Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Sudafrica: differenze tra le versioni

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====Gli altri sistemi d'arma====
Come si è detto, i Centurion erano i carri armati standard dei Sudafricani, ancorché non proprio ideali per i lunghi percorsi tipici dell'ambiente operativo, meno che mai per le zone sabbiose (mentre andavano molto meglio in montagna e su terreno roccioso). Chiamati '''Olifant''' (elefante), ebbero presto un cannone da 105 mm e con il tempo, proiettili APDSDS-T e un telemetro laser, che però il capocarro doveva impiegare direttamente, in maniera piuttosto rudimentale e pericolosa: un po' come il telemetro ottico presente sui carri Tiger, insomma. L'Olifant Mk.1A ebbe questi e altri miglioramenti, per esempio il motore diesel, e la produzione (trasformazione) durò tra il 1978 e il 1982. La velocità era arrivata a 45 kmh rispetto ai 34 originali (e salirà a ben 58 con l'Olifant Mk.1B, non molto inferiore rispetto persino ad un Leopard 1). L'esordio operativo del carro così trasformato, capace tra l'altro di usare il sistema TWMP israeliano di bonifica mine, è avvenuto nel 1987, quando alcuni mezzi combatterono nella zona di Cuito Cuanavale, anche se lamentarono tre perdite per mine o per i colpi subiti dai numerosi mezzi dell'MPLA, tra cui i ben più bassi ed elusivi T-55 e 62. A tal proposito vi sono opinioni discordanti: i Cubani per esempio, parlano di circa 20 carri armati colpiti. Inoltre secondo loro la bassa sagoma aiutava i loro mezzi a non farsi vedere dagli Olifant. Secondo i sudafricani, invece, la sagoma dei loro mezzi era vantaggiosa visto che consentiva di vedere sopra l'erba alta della savana, localizzando meglio i veicoli nemici. Per il resto della storia dell'Olifant, vedi i paragrafi successivi.
 
 
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Le missioni dovevano essere volate a bassa quota, almeno in Angola. Le missioni in Namibia erano meno pericolose, ma con gli SA-7 in giro anche i veloci e robusti Impala erano in pericolo. La bassa emissione termica del piccolo reattore e il calore dell'ambiente aiutavano a renderli meno facili come bersagli, oltre all'uso di flare che a quanto pare erano disponibili.
 
La minaccia dei MiG era pressoché inesistente a bassa quota, anche perché i marxisti erano preoccupati della contraerea dell'UNITA o delle truppe sudafricane, e così volavano un po' troppo alti. I SAM e la contraera venivano usualmente elusi volando a bassa quota (15-30 metri) e veloci, con tattiche adatte per minimizzare l'esposizione alla reazione nemica. Gli aerei sudafricani registrarono 225 lanci di missili SA-7 (forse anche di tipo più moderno), di cui solo 5 a segno con una perdita, proprio un Impala. Se i missili fossero stati più moderni, o le tattiche meno efficaci, sarebbe stato un disastro per la piccola SAAF (in Afghanistan gli Stinger registrarono non meno del 40% di colpi a segno, anche se le statistiche spesso si 'confondono' dando a loro praticamente tutti i meriti degli abbattimenti, cosa senz'altro falsa). Nel 1981, durante la missione 'Askrea', un Impala ritornò con un missile infilato letteralmente nel tubo di scarico. Pare che fosse un SA-8, ma la cosa è improbabile un po' per le dimensioni della 'supposta', un po' perché non è un missile a ricerca IR. Questo caso ricorda quello del MiG cinese che riportò 'a casa' un Sidewinder inesploso nel 1958, da cui si estrapolò poi il modesto ma utile 'Atoll'.
 
Gli elicotteri erano un elemento importantissimo, e tra questi nessuno lo era più dei potenti Puma, eccellenti elicotteri da trasporto e assalto medio, bimotori, molto veloci e agili (e anche per questo, spesso 'impersonanti' i Mi-24 in numerosi film, in alternativa ai Sea King o, in qualche caso -Es. Blood Diamond- a veri 'Hind', dato che le prime versioni di questi non avevano l'abitacolo in tandem). Uno dei Puma ebbe una sorte particolarmente avversa nell'agosto del 1982, perché la SWAPO lo abbatté, uccidendo tutti i 15 occupanti. Questa fu una perdita dolorosa per i Sudafricani, che peraltro (in perfetta 'scuola britannica', vedi Yemen) soffrirono un numero di perdite umane e materiali davvero contenuto in paragone ai lunghi anni di guerra sostenuti, grazie al coordinamento e alla professionalità delle sue forze campali e aeree. Altri elicotteri importanti erano i grossi Super Frelon, che potevano anche portare un veicolo leggero, e gli Alouette III, capaci di missioni esplorative, MEDEVAC, ricognizione e anche attacco leggero con cannoni, mitragliatrici, razzi e forse anche missili AS-11.
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La ragione per la quale non si è puntato al cannone da 105 mm fin dall'inizio (in seguito è apparsa anche una versione con tale arma), è che così si poteva disporre di parecchie munizioni, cosa importante per un mezzo di ricognizione a lunga autonomia: ovvero, 48 colpi da 76 anziché 36 da 105 (da 90 mm? Forse circa 40-42); un cannone preciso, con capacità di fuoco HE e di ingaggio di mezzi leggeri e di carri per autodifesa, con alta cadenza di tiro, era quanto necessario. Il sistema di controllo del tiro è sofisticato, ma non così tanto come nella Centauro, anche se è presente un sistema panoramico per il capocarro con stabilizzazione su due assi; il mezzo ha telemetro laser e calcolatore balistico, con un tempo di reazione che, inquadrato il bersaglio, è inferiore a 2 secondi; il computer calcola la distanza con il telemetro laser, la velocità laterale del mezzo, le condizioni meteo ecc, vi è un contacolpi e un sistema di implementazione manuale per i dati in aggiunta a quelli calcolati automaticamente. Il sistema notturno è peraltro ancora di tipo IR o forse fin da subito, un IL passivo. La torretta ha un sistema elettromeccanico per la rotazione e l'alzo con controllo digitale, per un funzionamento rapido e silenzioso, oltre che per ridurre il rischio di incendi a bordo (l'olio del circuito della torretta). Non mancano le solite due mitragliatrici da 7,62, coassiale e in postazione difensiva.
 
Mentre la Centauro ha privilegiato la potenza di fuoco, a mò di cacciacarri ruotato, poi la mobilità e infine la protezione (limitata inizialmente al fuoco delle mitragliatrici da 12,7, forse da 14,5 frontale), nella Rooikat prima è venuta la protezione, poi la velocità e infine la potenza di fuoco, un po' la differenza tra gli incrociatori da battaglia britannici e i più 'concreti' rivali tedeschi. Così, data l'esperienza operativa, si è voluto che il mezzo fosse molto pesantemente protetto; sopratutto temute erano le mitragliere da 14,5 e da 23 mm, difficili da vedere e capaci di causare gravissimi danni prima di essere neutralizzate. Così la protezione frontale è stata chiesta fin dall'inizio pari alla minaccia dei colpi AP di questi calibri, mentre lateralmente ci si è accontentati della protezione da colpi di arma leggera (o, da maggiore distanza, contro le 12,7 e 14,5 mm); vi sono anche 8 lanciafumogeni da 81 mm per aiutare la fuga in caso di difficoltà. Il mezzo è poi protetto molto bene anche contro le mine controcarri, altra specialità sudafricana, con tutte le componenti della trasmissione dentro lo scafo e la possibilità di perdere anche due ruote per lato e continuare a muoversi: il vano delle ruote, poi, è congegnato per deviare all'esterno l'onda d'urto dell'esplosione, mentre non è possibile, per ragioni d'altezza, il solito ventre a 'V' sotto lo scafo. Data la sua potenza, la Rooikat riesce poi spesso a muoversi anche nella savana, evitando così le poche piste, che i Sudafricani spesso hanno trovato minate (da qui, per limitare al minimo le loro perdite umane, hanno curato molto la protezione antimina). Non mancano il sistema NBC e quello antincendio-esplosione, e se le cose si mettono male, i portelli di fuga tra il secondo e il terzo asse. Date le esperienze operative, è stato chiesto un buon confort per l'equipaggio e anche per questo il motore non è davanti, ma dietro (con sollievo indubbio per il guidatore), mentre la torre è bassa ma piuttosto larga (e aiutata dal cannone relativamente piccolo); il motore è sostituibile in 45 minuti scarsi.
 
Il Rooikat quindi, a parte qualche elemento in cui non era molto evoluto, è un eccellente mezzo. Da notare che esso ha una piena capacità di sparare in movimento, cosa che non è solo teoria, ma anche pratica. Questo per via delle sospensioni, ma forse e soprattutto, della massa, molto elevata. Come abbiamo visto, il cannone è ‘piccolo’ a confronto, e con una forza di rinculo ridotta. A confronto, la Centauro ha un pezzo più potente e pesa meno, e nonostante abbia lo stesso FCS dell’Ariete, per sparare con precisione è in genere necessario fermarsi per mirare bene. Se si considera che il rapporto tra massa e rinculo è per la Rooikat circa il doppio (comparando le versioni iniziali di entrambi i mezzi), si capisce come mai quest’ultima conservi un’effettiva capacità di fuoco in movimento.