 kmh, poi ridotti a 551 per l'Mk.IIA. Calarono a 545 per l'Mk.IIB con 12 mitragliatrici anziché 8, e a 538 con l'Mk.IIC con 4 cannoni da 20 mm, forse un po' appesantito (mentre sicuramente lo era l'Mk.IID con due armi da 40 mm, che erano intese come anti-bombardiere ma poi divennero controcarri). L'Mk.II era molto più veloce anche in salita anche se ancora, a quote medio-basse, non efficace quanto il piccolo Macchi in tal senso, ma ora la differenza di velocità, diciamo sui 10 kmh, era quadruplicata e si facesa sentire anche a quote medio basse; per gli Mk.II trop le prestazioni erano grossomodo quelle di un Mk.I 'puro'. In altre parole: sotto i 5.000 m, per un Macchi 200 ben pilotato battere l’Hurricane Mk.I trop era possibile e probabile; all’estremo opposto, a 8.000 m (appena 800 meno della tangenza pratica) affrontare un Hurricane Mk.II (magari non tropicalizzato, ma in Mediterraneo lo erano praticamente tutti) era ancora possibile, ma decisamente poco probabile (a meno di non trascinare il combattimento alle quote più basse; ma se vi fosse stato da affrontare una formazione di bombardieri ad alta quota, questo avrebbe impedito di colpirla, visto che i bombardieri non avrebbero certo seguito i caccia scendendo a loro volta). Inoltre l’Hurricane poteva restare a quote tali da non essere affrontabile dal Macchi (paradossalmente, il CR.42 e il G.50 avevano in tal caso più possibilità, arrivando a circa 10.000 m di tangenza).
 
L'Hurricane era più veloce del Macchi (in orizzontale e presumibilmente, in picchiata, inferiore in salita), di poco a bassa quota, ma in maniera apprezzabile alle quelle maggiori; il Macchi era più agile, specie come rapidità di virata; l'Hurricane era molto più armato e anche meglio protetto; la sua autonomia era maggiore, la strumentazione di bordo e l'abitacolo (chiuso) erano migliori per operazioni in condizioni difficili (per esempio in Nord Europa e/o sul mare).
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La maggiore autonomia giovava anche come missioni di caccia di scorta, sia questa che l'armamento base erano superiori nell'attacco al suolo, per giunta l'Hurricane divenne presto capace di portare 500 kg di armi, contro non più di 200-300 del Macchi quando trasformato in cacciabombardiere. La capacità degli Hurricane di volare dietro le linee nemiche con i serbatoi ausiliari, fu uno degli elementi che contribuirono a sconfiggere i francesi in Siria, per esempio, e uno dei motivi che inaugurarono l'offensiva britannica sul continente (scortando i Blenheim sopra la Francia, dal '41 in poi). Quanto all'impiego come caccia notturno, il Macchi non pare nemmeno sia stato considerato, mentre l'Hurricane era non solo abile, ma usato con successo. Come caccia ricognitore, l'Hurricane era in grado di volare, appositamente modificato, ben 5 ore a 10.000 metri, una prestazione che il Macchi 200 nemmeno si poteva sognare. Come caccia imbarcato si considerò il G.50 e il Re.2001, ma non il Macchi; come caccia imbarcato, il Sea Hurricane era un valido apparecchio, molto importante per la RN tra il 1941 e il 1943. Infine, un compito non meno valido, quello dell'addestramento avanzato: il Macchi 200 era un tipo pittosto 'nervoso' e anche qui non pare avesse particolare successo, mentre l'Hurricane era 'buono' e 'pigro', un padre di famiglia che non faceva scherzi di sorta e preparava così il pilota a 'domare' i vari Mustang, Tempest e Spitfire, certamente macchine più critiche nel pilotaggio.
 
In tutto, quindi: come caccia, un bel match e dipende dalle condizioni e versioni, ma l'Hurricane è superiore in quota e ancora competitivo a livelli più bassi, quindi in media vincente, sia pure di poco (ma con l'Mk II il vantaggio in velocità si moltiplica); come intercettore è superiore per armamento, dotazioni, autonomia ecc; come cacciabombardiere vince ancora per autonomia, protezione e armi; come caccia notturno e imbarcato il Macchi nemmeno è stato mai considerato, quindi vittoria piena per l'Hurricane; come ricognitore, anche qui netta superiorità, specie in quota; come addestratore, l'Hurricane è senz'altro più adatto di un caccia piccolo, nervoso e un po' troppo propenso a stallare e all'autorotazione. Quindi, su sette specialità della pagella (caccia+, intercettore++, cacciabombardiere++, ricognitore++, addestratore+, aereo imbarcato, caccia notturno praticamente senza concorrenza) l'Hurricane è quanto meno paragonabile in due o tre, e superiore o totalmente senza comparazione per le altre. Un aero ognitempo, multiruolo e pure imbarcabile.
 
Tutto questo vale anche per il P-40, a parte le prestazioni in quota, assai mediocri, ma come velocità è superiore anche all'Hurricane, così come in autonomia (ma non è stato particolarmente usato come ricognitore, caccia notturno e tanto meno imbarcato).