Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-92: differenze tra le versioni

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====Finestra sul Mi-24 Hind: il carro del Diavolo====
[[Immagine:Mil Mi-24A Hind.jpg|320px|right|thumb|Uno dei primi Mi-24 con l'abitacolo triposto]]
Il Mi-24 era concepito come elicottero d'assalto, una sorta di MICV volante per una squadra di fanteria d'assalto. Di fatto era un po' scomodo per questo ruolo e si preferiva usarlo come 'tank volante'. I Mi-8 erano simili al Mi-24 come meccanica, la qual cosa ricorda la storia dell'AH-1 Cobra, nato come Model 209 con le stesse componenti dinamiche dell' UH-1 ma con fusoliera diversa e più snella. È nato dopo che si era appurato come il Mi-8, eccellente sostituto del vecchio Mi-4, fosse sì un ottimo trasporto tattico ma poco convincente come macchina d'attacco. Il Mi-24, profondamente riprogettato si accontentava di una squadra di 'solo' 8 soldati invece di 24, ma forse col senno di poi sarebbe stato meglio puntare su di un elicottero che come il successivo Mi-28 o il Ka-50 non vantasse capacità di carico: ogni elicottero avrebbe dovuto fare il proprio lavoro. Una possibilità per i Sovietici sarebbe stata, se avessero voluto seguire la via americana del Cobra (ma non pare che l'abbiano mai desiderato, forse per la loro supremazia numerica in carri armati che rendevano poco interessanti delle macchine specializzate in compiti di contrasto ai blindati), avrebbe avuto modo di usare sia l'apparato motore del Ka-25 con due turbine da 990 hp, sia quello del prototipo Mi-8 con una singola turbina da 1.500-.1700 hp, come nel caso dei Cobra. Se si voleva una macchina più grossa due motori di questo tipo sarebbero stati adatti, e infatti le loro versioni evolute si ritrovano nel Mi-28.
 
Del resto, nelle esercitazioni del '64 nel bacino del Dnieper il Mi-8 aveva dimostrato limiti fondamentali come macchina d'attacco e il Mil KB di Zaporoshed venne messo all'opera per cercare un vero elicottero da combattimento<ref>Gianvanni, Pietro: ''Gli elicotteri armati di Mil'' JP-4 feb 1990 p.20-26</ref>. Vennero vagliate molte configurazioni base di cui una che somigliava moltissimo all..UH-1. Il primo tentativo <ref>Per genesi e dati, Sgarlato, Nico ''Gli elicotteri d'attacco Russi'', Aerei Gen-feb 2005 p.29-43</ref>fu il simulacro del V-24 nel '66, poi vennero vagliate tante altre configurazioni mono o bimotori, ma sempre con la squadra d'assalto nella fusoliera. Il 29 marzo 1967, battendo la concorrenza del Ka-25F (versione d'attacco del Ka-25 navale) venne scelto l'Izdelie 240 e vennero csotruiti 3 prototipi. Poi, con il progettista Marat Tishchenko subentrato a Mil dopo che nel '70 lui morì per un malaugurato tumore, il cui primo frutto, il Mi-24 base, arrivò in servizio nel 1973, con pilota a sinistra (al contrario che sulle macchine occidentali), copilota a destra, puntatore in avanti ad entrambi. I motori erano i TV2-117 da 1.300 shp che non erano certo molti per un bestione da 9,5 t,. Nei primi anni '70 il col. Gen Mishuk che era il comandante della VV-S richiese un mezzo che fosse meno interessato per il trasporto truppe e più per combattimento anche controcarri; la risposta fu il Mi-24D. Del resto, con un elicottero capace di volare, già nella versione A appositamente modificata, nella tratta 15-25 km a 341 kmh stabilendo il nuovo record di velocità mondiale, per poi portarlo a 368 kmh nel 1978, non si può negare che già esisteva una piattaforma altamente prestante per l'impiego previsto. In tutto le variazioni sul progetto furono:
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Tra le armi impiegabili, specie a cominciare dal Mi-24V, c'erano i pod B-8W20 da 20 colpi da 80 mm di calibro con gli S-8M HEAT e S-8A a frammentazione, anche se non mancavano ancora i pod UB-16 o UB-32A-24 con gli S-5K HEAT o S-5KO a frammentazione. I pod di armamento erano l'UPK-23-250 con il GSH-23 e 250 colpi, il GUV aveva invece una JakB da 12,7 mm e due 9-A-622 da 7,62 mm con 750 colpi (a 4.000 c. min) e 1.100 colpi (a 6.000 c. min) l'una. Oppure lo stesso pod con un lanciagranate da 30 mm e 300 colpi. I dispenser submunizioni per impiego vario erano i KMGU-2. I lanciarazzi 'pesanti' comprendevano il pod B-13 con 5 razzi da 130 mm e addirittura uno da 240 mm (ma non è chiaro se in alternativa o in aggiunta ai primi)<ref>Senkowsky e Piotrowsky, ''Le armi del Carro del diavolo'' JP-4 Maggio 1993 p. 62-67</ref>.
 
Quanto ai tipi, i primi Mi-24 somigliavano ad una specie di intermezzo tra il tipo definitivo e il Mi-8, con una cabina per 4 persone e la mitragliatrice nel muso da 12,7 mm affidata ad un mitragliaere apposito, come sul Mi-8TPK, mentre le alette avevano 4 pod lanciarazzi con un massimo di 128 ordigni calibro 57 mm lanciabili in salve di 4-8-16 per ciascuno dei pod che potevano essere da 16 o da 32 colpi. Furono i Mi-24A (da non confondersi con i Mi-24 'A' in codice NATO) che aggiungevano i missili 9M17P Scorpion, ovvero 4 AT-2 con una carenatura sotto il muso e le rotaie alle esteremità delle corte alette. Vennero esportati in Libia, Algeria, Afghanistan, Vietnam. Furono ben più drastiche le modifiche con il Mi-24 'D' che aveva un equipaggio di due elementi, escludendo l'ingegnere di volo dalla cabina, non più piatta ma con due abitacoli separati e sfalsati in altezza. Essa era armata con una mitragliatrice da 12,7 mmJakB-12,7 a 4 canne rotanti da ben 4.000 c. min, con una dotazione di 1.470 colpi. L'arma aveva campi di tiro di 60 gradi su ciascun lato, 20 in alzo e 60 in depressione, ed era asservita al WSO con il sistema di puntamento KPS-53AW con collimatore KS-53; ma anche il pilota, nella cabina posteriore, era cpace di usare l'arma, sebbene questo avvenisse solo quando essa era allineata con la fusoliera, a mò di 'caccia'. Ora i missili AT-2 erano, nella versione originaria, dei tipi radioguidati e con controllo manuale con joystick. Non era il meglio per ottenere un'alta efficienza. Ma il previsto, nuovo missile supersonico 9M114 non era ancora disponibile e per fare da 'gap filler' venne così realizzato il sistema Falanga, con i missili associati al sistema Raduga (arcobaleno) F con un caratteristico trasmettitore radio a fascio che si vedeva nella parte sinistra del muso, mentre a destra c'erano le ottiche di puntamento con tanto di schermo blindato apribile quando necessario, e in mezzo e davanti la torretta con la mitragliatrice. Il sistema di punteria non era del tipo 'a palla' come sui Cobra, che era sì più vulnerabile ma ben più capace di osservare sui lati, quanto piuttosto un massiccio dispositivo che serviva il WSO con ingrandimenti di 3,3 o di 10x nel pannello strumenti di destra. Usando il joy-stick per tenere sotto puntamento il bersaglio era possibile far sì che il sistema Raduga provvedesse a mandargli i segnali di correzione per colpire fino a 4 km di distanza con ragionevole precisione. I Mi-24 hanno avuto un' evoluzione successiva nel Mi-24 'Hind-E'È che è simile,ma con 4 missili Spiral che devono il loro nome al fatto che essi, non essendo disponibili ancora propellenti senza fumo, erano costretti a muoversi con traiettoria 'a cavatappi' per non impedire la visuale del sistema di puntamento che li doveva dirigere con una traiettoria diretta verso il bersaglio. Anche questi erano di tipo radioguidato ma erano supersonici per quasi tutta la gittata di 5 km e con un sistema di comandi molto migliorato. La dotazione di armi venne migliorata e rinforzata e il collimatore PKW venne rimpiazzato con l'ASP-17W simile a quello del Su.24M-4.
 
Nel 1982 cominciarono ad essere note le foto di elicotteri che rinunciando alla mobilità autonoma della torretta da 12,7 mm, passavano piuttosto ad un cannone bicanna laterale, che inizialmente era ritenuto da 23 mm, ma che poi si capì era nient'altro che il parente stretto di quello del Su-25, anch'esso inizialmente (anzi, fin verso la fine degli anni '80) ritenuto armato con un bicanna da 23 mm.
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I missili Stinger cominciarono nel 1986 a far sentire il loro peso con abbattimenti crescenti. Nessuno sa precisamente in che misura, ma che questi missili fossero le armi straniere più gradite dai guerriglieri è assolutamente vero. Si parla di percentuali di abbattimenti dell'80% oppure, più prudentemente del 40%. I dati sono confusi: di circa 600 missili di cui si parlava a suo tempo, un terzo sarebbe stato trattenuto dai Pakistani, magari per farci la copia sotto forma degli Anza locali. A dire il vero, le dichiarazioni sono fin troppo ottimistiche: è vero che si è pure detto che fallire un lancio di missili Stinger poteva significare l’uccisione del ‘missiliere’ tanto essi erano valutati (e usati con oculatezza), ma se si danno per certe certe dichiarazioni sembra quasi che i soli aerei ed elicotteri abbattuti in Afghanistan li abbiano distrutti solo loro, il che non è affatto vero: cannoni, mitragliere, RPG, attacchi a terra con mortai e razzi, incidenti, missili SA-7 e Blowpipe presero la loro parte: non sarebbe tanto stupefacente che gli SA-7 siano stati, seppure piuttosto scarsi in precisione, quelli che hanno ottenuto il maggior numero di successi. Inoltre gli Stinger usati non devono essere stati molti: ancora dopo l’invasione (questa sì definibile in tal modo a tutti gli effetti) del 2001, gli Americani hanno trovato migliaia di MANPADS tra cui anche numerosi Stinger, che pure avevano cercato, dopo la ritirata dei Sovietici, di recuperare uno per uno. Anche la storia secondo cui i missili di questo tipo dopo 10 anni divengono inutilizzabili per la scadenza delle batterie si è rivelata una farsa: in realtà non c’è voluto molto a modificarli opportunamente con nuove unità di alimentazione. Più serio semmai il degrado dei propellenti e del sensore raffreddato. JP-4 <ref>Huertas, S. M: ''Lo Strike di Mosca'' JP-4 luglio 1993 p.50-55</ref> ci racconta poi di come l’antiaerea non fosse un problema tanto grave, specie per i caccia ad alte prestazioni. Un pilot, il T.col Valentin Gorvunov, 2.600 ore di volo metà con il Su-24, e assegnato nel ’93 al 234° Reggimento della Guardia di Kubinka, parlava di come portò a termine oltre 100 missioni in Afghanistan: il Su-24 a bassa quota, diceva lui, era eccezionalmente stabile, uno degli aerei più veloci a bassa quota e per un pilota da caccia è estremamente difficile raggiungerlo. I motori sono un po’ vecchi e questo comporta il suo tempo per accelerare. A dire il vero i turbogetti del Fencer sono tutt’altro che nuovi, ma come i motori del loro tipo sono molto lesti nell’accelerare. Casomai il problema era che il rapporto potenza-peso era piuttosto basso e il consumo piuttosto alto. Con un raggio d’azione di 1.000 km in missioni lo-lo con 12 bombe da 250 kg, gli Iraniani scoprirono che riusciva a colpire a parità di carico al triplo della distanza del Phantom E. Il Fencer manovra anche molto bene specie nella configurazione a freccia minima, e ha una straordinaria stabilità di volo a bassa quota. Con questi aerei, schierati in Uzbekistan vennero fatte molte missioni con bombardamenti a media quota su roccaforti della guerriglia, specie nel Panshir, ma non mancarono attacchi a bassa quota con munizioni di precisione a guida laser. La contraerea non era molto pesante e in oltre un centinaio di missioni di combattimento solo una ventina sono state osservate le traccianti, ed appena un paio di lanci di missili IR da distanze troppo grandi per andare a segno. Migliaia di missioni vennero accumulate dai Su-24, e mai uno di questi (differentemente da diversi F-111 per non dire degli A-6 in Vietnam) venne perso in azione per causa nemica. Non c’era da stupirsi che, ancorché il Su-24 fosse destinato a missioni del tutto diverse in Europa, con bombe H ritardate, quest’aereo venisse considerato capace delle più efficaci azioni offensive, tanto che nel 1991 ne vennero prodotti, nonostante il crollo dell’URSS, altri 16 esemplari, gli ultimi di circa 1.200.
 
I velivoli sovietici dovettero cambiare le tattiche ma per gli elicotteri non era affatto facile stare fuori della gittata e delle prestazioni dei nuovi missili. L'utilità pratica delle protezioni anti-missile era piuttosto questionabile, anche perché i motori degli Hind sono sistemati un po' troppo vicini in caso di colpo in pieno. I Frogfoot subirono pure diverse perdite, a causa della vicinanza dei motori per cui se uno veniva colpito anche l'altro spesso s'incendiava. Dopo che però venne messa una paratia tagliafuoco tra i due, spessa circa mezzo cm di acciaio, le perdite per Stinger si azzerarono. In tutto i Su-25 persero 23 aerei in azione in Afghanistan (non è chiaro se includendo tutte le perdite o solo quelle in combattimento) tra cui uno guidato da un alto ufficiale, colpito da un F-16 Pakistano, mentre gli elicotteri ebbero forse sui 300 apparecchi perduti. Certo che se i Mi-24 Hind arrivarono a punte superiori ai 250 mezzi impiegati simultaneamente, si capisce che razza di impegno fu per loro questo teatro: circa un decimo o più delle macchine costruite fin'allora (per non parlare di quelle esportate e non disponibili), chissà, forse almeno la metà dei Mi-24 andò a combattere e molti di loro non tornarono indietro, almeno non interi. Carcasse di elicottero erano piuttosto comuni, probabilmente anche adesso, nel paesaggio afghano. Anche più comuni sono diventate le mine, essenzialmente antiuomo, che anche adesso flagellano la popolazione. Molte di queste mine sono di produzione, almeno così si è detto, italiana, della 'famigerata' Valsela, usate dagli insorti contro i tank sovietici. ma in realtà è ben più probabile che la maggior parte siano state mine cinesi o sovietiche.
 
Una delle ultime azioni di guerra note è stata fatta dai sovietici quando hanno mobilitato niente di meno che i loro Tu-22M Backfire per bombardare alcuni obiettivi dei guerriglieri. Per proteggerli da eventuali incursioni di F-16 (che a quanto pare talvolta .. sconfinavano) vennero mobilitati i Tu-22 da guerra elettronica, che a quanto pare ebbero successo pieno nel disturbare i radar pakistani impedendo eventuali interferenze dei caccia presenti appena oltre il vicino confine.
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La sua origine risale al 1977, e trae origine dal concorso del '75 per un nuovo elicottero e dalla volontà del Kamov OKB di rendersi indipendente dalla sola fornitura di macchine per la Marina sovietica. Evidentemente, già prima della guerra in Afghanistan l'Armata Rossa era in cerca di qualcosa di meglio del Mi-24, qualcosa di specializzato per combattere e basta. Il Ka-25F, con due motori potenziati a 1.250sHP, a suo tempo perse contro il Mi-24 rivelandosi sottopotenziato, il progetto del Ka-50 venne completato per l'appunto nel '77 e ancora c'era la struttura classica ad eliche controranti, anche se stavolta ben distanziate. La ragione è che con manovre molto violente possono deformarsi e 'incrociarsi' in volo, con conseguenze catastrofiche. E nonostante tutti i test fatti in merito, qualcosa avrebbe finito per andare male ugualmente. Maggio 1980, approvazione del simulacro V-80, come venne chiamato questo nuovo elicottero. Questo e tanti altri particolari sono stati rivelati a Londra nel 1992 da Mikheev, il neopresidente della neocostituita Kamoc Helicopter Scientific & Technology di Mosca. Mikheev e stato uno di coloro che lavorò al progetto del 'Werewolf' lupo mannaro, come è stato ribattezzato il velivolo (anche se il suo nome NATO è Hokum). Solo nel '92, insomma, con la conferenza di Londra furono finalmente svelati i tanti misteri attorno a quest'elicottero, vero enigma per la NATO da oltre 10 anni. Approvato il progetto, l'I-800 volò il 17 giugno o il 27 luglio 1982. La valutazione iniziata nel 1984 vide la vittoria (iniziale) del Kamov-50. La messa a punto è stata però molto difficile e nel 1985 uno dei prototipi (il primo, per l'esattezza) precipitò uccidendo il collaudatore. Solo nel 1991 un esemplare di serie, anzi in realtà di preserie, è uscito dagli stabilimenti Arsenev, vicino Vladivostok. Oramai l'URSS stava collassando e i soldi per nuovi programmi non erano più disponibili: che disdetta per questo nuovo apparecchio da combattimento, ma anche per il rivale Mi-28. Di fatto queste due proposte sono state deleterie perché i pochi soldi disponibili erano da spendere oculatamente e non c'era posto per entrambi i tipi, oltretutto con pesi e ruoli non tanto dissimili. Fosse stato un elicottero da esplorazione l'uno, e uno d'attacco l'altro, sarebbe stato diverso, ma entrambi erano due mostri da circa 10 t di peso.
 
Il Ka-50 con la sua sagoma tanto sinistra e strana, è risultato un mezzo particolarmente attraente come impressione sul pubblico, anche per via che poteva vantare velocità e agilità di tutto rispetto; ma nonostante la produzione di 21 esemplari, il dubbio è se quest'elicottero fosse realmente efficiente nella sua missione, specie contro le difese più difficili. Le caratteristiche del Ka-50 sono di tutto rispetto, in ogni caso. L'impiego di materiali compositi, per esempio, che costituiscono ben il 35% del peso della macchina. La sua struttura di fusoliera potrebbe far pensare ad un aereo: non ha il rotore di coda, perché, caratteristica particolarmente visibile, per controllare il 'momento' delle eliche vi sono due rotori controrotanti coassiali. La Kamov li ha usati con successo negli elicotteri navali per le loro caratteristiche di compattezza (nel senso della lunghezza, certo non dell'altezza): la fusoliera, fatta da un robusto cassone torsionale alto circa 1 metro, e parimenti largo, può essere a quel punto quasi la totalità della lunghezza complessiva, e la coda corta e tozza potrebbe anche non esistere, magari asportata da un colpo in pieno, e nondimeno non necessariamente abbatterli (cosa invece sicura per qualunque elicottero 'normale'). Naturalmente, il tutto ha una controindicazione sulla complessità e l'altezza dell'albero motore, che ende tra l'altro impossibile usare un set di sensori superiore. Il singolo pilota è un'altra delle caratteristiche del velivolo: incassato nell'abitacolo (anche troppo), egli ha una visibilità verso l'esterno piuttosto modesta, ma è protetto da una 'vasca da bagno corazzata' tipo A-10, sia pure più leggera (350 kg) in doppia lamiera d'acciaio, resistente al 12,7 mm e ai colpi HE di maggior calibro. Il carrello è dentro la fusoliera e il cannone, che è quello, fin troppo potente per un elicottero, del BMP-2 (ma del resto spara le stesse munizioni del bicanna del Mi-24..), con ben 500 colpi e una limitata capacità d'aggiustamento in alzo e di qualcosa, in direzione (15° a destra, +30 e -15 in verticale). E' già qualcosa, a dire il vero, ma attenzione al rinculo: pur sparando a una cadenza minore, il cannone di questo tipo non è un 'gast' bicanna e quindi gli sforzi di rinculo sono tutti a carico della piattaforma piuttosto che essere recuperati tramite il sistema di movimeno a manovella delle canne (una spara e l'altra viene ricaricata). Il pilota ha anche un vero sedile eiettabili: come è possibile? Con un sistema di artifizi pirotecnici che fa saltare via le pale dell'elica prima del lancio. Tempo 2,5 secondi dal comando di espulsione, e il pilota è in aria con il paracadute già estratto. Naturalmente per le missioni a bassissima quota potrebbe non essere sufficiente, e allora tanto vale tentare un atterraggio 'duro', visto che il Ka-50 è costruito per resistere anche ad atterraggi molto violenti, specie se si estrae il carrello, che ha una resistenza del 300% maggiore rispetto ad un normale carrello sovietico. L'armamento comprende fino a 16 missili a guida laser Vikrh supersonici, due razziere da 20 colpi calibro 80 mm e il cannone. Il 2A42 è capace di tirare 300 o 550 c.min, con alzo controllabile tra -30 e +15°, con possibilità di aggiustare il puntamento verso la destra fino a 15°; il peso è di 115 kg di cui 38 per la canna, e tutto il complesso, senza le munizioni, pesa 250 kg, la forza di rinculo raggiunte i 40-50 kN e la gittata è sufficiente per ottenere un raggio di tiro di ben 4 km. Il missile principale è l'AT-9 Whirlwind o Vikhr, missile cpace di 8-10 km, velocità supersonica, fascio direttore laser e peso di be 60 kg, con capacità di perforare fino a circa 900 mm d'acciaio protetto da corazze ERA. Sono disponibili anche bombe fino a 500 kg (totale: 2 t), razzi B-8 da 80 mm in lanciatori d 20 colpi, missili vari tipo l'AS-12 e l'AA-8, e pod da 23 mm, in 4 punti d'aggancio, per un totale tipico di 16 missili c.c. e 40 razzi da 80 mm del tipo S-8 (HEAT o HE). Il sistema di puntamento era lo Skval e l'automatismo del volo a bassa quota era garantito dalle esperienze con i Kamov navali, quindi c'era un sofisticato pilota automatico che consentiva di puntare e sparare i missili anche in volo a bassa quota. La parte anteriore della fusoliera, davanti al pilota, è stata dedicata solo all'avionica, tra cui il sistema guida missili e una camera LLTV con due FOV da 1,3 e 8°, arco di osservazione +/- 30°. Non è certo il TADS dell'AH-64, ma vi sono anche due laser YAG, occhiali per il pilota di tipo NVG e mappa mobile (però non di tipo digitale ma meccanico). Quanto ai motori vi sono erano due TV-117 posti ai lati superiori della fusoliera stessa, mentre esiste anche una APU secondaria nella zona poppiera; i serbatoi in materiale compositi sono autostagnati e al centro del velivolo, capaci di non esplodere nemmeno se centrati da un colpo da 20 mm grazie al riempimento di materiali anti-esplosione (schiuma a base di poliuretano), e capaci di estinguere un incendio in 5 secondi. Quanto al rotore, la sua resistenza è valutata capace di sostenere impatti da 23 mm, mentre la struttura è con doppio longherone in titanio, a nido d'ape e riempimento di un materiale simile al Nomex. Il rotore doppio consente molti vantaggi: l'eliminazione della coppia, del lungo ed inefficiente albero per il rotore di coda, la vulnerabilità dirotta dell'elicottero (che potrebbe persino volare senza coda per un po' di tempo), l'efficienza che si traduce in migliori prestazioni e velocità di salita maggiore ecc. ecc.; vi sono controindicazioni, come la complessità della struttura, la sua altezza, il fatto che il rotore articolato, specie in una macchina che dev'essere molto agile, è praticamente costretto a lavorare con distanza notevole tra una e l'altra serie di tre pale, e il rotore inferiore è sottoposto ad operare in costante 'ombra' dovuta all'azione perturbatrice di quello superiore ecc. Per migliorare le cose, il Ka-50 ha anche una grossa ala, sotto cui sono presenti i piloni per i carichi, e che ha apertura complessiva di 7,3 m: assieme alla coda, contribuisce a farne quasi un aereo VSTOL piuttosto che un elicottero. Le controindicazioni sono ovviamente quelle che durante l'hovering l'ala è controproducente, dando una 'spinta' verso il basso sul flusso d'aria proveniente dall'elica. Il carrello retrattile pesa 45 kg in più di uno fisso ma è stato giudicato giusto usarlo piuttosto che lasciare 'sporcata' l'aerodinamica del Ka-50, già teoricamente più lento rispetto al Mi-28 che adotta una configurazione tradizionale (ma il carrello è fisso, così che in pratica le resistenze si riequilibrano). Piuttosto è l'abitacolo, dai finestrini blindati ma troppo piccoli, e per giunta con un solo uomo d'equipaggio, a suscitare da sempre perplessità<ref>
Nativi A: ''Ka-50'', Gen 1993 p.58-65
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