Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 4: differenze tra le versioni

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Le navi avevano anche 8 tls da 533 mm, e 8 cannoni da 37 mm antiaeree. Inizialmente erano forse previsti i cannoni da 64/65 mm, con caricamento automatico. Queste armi non si resero mai disponibili, costruite in pochi esemplari e senza il sistema di caricamento automatico. I cannoni rimasero quindi i 37 mm, dalle capacità minori ma prontamente disponibili. Infine c'erano 8 cannoni da 20 mm per la difesa ravvicinata.
 
Ma era l'apparato motore quello che faceva impressione, erogando non meno di 110.000 hp per oltre 40 nodi di velocità. Era la velocità l'arma principale che gli Italiani avevano in mente, un po' perché faceva parte del credo della Marina, un po' perché si seguivano i Francesi in questa corsa alle 'super siluranti'.
 
Di questi incrociatori leggeri, solo 4 vennero completati. Lo SCIPIONE L'AFRICANO combatté nel '43 affondando una delle 4 motosiluranti inglesi che lo attaccarono, per poi distanziarle (!) nella fase successiva del combattimento. Il REGOLO invece sopravvisse ad un siluramento. Infatti, la costruzione di queste navi era di tipo longitudinale, per una maggiore robustezza (come fecero gli inglesi con i cacciatorpediniere dagli 'J'). Una sola altra nave, il POMPEO MAGNO, entrò in servizio prima dell'armistizio. Le altre nove navi vennero demolite nei vari cantieri oppure affondate-auto affondate. L'ULPIO TRAIANO venne invece affondato da un attacco subacqueo inglese. Era ancora incompleto, ma fu pur sempre un brutto colpo visto che la lavorazione era arrivata al 90%.
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La cosa rimase come un dato di fatto fino al 1941 stesso, quando invadendo la Yugoslavia gli Italiani trovarono alcune motosiluranti tedesche comprate da Belgrado: 32 nodi, 62 t, 2 tls da 550 mm, cannone Bofors da 40 mm. I motori avevano problemi di affidabilità, ma queste sei navi furono un modello per le MS, ovvero Motosiluranti per la Regia Marina, con una prima serie di 18 navi da 63 t, armate con 2 cannoni da 20 e 2 siluri da 533 mm. Altre 18 seguirono poi. La minaccia aerea, che rendeva i poco armati MAS vulnerabili, aiutava a considerare meglio queste navi più grandi e capaci anche se più lente. I motori erano affidabili, anche se erano a benzina.
 
Le '''VAS''' erano invece le Vedette ASW, che avevano il compito di pattugliare sotto costa contro i sottomarini, dal momento che il rendimento dei MAS e delle Motosiluranti era in questo senso molto marginale. Verso la fine del '41 vennero richieste 30 unità con motori a tre assi, di cui il centrale per le manovre silenziose, poi seguirono altre 18 un po' più lunghe, e infine 12 da ben 34 m di cui solo la metà venne completata in tempo. Stazzanti 69 t, con motori a benzina (per i diesel non c'era modo, in Italia, di costruire unità adatte, a quanto pare, tanto che la terza serie dovette tornare precipitosamente ai benzina), le VAS della seconda serie avevano il motore più potente nell'asse centrale e quelli secondari su quelli laterali; la loro potenza era di 1.150 hp e 300 hp rispettivamente. Velocità 20 nodi, lunghezza 28 m per 4,7 di larghezza e 1,4 di pescaggio. L'armamento era di due cannoni da 20, due mitragliatrici, e 2 siluri che servivano per colpire il sottomarino se si riusciva a farlo emergere con le cariche di profondità. Avevano un aspetto basso e poco appariscente, con un fumaiolo appena dietro la plancia, la costruzione in genere era in legno, come anche per i MAS, per rimediare ai problemi di corrosione delle leghe leggere e al peso degli scafi in acciaio<ref>Per i dati vedesi anche Armi da guerra n.117</ref>.
 
Quanto ai mezzi d'attacco, da segnalare gli studi, con tanto di un prototipo, dell''''aliscafo Brussei''', un progetto molto interessante che tuttavia rimase solo sperimentale. All'epoca c'erano molti studi sugli aliscafi, ma il costo di questi mezzi risulterà, dopo decenni (in cui si arrivò all'era delle navi lanciamissili), poco efficiente come rapporto costo-efficacia. Una storia lunga e interessante, che varrebbe la pena di raccontare meglio e con maggior dovizia di particolari. In ogni caso, i Tedeschi, che lo sperimentarono dopo l'Armistizio in Germania, rilevarono fino a 52 nodi di velocità e un comportamento nominalmente valido; ma era ancora ben lontano dall'essere affidabile come si richiedeva per una nave da guerra 'reale'. Nel dopoguerra di questi sviluppi si interessarono anche gli Americani, e la Boeing sviluppò un sistema di controllo dell'assetto che aveva criteri 'aeronautici'. In seguito ci si realizzerà la classe 'Sparviero' e la ben più grande 'Pegasus' americana, ma l'era degli aliscafi d'attacco sarà di breve durata essendo questi dei natanti (?) decisamente costosi per lo scopo previsto.