Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Guerre Arabo-israeliane: differenze tra le versioni

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In ogni caso, nel '54, ad aprile, anche Neguib venne deposto dal col. Nasser, che poi si mise d'accordo con i britannici perché questi ritirassero entro 20 mesi le loro truppe, oramai sempre più fuori luogo. Ma le sue richieste di armamenti occidentali non vennero stavolta esaudite e così si rivolse al blocco sovietico (settembre 1955), con il quale interagì positivamente. Le armi servivano a difendere il Canale, e la Gran Bretagna era la principale fornitrice designata; però l'Egitto ebbe continui ritardi nelle forniture di armamenti, in special modo Vampire e Meteor, mentre gli istruttori erano stati a loro volta 'istruiti' affinché non dessero ai piloti del Cairo un addestramento particolarmente completo, giusto le basi del combattimento aereo. Questo avrebbe aiutato a non far assumere a costoro atteggiamenti troppo 'aggressivi' nei confronti degli israeliani: l'Egitto non doveva essere preparato se non per la difesa del proprio territorio, piuttosto che per attaccare Israele. Ma ovviamente, il Cairo aveva una diversa visione su come le sue F.A. dovessero diventare in futuro. Visto che con la vicina Italia erano già in corso affari relativi agli armamenti -nel mentre anche Israele era rifornito di armi da Roma, impegnata in un difficile equilibrio diplomatico- vennero comprati ben 58 Vampire costruiti dalla Fiat, e forniti in maniera segreta. I primi numeri di serie erano 1524-40, poi non si sa con quali altri sn/c vennero siglati i successivi. Erano distinguibili dai Vampire inglesi per via del pannello anti-abbagliamento sul davanti del parabrezza. In seguito, attorno al '55, divennero principalmente aerei da addestramento all'accademia di Bilbeis, dove molti di loro vennero distrutti al suolo dagli attacchi anglo-francesi l'anno successivo. Intanto in settembre, mentre i primi Vampire FB.52 di costruzione Fiat erano in fornitura, l'Egitto bloccò gli stretti di Tiran, onde paralizzare Eilat. Israele iniziò a preparare gli attacchi in Sinai, ma divenne evidente che non c'erano abbastanza forze disponibili. Del resto, nemmeno l'Egitto era preparato né sufficientemente modernizzato. Viste le forniture di armi inglesi alquanto irregolari, Nasser chiese addirittura gli americani, ma senza successo, come del resto Israele:gli USA non erano certo interessati ad aumentare le tensioni nella regione.
 
===Nubi di guerra===
Fu così evidente che l'unica parte che potesse aiutare l'Egitto fosse il blocco orientale: fu così con la Cecoslovacchia che stipulò l'accordo che avrebbe portato alla fornitura di centinaia di carri e aerei di tipo moderno, e questo semplicemente in cambio di cotone (erano altri tempi) . Precisamente, accadde il 27 settembre 1955, quando come primo passo vennero conclusi accordi per 86 MiG-15 monoposto e UTI, 39 Il-28, 20 Il-14, 20 C-11 e 200 carri T-34. Presto giunsero i primi istruttori russi e cecoslovacchi, e non sarebbe trascorso molto tempo prima di chiedere oltre 100 MiG-15 e i primi MiG-17, nonché i primi elicotteri Mi-1 e numerosi addestratori Yak-11 e Zlin 226.
Fu così evidente che l'unica parte che potesse aiutare l'Egitto fosse il blocco orientale: fu così con la Cecoslovacchia che stipulò l'accordo che avrebbe portato alla fornitura di centinaia di carri e aerei di tipo moderno, e questo semplicemente in cambio di cotone (erano altri tempi) . Precisamente, accadde il 27 settembre 1955, quando come primo passo vennero conclusi accordi per 86 MiG-15 monoposto e UTI, 39 Il-28, 20 Il-14, 20 C-11 e 200 carri T-34 più altri 330 corazzati vari; 500 artiglierie e altri materiali per trasformare radicalmente lo strumento militare dell'Egitto in una forza operativamente all'avanguardia. Presto giunsero i primi istruttori russi e cecoslovacchi, e non sarebbe trascorso molto tempo prima di chiedere oltre 100 MiG-15 e i primi MiG-17, nonché i primi elicotteri Mi-1 e numerosi addestratori Yak-11 e Zlin 226.
 
Malgrado la dichiarata volontà di non allinearsi con nessuno, l'Egitto diventava un 'amico' del Patto. Peggio che mai, Nasser ora disponeva di aerei moderni, dopo che l'Occidente si era prodigato per consegnare armi di seconda scelta mantenendo bassa la capacità operativa delle nazioni dell'area.
 
Questo causò una reazione anglo-americana che comportò per Nasser la negazione dei fondi per creare la diga di Assuan, che a sua volta era considerata fondamentale per l'agricoltura egiziana. Andati via i soldati inglesi, Nasser, molto contrariato, arrivò a quel punto a considerare il Canale come proprietà del governo egiziano (26 luglio 1956), perché così facendo sperava di ottenere i fondi per realizzare la diga. NonIl Canale era nullagestito didalla eccezionalmenteCompagnia bellicosoAnglo-francese, comein pratica quelle che adesso si potrebbero chiamare multinazionali. Non era un proposito eccezionalmente bellicoso, ma il metodo irritò molto gli occidentali, e in particolare il premier Eden, che odiava i dittatori e consideva tale anche Nasser.

Subito ordinò a due squadroni di aerei Camberra e uno di Valiant di arrivare a Malta, in attesa dell'arrivo di un'armata navale dall'Atlantico. Nel frattempo si studiava come intervenire senza che l'Egitto finisse per figurare quale vittima di un'aggressione colonialista. Visti gli interessi convergenti di Israele, venne firmato un protocollo segreto, quello di Sèvres, a Parigi, il 24 ottobre successivo.
 
Così, di questo stato di cose ne beneficiò Israele, che venne riarmato, in segreto, dalle due potenze europee.
 
Il fatto è che anche la Francia era contrariata dall'Egitto, perché questo supportava l'FNL algerino, il che la portò a supportare Tel Aviv.
 
Mentre Israele, nato ufficialmente il 14 maggio 1948, si era trovato subito in guerra con il Libano, Siria, Egitto e Giordania, per poi concluderla restando a 'galla' con l'armistizio dell'estate del '49. Ma la questione palestinese era tale, che le cose non sarebbero mai state 'aggiustate', con l'oppressione israeliana, e dall'altra parte, un notevole opportunismo da parte degli stati arabi, che consideravano Israele un corpo estraneo nella regione, e che erano ben contenti di arruolare i palestinesi che si opponevano ad esso. Nel '51 l'Egitto aveva messo il Canale di Suez al di fuori delle possibilità d'accesso per le navi israeliane, e poi Nasser, malgrado l'appello ONU per la rimozione del blocco, nell'estate del '56 lo estese anche al Golfo di Akaba, in Mar Rosso, per poter mettere in crisi il porto di Eilat. (unico porto israeliano nel Mar Rosso) con l'uso della sua superiore Marina e delle artiglierie costiere.

Nel mentre i Fedayn, particolarmente attivi dal '55, aumentavano i loro attacchi ad Israele, che nel febbraio 1955 attaccò a sua volta Gaza per distruggerne le basi.

Nell'aprile del '56 la situazione era ancora talmente grave, che vennero registrati oltre 60 attacchi in 5 giorni, stavolta dalla Siria e Giordania che ospitavano altri esuli palestinesi. Nel mentre l'Egitto, potenzialmente ben superiore al piccolo Israele, stava aumentando il potenziale militare.
 
Nel frattempo l'Egitto cominciava a pensare a trasferire anche aerei in Giordania, per attaccare in futuro Israele; mentre la Francia era senza riserve contro l'Egitto, Londra era intenzionata a restare molto più distante da eventuali politiche di appoggio diretto ad Israele, dato che la sua posizione era di non mettersi in uno scontro frontale contro i Paesi Arabi, i quali peraltro stavano aumentando la pressione sul piccolo stato ebraico. Questo significava a sua volta la considerazione di un attacco contro Gaza e il Sinai, colpendo di sorpresa e cercando di guadagnare tempo e spazio per contrastare la reazione degli altri Stati della Lega Araba, tra cui l'occidentale Giordania e una Siria sempre più filosovietica. Gli USA stavano in campagna elettorale per il secondo mandato di 'Ike' e non erano affatto interessati ad appoggiare attacchi colonialistici a Stati sovrani; l'URSS era invece interessata ad aumentare la tensione per aumentare la sua capacità d'influenza nel Medio Oriente e nel Mediterraneo, dove aveva cominciato a operare con 4 sottomarini e una nave appoggio nel porto di Valona, il primo esempio di Eskadra sovietica (distaccata dalla Flotta del Mar Nero). Ma nel Patto c'erano problemi con la Polonia e una tensione crescente con l'Ungheria. La DDR si era ribellata qualche anno prima (1951) ed era stata un'altra brutta grana, anche se in via di risoluzione dato che l'URSS aveva capito che non si poteva solo vendicare contro il popolo tedesco se voleva costruire una zona d'influenza stabile.
 
 
===Nubi di guerra===
In tutto, le cose stavano diventando sempre più difficili, e il '56 si potrebbe definire una sorta di riedizione del '48 quanto a caos internazionale. La Francia si incontrò con Israele in termini diplomatici, ma espliciti: il ministro della Difesa francese chiese a quello degli esteri israeliano (Peres) se Israele avrebbe potuto conquistare il Sinai e raggiungere il Canale, e rispose di sì. Ma ad un patto: che la Francia fornisse supporto a tale azione. L'idea era sempre più pericolosamente accarezzata dalle nazioni occidentali. La Gran Bretagna e la Francia si accordarono così: se Israele attaccava, loro avrebbero dichiarato che i belligeranti dovessero allontanarsi di 10 miglia dal Canale onde permettere la navigazione internazionale, secondo i trattati in essere. Per Israele non c'era problema, ma l'Egitto non avrebbe rispettato tale accordo e loro avrebbero potuto sfruttare il pretesto per attaccarlo, con lo scopo di riprendersi il Canale. Dell'accordo di Sevres non si trovò conferma ufficiale, ma successivamente venne confermato dall'archivio di Ben Gurion, in Israele, dove i documenti che ne parlavano vennero trovati.
 
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Il 18 ottobre 1956 le navi Alleate erano state radunate a Malta, oramai le trattative diplomatiche, in verità non così incisive, non portarono a niente. Gli Alleati adottarono le 'strisce d'invasione' per riconoscere i loro aerei, così come fecero gli Israeliani (il che diede ovviamente l'immediata dimostrazione dell'esistenza dell'accordo, visto che la casualità non poteva certo sortire un tale effetto).
 
Ma dall'altra parte del Mediterraneo, a Parigi, già il leader egiziano era noto come 'Hitler del Nilo' e il 15 ottobre Ben Gurion fece un discorso alla Knesset nel quale spiegava come Israele dovesse difendersi dalle incursioni arabe. E il 22 vi fu un accordo segreto: all'Operazione Kadesh, quella israeliana contro l'Egitto, si sarebbe unita la Musketeer, che era anglo-americana e diretta sopratutto contro l'Egitto vero e proprio. L'obiettivo era far cadere Nasser. Ma come al solito in questi interventi di 'esportazione' della democrazia, le cose andarono ben diversamente.
 
Così vennero decisi i particolari: gli israeliani si sarebbero concentrati nel frantumare le truppe egiziane nel Sinai. Dopo l'intervento, gli Alleati, che per non correre rischi di fuoco amico, avevano allestito le famose striscie giallonere similmente ai tempi di Overlord, sarebbero intervenuti dichiarando un cessate il fuoco che entro 24 ore avrebbe dovuto portare entrambi i contendenti lontano dal canale di almeno 16 km. Era una cosa a quel punto pressoché impossibile per il Cairo, impegnato in guerra appena oltre il canale con molte delle sue migliori truppe. Tanto fu ben congegnato il piano, che solo in un caso due Mystere si spinsero oltre il perimetro loro assegnato, per attaccare, scambiandola per egiziana, una fregata inglese -fortunatamente senza conseguenze. Nel frattempo, un minimo di difesa doveva essere assegnata anche ad altri settori, specialmente per mettere sulla difensiva la Siria e la Giordania, per lasciar loro credere d'essere attaccate prossimamente, il che avrebbe scongiurato una loro iniziativa offensiva verso Israele, ora che questo era impegnato nella lotta ad Ovest.
 
 
C'erano molte cifre su quanto gli Egiziani potevano mettere in campo, ma in termini di aerei si stimava la presenza di 110 MiG-15, 44 Vampire, 14 Meteor e 48 bombardieri Il-28, forse i più preoccupanti di tutti data la loro potenzialità offensiva senza alcuna equivalenza nella HHA. In più esistevano circa 200 aerei di seconda linea. Il problema era tuttavia attenuato dal fatto che gli egiziani, pur avendo tutti questi aerei possedevano un numero di piloti limitato: circa 100 erano abilitati, sui 500 complessivi, all'impiego di caccia a reazione.
 
Nel mentre Israele aveva 24 Mystere, 75 Ouragan, alcuni Meteor, con gli aerei francesi comprati dal settembre 1955; il Canada mise sotto embargo la fornitura di 24 F-86 Sabre, nella saggia decisione di non contribuire alla corsa agli armamenti e ad un corrispondente aumento della tensione nella regione. Peccato che non tutti la pensassero allo stesso modo, a partire dalla Francia. Israele aveva anche circa 40 Mosquito, 30 P-51 e 21 T-6, nonché gli ultimi 2 B-17 e 20 trasporti di cui 16 C-47 e 4 Noratlas. Quanto agli Ouragan, sebbene essi non fossero particolarmente moderni, rappresentarono un notevole aiuto per la HHA. Passarono poche settimane dopo l'arrivo dei primi MiG, che gli israeliani erano già in Francia a provare i caccia francesi, e la scelta cadde su di loro, per iniziare una prima attività su jet 'veloci', in attesa dei Mystère. Il primo lotto fu di 12 aerei. Questi velivoli aumentarono presto e persino dopo la guerra Israele ne comprò altri 24. Va ricordato anche in questa complessa fase storica, che la Gran Bretagna iniziò a fornire aerei all'Egitto, stavolta con i Meteor, tentando inutilmente di riportarlo vicino alla propria sfera d'influenza; nel mentre gli istruttori britannici dell'EAF iniziarono a preparare meglio i loro piloti. Era l'inizio del '55, quando vennero consegnati sei preziosi Meteor NF.13 da caccia notturna. Ma era tardi, perché nell'ottobre dello stesso anno erano giunti i primi MiG-15 per gli squadroni No.1 e 30 di Almaza (aeroporto vicino Il Cairo); nel contempo il No.9 ebbe gli Il-28. A quel punto, gli aiuti britannici, sebbene molto importanti per la caccia notturna (non coperta dai sovietici) erano diventati piuttosto irrilevanti nel loro insieme. Il problema era la mancanza di preparazione: già gli egiziani erano poco rilevanti in questo settore, ma con questi nuovi jets non avevano molta dimestichezza. Sarebbe servito molto tempo, e presto gli eventi avrebbero negato tale prerequisito per ottenere una forza aerea efficiente. Nel frattempo, all'inizio del '56, Francia e Israele rinforzarono l'alleanza e nel maggio 18 Myster IVA vennero comprati, iniziando subito i passaggi di alcuni piloti di Ouragan; siccome questi caccia non erano ancora del tutto sufficienti, nell'agosto vennero comprati altri 36 Mystere e sei Ouragan, più 3 Meteor NF.13 dalla Gran Bretagna. I Mystere sarebbero presto diventati gli aerei più importanti e moderni, in particolare con il No.101 Sqn.
 
Dopo l'accettazione di Israele nella 'coalizione', vennero forniti ulteriori mezzi per combattere l'Egitto. Dato che i Mystere non erano ancora totalmente pronti per le operazioni, così come i loro piloti, i buoni, vecchi e solidi Ouragan vennero forniti in altri 12 esemplari più altri 23 Mystere. In tutto la HHA ebbe, attorno a metà del '56, circa 176 aerei da combattimento, di cui 112 erano caccia a reazione. Tanto che il No.101 Sqn si ritrovò ben 52 Mystère IVA, sebbene avesse solo 16 piloti qualificati per usarli, e altri in addestramento accelerato.
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Oramai era tutto pronto. Come ben di vedeva anche a Malta, dove i berretti da marinaio (bianchi per gli inglesi e con il pom-pom rosso per i francesi) sciamavano per le vie di La Valletta, Marsiglia e Algeri. Gli USA si stavano rendendo conto di quel che accadeva e mandarono ordini alla loro VI Flotta, che esisteva già dal 1 maggio 1946 ed era in Mediterraneo in funzione anti-sovietica, ma che in quel contesto venne allertata per tutt'altra ragione, mettnere sull'attenti i governi di Londra e Parigi, perché non c'era affatto la volontà americana di sostenerne l'azione. Tuttavia, il 22 ottobre 1956 venne deciso ugualmente di attaccare e in tempi ridotti; il 26 Israele mobilitava le truppe. Il 23 era scoppiata la rivolta in Ungheria, e questo sembrava il momento migliore perché l'URSS venisse messa 'fuori gioco', impegnata con una simile grana a due passi dai suoi stessi confini. I Francesi furono svelti a mandare verso Lydda 36 F-84F (tra l'altro, cacciabombardieri forniti dagli USA, che ovviamente si ritrovarono ancora più contrariati da questo utilizzo 'improprio') e ad Haifa altri 3 Mystere, raddoppiando le disponibilità israeliane, che vennero concretizzate sempre in quel periodo, onde affrontare i MiG, troppo pericolosi per i soli Ouragan. Ma Israele non avrebbe dovuto spingersi oltre il Canale, per evitare rappresaglie degli Il-28 contro il proprio territorio. Le 9 brigate di fanteria e carri, che in tutto avevano 20.000 soldati, erano state anch'esse limitate in tal senso, e si sarebbero dovute aspettare una forte reazione dell'aviazione egiziana oltre a non penetrare in Egitto passando il Canale, in nessuna circostanza questo sarebbe stato politicamente accettabile.
 
===Gli opposti schieramenti (aviazione)===
 
'''Egyptian Air Force'''
===Guerra sul Sinai===
Così si arrivò al 29 ottobre, un lunedì. Verso il tramonto arrivarono su Mitla 400 parà con i C-47, e poi vennero riforniti di notte con i Noratlas francesi, che erano basati a Cipro. Questo passo era fondamentale per superare le montagne del Sinai e per giunta, ad appena 70 km dal Canale. I Meteor e Ouragan fecero del loro meglio per appoggiare l'operazione, mentre i Mystere erano in quota a proteggerli dai MiG, ma senza dover affrontare una grossa reazione nemica. Nel prosieguo anche i Mystère eseguirono azioni d'attacco, così come i vulnerabili P-51 (che mantenevano il problema tipico dei motori in linea, i radiatori vulnerabili al tiro nemico). Il mattino del 30 ottobre era oramai noto l'attacco, così come che la flotta si dirigeva verso l'Egitto dalle basi 'alleate', dopo essere salpati il 29 ottobre con le navi veloci (tanto che esse precedettero di 3 giorni quelle da sbarco, ben più lente). Nondimeno, si rischiò lo scontro con la VI Fleet, che cercò di fermare l'armada franco-spagnola fino al limite del conflitto a fuoco. Decisamente, in questo frangente gli USA non erano d'accordo con le aggressioni ad altri Stati sovrani. Il 30 ottobre, di pomeriggio, Londra e Parigi posero l'ultimatum al Cairo nonché a Tel Aviv, imponendo il limite di 18 km dalle coste del Canale entro il quale nessuna forza armata avrebbe dovuto stanziare, inoltre all'Egitto chiesero di accettare una occupazione temporanea di P.Said, Ismailia e Suez. Tutto questo doveva trovare un'accettazione chiara in appena 12 ore di tempo, e quel che è più bizzarro, senza passare per l'ONU, l'unica deputata per questo genere di risoluzioni. Anche all'epoca, dunque, c'era chi ritenesse che i propri interessi e punti di vista non dovessero perdersi nella 'burocrazia', dove sicuramente avrebbero incontrato il veto di qualche Potenza. L'ONU però all'epoca era ben viva, e immediatamente ribatté con una risoluzione che negava ogni autorizzazione a guerre in Medio Oriente. Ovviamente, Francia e GB non persero tempo ad usare il loro diritto di veto per non renderla esecutiva. Nel mentre, l'Egitto non poteva ritirarsi dalla zona del Canale, tanto meno in così poco tempo. Forse Nasser non si rendeva conto di quanto gli Alleati facessero sul serio, mentre Israele era visto come un avversario senz'altro alla portata del Cairo. Gli Israeliani, distanti 140 km dal Canale, non ebbero certo problemi ad accettare l'intimazione, né l'occupazione 'temporanea', visto che già avevano dozzine di aerei francesi sui loro aeroporti. Così, il 31 ottobre gli 'Alleati', malgrado che le loro azioni fossero con ogni evidenza disapprovate dalla Comunità internazionale, passarono alle vie di fatto. Il 31 ottobre iniziò a scorrere sangue quando il caccia Kersaint, con i suoi cannoni da 127 mm, causò gravi danni al piccolo caccia di scorta Ibraim el Awal, un vecchio 'Hunt' britannico armato con pezzi da 102 mm. Sotto la minaccia di attacchi aerei da parte di due Ouragan, questa nave venne catturata e portata ad Haifa. Nel pomeriggio, però, gli aerei Alleati non erano ancora passati sulle basi aeree egiziane, la principale fonte di preoccupazione. Si temeva che i bombardieri britannici, privi di armi difensive, fossero un bersaglio facile per i MiG. Il pomeriggio del 31 quattro Camberra e 7 RF-84 passarono sul territorio egiziano scattando foto ad alta quota. Poi si sarebbe aggiunto un bombardamento, però da eseguirsi di notte. La popolazione egiziana era stata avvisata perché si allontanasse dalle basi aeree, poiché non era volontà di nessuno coinvolgere i civili. I Valiant e i Camberra maltesi iniziarono le loro pesanti azioni di attacco su Cairo Ovest, Kabrit, Abu Sueir e Inchas, ma in volo ricevettero la comunicazione che sul primo di questi aeroporti c'erano forse civili americani, il che fece sì che non venisse attaccato, ma in suo luogo venne scelto Almaza. Nel frattempo la situazione diventava sempre più ingarbugliata. Pare che il comandante della VIa Flotta chiese al Pentagono: 'ma il nemico chi è?', era davvero desueto per l'epoca d'oro della collaborazione tra USA e Europa, pensare di incrociare le armi con i propri più stretti alleati.
 
L'ex-REAF, diventata dal '53 la Al Quwwat al-Jawwiya, già nel '49 aveva comprato 42 Meteor a reazione, e successivamente ben 156 Vampire FB.52, dei quali 58 erano di costruzione Fiat. Questa forza di jet era poderosa, e faceva dell'Egitto una delle principali forze aeree su reattori attorno ai primi anni '50. Ben presto però gli aerei inglesi divennero obsoleti (mentre le forniture furono sempre assai discontinue e incomplete) e così fu necessario rimpiazzarli con qualcos'altro. Forse solo i Vampire di costruzione Fiat erano attivi al '56, ma solo perché giunsero dal settembre 1955. Appena due giorni dopo vennero però forniti, per gli accordi di cui sopra, ben 86 MiG-15, 39 Il-28, 20 trasporti Il-14 e 20 trainer Avia C-11. Questo primo acquisto era già ben più che trascurabile, ma giunsero anche piloti e tecnici istruttori del Patto. In prospettiva, per aumentare ulteriormente la sua potenza, l'aviazione egiziana avrebbe avuto anche altri 50 MiG-15 e 50 MiG-17F, questi ultimi erano i primi di ben 215, rimasti in servizio tra il '56 e il 1994 nell'aviazione del Cairo.
Gli attacchi aerei contro gli aeroporti egiziani non erano privi di utilità pratica: gli Il-28 erano temuti, perché potevano raggiungere se necessario Cipro, pieno zeppo di aerei britannici, tanto da causare danni sicuramente elevati in caso di poche bombe andate a segno. Inoltre i MiG erano pericolosi, ed era meglio neutralizzarli al suolo. Ma la EAF era tutt'altro che pericolosa quanto i numeri mostravano. Comandata dal vice-maresciallo dell'Aira Sodky, aveva solo 6.400 effettivi nei due comandi Est e Centrale, per difendere il Sinai e il Delta del Nilo. Aveva circa 90 Vampire e 30 Meteor fino a poco tempo prima, ma ora stava portandosi su 120 MiG-15 e 17, con problemi nuovi e mancanza di sufficiente personale di supporto. Così solo il 60% degli aerei era mediamente operativo, anche gli aerei più vecchi. Per esempio il No.2 Sqn aveva 18 Vampire operativi, e 12 in riserva, nondimeno doveva difendere sia El Arish che Inchas, dove c'erano 39 Il-28 di cui 24 operativi degli squadroni 8 e 9. Il No.30 sqn aveva appena finito la conversione sui MiG-15, ma non era ancora pienamente operativo, altre due unità aeree erano in transizione su altri dei 69 MiG-15 operativi. Infine il No.1 Sqn, di Deverosoir era ancora in conversione con i MiG-17. Questi ultimi vennero comprati tra sei e 12 esemplari (MiG-17F) tra l'ottobre del '55 e il novembre del '56. Ben pochi ebbero modo di operare, e forse con piloti sovietici piuttosto che arabi; la maggior parte sopravviverà alla guerra. In tutto, nel tardo ottobre la EAF aveva almeno 150 jet da caccia, 39 bombardieri e 440 piloti, ma solo 110 addestrati per i nuovi reattori russi. Nel frattempo c'erano in costruzione siti radar per non meno di 60 sensori più armi a.a., anche se la rete radar, che serviva a difendere il Nord dell'Egitto, non era ancora completata e operativa. Non c'era molto da scegliere qualitativamente tra gli aerei, con i MiG leggermente più agili e veloci in salita dei Myster; sopratutto l'EAF era superiore alla HHA in azioni d'attacco al suolo, meno vulnerabili e meglio armati degli equivalenti israeliani. Ma non furono questi i loro avversari più letali. Stranamente, la resistenza anti-britannica non diede notizia agli egiziani dell'ammassarsi di tanti aerei a Cipro, e la sorpresa iniziale fu pressoché totale. Eppure i britannici già dall'Agosto avevano iniziato a schierare Camberra e Valiant, e in ottobre c'erano 112 aerei da combattimento nella sola Akrotiri, 127 a Nicosia e 46 a Tymbou. Tra questi aerei c'erano due squadroni dei nuovi Hunter F.Mk.1 e uno con i Meteor NF.13 da caccia notturna, tre con 36 DH Venom e infine 60 F-84F e 16 RF-84F francesi. Non mancavano i Camberra B.Mk.2 che avrebbero dovuto individuare i bersagli per i Valiant e i Camberra basati a Malta. Nel frattempo, da parte navale, la nuova HMS Eagle era anche l'unica portaerei britannica pronta alle operazioni, all'agosto di quell'anno, una nave potente ma pallida testimone della potenza preesistente della RN. Altre due navi vennero tuttavia approntate nei due mesi successivi, la HMS Bulwark e la Albion, presto messe in campo con una forza di aerei completa: 163 apparecchi a reazione erano basati su queste tre unità al momento dell'invasione, tra cui 117 Sea Hawk. Le HMS Theseus e Ocean erano invece usate come trasporti truppe, ma per valorizzarne la natura di navi portaerei venne aggiunta una forza di elicotteri d'assalto: circa 12 per nave, nemmeno tanti, ma sufficienti per gli sbarchi che per la prima volta erano stati concepiti in questo modo. Nel frattempo i francesi si portarono da Capo Bon, Algeria, una flotta che comprendeva la Arromanches, portaerei inglese comprata nel '48, e la Lavfayette, affittata nel '51 dagli USA. Tuttavia gli aerei di bordo erano solo i Corsair e gli Avenger ASW, niente che potesse fermare i MiG e gli Il-28 eventualmente attaccanti la formazione navale. Tuttavia gli USA schieravano all'epoca le USS Coral Sea, Randoplph e l'incrociatore Salem, con circa 200 aerei ed elicotteri. Come si è visto, gli americani erano tutt'altro che contenti dell'operazione, e quasi si arrivò allo scontro diretto, ma alla fine venne lasciato correre il piano anglo-francese, senza eccessive difficoltà a quanto i fatti descrivono.
 
Così, in un lustro e anche meno, l'aviazione egiziana si era trasformata profondamente, e nel tardo '56 era al comando del vice maresciallo Mahmoud, al potere dal '53 al '59 come comandante in capo. Nel '56 erano stati formati due comandi regionali, precisamente quello occidentale per il delta del Nilo e il Cairo, e quello orientale per la protezione del Sinai. Ma c'erano dei problemi, ovvero la rapidità di passaggio tra i vecchi aerei ad ala diritta e i MiG, nonché il personale, che era solo di 6.400 effettivi di cui peraltro 440 piloti (tra cui il futuro presidente Mubarak, che già nel 1973 era diventato campo dell'aviazione egiziana). Gli aerei, ancora da 'domare' quanto a difficoltà tecniche (un'intera aviazione rinnovata in un anno) avevano un'operatività relativamente bassa, attorno al 60%.
Nel frattempo, iniziò l'Operazione Kadesh, nella quale gli Israeliani dovevano attaccare gli Egiziani in Sinai e per farlo usarono 9 brigate di fanti o carri, e una di parà. La spiegazione ufficiale era un'azione antiterrorismo, per eliminare evidentemente le basi palestinesi; ma un altro compito era anche quello di colpire, con l'aviazione, le capacità operative dell'EAF sul Sinai, per impedire danni dall'alto contro le colonne israeliane, dirette in tre direzioni diverse: da Gaza, a Rafah, el-Arish e el- Quantara; un'altra da Beersheba, a Abu Agheila e Bir Jifjafa fino a Ismailia, e infine quella più difficile, da Kuntila, poi Themed, Nakhle, passo di Mitla e infine Suez.
 
Tra le forze schierate v'era il 2nd Sqn di El Arish, su 30 (?) Vampire, che dovevano proteggere il principale elemento offensivo, i 24 Il-28 in servizio negli squadroni 8 e 9 di Inchas. Per il resto c'erano due squadroni con i MiG-15 e due si stavano attrezzando per questi e i MiG-17. In tutto, verso la fine di ottobre v'erano 69 MiG-15 e 12 MIG-17.
Per contrastare tutto questo gli Egiziani avevano una divisione di fanteria tra Gaza e Rafah, una in El-Arirsh e A. Agheila una brigata a Bir Jifjafa, e due divisioni di fanteria ad ovest del Passo di Mitla. Tutte unità ben equipaggiate e posizionate, ma prevalentemente si trattava di forze, almeno quelle ad Est di Mitla, per lo più sistemate in maniera talmente mobile da rendere difficile ogni movimento rapido, mentre Israele contava proprio sulla mobilità per averne la meglio. Le operazioni aeree iniziarono il 29 ottobre 956, con i Mosquito PR.16 da ricognizione scortati da vari Mystere e due P-51D. I ricognitori si spinsero fino al Canale di Suez, per controllare la disposizione delle forze egiziane. I Mosquito non ebbero per il resto un grande impegno. In tutto, da ricordare come questi aerei vennero comprati in vari lotti, per un totale di 15 TR.Mk.33 recce-addestramento, 3 T.Mk.III da addestramento, almeno sette PR.Mk.XVI, il tutto comprato tra il 1948 e il '55 e revisionato prima della consegna. Non mancarono nemmeno gli NF.Mk.30 da caccia notturna, ma gli aerei più importanti erano i ricognitori, con le loro eccellenti prestazioni rivelatisi fondamentali per aiutare gli israeliani a saperne di più sui loro nemici prima della guerra.
 
Così, alle 14.00 di quel giorno si passò all'attacco: 6 P-51 del No.116 Sqn volarono ben dentro lo spazio aereo del Sinai con il compito di tagliare le linee telefoniche e telegrafiche sparandogli o con le eliche. Un'ora dopo 16 C-47 e vari Noratlas trasportarono unità della 202ima brigata parà, scortati da vari Meteor F.Mk.8, arrivando al Passo di Mitla alle 17, nel lato orintale. Poi giunse anche una seconda ondata di aerei che portò armi pesanti, come 8 jeep, 2 mortai da 120 mm, 4 cannoni SR da 106 e munizioni. Con questa forza, minimamente contrastata, presente 200 km dietro le linee nemiche, venne messo a segno un primo importante punto a favore degli israeliani, mentre gli egiziani non avevano abbastanza informazioni e reagirono lentamene, dato che non capivano bene la ragione di tale raid. Poi, però, ben 3 brigate dell'esercito vennero inviate da Suez per attaccare questi incursori, nel frattempo trinceratisi in zona. L'errore fu presumibilmente quello di un abbattere in rapida sequenza almeno alcuni dei Dakota con la contraerea e con i MiG, e in generale non presidiare un passo così importante.
 
Nel frattempo le unità egiziane lungo il confine israeliano rimasero essenzialmente immobili, sebbene una prima brigata israeliana muovesse lungo i loro fianchi muovendosi di circa 40 km entro il loro territorio. La mattina del 30, a Mitla, gli israeliani crearono una piccola striscia di volo per ottenere rifornimenti di munizioni ed evacuare i loro feriti. I primi ad arrivare furono tre Piper Cub, scortati dai Mystere, piuttosto curiosamente visto che per caccia così veloci era certo difficile coordinarsi con i più lenti tra gli aerei della HHA. Finalmente, alle 7.30 si videro anche i primi caccia della EAF sul Sinai, e dopo avere riportato cosa stesse accadendo su quel terriotorio, visto che non c'era ancora la minaccia diretta degli 'alleati', venne ordinato di scatenare tutto il potenziale disponibile contro di loro, iniziando con due MiG-15 che attaccarono la striscia di Mitla distruggendovi un Cub trovato fermo al suolo. Altri due attaccarono una colonna della 202a Brigata, colpendo e distruggendo almeno sei mezzi; infine altri due intercettaroon un altro Piper sul Sinai e non persero tempo ad abbatterlo. Alle 11 arrivarono anche 4 Vampire mitragliando un'altra colonna che era sempre, come l'altra colpita, ad al-Thamed, il che causò anche più danni. NOn solo, ma poi si fecero sotto altri Vampire e Meteor del 5 Sqn, tutti scortati da MiG-15, il che causò danni non indifferenti agli israeliani che coraggiosamente avevano accettato una tale missione. La HHA non poteva restare immobile di fronte a tali azionie 37 dei suoi jet tra Ouragan, Mystere e Meteor vennero manati in aria quella stessa mattina per colpire le posizioni egiziane, specie le unità che si stavano muovendo verso il passo di Mitla. ALle 15.30 vi fu il primo scontro con i MiG, sei, che scortavano due Meteor F.Mk.8. I MiG-15 responsero i caccia israeliani e poi mitragliarono e bombardarono i parà, mentre la colonna che a terra doveva raggiungerli era stata vittima della sabbia troppo soffice e anche degli attacchi aerei. Alle 16 però, sei Mystere combatterono contro i nuovissimi MiG-17 (N.1 Sqn, di Almazana), vicino a Kibrit. I MiG vennero sorpresi mentre stavano ancora salendo, e uno venne abbattuto. Ma anche un Mystere venne danneggiato e alla fine gli israeliani dovettero ritirarsi. Tuttavia, questo diede il modo a diversi Ouragan di attaccare la 2a Brigata egiziana, distruggendole diversi mezzi mentre si avvicinava al Passo di Mitla. Data la situazione, gli Egiziani iniziarono anche a bombardare con i loro Il-28, che colpirono gli aeroporti di Tel Nov, Eliat e Ramat Rachel. Sebbene non si sappia quali danni causarono (nessuno per gli Israeliani) e un bombardiere venisse perso per problemi tecnici, il messaggio era chiaro: Israele non poteva difendersi efficacemente dall'aviazione egiziana. Ma non vi saranno poi altre missioni simili nel prosieguo della guerra. Ma tutto quello che volevano gli israeliani era per il momento raggiunto: dare modo ai 'preoccupati' anglo-francesi di chiedere, anzi imporre una pace, con relativo ultimatum, agli egiziani. E chiaramente, se si parlava di 18 km dal Canale di territorio libero da forze militari, questo avrebbe solo danno all'Egitto. Nasser non accettò, ma ora sapeva che c'era una flotta in mare che poteva minacciarlo. Forse avrebbe fatto bene ad accettare tale situazione, invece di cadere nella trappola.
Il 31 ottobre i combattimenti proseguirono. Vi fu la cattura del caccia al-Awal egiziano, dopo che esso aveva bombardato Haifa. Esso venne inseguito dal caccia Kersaint, e dai due caccia israeliani Yaffo ed Eilat. Attaccato anche da due Ouragan e da un C-47 usato come bombardiere, finì gravemente danneggiato e dovette arrendersi, venendo trainata ad Haifa, che poco prima aveva bombardato. Due Ouragna e i Meteor del No.117 colpirono El-Arish, mirando all'aeroporto, ma di fatto colpendo solo dei finti aerei, ottimamente realizzati.
 
A terra gli israeliani continuarono gli attacchi israeliani ma ad Abu Agheila vennero respinti dalla 3a Divisione egiziana entro quel pomeriggio, e fallirono anche gli attacchi delle brigate 4a e 10a, nonché della 37a meccanizzata (non è ben chiaro se vi fossero 3 brigate corazzate e 6 di fanteria, oppure fossero una corazzata 2 meccanizzate e 6 di fanteria) contro omm-Kattef nel mattino successivo. Il comandante della 202a brigata, l'allora col. Sharon, ordinò nel contempo un attacco da Mitla verso ovest, malgrado che i superiori non fossero d'accordo, specie considerando che l'aviazione supportava all'epoca sopratutto la 7a A.B. e non poteva fare lo stesso con i parà, che infatti, appena usciti dalle loro posizione vennero colpiti dai Vampire, e con notvoli perdite costretti a ritornare alle basi di partenza. Tuttavia, successivamente i Mystere abbatterono tre Vampire e danneggiandone un quarto. Come avrebbero fatto gli indiani 9 anni dopo, anche qui gli egiziani decisero che i Vampire non fossero più aerei capaci di azioni di prima linea, almeno non senza scorta. Nonostante questo, i piloti egiziani si dimostrarono molto migliori di quel che ci si aspettasse. L'unica vera differenza tra i piloti delle due parti era che gli israeliani avevano cannoni DEFA a maggior rateo di tiro, e comandi servo-assistiti. In ogni caso i sovietici mandarono MiG-15 e 17 aggiuntivi già in questa giornata ai loro alleati egiziani.
 
Alle 8 gli israeliani individuarono la 1a Brigata corazzata egiziana, che era diretta verso la guarnigione di Bir Jifjafa, tentando di rinforzarla; tentando invece di fermarla, la HHA o IDF/AF mandò quello che aveva al momento: niente di meno che 4 T-6 del No.140 Sqn. Uno venne abbattuto già mentre era in picchiata sul bersaglio, un altro si schiantò al suolo poco dopo. Davvero, se i Vampire accusavano qualche problema, i T-6 non erano assolutamente proponibili. Per fortuna loro, un'altra formazione di T-6 fallì a trovare il bersaglio. Ci riuscirono due Meteor del No.117, ma ebbero danni a bordo. Poi si fecero sotto i Mustang, e stavolta distrussero sei T-34. Ma due aerei vennero danneggiati e uno di essi fu colpito ancora da un MiG-15 e costretto ad atterrare nel deserto, con il pilota ucciso. Pare che si trattasse di una vittima causata da uno dei sette MiG-17 che stavano combattendo con due Mystere attorno alle 10.30. Prima tre aerei attaccarono i due jet, ma questi scapparono via, poi questi individuarono altri due Mystere ma i 4 aerei vennero sorpresi da diversi altri MiG, ma stavolta i Mystere riuscirono ad avere la meglio, colpendo duramente un MiG-15 che poi fu costretto ad ammarare nelle acque poco profonde di una vicina laguna, in seguito recuperato e riparato dagli israeliani. Un'ora dopo, forse meno, gli Ouragan del No.113 erano in azione per colpire obiettivi a terra quando apparvero vari MiG, scambiati inizialmente per Mystere. Fu un errore che pagarono caro, e nonostante che fossero costretti a sganciare i razzi e i serbatoi, uno finì il carburante e l'altro venne danneggiato da un colpo da 23 mm, che da solo causò tuttavia gravi danni. Questa stessa formazione di MiG poi abbatté un L-18 Cub su Mitla. I Mystere combatterono ancora nelle ore successive: 2 di loro contro diversi MiG-17, a loro volta in scorta ai Meteor del No.5 Sqn (diretti a colpire una colonna israeliana vicino Bir Hassana). Sebbene non riportato da fonti egiziane, uno dei MiG sarebbe stato abbattuto e il paracadute del pilota non si aprì. I Meteor, però, continuarono il loro volo e causarono gravi danni, tanto da uccidere 27 israeliani, sebbene uno dei cacciabombardieri, colpito, dovette fare un'atterraggio d'emergenza. Infine, 45 minuti dopo, attorno alle 13.30, gli Ouragan si presero una rivincita quando due di essi combatterono sul Sinai con diversi MiG e uno di questi ultimi venne danneggiato gravemente, ma riuscì a ritornare alla base.
 
I T-6 Harvard tornarono ancora contro la 1a AB egiziana, ma stavolta i 4 incursori non vennero colpiti. Non così per i 4 Mustang del No.105, che usarono le micidiali bombe al napalm vicino Bir Jifjafa contro una colonna nemica, ma persero un aereo costretto ad un atterraggio di fortuna nel deserto.
 
Nel frattempo i Meteor del No.117 Sqn colpirorono ancora la 1a Brigata corazzata vicino ad Abu Agheila, ma ben 4 di essi vennero colpiti e due costretti ad atterraggi d'emergenza. Vi furono poi altri attacchi degli squadroni 105 e 117, e ben 14 Mustang vennero danneggiati in varia misura: addirittura il comandante del No.105 , mag Tadmor, rimase colpito e ucciso (non è chiaro, ma evidentemente anche il suo aereo venne abbattuto). Gli Egiziani ebbero sicuramente delle perdite, ma i Mustang non si dimostrarono certo i migliori incassatori sulla piazza, data la vulnerabilità dei radiatori ventrali, che avrebbero dovuto essere in qualche modo protetti. Un Mosquito del No.110 venne danneggiato invece in pomeriggio.
 
 
Entro quella giornata, l'HHA aveva volato 150 sortite, di cui 48 dagl Ouragan e 30 dai Meteor, subendo molte perdite e danni, ma impedendo alle colonne egiziane di arrivare sulle posizioni avanzate lungo il confine, e tagliando fuori i difensori di Abu Agheila. Ma non era così a Mitla, dove gli israeliani continuavano a subire pesantemente dalle unità egiziane che gli stavano sparando contro con tutto quello che avevano, inclusi vecchi Spitfire e Fury tirati fuori dai depositi, per un totale di oltre 100 sortite fatte con tutti gli aerei disponibili, il che era un forte aiuto anche psicologico ai soldati di terra egiziani, che si godevano la superiorità aerea conquistata sulle teste dei loro avversari. Anche i piloti egiziani, malgrado tutto, erano contenti di come le cose stessero andando. Sebbene non avessero ottenuto grossi successi nei combattimenti aria-aria, nondimeno nelle missioni d'attacco al suolo si erano dimostrati nettamente superiori, e si dimostrarono capaci di cooperare con le forze di terra in maniera ottimale. Non si diedero molta pena se poi alcuni ricognitori stessero volando sul loro territorio, anzi il 1 novembre alcuni Il-28 colpirono (alcuni volati da piloti russi) Hatzor, ma pare che fecero poco o nessun danno.
 
A terra, però, le truppe avanzate degli egiziani erano nei guai, e verso la fine del 31 ottobre la 27a Brigata meccanizzata ruppe finalmente le posizioni egiziane a Gazah, spezzando la resistenza egiziana nella parte settentrionale del Sinai, e improvvisamente, dopo giorni di battaglia ben combattuta, gli egiziani si ritirarono precipitosamente abbandonando le loro armi, e consentendo agli israeliani di muoversi rapidamente verso ovest e nord, dove causarono molto panico e catturarono molti armamenti. Era diventato un caos improvviso e poco spiegabile, con le armate egiziane che si stavano perdendo nel deserto, o restavano bloccate dalla sabbia; tuttavia i loro comandanti cercarono di riprendere il polso della situazione, anche perché potevano sempre sperare nel sostegno dell'aviazione all'indomani. Ma poi successe qualcosa di diverso e imprevisto.
 
 
RAF e Adl'A erano pronte all'attacco contro l'Egitto già alle 4.45 del 31 Ottobre, ma l'azione venne rimandata per permettere delle missioni di ricognizione giudicate necessarie, e svolte da 4 Camberra e 7 RF-84F nel giorno successivo. In tutto si stimò la presenza di oltre 110 MiG-15, 14 Meteor, 44 Vampire e 48 Il-28 efficienti: 35 MiG-15 ad Abu Swayr, 31 a Kibrit, 20 a Inchas, 25 (inclusi MiG-17) ad Almaza, assieme a 4 Meteor, 21 Vampire e 10 Il-28. A Fayid erano rilevati 9 Meteor e 12 Vampire, a Cairo Ovest 9 Vampire e 16 Il-28, infine a Luxor c'erano altri 22 Il-28 e a Kasfareet un Meteor e due Vampire. L'EAF non stette a guardare e alcuni MiG decollarono per affrontare i ricognitori, che non promettevano nulla di buono per il futuro. Due MiG arrivarono vicino ad un RF-84 e il pilota francese non si accorse di nulla. Furono solo le traccianti che gli passarono vicino all'abitacolo che lo misero in guardia e prontamente scappò a Cipro abortendo la missione. Nel frattempo c'era bisogno di tenere conto dell'Operazione Cover, che era quella che gli USA avevano allestito per evacuare i loro civili, cosa che ovviamente intralciò i piani degli anglo-francesi. Per questo si evitò di colpire Cairo Ovest, tanto che persino la prima ondata di Valiant del 148 Sqn, decollata nel pomeriggio del 31 ottobre da Malta ebbe ordine di non attaccare l'aeroporto del Cairo. La seconda ondata era costituita da 11 Camberra da Cipro, sempre mandati contro Cairo Ovest (e poi 'girati' ad Almaza), 11 da Cipro e 5 Valiant più 5 Camberra da Malta, mandati contro Kibrit. La terza ondata comprese altri 18 Camberra di Cipro e Malta, più 4 Valiant maltesi, qui diretti senza incertezze ad Abu Swayr; infine 17 Camberra attaccarono Inchas. In tutto circa 100 bombardieri britannici iniziarono le ostilità contro l'Egitto. I primi ad arrivare furono i Camberra del No.139, che colpirono alle 21.30 Almaza. In tutto vennero sganciate, da questo e da altri squadroni, 41 bombe da 454 kg. Riportarono che danni ingenti vennero causati a terra, ma poi ci si rese conto che avevano attaccato Cairo Ovest. Tuttavia, le bombe non causarono danni, con non poco sollievo visto che proprio quell'aeroporto era stato dichiarato 'intoccabile' per i motivi di cui sopra. Poi toccò ai Valiant, che colpirono minuti dopo Almaza, contrastati da tre Meteor NF del No.10 Sqn, tanto che uno dei caccia dell'EAF riuscì a mettersi in coda ad un Valiant, che riuscì a salvarsi dall'attacco del caccia, ma questo diede modo di capire che gli egiziani non avrebbero lasciato i bombardieri inglesi scorrazzare senza contrasto. Altri attacchi ebbero luogo con sette Camberra che sganciarono da 13.000 m su Kibrit, riportando danni molto maggiori di quelli modesti che la base subì. I britannici erano tuttavia in grado di bombardare, con i Camberra, anche da 15.000 m, come avvenne la notte successiva, aiutati da venti meno impetuosi e disturbatori data la maggiore quota (i Camberra erano davvero degli arrampicatori formidabili, arrivare tanto in alto con un carico di bombe completo). Vennero attaccati anche Abu Swayr e Inchas, ma non senza essere disturbati dai Meteor egiziani, che spararono anche ad un Camberra, senza tuttavia colpirlo.
 
Nasser osservava i bombardamenti aerei dalla sua casa di Almaza. A quel punto diede ordine di non confrontarsi più con gli inglesi, una decisione politica più che militare, perché voleva confrontarsi con Israele e non dare agli anglo-francesi troppi appigli per continuare l'attacco all'Egitto. In realtà la cosa non ebbe realmente successo, perché gli ordini di evacuazione per gli aerei e piloti non furono sufficientemente veloci. In effetti, il 1 novembre l'aviazione egiziana era a terra e senza mostrare una qualche reattività al nemico, che ci mise poco tempo ad approfittarsene. Inoltre l'esercito egiziano, che stava soffrendo molto contro quello israeliano, supportato dall'aviazione, si ritrovò pressoché privo di copertura aerea, e costretto a retrocedere nell'aerea di Suez.
 
Così dal 1 novembre l'EAF poté volare solo poche missioni sul Sinai, tra cui 4 MiG-17 del No.1 Sqn, per mitragliare i parà di Mitla, distruggendo vari veicoli al suolo.
 
Due ondate di Camberra e RF-84 fotografarono i risultati dei bombardamenti e si notò che non c'erano sufficienti indizi per i quali si potesse definire le incursioni notturne come 'di successo', non c'erano danni seri malgrado la profusione di bombe scaricate da alta quota, mentre i pericoli dei caccia dell'EAF sembravano confermati, anche questi ricognitori vennero inseguiti dai MiG, e un Camberra venne danneggiato, cosa che i britannici non si aspettavano data la quota e velocità dei loro mezzi. Ma lo scoramento britannico durò proprio poco, dato che alle 5 già decollarono da Cipro ondate di ben più micidiali cacciabombardieri tattici, seguiti 15 minuti dopo dai primi aerei delle portaerei inglesi, operanti a soli 90 km da Alessandria. Le invasion stripes erano necessarie perché molti tipi di aerei inglesi erano simili a quelli egiziani (Vampire e Venom), così era necessario fare differenza almeno nella livrea. Inizialmente gli aerei navali dovevano colpire le basi del Cairo e quelli terrestri le basi del Sinai, tra l'altro più vicine.
 
Stranamente, questi bombardamenti di primo mattino causarono sorpresa nei difensori egiziani, solo pochi MiG-15 cercarono di contrastarli, ma in effetti con poco successo, dato che già entro le 6.04 Kibrit e Kasfareet avevano perso quasi tutti i loro aerei al suolo, poi 16 Hawk della Eagle colpirono Inchas, 12 altri della Bulwark centrarono Cairo Ovest e i Sea Venom dell'ALBION bombardarono Almaza. Infine altri 12 Sea Hawk della Bulwark mitragliarono e colpirono (con razzi) Cairo Ovest, pur se c'erano molti aerei americani in zona e loro non erano stati preventivamente informati di questa ingombrante presenza. Per fortuna li riconobbero in tempo, e si concentrarono nella loro azione distruggendo numerosi apparecchi egiziani. Alle 8.45 altri caccia basati a terra avevano volato 58 sortite contro Abu Swayr, Kibrit, Fayd, Kasfaret e Faridan, poi Almaza venne colpita ancora da aerei navali. Questa ondata d'attacco venne seguita da una seconda alle 9.30-13.30, stavolta con obiettivi costituiti anche da infrastrutture come gli hangar e i depositi, nonché altri aeroporti tra cui Deklia.
 
In poche ore, sebbene in misura differente da base a base (aerei assenti- ben dispersi-decoy ecc) il 40% degli aerei egiziani era stato distrutto o danneggiato e i piloti erano frustrati dal fatto che non avevano l'autorizzazione a decollare e a confrontarsi con i vulnerabili apparecchi nemici, spesso grandemente inferiori ai loro. L'ultima ondata ebbe luogo tra le 13.30 e le 17.00, con altre 187 sortite da Cipro e ben 200 dalle portaerei inglesi (notare bene che non pare che in questa fase fossero coinvolti anche quelli francesi). In tutto, già nella sola Almaza, i piloti entro la fine della giornata dichiararono ben 22 MiG-15 (probabilmente anche -17), confermati dai ricognitori. Dopo il tramonto, finalmente, molti aerei vennero mandati via da quella zona così pericolosa, prima nel delta del Nilo, poi persino in Siria, Egitto del Sud, e Arabia Saudita. In tutto, almeno 100 aerei da combattimento egiziani vennero distrutti, come i risultati che di quel passo avrebbero potuto ottenere gli israeliani in settimane di combattimenti. Uno Il-28 in fuga venne anche intercettato da un Meteor NF.13 israeliano, che però nella notte lo scambiò per un Camberra inglese. I Sovietici che lo guidavano dichiararono che il loro fuoco difensivo danneggiò due caccia nemici con la postazione di coda.
 
Gli Anglo-francesi, così, non ebbero problemi e non si dovettero confrontare con nessun combattimento aereo contro gli egiziani, ma l'USN diede molto disturbo con i suoi caccia Fury, che in almeno due occasioni entrarono nel perimetro difensivo delle portaerei inglesi, tanto che queste dovettero lanciare i loro obsoleti intercettori per controllare gli intrusi, e vi fu persino una richiesta degli ammiragli americani di attaccare direttamente le portaerei anglo-francesi, tanto grave era la tensione in quel momento tra i cosidetti 'Alleati' occidentali.
 
 
Ora era chiaro che l'invasione sarebbe stata imminente da parte anglo-francese, e gli egiziani si dovettero affrettare a ordinare la ritirata dal Sinai, mentre cercavano di rinforzare P.Said. Ma fino ad allora, le truppe egiziane erano capaci di tenere testa in molte circostanze ai loro oppositori israeliani, ma ora dovevano abbandonare le loro posizioni fortificate , almeno quelle che erano ancora utilizzabili, o non superate dalla manovra israeliana, e sotto attacchi aerei israeliani ora senza pressoché alcun contrasto aereo egiziano. Ora che gli Egiziani si stavano ritirando gli israeliani cominciarono ad inseguirli per metterli in rotta, e ci riuscirono nella zona del Sinai. La strada costiera verso El Arish divenne presto intasata dal traffico, con i Mustang che continuavano le loro azioni d'attacco sulle colonne, con una sola perdita dovuta alla contraerea.
 
Ora anche i francesi ebbero autorizzazione a fare uso della loro potenza aerea e così in quel giorno volarono 62 missioni di combattimento, dichiarando ben 38 T-34 distrutti, senza perdite dirette in azione, ma con danni per diversi e due aerei fracassatisi all'atterraggio. Nel frattempo la HHA attaccava Mitla e altre località per impedire agli egiziani di fare una seconda linea difensiva mentre ripiegavano dalla prima. Infine la 27ima Brigata meccanizzata occupò El-Arish in quel pomeriggio, prendendo possesso di numerosi materiali, tra cui munizioni in quantità, 20 T-34 e 6 SU-100, più due aerei d'addestramento Mraz.
 
La notte successiva la RAF colpì duramente gli aeroporti, ancora con i Valiant e i Camberra, contro i vari aeroporti principali tra cui Cairo Ovest e Luxor. Solo gli aerei Camberra del No.15 venero accreditati in quest'ultimo aeroporto della distruzione di 4 aerei Il-28, mentre le piste vennero duramente colpite e interrotte. Già nella mattinata del 2 novembre la EAF aveva cessato di essere una forza efficiente, con aeroporti crivellati di crateri e gli aerei rimasti per lo più non operativi. Quanto restava tra i MiG-15 e gli Il-28 venne mandato, assieme ai MiG-15 siriani già presenti (per addestrare i piloti in Egitto, evidentemente era stata istituita una specie di scuola congiunta) vennero mandati in Siria o comunque al di fuori dei confini.
 
Ora era chiaro che l'EAF aveva cessato di essere una forza efficiente, e gli anglo-francesi iniziarono la seconda parte della loro opera, ovvero distruggere obiettivi importanti tra cui, al primo attacco, la stazione radio del Cairo, colpita da ben 18 Camberra degli squadroni 27, 44 e 61 (tutti di Nicosia), con scorta di 12 F-84F e 'marcatura' del bersaglio da parte di 2 Camberra del No.18 Sqn. Il bombardamento, per evitare vittime civili, venne fatto un lancio da appena 1.000 m. Questo fece sì che i due giorni successivi al posto di Radio Cairo, nelle stesse frequenze funzionava Radio Sharq al-Adna, un'emittente propagandistica britannica, dato che l'antenna principale era stata colpita dalle bombe e non più operativa (Radio Cairo continuerà a trasmettere su di un'altra frequenza). Poi seguirono attacchi ancora su Almaza e Cairo, nonché su altre basi vicine. L'USN diede tuttavia segno di sé e due Venom della RAF vennero intercettati da due Cougar basati sulla Randolph (VA-94), mentre erano in azione per colpire Kibrit.
 
Nel frattempo i Corsair e gli Avenger delle portaerei francesi vennero impiegati in mare per colpire una nave pattuglia (che affondò), ma rischiarono anche di scontrarsi con due cacciatorpediniere americani, ora vicini ad Alessandria. I Sea Hawk e Venom vennero ancora lanciati contro Cairo Ovest, Bilbeis, Inchas, Almazas e qualche altra installazione, con il danneggiamento grave di un Sea Venom costretto a scendere sulla portaerei Eagle. Il grande deposito di materiali di Huckstep era rimasto il principale bersaglio per gli attacchi aerei, e così arrivarono altre formazioni di Venom e F-84F a colpirlo. La contraerea era forte, ma un gran quantitativo di mezzi, anche corazzati, venne lì distrutto. Oramai anche i Corsair e i Wyvren potevano essere usati data l'assenza dei MiG, e uno dei primi venne abbandonato dal pilota dopo avere ricevuto danni gravi dalla contraerea. Fu uno dei primi casi di salvataggio in mare con elicotteri SAR, sebbene la cosa non fosse così straordinaria, dato il largo impiego dell'ala rotante anche in Corea.
 
La 37ima Brigata israeliana colpì omm-Kattef nella mattina del 2 novembre, ancora supportata dai P-51, riuscendo alfine a rompere lo schieramento e a muovere verso Ovest. Solo che scambiò la 7a Brigata corazzata, lì presente, per un'unità nemica e venne fuori uno scontro fratricida, con la morte del comandante della 37ima e di numerosi altri soldati. La 9a Brigata continuava l'avanzata verso il sud del Sinai, con il supporto sempre più consistente dell'aviazione israeliana. L'obiettivo era Sharm el-Sheikh, o meglio, gli Stretti di Tiran, che chiudevano la navigazione ad Eilat. Nonostante l'impegno, però, Sharm era un obiettivo difficile da conquistare. La prima serie di attacchi venne fatta da circa 30 aerei, inclusi Mosquito e B-17. Ma fu uno dei tipi più moderni, un Mystère, ad essere abbattuto dalla contraerea, anche se il pilota venne recuperato la notte successiva da un L-18; altri aerei vennero danneggiati gravemente e dovettero atterrare in emergenza. Ma solo due giorni dopo queste azioni la 9a brigata riuscì davvero ad arrivare in zona a causa delle strade molto difficili che incontrò nel percorso. Per accelerare i tempi venne anche deciso di lanciare due compagnie parà ad A-Tur, con i C-47 del No.103 Sqn (175 soldati lanciati alle 17), il che consentì di realizzare subito una piccola striscia d'atterraggio, dalla quale fu possibile sbarcare rinforzi e anche veicoli. Alla fine venne costituita un'altra colonna per avanzare verso Sharm.
 
 
Nella notte del 3 novembre la RAF attaccò ancora Luxor, inviando da Cipro 22 Camberra e colpendo con efficacia la base; Huckstep venne invece colpita da due ondate di Camberra e Valiant, poi il maltempo su Malta impedì altre operazioni. La situazione divenne davvero difficile, così difficile -a causa delle perdite materiali- che il Col Salim diede a Nasser il suggerimento di suicidarsi. Tuttavia, e nonostante la propaganda alleata, l'opinione pubblica era con lui. Infatti credevano che in Sinai vi fossero state vittorie importanti contro Israele, cosa che era stata riportata dai media del regime. Ma sopratutto, si trattava di aspettare, dato che gli anglo-francesi erano sottoposti ad una pressione tale, in termini politici, da dover cambiare i loro piani operativi e accelerare le operazioni. Il giorno 3, con la luce del sole, 20 Camberra degli squadroni 10, 15 e 44 attaccarono Ismailia, Almaza e Nfisha, con la scorta degli Hunter (sebbene paradossalmente, era proprio l'assenza dei MiG che suggerì di mandare di giorno i Camberra). Nel frattempo l'EAF era diventata una forza aerea del passato, con un'attività residua del tutto trascurabile e vertente sopratutto nello spostare gli aerei su basi più sicure. Oramai la pressione della RAF diventava troppo grande per quello che restava dell'aviazione egiziana, tanto che a Kibrit venne distrutto l'ultimo MiG-15 intatto, colpito dal No.6 Sqn; i Venom colpirono al suolo due Meteor in rifornimento su Fayd. Un Venom venne mandato, assieme ad altri tre, in ricognizione armat, vicino al-Quantara, quando la contraerea si fece viva. L'aereo cercò di scappare ma si trovava già a bassa quota e così impattò sull'acqua durante la manovra. Questo fu il primo aereo della RAF perduto fin'allora.
 
In mare la HMS Albion dovette interrompere l'azione, dopo così poco tempo, per potersi rifornire, lasciando alle altre 4 portaerei il compito di continuare le operazioni. Successe persino che gli Avenger dell'ARROMANCHES localizzassero l'USS Cutlass, un sottomarino americano, che era in mezzo alla formazione navale francese, fino a costringerlo all'emersione.
 
Durante la giornata l'EAGLE mandò un attacco contro il ponte di Gamil, con i Sea Venom e Wyvren che usarono le bomb, ma senza riuscire a colpire l'obiettivo. Altri 8 Sea Hawk della Bulwark colpirono Almaza, dove riuscirono a distruggere ancora tre aerei: un Meteor, un C-46 e un T-6. Questa stessa base fu perseguitata anche dai caccia francesi, ma i Corsair non erano i migliori opponenti per i due Meteor visti decollare dalla base. Uno degli aerei francesi si staccò dalla formazione, già impegnata in una precipitosa fuga, per seguire i due egiziani, ma poi non fu più rivisto. Pare che fu abbattuto (Lt. de Lancrenon) dalla contraerea, gli egiziani dissero che era morto nell'abitacolo (cadde sui quartieri popolari del Cairo), l'addetto militare italiano disse che era stato linciato dalla folla dopo essere atterrato in paracadute. Altri tre Corsair ebbero danni a bordo o guasti, uno tornò addirittura con una bomba che penzolava dalla sua ala, non correttamente sganciata (la portaerei era la Lafayette). Nel trionfo generale, questa non fu una missione fortunata. Negli attacchi successivi al ponte di Gamil venne abbattuto anche il Wyvern di McCarthy, che tuttavia riuscì a raggiungere il mare e poi a lanciarsi. Inizialmente si pensò che fosse vittima della flak, ma pare che in realtà venne colpito da diversi colpi tirati da uno dei due MiG-17F (pilotati da sovietici) che erano in pattugliamento sul Canale di Suez. Tuttavia la cinemitragliatrice dell'abbattitore non funzionava e così non gli venne accreditata ufficialmente come vittoria. Gli attacchi su Gamil continuarono senza tregua e una bomba da 454 kg colpì in pieno il ponte, abbattendolo. Il lavoro non era finito nemmeno ad Almaza, dove i Sea Fury della HMS Bulwark dichiararono ben 18 aerei tra Meteor, Fury, T-6, Chipmunk e addirittura Lancaster.
 
Nel frattempo la situazione politica internazionale si stava surriscaldando. Tutt'altro che indeboliti dalla crisi in Ungheria, i sovietici minacciarono di usare i loro missili nucleari contro Londra e Parigi; gli USA, per reagire a questa minaccia disposero l'allerta per il 306th BW (B-47), che all'epoca era basato a Ben Guerir, in Marocco e del resto già il 26 ottobre erano arrivati in un altro aeroporto marocchino alcuni B-47 (70th SRW) sulla base di Sidi Slimane, questi usati per missioni di ricognizione su Cipro e Egitto, tanto che nel primo caso vennero intercettati in più occasioni dagli Hunter. Nel frattempo i caccia dell'USN continuavano a provocare le difese delle navi inglesi, così facendo 'bruciavano' molte delle sortite possibili per gli squadroni della RN in decolli su allarme di Sea Hawk e Sea Venom, peraltro entrambi inadeguati contro i Fury e i Cougar. Per pattugliare il mare e mettere sotto controllo le navi americane, gli Shackleton MR.2 del No.37, presenti in Libia e a Malta, vennero mandati in azione. Anche gli aerei da pattugliamento americani erano in volo, e gli S-2 Tracker iniziarono a cercare i sottomarini anglo-francesi nella zona a sud di Cipro. La sera del 3 novembre, per sbaglio, alcuni aerei israeliani attaccarono un caccia inglese che era vicino a Sharm. La cosa fece innervosire così tanto gli ufficiali britannici che chiesero l'esclusione degli omologhi israeliani dal comando congiunto dele operazioni, anzi si paventò persino l'attacco allo stesso Israele! Così i due piani alternativi rischiavano .. di essere usati insieme. Poi la calma tornò, in quella strana guerra in cui tutti sembravano contro tutti, a parte il sodalizio Egitto-URSS e quello Francia-Israele.
 
Il 4 novembre c'era ancora molta attività nei cieli, malgrado che sia l'EAGLE che le due portaerei francesi venissero mandate fuori dalle operazioni per rifornirsi, mentre i bombardieri della RAF non tornarono in azione. Del resto, con 158 aerei egiziani stimati come distrutti su di una forza localizzata di 216, non c'era ragione per insistere più di tanto. Eppure, Albion e Bulwark eseguirono ben 355 missioni di combattimento con i loro caccia, stavolta colpendo le installazioni dell'esercito, tra cui Huckstep, nonché colonne mobili e altri obiettivi tattici. Alle 7 del mattino vi furono anche attacchi contro unità navali della marina egiziana. Ma a quel punto, vi fu un altro colpo di scena: la grande USS Coral Sea arrivò nel mezzo della formazione britannica e lanciò i suoi aerei, rischiando seriamente uno 'scontro' fisico, sia con le navi che con gli aerei in volo. Nel frattempo gli aerei della RAF (Venom) dichiararono 5 MiG-15 distrutti al suolo (ad Abu Swayr), gli F-84F colpirono emittenti radar con i razzi, e dal pomeriggio iniziarono gli attacchi contro Porto Said, sopratutto contro le truppe lì acquartierate.
 
Oramai il Sinai era sotto controllo e l'EAF non era più attiva. Nondimeno, il comandante francese del contingente presente in Israele (col Perseval) chiese e ottenne il permesso di colpire gli ultimi bersagli utili rimasti sugli aeroporti, ovvero gli Il-28 di Luxor. Alle 6 del mattino, 13 F-84F dell'EC.1 vennero mandati, con il loro comandate a guidarli in azione, su quest'aeroporto, in un'azione probabilmente del tutto inutile dal punto di vista militare visto che oramai l'EAF non era più attiva. Gli egiziani non si aspettavano una tale azione e i loro Il-28 erano parcheggiati in due file, venti aerei luccicanti al sole. I Thunderstreak bombardarono ogni cosa che avesse una qualche importanza, poi ne tornarono altri sei e un RF-84F da ricognizione, apparsi 5 ore dopo (l'RF-84 era dell'ER.4/33 di Cipro). In tutto i francesi distrussero 17 aerei, di cui 10 erano. Era davvero il colmo e questa forza, potenzialmente utile per respingere un'eventuale invasione, ora era stata annientata. Gli ultimi Il-28 vennero mandati direttamente a Jeddah, in Arabia, per sottrarli alla distruzione. Così, una flotta di bombardieri potenzialmente in grado davvero di rovinare le cose agli anglo-francesi (se impiegati contro Cipro, che letteralmente era sovraffollata di apparecchi, uno a fianco dell'altro: un bersaglio perfetto) e senz'altro anche agli israeliani, ora non c'era più.
 
Nel frattempo gli israeliani attaccarono ancora Sharm, tra cui 5 P-51 armati di bombe al napalm. Quest'azione convinse il comandante egiziano di evacuare la guarnigione con piccole navi. Alla fine la guarnigione di Sharm, per quanto potente fosse, era chiaramente demoralizzata. Con un attacco da parte dei parà israeliani e ulteriori bombardamenti aerei, alla fine si arrese, lasciando 834 prigionieri nelle mani dell'odiato nemico. Oramai era finita: l'esercito egiziano nel Sinai, in questo grande wargame giocato su questa penisola desertica, era oramai finito e l'unica cosa che poteva fare era tornare oltre il Canale, e cercare eventualmente di resistere a difesa della propria nazione.
 
Implacabili, i Valiant e Camberra tornarono in azione nella notte del 4/5 Novembre, colpendo dei bersagli appositamente scelti. 19 bombardieri colpirono le postazioni d'artiglieria vicino al-Agami, altri 22 ancora Huckstep, come se vi fosse ancora una ragione per colpire questo deposito già così bombardato. Ma questi erano obiettivi lontani dalla zona intesa per gli sbarchi, per sviare l'attenzione del nemico. In realtà l'obiettivo era Pt. Said.
 
E così, alle 7.00, 18 Valetta degli squadroni 30 e 83, più altri 6 del No.114, portarono 600 parà del 3 Para/16 Brigade, gli stessi che fino a pochi giorni prima combattevano la guerriglia greca a Cipro. Ora vennero spediti, senza tanti complimenti, a combattere in Egitto. La loro azione fu contro l'aeroporto di Gamil, supportati da pesanti attacchi dei Venom del No.249, e dagli Hunter, che si limitarono tuttavia a scortare i trasporti. Huckstep venne ancora colpita, nel frattempo. Nonostante la reazione della flak fosse decisa, solo due caccia vennero danneggiati. Alle 7.15 la compagnia C era a terra e subito conquistò la torre di controllo e i vicini edifici. La compagnia B catturò il settore Est, inclusa la pista di volo. Poi arrivò anche il supporto d'artiglieria delle navi alleate, seppure costrette a restare a distanza per via della possibile presenza di mine lungo la costa. Nonostante quest'azione spericolata, solo un parà restò ucciso perché atterrò su di un campo minato. Presto si fecero vedere due squadroni di SU-100, che erano una minaccia notevole per i parà, ma che vennero costretti alla ritirata dagli attacchi dei Corsair. Il supporto aereo distrusse poi altri mezzi e spezzò la resistenza delle posizioni costiere. Vennero persino usati, nel contempo, i vecchi Avenger, onde attaccare delle navi egiziane, ma dopo un primo passaggio dovettero tornare indietro, data sia la forte difesa aerea, che l'apparizione di due Fury dell'USN. In tutto, alle 9 Gamil era stato preso, e pochi minuti dopo i Whirlwind della HMS Eagle cominciarono ad atterrare per consegnare materiali e evacuare i feriti. Per via della flak ancora attiva, i Venom ciprioti (Akrotiri) iniziarono gli attacchi contro le sue posizioni, mentre altri aerei colpirono delle autocolonne dell'esercito egiziano, in movimento verso Gamil, e 16 Camberra colpirono (ancora una volta) Huckstep. In tutto la RAF ebbe solo tre aerei danneggiati.
Nonostante tutto, verso le 13 i parà erano circondati da un battaglione dell'esercito egiziano e due della guardia nazionale, supportati da due squadroni di SU-100. Poteva essere la fine per i parà britannici, ma il supporto aereo non mancò, nel contempo, in appena 45 minuti, arrivarono altri 100 parà e sette preziose jeep con i cannoni SR da 106 mm.
 
Gli attacchi aerei non si fermavano mai, e le portaerei attaccarono ancora Almaza, perché si erano localizzati diversi MiG e anche uno Il-28. 10 gli aerei distrutti secondo i britannici. Nel frattempo venivano ancora colpite le postazioni della contraerea di Porto Said, e alcune di esse erano addirittura vicine all'ospedale, così gli aviatori alleati dovettero impegnarsi a fondo per evitare di colpire obiettivi civili, che per fortuna, continuarono ad essere tenuti nella massima considerazione. Per colpire le postazioni nemiche, fu così necessario volare molto bassi e sparare solo all'ultimo momento, a colpo sicuro. Ma questo valeva anche per la flak, che abbatté un Wyvern (il pilota, Lt. Cdr. Vowling, riuscì tuttavia a salvarsi e venne recuperato da un Whirlwind: così, partì in missione a bordo di un Westland, e tornò a bordo di un Westland, ma di tipo totalmente differente). Verso la fine del 5 novembre, i parà inglesi fecero quello che tutti i reparti di parà sono molto bravi a fare: un'azione veloce e violenta, per conquistare d'impeto le posizioni nemiche. Ci riuscirono, mettendo in rotta i reparti nemici e isolando Porto Said dal resto della nazione. Fu un altro disastro, gli egiziani ebbero oltre 200 morti e feriti, e gli inglesi, in tutto, appena 4 morti e 36 feriti. Ora era anche possibile far atterrare i C-47 francesi sulla pista dell'aeroporto.
 
Era davvero un momento tragico e il comandante locale di Porto Said stava decidendo per la capitolazione, quando Radio Cairo annunciò addirittura l'inizio della Terza guerra mondiale, con l'entrata in guerra dei sovietici a sostegno dell'Egitto.
 
I bombardamenti inglesi si dimostrarono precisi, ma non risolutivi. Ne era passato di tempo da quando era difficile anche solo localizzare un obiettivo di notte. Anche operando da ben 12.200 m, i bombardieri colpirono ugualmente le basi, ma 'solo' 14 aerei egiziani vennero distrutti al suolo. Molti vennero fatti decollare, ma per sottrarli alla distruzione, in particolare MiG e Il-28 vennero mandati in Siria, ancora pilotati da istruttori russi e cecoslovacchi; altri 20 a Luxor, 600 km distante dal Cairo, per sottrarli alla distruzione. Cosa che non avvenne, perché appena due giorni dopo vennero annientati dagli F-84 francesi di Lydda. C'erano ancora circa 200 aerei sugli aeroporti egiziani ancora il 1 novembre, per cui dovevano essere ancora 'trattati' da una sufficiente azione di contro-aviazione. Essi erano per lo più nei 12 aeroporti della zona Cairo-Ismailia-Suez. Vennero attaccati da F-84 e Hunter basati a Cipro, ma i 600 km di distanza erano un pò troppi. Allora si fecero sotto gli aerei imbarcati, specie i Sea Hawk, ma anche i Sea Venom e Corsair. Nel mentre molti aerei inglesi vennero mandati a Malta, riducendo la 'popolazione' di Akrotiri e Nicosia, riempite fino all'estremo di apparecchi. Entro il 3 novembre vennero distrutti 158 dei 216 aerei egiziani individuati a terra, e così la situazione venne definitivamente risolta.
 
Dopo la prima fase di contro-aviazione (su aerei basati in aeroporti senza protezione, e in territori aperti dove non c'erano nemmeno alberi per nasconderli) venne il momento di attaccare obiettivi precisi; anche se si fece la massima attenzione per non coinvolgere i civili, furono colpiti ponti e mezzi militari, persino Radio Cairo che dovette cambiare frequenza per continuare a trasmettere. C'erano anche navi tra gli obiettivi alleati, ma della consistente flotta egiziana, solo una motosilurante venne affondata, più danni gravi ad un caccia e ad una fregata. Molte navi egiziane erano state ormeggiate, nel porto di Alessandria, vicino a quelle americane, che in quel momento erano in zona per evacuare i civili. Non si poteva rischiare di colpirle e così i francesi e i britannici rinunciarono ad affondare la flotta egiziana. L'unica grande nave affondata in azione fu un'altra fregata, la DOMIAT, che venne colpita il 1 novembre, in Mar Rosso. Si trattò della vittima dell'incrociatore inglese NEWFOUNDLAND, che con i suoi cannoni da 152 mm lo affondò in un'azione notturna, uccidendo 74 marinai egiziani.
 
Nel frattempo le colonne ebraiche ricominciarono l'avanzata, con la guida del gen. Moshe Dayan, conquistando Gaza già il 31 ottobre, e il 1 novembre venne presa anche Rafah, colpita anche da due fregate israeliane e un incrociatore francese. Gli Egiziani persero 5.800 uomini caduti prigionieri, e molto materiale bellico, nonché le speranze di fermare gli israeliani. Questi il 2 novembre erano già sulle coste del Canale e il 5 presero anche Sharm el Sheik.
 
Già il 2 novembre gli USA riuscirono a far votare con larga maggioranza una risoluzione per il cessate il fuoco, che implicava agli israeliani l'obbligo di tornare nei loro territori; la 6th Fleet venne interposta alla flotta d'invasione anglo-francese. L'URSS minacciò duramente le due potenze europee, anche con armi nucleari, il che spinse gli USA a minacciare a propria volta la ritorsione contro Mosca, che non poteva reagire altrettanto bene ad una tale minaccia portata dal SAC. Londra, il 3 novembre, si dichiarò d'accordo a cessare i combattimenti se anche Israele e l'Egitto avessero fatto lo stesso, mentre l'ONU doveva garantire la protezione del Canale di Suez. Una votazione del giorno dopo sancì questa soluzione diplomatica.
 
Malgrado questo, le truppe egiziane dirette da Rafah a Suez, seppure in ritirata, sembravano essere mandate apposta per difenderlo e il gen Stockwell, che comandava le forze da sbarco, chiese se poteva o meno continuare l'azione secondo il piano originale. Appena prima che l'ONU decidesse, Londra gli concesse di continuare l'operazione secondo i piani. E fecero presto, dato che 'Telescope' (prima nota come 'Omelette') iniziò il 5, quando 600 parà inglesi decollarono da Cipro diretti su P.Said, trasportati da Hastings e Valetta; il 2° Reggimento Coloniale francese ne mandò altri 447 (Noratlas e Dakota), che erano in buona parte già reduci dalla dura guerra d'Indocina. I britannici attaccarono un aeroporto, i francesi il ponte del Canale e l'acquedotto. In seguito, altri parà francesi vennero mandati a Port Fuad, vicino a P. Said. Tutto questo con la protezione dei Corsair e Sea Hawk, dato che i Thunderstreak potevano restare in zona solo per circa 10 minuti di tempo. Già il pomeriggio il governatore della città chiese la resa, ma Nasser ordinò invece di resistere ad oltranza, e di mobilitare anche i ragazzini da 12 anni in sù. Nonostante questo, entro l'alba del 6 novembre la città era in mano nemica, malgrado che i parà non fossero certo molti e che lo sbarco anfibio doveva ancora verificarsi, dato il lavoro richiesto ai dragamine, che dovevano verificare la presenza delle mine, come le KT fornite dai sovietici. In realtà i campi minati non erano stati messi ancora in opera, ma questo dà l'idea di come le mine fossero temute. Del resto, a Suez alcune mine erano davvero in zona e una petroliera risultò danneggiata.
 
Gli sbarchi iniziarono con la riunione delle forze a Limassol, con i britannici giunti un giorno dopo i francesi partiti da Algeri, poi avvenne il trasloco dalle navi civili requisite a quelle anfibie. Le navi alleate colpirono con le artiglierie gli obiettivi costieri, ma data l'esigenza di non coinvolgere obiettivi civili, non si usò calibri superiori ai 152 mm, tranne che 4 colpi tirati dal Jean Bart, con i suoi 380 mm. Alle 4.50 del 6 novembre circa 100 navi arrivarono in vista del porto e iniziarono a sbarcare i contingenti britannici del 3° Commando dei marines britannici, e ella 45ima Brigata commando. Il primo dei due usò 12 elicotteri Whirlwind, per la prima azione anfibia eliportata della storia. In tutto sbarcarono 415 soldati e 23 t di materiali, chiaramente non in un'unica ondata, da questi elicotteri americani (S-51) prodotti su licenza, e scortati per compiti SAR da alcuni Sycamore. Tutta l'operazione venne completata alle 6.20, mentre alle 6.45 iniziarono gli sbarchi francesi con le navi per mezzi corazzati (LST) che dovettero arrivare a Pt. Fuad per evitare le navi egiziane affondate in porto per fare da barriera a bastimenti invasori (su ordine di Nasser). Questo fu tutto sommato positivo per gli attaccanti, perché usando il molo di Port Fuad evitarono molte spiaggie minate dagli egiziani poco prima.
 
Visto che gli egiziani non si aspettavano l'invasione di Pt. Said, non ebbero il tempo di trasferire le loro forze di Alessandria, così i pochi reparti in zona dovettero ancora combattere, per lo più con armi leggere ma anche con i temibili SU-100. Gli alleati misero in azione sopratutto i loro carri AMX-13 e Centurion, nonché gli M-47. Nel frattempo una piccola operazione anfibia, la Toreador, con altri contingenti, era sbarcata a Suez protetta da 5 navi.
 
Dopo poche ore, questa carnevalata finì: gli USA si stavano talmente arrabbiando che avrebbero potuto persino attaccare gli 'alleati'; i loro due sottomarini presenti in zona rendevano oltretutto impossibile l'azione ASW basata solo sui contatti sonar, dato che si voleva evitare tragici errori. Nel tardo pomeriggio Londra accettò il 'cessate il fuoco' da imporsi entro la mezzanotte, addirittura senza informarne Parigi.
 
Al dunque, premuti dall'ONU, USA, URSS, opinione pubblica e parlamentari d'opposizione, i governi delle due nazioni coinvolte dovettero cedere e fermarsi.
 
L'azione bellica era stata eccellente e, come nel 1882, si trattò più di un tiro a segno che di una dura battaglia. Gli inglesi ebbero in tutto 16 morti e 96 feriti, persero un Camberra, 2 Sea Hawk, 2 Wyvern, un Venom e due elicotteri Whirlwind; i francesi solo 10 morti, 33 feriti, un Corsair e un F-84F.
 
Israele ebbe 181 morti, 800 feriti, la perdita di almeno un Mystere, 2 Ouragan, 11 Mustang, 2 Harvard (T-6) e due Cub o Super Cub. L'Egitto ebbe 1.000 morti e 4.000 feriti solo nel Sinai, più 650 e 900 a P.Said; 260 aerei -tra cui ben 50 Il-28- e varie unità navali.
 
Tra gli altri dati, da ricordare le 5.000 sortite della sola Gran Bretagna, di cui 400 con gli elicotteri, 2.000 degli aerei imbarcati e 2.600 con gli aerei. Quanto alla penetrazione in territorio egiziano, gli Alleati avevano raggiunto una profondità di 34 km nel Canale di Suez. Sebbene fosse stata un'operazione valida, la mancanza di appoggio politico vanificò tutto. Gli anglo-francesi lasciarono l'Egitto il 22 dicembre 1956, mentre la liberazione del canale dai circa 40 vascelli affondativi richiese diversi mesi.
 
Tutto questo non diede luogo a una pace duratura, anzi.
 
L'Egitto divenne ancora più filo-sovietico, e l'URSS gli fornì mezzi militari di ogni tipo, nel giugno del '57 anche 3 sottomarini moderni, con gli equipaggi addestrati in URSS e Polonia.
 
La Francia ebbe un danno netto in termini politici; la troppo rapida capitolazione politica britannica irritò i francesi, che da allora iniziarono a pensare sempre di più alla loro indipendenza dalla NATO.
 
La Gran Bretagna, già in crisi economica, vide compromessa la propria immagine in Medio Oriente, ed Eden si dimise. Di fatto, politicamente fu una grave sconfitta, forse la peggiore subita da Londra nel XX secolo. Di buono vi fu che i britannici accelerarono il programma nucleare per ottenere un efficiente deterrente nucleare, onde non dover fare fronte alle minacce sovietiche solo con l'aiuto di Zio Sam.
 
Israele fu costretto ad abbandonare il Sinai dalle decisioni ONU, cosa che dovette fare entro il marzo 1957, così vanificò il suo tentativo di ridurre la minaccia ai suoi confini conquistando più terriotorio. 11 anni dopo questa guerra, per ragioni non dissimili sarà ancora Israele ad iniziare la guerra, stavolta da solo: l'Egitto aveva chiuso il Golfo di Akaba e l'Iran aveva chiuso le forniture di petrolio ad Israele, così questo passò all'attacco con la forza della disperazione, cogliendo la maggiore vittoria della sua storia.
 
I Paesi Arabi si dimostrarono più uniti che mai, incluso il danneggiamento -a scopo di ritorsione- degli oleodotti. Ora c'era la consapevolezza di poter usare le proprie risorse naturali come arma strategica.
 
L'URSS ebbe il doppio vantaggio di togliere l'attenzione internazionale dall'Ungheria, e di porsi come campione della lotta araba contro i colonialisti e Israele. Sul fronte opposto gli USA dimostrarono, come l'URSS, che erano le superpotenze che comandavano.
 
In termini strategici e tattici, la guerra del '56 dimostrò che anche un'operazione militare di successo e quasi a perdite zero è controproducente se la si mostra come una guerra d'aggressione, suscitando la reazione internazionale; che le portaerei erano ancora importantissime, e gli elicotteri ponevano la condizione di una nuova era per le operazioni di avioassalto, peraltro ancora efficacemente condotte anche dai tradizionali parà. I timori di non coinvolgere le popolazioni civili nei bombardamenti, e l'attività diplomatica anche a guerra in corso, ma anche l'incapacità ONU di decidere nettamente contro nazioni dotate di diritto di veto furono altri insegnamenti importanti. Le soluzioni non saranno tanto brillanti: per esempio, togliere il diritto di veto, sopratutto toglierlo alle nazioni coinvolte in prima persona nelle azioni belliche, sarebbe stato il minimo, ma non accadde e ancora oggi non è avvenuto, paralizzando l'ONU nel rendere esecutive le proprie risoluzioni, prima ancora di porsi il problema di come raggranellare le forze disponibili, visto che poi le capacità di 'proiezione di potenza' restano comunque nelle mani di pochi, quasi tutti con il diritto di veto e molti, troppi interessi nella gestione dei conflitti regionali.
 
Oltre ai britannici entrarono in azione anche 500 parà del 2.RPC (parà coloniali), stavolta sui ponti di al-Raswa. Vennero portati in zona dai Noratlas scortati da F-84F; i Noratlas erano dei gruppi ET.1/61 e 3/61; c'erano anche dei reparti di genieri. Due soldati vennero uccisi, ma il ponte occidentale venne preso rapidamente, con i Corsair delle squadriglie 14F e 15F impegnati in missioni CAS, che comportarono la distruzione di alcuni dei SU-100 inviati al contrattacco. Peggio che mai, gli F-84 distrussero due grandi serbatoi nella città, il cui fumo coprì gran parte della città nei giorni successivi. Di pomeriggio arrivarono altri 522 parà, stavolta lanciati su Port Fuad, e sempre con il supporto dei Corsair. Questi ultimi ebbero un impiego davvero notevole, tanto che sebbene la portaerei Lafayette avesse dei problemi con le catapulte, lanciò ugualmente almeno 40 volte i suoi aerei quel giorno, fino alla notte inoltrata, durante la quale gli ultimi 5 Corsair tornarono alla loro portaerei, malgrado che i piloti fossero senza abilitazione agli appontaggi notturni. In tutto, in quella giornata i francesi ebbero 10 morti e 30 feriti.
 
Quest'azione combinata di paracadutisti anglo-francesi causò una notevole confusione e sorpresa per gli egiziani, e Nasser chiese un aiuto diretto all'URSS, la quale però era troppo impegnata con l'Ungheria per fare altro che minacciare rappresaglie sulle capitali nemiche. Ma fu Washington che davvero aveva perso le staffe con questa crisi, tutt'altro che voluta dall'amministrazione allora in carica. Da un lato gli USA minacciarono rappresaglie contro l'URSS se questa avesse colpito le alleate europee, ma al contempo aumentò la pressione su queste, specialmente dopo l'arrivo dei 1.100 parà sul territorio egiziano.
 
Oramai però c'era il problema di come fare per supportare i parà, che non potevano certo fare tutto da soli.
 
Nella notte del 5-6 novembre arrivò la risposta, la flotta d'invasione arrivò sulle coste egiziane, inclusa la corazzata Jean Bart e vari altri incrociatori sia inglesi che la nave francese G.Leygues, che iniziarono a bombardare le coste e gli obiettivi, ma senza usare armi di grosso calibro per evitare danni che coinvolgessero obiettivi civili. Poi, dopo l'alba, andarono all'attacco i Venom del No.249 Sqn attaccarono le postazioni d'artiglieria, da un altro lato però si vide un MiG-15 che eseguì l'unico attacco contro i parà di P.Said, e riuscì a scappare ai tentativi di ingaggio da parte dei Venom. Poi iniziarono gli sbarchi navali alle 5.45 con le forze dei Commando 40 e 42, che sbarcarono a P.Said. Mezz'ora dopo sbarcarono già i primi dei pochi Centurion. Tutta questa forza andò verso la città, muovendosi da Sud. Ma non c'erano solo loro.
 
I Whirlwind del NAS 845 sbarcarono i primi soldati del 45 Command, stavolta vicino allo stadio di calcio, ma presto vennero circondati dagli egiziani. Tant'é che gli elicotteri dovettero reimbarcarli, nonostante le pallottole che fischiavano dappertutto (uno fu colpito almeno 22 volte). Si continuò gli elisbarchi da altre parti della città, e alla fine, in 90 minuti di azioni continue, sei Whirlwind HAR.2 e altrettanti Sycamore HC-14, che facevano parte della Joint Helicopter Unit o JHU, più altri 7 Whirlwind del NAS 845 riuscirono a sbarcare 417 soldati, evacuando, anche in meno di 20 minuti di missione, i feriti. Uno dei Whirlwind del NAS 845 venne però perso, in quanto cadde in mare per mancanza di carburante, mentre stava evacuando feriti, ma per fortuna tutti gli occupanti vennero salvati. Danneggiao anche un Sycamore a causa di un appontaggio 'duro' sulla Ocean.
 
La scommessa dell'impiego delle portaelicotteri fu dunque vincente, usando una forza mista navale e dell'esercito. Da notare che la Theseus era prima usata come nave da addestramento. Dopo l'esperienza bellica, due navi tuttoponte sarebbero state permanentemente allestite come unità d'elitrasporto.
 
Commando e Centurion erano stati ben presto capaci di raggiungere i parà asserragliati a Gamil, mentre Dakota e Valetta erano in azione per rinforzare la testa di ponte. Alla fine la resistenza egiziana divenne talmente debole da non richiedere più l'appoggio aereo, anche se poi Venom e F-84F volarono saltuariamente ancora azioni d'attacco, specie ad Ismailia. Erano ancora i Sea Venom che potevano fare il maggior lavoro, tanto che entro le 10 di quella giornata c'erano state almeno settanta sortite operative, ma la contraerea egiziana, mai sparita completamente, riuscì ad abbattere ancora un Sea Hawk, ma anche qui il pilota (del NAS 800) riuscì per l'ennesima volta a 'filarsela all'inglese'. Questo era un uomo non comune, il ten Stuart-Jervis. Tornerà alla cronaca quando nel settembre 1995, la sua mongolfiera, durante il Gordon Bennett Trophy, venne abbattuta da un Mi-24 bielorusso vicino l'aeroporto di Osowtsy. Stavolta non riuscì a salvarsi.
 
I combattimenti continuavano pesantemente e il 40 Commando venne fermato durante la sua avanzata a P.Said a causa della resistenza egiziana, ma i Sea Hawk, ancora una volta, intervennero con efficacia e liberarono la via. Per giunta, sulle spiagge stavano arrivando sia i Centurion del 6 RTR e la 16 Brigade. Nel frattempo sbarcavano ad Est la 1 REF francese con fanteria di marines e vari carri AMX-13 appartenenti alla 7a Divisione, per poi arrivare verso sud.
 
Oramai era fatta militarmente, ma non politicamente. Ma accadde, in termini politici, che non fosse più possibile continuare con questa guerra francamente assurda, ben più di quanto non lo sia mediamente un conflitto tra nazioni civili. Così mentre i Centurion vennero fermati ad el-Cap, vicino al-Quantara, un altro assalto dei parà francesi venne annullato (1 RCP, da farsi vicino Ismailia), e infine, verso le 2 del 6 novembre, un Sea Hawk della Eagle, gravemente danneggiato, pur riuscendo ad atterrare sulla portaerei, risultò tanto danneggiato da essere radiato dal servizio (all'epoca, con quel poco che costavano gli aerei, non era poi conveniente tentare di ricostruirli, così come adesso non lo è fare lo stesso con le automobili). Stessa sorte per due Whirlwind, troppo danneggiati dal fuoco antiaereo.
 
Ma perché questo improvviso stop, dopo tanti giorni di schermaglie diplomatiche? Le ragioni erano diverse, tra cui la segnalazione americana riguardo circa 132 MiG basati in Siria, forse erano pronti ad attaccare (però avrebbero dovuto essere presenti anche gli Il-28) gli aeroporti ciprioti. Per accertarsi della presenza di tali apparecchi, la RAF mandò alcuni ricognitori Camberra, uno dei quali venne quasi intercettato da un Meteor, mentre un altro, diretto su Aleppo, venne subito raggiunto ed abbattuto da due Meteor, con uno dei tre uomini ucciso e gli altri due prigionieri. Così altri voli con i Camberra vennero intrapresi, ma con la scorta di F-84F e Hunter.
 
Oramai, tra la pressione delle superpotenze, e dell'opinione pubblica, c'era rimasto poco da fare per la potenza militare così ostentatamente impiegata dagli anglo-francesi. Vi fu anche un pilota della RAF che venne posto sotto corte marziale perché danneggiò intenzionalmente l'aereo con cui stava decollando, un Camberra basato a Malta, in maniera da evitare di attaccare l'Egitto. Evidentemente, anche tra i militari non c'era un consenso unanime su quella campagna. Non era poi nemmeno stato accordato il cessate il fuoco, che l'ONU iniziò a mettere insieme un contingente di pace che già il 15 novembre giunse ad Abu Swayr con DC-4 e 6 forniti dalla Swissair.
 
Insomma, nonostante tutto, gli 80-90.000 soldati, 550 aerei, circa 100 navi impiegati, quest'operazione anglo-francese ebbe tanto successo militare, quanto fu un disastro politico. In tutto l'HHA volò 1.846 sortite, incluse però anche 831 dai Cup e Kayders, dei quali primi tre vennero distrutti (uno in aria e uno a terra da un MiG, e uno per incidente l'ultimo giorno di guerra, sulla Giordania). I Dakota e Noratlas israeliani volarono invece 192 sortite, e gli aerei di prima linea, nel loro insieme, inclusi quelli ad elica, solo 489. Per giunta persero nelle loro azioni non meno di 9 Mustang, un Mystere e due T-6, per non dire di altri 5 P-51 che pare siano stati radiati per i danni subiti. Dovrebbe essere stato eliminato anche almeno un Ouragan, a meno che non riuscì a fare un atterraggio sufficientemente buono da evitare la distruzione o la radiazione. In tutto, l'HHA perse anche 5 piloti uccisi e uno catturato, mentre dichiarò la distruzione di 8 aerei (4 Vampire, 3 MiG-15, uno Il-14), più 22 carri, 17 blindati e 260 mezzi non corazzati.
 
Quanto ai caccia francesi, non è noto quale attività ebbero nel loro complesso, ma si stima solo un centinaio di sortite, con la perdita di due F-84F a causa di incidenti o di danni in combattimento (che causarono altri danni all'atterraggio). L'EAF invece si limitò a circa 200 sortite contro l'esercito israeliano. Tutte le sue perdite sarebbero state di tre MiG-15, di cui uno catturato dagli Israeliani; 4 Vampire FB.52, due Meteor e due Mraz Sokol, uno dei quali catturato intatto. Non furono grandi perdite, anzi, anche considerando il MiG-17 probabilmente perso, ma non ufficializzato, e lo Il-14 che gli israeliani dichiararono, si arriva solo a 13 velivoli, davvero la pretesa israeliana di distruggere l'EAF si era dimostrata per quello che era, un'affermazione campata in aria, visto che in proporzione nella guerra delle 100 ore gli israeliani persero molti più velivoli e si dimostrarono superiori in termini aria-aria, ma non negli attacchi al suolo.
 
I danni peggiori vennero subiti dall'esercito, con almeno 1.000 morti e 4.000 feriti in Sinai, le perdite vennero fatte ascendere e circa 400 carri e corazzati vari, mentre a P.Said si parlò di 650 morti e 900 feriti: ma i piloti dell'aviazione egiziana, tragicamente lasciati a terra proprio quando c'era bisogno di loro (contro gli anglo-francesi e i loro inferiori apparecchi da combattimento), poterono andare ragionevolmente fieri di quanto riuscirono a fare contro gli israeliani. L'EAF perse in tutto solo 5 piloti, ma circa 200 altre persone vennero uccise o ferite durante gli attacchi aerei sugli aeroporti, e su questi l'aviazione egiziana venne totalmente distrutta, incluse le infrastrutture. Dopo avere analizzato il totale dei mezzi perduti, gli inglesi conclusero che le loro dichiarazioni erano state un pò ottimistiche, ma che anche così, anche dimezzando le stime iniziali, si poteva supporre certa la perdita di ben 105 MiG-15 e 17, nonché 26 Il-28, 30 Vampire, 11 Meteor e 63 altri tipi. Inoltre, si era considerato che 10 MiG-15, 16 Il-28, 4 Meteor, 14 Vampire, sei Spitfire, 30 aerei d'addestramento, 31 trasporti e 22 altri aerei fossero o danneggiati leggermente, oppure scappati in Siria e Arabia. E' quindi presumibile che l'URSS, anche se in maniera del tutto futile, fornì in una settimana almeno 30 MiG aggiuntivi rispetto a quelli già presenti all'inizio della guerra.
 
 
Tutto questo non poteva contrastare l'attività aerea degli anglo-francesi, che nell'insieme eseguirono più di 5.000 sortite durante questa guerra, da Malta i Camberra eseguirono 72 missioni e i Valiant altre 49, con lo sgancio di ben 1.439 bombe da 454 kg, a quanto pare l'unico tipo di munizione usato. L'HMS Eagle lanciò i suoi aerei 621 volte, l'Albion altre 415. In tutto, queste sole due portaerei superarono le mille sortite in meno di una settimana, e i loro aerei, per quanto semplici e limitati, lanciarono 72 bombe da 454 kg, 157 da 227, 1.448 razzi e 88.000 colpi da 20 mm.
 
Nonostante le gravi perdite inflitte e quest'attività così sostenuta e aggressiva, i britannici ebbero solo 23 morti e 96 feriti, oltre alla perdita di un Camberra, un Venom, due Sea Hawk, 2 Wyvern e due Whirlwind in azione, ma anche una cinquantina d'altri velivoli danneggiati e in qualche caso anche radiati dal servizio. I Francesi ebbero anche meno perdite, 10 morti e 33 feriti, persero un Corsair ed ebbero vari aerei danneggiati, mentre qualche F-84F venne distrutto o messo fuori uso per i danni subiti. Tra gli aerei più attivi i Corsair, gli F4U-7 volarono 132 sortite.
 
Tra le lezioni apprese in questa guerra, l'importanza delle portaerei, quella del trasporto con elicotteri, e se v'é la sorpresa, la non necessaria presenza dei caccia per superiorità aerea (cosa che poi gli israeliani rimetteranno in studio con l'attacco anti-egiziano del 1967); nel mentre, i bombardieri in quota si dimostrarono, per quanto validi per certi aspetti, non così efficaci come i cacciabombardieri tattici, settore in cui la Gran Bretagna, tuttavia, abbandonerà gli studi autonomi durante i primi anni '60, quando pose fine al TSR.2 con un grave colpo alla sua industria aeronautica (e nel '66 si deciderà pure di privarsi delle portaerei convenzionali, fatte rientrare dalla finestra grazie ai Sea Harrier).
 
I Francesi dovettero constatare sia l'importanza delle portaerei, sia che le loro erano troppo piccole per eseguire valide azioni d'attacco (per giunta, senza aerei a reazione imbarcati, malgrado fossero in corso d'opera per ospitare apparecchi come gli Aquilon, la versione francese dei Venom). Così, senza porre tempo in mezzo, vennero autorizzate le due nuove portaerei e una nuova generazione di caccia. Mentre i britannici non sembrarono capire che l'assenza dell'EAF aveva a che fare con una decisione politica, i francesi si premurarono di ordinare da subito anche gli F-8 Crusader per non ritrovarsi senza copertura aerea contro un nemico meno remissivo.
 
Infine, ovviamente, entrambe le nazioni pensarono a sviluppare a piena potenza i loro arsenali nucleari, date le minacce subite dall'URSS e la necessità pratica di essere difesi dagli USA, che a propria volta non avevano per nulla voglia di difendere degli aggressori colonialisti vecchio stile. A parte questo, aerei ed elicotteri da trasporto dovevano essere aumentati nel futuro, specie approfittando dell'avvento delle turbine aeronautiche. Nacque anche l'idea delle forze di reazione rapida, per reagire a crisi improvvise senza le complicazioni tipiche delle armate convenzionali, che peraltro furono lestamente approntate da entrambe le potenze europee; i britannici dovettero rinfrescarsi la memoria nel 1982, quando avevano quasi dimenticato la lezione di 26 anni prima, ma anche allora riuscirono nell'intento, e stavolta senza invadere niente di più dell'indispensabile (Falklands).
 
Israele, a sua volta, ebbe modo di approfittarsi della situazione creatasi: aveva vinto la guerra, ed evitato gli strali della politica, che erano concentrati sui suoi due ingombranti alleati, a loro volta fondamentali per vincere in Sinai. Ora Israele aveva dimostrato d'avere una forza militare rispettabile, specie se si considera che i suoi successi furono enfatizzati e 'gonfiati' in maniera non indifferente, malgrado la pura verità sarebbe stata già senz'altro positiva. Forse la cosa migliore furono le truppe parà e corazzate, ma anche di più la HHA dimostrò d'essere, per quanto vulnerabile e manchevole, una realtà ben addestrata e professionale, sopratutto nella cooperazione con le forze di terra. Inoltre, la Francia -differentemente dall'UK- rimase ancora filo-israeliana, ed equipaggiò anche negli anni successivi Israele con le proprie armi più moderne.
 
Alla fine, le ultime truppe anglo-francesi lasciarono l'Egitto il 22 novembre del '56, ma dal 7 i bombardieri basati a terra erano già in ritirata. Solo gli squadroni della RAF No.15, 61 e 109 restarono a Cipro anche nel '57, mentre le forze navali si ritirarono dal 10 novembre, assieme ai loro ombreggiatori dell'USN (che per fortuna, non pare siano mai stati scambiati per 'amici' di queste forze navali). Vi saranno tuttavia altri strascichi, con aerei e uomini 'tirati' al massimo per una settimana, logorati e stancati dall'impresa: nel solo periodo 14-18 novembre, andarono persi un Sea Hawk, un Sea Venom, un Corsair e anche un RF-84F (di Akrotiri).
 
L'Egitto, sebbene battuto, poteva sempre dire che era stato oggetto di un'aggressione multipla e imperialista, e politicamente era finalmente riuscito a mandare via tutte le truppe inglesi, anche se presto nella nazione cominciarono ad essere d'importanza preminente i sovietici. Poco male: con loro c'era la ragionevole certezza che un'altra aggressione occidentale non si sarebbe più presentata. E questo significò una nuova era per le nazioni arabe, specie dopo la sconfitta francese (anche qui, più politica che militare) in Algeria: ora venne l'epoca dell'indipendenza, con i suoi cambiamenti, e purtroppo, anche nuovi conflitti.
 
 
Sebbene gli anglofrancesi persero diversi aerei durante la guerra del '56, solo uno venne abbattuto dai caccia nemici, almeno a quanto si sa ufficialmente (ma vi è anche il caso di un Wyvern forse abbattuto da MiG-17), e questo accadde non in Egitto, ma per quanto possa sembrare bizzarro, sui cieli della Siria. Forse anche per questo, divenne un caso che generò ben presto una vera e propria mitologia tra gli eventi militari moderni. In effetti le fonti sono discordi, per i britannici si trattò della vittima di un MiG-15 pilotato da sovietici o cecoslovacchi, dato che non c'erano ancora siriani qualificati per il loro uso, e lo stesso si disse anche per i pochi MiG che si avvicinarono ai velivoli alleati sull'Egitto.
 
In realtà le cose andarono diversamente. Infatti, il Camberra, un ricognitore PR.7, venne abbattuto davvero da un caccia siriano pilotato da siriani, e persino con il controllo radar di terra siriano, così come è vero che non c'erano ancora piloti qualificati per i MiG; infatti fu un Meteor l'autore dell'abbattimento, malgrado le sue prestazioni fossero appena sufficienti per un tale bersaglio.
 
Questo Camberra era di Cipro, del No.13 Sqn, la prima unità che in Mediterraneo venne convertita sui Camberra (prima aveva i Meteor PR.10, basati proprio ad Abu Swayr, ovvero nella zona del Canale, e poi, con l'evacuazione inglese, portata ad Akrotiri), iniziando con due di questi nel maggio del '56, ovvero solo qualche mese dopo l'arrivo a Cipro. A settembre c'erano solo 4 aerei, e per giunta afflitti da problemi tecnici tra cui le perdite di carburante dai serbatoi alari (integrali), e un aereo era anche stato danneggiato in un incidente. Così dal 1 agosto giunse anche un distaccamento del No.58, dato che l'operazione di attacco contro l'Egitto stava diventando una realtà, fino ad arrivare a 4 aerei di rinforzo entro il settembre. Quest'unità era l'unica di ricognitori Camberra in tutto il Medio Oriente, ma non aveva ancora attrezzi per sviluppare in proprio le pellicole così da dovere mandarle ad Episkopi e poi farle tornare, impiegando 3-4 ore di tempo. Non era certo così con gli RF-84F francesi, che erano del tutto autosufficienti nella loro unità operativa.
 
Nel mentre, l'aviazione siriana cercava sia equipaggiamenti in URSS che in occidente, e perciò, in questa politica di equilibrio, ebbe anche i Meteor. Inizialmente c'era uno squadrone con gli F.8 e due T.7, ordinati nel '50, e a causa di un embargo del '51, vennero consegnati solo tra il 3 dicembre del '52 e il 9 marzo dell'anno dopo, in comodi lotti di 4 esemplari l'uno, per un totale di 12 F.8, più i T.7 consegnati già a novembre.
 
Nell'estate del '54 giunsero anche sei NF.13 da caccia notturna, ex-RAF, ma senza i radar di bordo, così da essere impiegati principalmente come aerei d'addestramento (serial 471-76), nel '56 giunsero altri sette F.8, sempre ex-RAF, sopratutto come cacciabombardieri, mentre non mancarono anche due FR.9 da ricognizione (480 e 481). Ma nel '55 la Siria aveva ordinato 25 MiG-15 e alcuni in versione UTI, e questi aerei vennero mandati ad Almaza (vicino il Cairo) per essere assemblati, poi rimasero nella nazione per seguire un corso congiunto con i colleghi egiziani.
 
Del resto, i siriani sentivano la necessità di usare apparecchi all'altezza della situazione. I loro primi aerei non furono altro che pochi AT-6 Texan, usati durante la guerra con gli israeliani, poi arrivò uno squadrone di G.55 e 59, successivamente 10 Spitfire F.22 ex-Egitto; nel mentre i piloti erano addestrati sia in Siria che in Irak (nel primo caso, ad Aleppo, poi diventata un'accademia aerea), con Chipmunk per il primo anno di volo e texan per il secondo, più alcuni più impegnativi G.46, che erano il degno mentore per chi poi dovesse passare sui G.55 e 59. Tra i cadetti della prima ondata, c'era niente di meno che Hafiz al-Asad, poi generale dell'aviazione e presidente siriano, che all'epoca si dimostrò un ottimo pilota addestrato anche sui Fiat G.55 e 59. Ma poco dopo venne anche incluso nel gruppo che avrebbe fatto il corso in Egitto (sei mesi) per pilotare i jet), anche se vi fu un incidente molto grave. L'istrutture volle provare gli Spitfire F.22 monoposto, dato che i biposto erano stati posti fuori uso. L'aereo però si schiantò al suolo non riprendendosi da una picchiata. Così gli Spit vennero messi a terra (perché il problema era stata la mancanza di sufficiente manutenzione), e i siriani dovettero addestrarsi direttamente sui Meteor F.8. Nonostante che gli israeliani e i britannici fossero convinti che i siriani si stessero addestrando per i MiG, in realtà questi si preparavano a Bilbays sui Meteor, addestramento che peraltro venne svolto anche in Siria. Gli Egiziani furono molto importanti nell'insegnargli sopratutto le tecniche di attacco al suolo, esperti com'erano già con gli Spitfire e i Vampire, e trovarono che l'aviazione siriana, che all'epoca aveva solo tre squadroni (Meteor F.8, Meteor NF e G.55/59) aveva buoni piloti, ma poca esperienza e conoscenza delle tecniche di combattimento, specie nel mitragliamento al suolo per supportare l'esercito. Questa tecnica sarebbe stata poi appresa con buoni risultati. Nel mentre, i pochi istruttori britannici dei Meteor sembravano disinteressati ad insegnare le tecniche di combattimento, ma solo come volare con gli aerei. Ora che la Siria, con la firma del trattato di cooperazione del '55, era alleata con l'Egitto, gli aiuti furono molto importanti per darle una dignità di forza armata credibile. Ma anche un'azione d'attacco improvvisa da parte israeliana durante la campagna del Sinai condotta anche contro l'Egitto, e che causò considerevoli perdite anche ai Siriani, anche se non se ne parla praticamente mai.
 
I Camberra PR erano molto importanti per la ricognizione aerea, ma ancora il 29 ottobre, quando Israele invase l'Egitto, molti nella RAF pensavano che in realtà dovessero operare contro Israele, che dopotutto era ben più vicino a Cipro di quanto non fosse il Cairo, semplicemente la collusione anglo-inglese e israeliana era sconosciuta a tutti i militari presenti. In ogni caso, si pensava che i Camberra avrebbero potuto eseguire azioni di ricognizione senza troppi problemi e rischi.
 
Le azioni di ricognizione partirono dal 20 ottobre 1956, ovvero oltre una settimana prima della guerra, iniziando con gli aerei del No.58 lungo la costa egiziana, da circa 9.100 m, apparentemente senza reazioni egiziane. Sebbene sembrasse che essi non fossero individuati, in realtà era Nasser che non voleva creare le condizioni per un casus belli, intercettandoli. C'erano anche i nuovissimi U-2 che sorvolarono la zona del Canale volando dalla Turchia, e che passarono poi le informazioni che gli inglesi non potevano ottenere senza rischiare troppo. Solo il 28 ottobre vi furono sorvoli da parte dei Camberra sul Canale, mentre c'erano anche i B-29 inglesi, del segreto No.192 Elint Squadron, per la rivelazione delle emissioni elettroniche, scoprendo che gli egiziani spegnevano i loro radar già dopo mezzogiorno. I loro radar erano obsoleti, con i francesi ESV2 nella zona del Canale di cui sei da scoperta e altrettanti per la guda caccia; inoltre c'era un Marconi MWT XXI per scoperta ad alte quote (ad el-Arish), mentre i numerosi radar di costruzione russa non erano ancora operativi e i loro operatori in addestramento.
 
Se non altro c'erano alcuni tecnici già esperti, e una scuola radar venne allestita ad Heliopolis. Quando scoppiò la guerra, il comandante Sidqi Mahmud chiamò il Maresciallo dell'Aria al-Hinnawy, che gli chiese se voleva volare un MiG-15 o un MiG-17, ma lui disse che non faceva differenza, poi però dichiarò che era meglio quest'ultimo. E il 30 o 31 ottobre, raggiunse assieme ad altri tre piloti un aereo inglese ad alta quota. Erano arrivati a 600 metri e quindi potevano già sparare, grazie ai loro cannoni. Ma quel grosso quadrimotore (scambiato per un Halifax, cosa abbastanza comprensibile, visto che questo pilota si era addestrato con i Meteor contro tali bombardieri) non venne attaccato: gli ordinarono di non sparare perché gli inglesi non avevano ancora dichiarato guerra. Nel frattempo, però, a due Camberra era stato già tirato addosso da parte di altri MiG. Fu piuttosto seccante, perché il premier Eden aveva ordinato al ministr odella difesa di ottenere informazioni e una ricognizione all'alba, fatta da 4 Camberra a 9-12 mila metri per localizzare le forze di terra egiziane e israeliane, venne eseguita, ma non ci si aspettava che fossero intercettati. Invece, presto un Camberra PR.7 venne raggiunto e le cannonate sibilarono su entrambi i lati del tettuccio, prima di colpire l'aereo ad un'ala; un altro Camberra non venne colpito dai proiettili. Questa brutta sorpresa fece sì che i primi bombardamenti inglesi venissero poi spostati a quote più alte di quello che ci si aspettava inizialmente, perdendoci in precisione. Eden stesso ricordò nelle sue memorie, che si trattò di un'esperienza shoccante e un'eccellente esempio di intercettazione, verso tutti e 4 gli aerei inglesi, e una sorpresa che gli egiziani potessero raggiungere persino i Camberra. Non si seppe spiegare perché poi l'EAF si dimostrasse così inefficace (la risposta fu in effetti, solo politica). Anche per quest'attività della EAF vennero presto dipinte delle striscie di riconoscimento per gli aerei impegnati in azione, dal 30 ottobre, mentre gli israeliani le unirono solo il 2 novembre. Per i Camberra vi fu una novità, il sestante nella cupolina astronomica, con un apposito periscopio, venne installato anche sui tipi più recenti dei Camberra da ricognizione, dato che si dimostrava efficace nell'avvistare gli aerei che si fossero avvicinati anche alle spalle, aiutando a non essere presi da un attacco di sorpresa. Può sembrare strano, ma non lo era: il pilota, nel suo cupolino, era troppo indaffarato a guidare l'aereo per guardarsi alle spalle, e il navigatore per prendere le foto praticamente non riusciva a fare nient'altro, in pratica i ricognitori, una volta raggiunti, erano facili da sorprendere. Così spesso venne imbarcato un terzo uomo per guardare le spalle dell'aereo con il cupolino. Certo che un problema del genere non era presente sugli Il-28, che peraltro volavano assai più bassi dei Camberra, ma che potevano difendersi con due cannoni da 23 in torretta, e persino altri due frontali, non sempre installati. L'inizio di Musketeer ebbe luogo secondo i piani, alle 16.15 GMT del 31 ottobre 1956, e per le 22 le prime bombe cadevano nella zona del Cairo. I Camberra avevano volato 4 missioni il 30, gli RF-84F altre sette il 31 ottobre; da notare che gli equipaggi del No.13 e del No.58 spesso si scambiavano gli aerei dei rispettivi reparti, e operavano con un massimo di sette macchine da presa.
 
Dopo l'attacco anglo-francese molti MiG siriani vennero distrutti al suolo ad Abu Swayr, per lo più da Venom e F-84F che si fecero sotto il 1 novembre, sebbene si dichiarasse che ben 60 aerei scappassero successivamente, tra cui 20 MiG siriani. In realtà pare che solo quattro macchine di Damasco riuscissero a lasciare l'aeroporto, tutti MiG-15UTI, pilotati da istruttori cechi fino ad Hama (Siria). Altri aerei, stavolta egiziani, lasciarono la base per andare in Siria e Arabia, e altri ancora in Egitto.
 
L'attacco era stato sferrato proprio quando il presidente siriano si stava dirigendo in visita verso l'URSS e telefonò a Nasser dicendo che annullava il viaggio, ma il collega del Cairo, al contrario, lo sollecitò a partire per guadagnare il supporto sovietico e così cominciò a parlare con Krushchev e Zhukov mentre le bombe cadevano, ma questi dichiararono che non volevano certo che scoppiasse la Terza guerra mondiale per la salvezza del Canale di Suez. Nel frattempo in Siria cominciarono i primi sorvoli di ricognitori alleati per verificare se era vero che c'erano, come sostenevano gli americani dell'ambasciata di Damasco, dei MiG sovietici in piste di volo segrete. Ora si sa che non è così, ma all'epoca la cosa comiciò ad innervosire parecchio gli alleati, interessati anche a trovare gli aerei egiziani scappati in Siria. Poco tempo dopo, i nazionalisti arabi siriani ruppero l'oleodotto che partiva dall'Irak al Mediterraneo, cosa che per la prima volta fece capire all'Occidente che l'energia poteva essere anche un'arma da usarsi contro le azioni militari, tagliando i rifornimenti, anche quelli delle compagnie americane (ma questi ultimi, su richiesta di Nasser, vennero risparmiati, dato che gli USA non sembravano della partita, ma anzi, tutto sommato 'amici').
 
Oramai c'era bisogno di fare anche di più, e i due Camberra che sorvolavano regolarmente Lakatia , Aleppo e altre località, erano chiaramente una fonte di preoccupazione, raramente avvistati dai Meteor, che pure decollavano regolarmente per raggiungerli. Il 6 novembre Asad quasi colpì un Camberra, aprendo il fuoco da una certa distanza dopo avere serrato a sufficienza le distanze, ma il suo bersaglio riuscì a scappare. Nonostante la minaccia subita, il comando di Cipro insistette a far decollare una seconda missione di ricognizione, per riuscire ad ottenere foto degli aeroporti e dell'oleodotto. L'equipaggio, già reduce da un mitragliamento fatto da un MiG-15 o 17 il 30 ottobre, era costituito da tre uomini d'equipaggio e quindi poteva 'guardarsi le spalle'. Avevano l'aereo WH799 del No.58 e con questo volarono tra le nuvole verso il loro obiettivo. I Siriani non avevano radar efficienti e così ci si basava sull'uso del telefono per dare una pronta conferma dell'arrivo di aerei oltre confine. I piloti dei Meteor, che non aspettavano altro stando oramai quasi sempre negli abitacoli degli aerei, dovevano approntarsi ed intercettarli sulla base di queste informazioni. I sei piloti disponibili decollarono alle 10.00. Il Camberra volava piuttosto basso, a circa 3-4 km di quota, a causa della copertura nuvolosa che impediva di fare foto da alta quota; ma al contempo, era possibile anche volare senza essere visti da terra o da altri caccia. Ma proprio sopra Damasco, il cielo era diventato improvvisamente blu e sereno, senza più coperture. E loro erano bassi e vulnerabili, come dichiarò il pilota Flt Lt Hunter, non era quello il volo in cui si potesse desiderare di trovare un cielo sereno. I Meteor (Sqn Ldr Al-Assasa e Munir al-Garudy) erano sopra il Camberra, pensando che volasse a quote maggiori. Due di essi attaccarono con due passaggi a fuoco il Camberra e lo colpirono al secondo tentativo. L'aereo perse quota, uno dei tre uomini morì a bordo, gli altri due, Hunter e Small, caddero praticamente alla frontiera del territorio siriano, e per fortuna non avevano pistole con loro, a differenza di altri piloti inglesi. La folla che subito si radunò contro di loro li avrebbe certamente uccisi se avessero tentato di resistere, ma poi si salvarono perché si dichiararono appartenenti alla RAF. I Siriani pensarono di avere colpito due diversi Camberra, così come i britannici pensarono che erano state due coppie di Meteor ad abbattere il loro aereo, proprio per questo doppio passaggio che comportò la perdita di vista reciproca tra i due opponenti. Poco tempo dopo venne anche intercettato un aereo sconosciuto, da parte del Meteor pilotato da Asad, quasi certamente era un U-2 della CIA in cerca di conferme per i MiG sovietici. Al rientro, con i freni guasti (cosa di cui s'era già reso conto al decollo) l'aereo si sfasciò all'atterraggio finendo su di un campo profughi. Per questa imprudenza (decollo con freni difettosi) Asad fu accusato e condannato al carcere, ma con sospensione della pena, ma molti suoi colleghi piuttosto ce l'avevano con il comandante della base, che aveva mandato in azione il pilota con il sole oramai al tramonto e senza nessun ausilio per aiutarlo poi ad atterrare di notte.
 
Finalmente alle 17 GMT del 6 novembre Londra e Parigi ordinarono di cessare il fuoco, cosa da fare a mezzanotte (tempo locale); per l'epoca i PR.7 avevano fatto 44 missioni, ma queste continueranno anche oltre la fine della guerra, almeno sulla Siria, e sebbene segrete, avranno la scorta di alcuni Hunter degli squadroni No.1 e 34; anche gli RF-84F vennero mandati sulla Siria a controllare la situazione, ma sempre in coppie per proteggersi a vicenda. Le ricognizioni britanniche continuarono fino al '58, approfittando della debolezza siriana. Poi, la formazione della Reubblica Araba Unita (UAR) rese queste azioni più pericolose ed esse vennero finalmente terminate. Da notare che queste azioni erano adesso volate anche da 15.000 m di quota, rendendosi più vulnerabili alle cattive condizioni meteo date le distanze dall'obiettivo. Il problema dell'intercettazione da parte dei MiG arabi era adesso visto con serietà, specie considerando che i temibili MiG-17 vennero presto comprati anche da Damasco: 60 aerei, di cui i primi arrivarono il 17 gennaio 1957, ma i piloti inizialmente erano egiziani, così che, quando il 17 aprile 1957 (giorno della festa nazionale) vennero mostrati i nuovi MiG, a pilotarli c'era anche genete come Ghazzawi, quello che aveva danneggiato un Ouragan durante la guerra, cosa che poi ne causerà lo schianto al suolo al ritorno. In seguito questo pilota diverrà Brigatiere generale, per poi ritirarsi dalle F.A. e iniziare la sua nuova vocazione di attivista islamico.
 
 
===Gli opposti schieramenti (aviazione)===
 
Per sfruttare adeguatamente tutta questa massa di aerei si stava completando una rete con circa 60 radar, oltre a cannoni da 57 mm contraerei del nuovissimo modello S-60, il sostituto delle armi calibro 37 mm. Ma questa rete non sembrava ancora operativa.
Egitto, EAF:
 
'''Zona Est'''
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*1 Sqn MiG-17, (6-12), Almaza
 
* 2 Sqn Vampire FB.52, (15), Cairo West
 
I Sea Fury FB.11 erano inizialmente in carico al 1st Sqn, ad Almaza, poi vennero dati al 2nd, di al-Arish. Infine divennero addestratori avanzati, ruolo per il quale la loro potenza e prestazioni ben si addicevano.
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*10 Sqn Meteor NF.13, (5), Almaza
 
*11 Sqn, Il-14, (20),Almaza.
 
Di questi il n.1101 era l'aereo presidenziale di Nasser, ma nella notte del 28/29 ottobre venne abbattuto dai Meteor NF.Mk.13 israeliani. Notare bene che al momento non era nemmeno scoppiata la guerra, per cui si trattò senz'altro di un tentativo di assassinare il presidente egiziano 'a freddo', tentativo che non andò in porto perché lui non era presente a bordo.
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'''Israele'''
 
Quanto alla HHA o IAF, diretta dal Brig. Gen. Tolkovsky, essa aveva solo 79 jets in attività, 43 in riserva, e 64 aerei a pistoni tra P-51, Mosquito e persino due B-17 convertiti in pattugliatori marittimi con tanto di radar. Mentre gli Egiziani avevano ancora in servizio molti aerei britannici Meteor e Vampire, oltre ai primi MiG, gli Israeliani avevano materiale misto anglo-francese. 42 Ouragan, 37 nuovissimi Mystere IVA appena arrivati e per questo, al 29 ottobre, operativi in appena 14 esemplari. Ma come abbiamo visto, nemmeno i MiG brillavano per efficienza all'epoca. Poi c'erano circa 30 Meteor. Da notare che i primi jets erano gli Ouragan, e con questi la HHA ebbe i suoi primi successi ai danni degli agili ma lenti Vampire egiziani: 4 aerei abbattuti senza perdite durante le battaglie del '55 lungo la frontiera. Solo nel maggio del '56 apparvero anche i Mystère, ma in tutto il 101st Sqn all'inizio della guerra aveva solo 16 piloti qualificati per questo nuovo aereo con ali a freccia e cannoni DEFA da 30 mm. Questo apparecchio era fondamentale per ottenere una certa superiorità aerea contro i nuovi MiG in fornitura agli arabi. Ma, mentre gli Ouragan erano superiori ai Vampire, e i Meteor un ‘equalizzatore’ per tutti i contendenti, i Mystere erano solo un equivalente. La differenza numerica, le tattiche, l’impiego e l’abilità dei piloti sarebbero stati gli elementi fondamentali per decidere a chi sarebbe andato il successo. In ogni caso, i cannoni DEFA erano i migliori delle opzioni (assieme agli Aden britannici) per l’impiego aria-aria, grazie alla combinazione tra cadenza di tiro, velocità dei proiettili e potenza distruttiva.
 
Nonostante una forza rispettabile, la HHA aveva solo 131 piloti, di cui appena 53 addestrati per i jets, veramente non molto anche considerando i problemi in cui si dibattevano gli egiziani, tra l'altro assistiti dal Patto di Varsavia. All'epoca oltre alla HHA c'era il comando delle Forze di Difesa Aerea, che comprendeva radar e cannoni a.a. Nell'insieme era un'aviazione priva delle capacità belliche sufficienti per vincere una guerra contro l'Egitto.
 
 
Ramat David:
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*117 Sqn, 11 Meteor F.Mk.8 e Mosquito
 
 
Hatzor
*101 Sqn Mystére IVA (16 operativi) e Ouragan (totale: ben 52 jets)
 
*113 Sqn, 22 -24 Ouragan
 
Beersheba & Eilat
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'''Alleati'''
 
In tutto, gli aerei britannici erano 47-48 Venom FB.4 e uno squadrone di FB.1, 24 Valiant, 89-92 Camberra B.2 e B.6, 24-29 Hunter F.4 e 5, 8 Meteor NF.13, 7-8 Camberra PR.7, 16 Meteor FR.9 (non confermati nel momento della guerra vera e propria), 16 Shackleton, 12 Hastings, 20 Valetta, 11 elicotteri Sycamore; più 73 Sea Hawk, 25 Sea Venom, 9 Wyviern, 8 Skyrider AEW, 10 Avenger 3E/W, 12 elicotteri Whirlwind.
 
I Francesi erano meno impegnati: 36 F-84F, 15 RF-84F, 20 Noratlas, 36 Coursair F4U-7.
 
 
 
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* 27 Sqn, Canberra B.Mk.2, (8)
 
 
* 44 Sqn, Canberra B.Mk.2 (8)
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RAF in Giordania.
Venne schierata a scopo precauzionale, per evitare che il regno hashemita venisse aggredito dagli israeliani, ma non partecipò al conflitto. C'era solo il 32nd Sqn con i Venom FB.Mk.1.
 
Venne schierata a scopo precauzionale, per evitare che il regno hashemita venisse aggredito dagli israeliani, ma non partecipò al conflitto. C'era solo il 32nd Sqn con i Venom FB.Mk.1.
 
 
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Sycamore HC.14 (5)
 
 
 
Francia
 
 
L'Armée de’l Air basata a Cipro ebbe gli stessi problemi nel reperire la pittura gialla (adesso può sembrare assurdo, ma all'epoca persino una semplice pittura poteva essere difficile da trovare nei magazzini), tanto che ebbero colori diversi, come l'alternanza di grigio-argento e bianco o nero.
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*EC.2/3 Champagne, F-84F (6)
 
*EC 3/1 Argonne, F-84F (18)
 
 
*EC.3/3 Ardennes, F-84F (18)
 
 
 
*EC 1/33 Belfort, RF-84F (almeno 6)
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===Guerra sul Sinai<ref> Da Frè, Giuliano, ''Le Aquile del Sinai'', RID Sett '09</ref>===
 
La guerra del '56 iniziò in una maniera del tutto anomala, ma tipica della mancanza di scrupoli che gli Israeliani hanno sempre dimostrato quando si tratta di eliminare individui 'pericolosi'. Nella notte tra il 28 e il 29 ottobre, lo Il-14 presidenziale venne intercettato e abbattuto da Meteor israeliani, ovviamente tentando di assassinare Nasser. La guerra non era ancora stata dichiarata, ma già si tentava di far fuori il presidente egiziano, un'azione proibita in tempi di pace, ma che non diede i risultati sperati visto che il presidente a bordo non c'era. Solo quest'azione avrebbe meritato una dura risoluzione internazionale contro Tel Aviv, ma gli sviluppi successivi la lasciarono nell'oblio. Da questo momento in poi, per semplicità, distingueremo gli eventi nel Sinai da quelli sull'Egitto, con i minimi richiami per inquadrarli in maniera più pratica.
===Guerra aerea sul Sinai<ref> Da Frè, Giuliano, ''Le Aquile del Sinai'', RID Sett '09</ref>===
Questa fu l'unica guerra arabo-israeliana con la partecipazione ufficiale di forze occidentali, sia pure per motivi che, sempre ufficialmente, non avevano a che fare con una diretta alleanza con Israele. Vediamo come e perché certe cose si svolsero, iniziando dal fronte orientale, ovvero il Sinai, dove la questione fu quasi esclusivamente Israele contro l'Egitto.
 
All'epoca il Colonnello Gamal Abdel Nasser era diventato da poco l'uomo forte del Cairo, e subito riaccese l'idea del nazionalismo arabo, specialmente in chiave anti-israeliana, cosa rimasta piuttosto nel dimenticatoio fin dal '49, quando Israele aveva vinto la guerra d'indipendenza. Dal '55 i guerriglieri palestinesi (Feddayn) cominciarono ad attaccare Israele, utilizzando la Striscia di Gaza come base di partenza. Ma nel luglio del '56 la situazione cominciò ad avere risvolti internazionali perché Nasser dichiarò la nazionalizzazione del Canale di Suez. Questo era gestito dalla Compagnia Anglo-francese, in pratica quelle che adesso si potrebbero chiamare multinazionali. Parigi e Londra cominciarono a guardare molto male Nasser e ad accusarlo di fomentare anche la guerra in Algeria. Così, di questo stato di cose ne beneficiò Israele, che venne riarmato, in segreto, dalle due potenze europee. L'Egitto però non fece finta di nulla e firmò un accordo di cooperazione con il Patto, e nell'estate del '56 usò la sua superiore marina per bloccare Eilat (importantissimo porto israeliano sul Mar Rosso). La firma di cooperazione con la Cecoslovacchia, già il 27 settembre 1955, quindi ancora prima della nazionalizzazione del Canale, comportò la fornitura all'Egitto di 530 corazzati, 200 dei quali erano gli ancora validi T-34/85, nonché 500 artiglierie e 200 aerei da combattimento, tra cui i MiG e gli Il-28 da bombardamento medio. Questo ovviamente causò uno squilibrio nel Medio Oriente: l'Egitto, deciso a diventare la nazione guida tra gli arabi, era diventato anche il meglio armato.
 
Se fino a qualche anno prima l'Egitto si arrabattava con armamenti obsoleti, tra cui una fornitura di ben 30 G.55 e 42 C.205 italiani (anzi, questi ultimi avrebbero dovuto essere 20 in più, ma il terzo lotto venne annullato), adesso la REAF, diventata dal '53 la Al Quwwat al-Jawwiya, disponeva di armamenti ben maggiori. Già nel '49, a dire il vero, aveva comprato 42 Meteor a reazione, e successivamente ben 156 Vampire FB.52, dei quali 58 erano di costruzione Fiat. Questa forza di jet era poderosa, e faceva dell'Egitto una delle principali forze aeree su reattori attorno ai primi anni '50. Ben presto però gli aerei inglesi divennero obsoleti e così fu necessario rimpiazzarli con qualcos'altro. Solo i Vampire di costruzione Fiat rimasero attivi, ma solo perché giunsero dal settembre 1955. Due giorni dopo vennero però forniti, per gli accordi di cui sopra, ben 86 MiG-15, 39 Il-28, 20 trasporti Il-14 e 20 trainer Avia C-11. Questo primo acquisto era già ben più che trascurabile, ma giunsero anche piloti e tecnici istruttori del Patto. In prospettiva, per aumentare ulteriormente la sua potenza, l'aviazione egiziana avrebbe avuto anche altri 50 MiG-15 e 50 MiG-17F, questi ultimi erano i primi di ben 215, rimasti in servizio tra il '56 e il 1994 nell'aviazione del Cairo.
 
Così, in un lustro e anche meno, l'aviazione egiziana si era trasformata profondamente, e nel tardo '56 era al comando del vice maresciallo Mahmoud, al potere dal '53 al '59 come comandante in capo. Nel '56 erano stati formati due comandi regionali, precisamente quello occidentale per il delta del Nilo e il Cairo, e quello orientale per la protezione del Sinai. Ma c'erano dei problemi, ovvero la rapidità di passaggio tra i vecchi aerei ad ala diritta e i MiG, nonché il personale, che era solo di 6.400 effettivi di cui peraltro 440 piloti (tra cui il futuro presidente Mubarak, che già nel 1973 era diventato campo dell'aviazione egiziana). Gli aerei avevano un'operatività del 60%.
 
Tra le forze schierate v'era il 2nd Sqn di El Arish, su 30 Vampire, che dovevano proteggere il principale elemento offensivo, i 24 Il-28 in servizio negli squadroni 8 e 9 di Inchas. Per il resto c'erano due squadroni con i MiG-15 e due si stavano attrezzando per questi e i MiG-17. In tutto, verso la fine di ottobre c'erano 69 MiG-15 e 12 MIG-17.
 
Per sfruttare adeguatamente tutta questa massa di aerei si stava completando una rete con circa 60 radar, oltre a cannoni da 57 mm contraerei del nuovissimo modello S-60, il sostituto delle armi calibro 37 mm.
 
Quanto alla HHA o IAF, diretta dal Brig. Gen. Tolkovsky, essa aveva solo 79 jets in attività, 43 in riserva, e 64 aerei a pistoni tra P-51, Mosquito e persino due B-17 convertiti in pattugliatori marittimi con tanto di radar. Mentre gli Egiziani avevano ancora in servizio molti aerei britannici Meteor e Vampire, oltre ai primi MiG, gli Israeliani avevano materiale misto anglo-francese. 42 aerei erano Ouragan, mentre 37 erano i nuovissimi Mystere IVA appena arrivati e per questo, al 29 ottobre, operativi in appena 14 esemplari. Ma come abbiamo visto, nemmeno i MiG brillavano per efficienza all'epoca. Poi c'erano circa 30 Meteor. Da notare che i primi jets erano gli Ouragan, e con questi la HHA ebbe i suoi primi successi ai danni degli agili ma lenti Vampire egiziani: 4 aerei abbattuti senza perdite durante le battaglie del '55 lungo la frontiera. Solo nel maggio del '56 apparvero anche i Mystere, ma in tutto il 101st Sqn all'inizio della guerra aveva solo 16 piloti qualificati per questo nuovo aereo con ali a freccia e cannoni DEFA da 30 mm. Questo apparecchio era fondamentale per ottenere una certa superiorità aerea contro i nuovi MiG in fornitura agli arabi. Ma, mentre gli Ouragan erano superiori ai Vampire, e i Meteor un ‘equalizzatore’ per tutti i contendenti, i Mystere erano solo un equivalente. La differenza numerica, le tattiche, l’impiego e l’abilità dei piloti sarebbero stati gli elementi fondamentali per decidere a chi sarebbe andato il successo. In ogni caso, i cannoni DEFA erano i migliori delle opzioni (assieme agli Aden britannici) per l’impiego aria-aria, grazie alla combinazione tra cadenza di tiro, velocità dei proiettili e potenza distruttiva.
 
In tutto, c'erano, con il 101st Sqn, ben 52 Ouragan e Mystere; il No.113 con 24 Ouragan, il 115 e 117 volavano sui Meteor, i No.112 e 116 sui Mustang. Poi c'era lo squadrone trasporti su C-47 e i nuovi Noratlas francesi. Ma in tutto, la HHA aveva solo 131 piloti, di cui appena 53 addestrati per i jets, veramente non molto anche considerando i problemi in cui si dibattevano gli egiziani, tra l'altro assistiti dal Patto di Varsavia. All'epoca oltre alla HHA c'era il comando delle Forze di Difesa Aerea, che comprendeva radar e cannoni a.a. In ogni caso, è chiaro che con tali forze e una tale sostanziale immaturità, gli Israeliani non avrebbero potuto fare niente di speciale. Occorreva un'alleanza, e la convergenza di volontà, data dalla sciagurata idea di Nasser di nazionalizzare il Canale, in un momento in cui non poteva difendere tale scelta, fu il detonatore. L'accordo, per quanto segreto, tra Israele, Francia e UK ci fu, e malgrado tutto, era una cosa letteralmente alla 'luce del sole', che comportò gravi conseguenze politiche per quasi tutti i partecipanti, proprio perché segreto e al contempo fin troppo chiaro.
 
Il teatro di battaglia, per gli israeliani, sarebbe stato sopratutto il Sinai, da qui il nome della guerra. Gli Egiziani l'avevano trasformato in una sorta di fortezza con una mezza dozzina di basi aeree, come Sharm el -Sheikh, El Arish, Bir Hamma e altre ancora. Un'altra decina di basi era invece ad occidente del canale di Suez. Solo nel Sinai gli Egiziani disponevano di ben 75.000 uomini, 150 carri e 140 cannoni, forze non così impressionanti rispetto a quello che si sarebbe visto poi, ma per l'epoca più che considerevoli. Quanto ad Israele, esso mobilità 200.000 persone, quadruplicando con la chiamata alle armi le sue forze. La sua prima linea non era comunque molto consistente: 45.000 effettivi, 180 carri e 150 cannoni. Non sarebbe stato certo con la sola forza dei numeri che avrebbero potuto vincere. In tutto gli Israeliani schieravano 10 brigate complete, ma c'era anche il rischio del coinvolgimento siriano, dato che il suo comandante, quello della vecchia Legione Araba, tale Glubb Pascià, era stato destituito su volere di Nasser.
 
La nuova guerra iniziò con un lancio di parà al passo di Mitla, per poi essere raggiunta da automezzi di terra per rinforzarla e poi attaccare Abu Agheila e Gaza. Dopo si sarebbe attaccata Sharm el Sheikh, si sarebbe avanzato nel Sinai e Rafah. Con l'ultima delle 4 fasi del piano, si sarebbe raggiunto il Canale all'altezza di Ismailia e el Quantara, in modo da circondare Gaza e restare al contempo a distanza dal Canale. Così avvenne.
Ma dall'altra parte del Mediterraneo, a Parigi, già il leader egiziano era noto come 'Hitler del Nilo' e il 15 ottobre Ben Gurion fece un discorso alla Knesset nel quale spiegava come Israele dovesse difendersi dalle incursioni arabe. E il 22 vi fu un accordo segreto: all'Operazione Kadesh, quella israeliana contro l'Egitto, si sarebbe unita la Musketeer, che era anglo-americana e diretta sopratutto contro l'Egitto vero e proprio. L'obiettivo era far cadere Nasser. Ma come al solito in questi interventi di 'esportazione' della democrazia, le cose andarono ben diversamente.
 
Era il 29 ottobre, un lunedì.
Così vennero decisi i particolari: gli israeliani si sarebbero concentrati nel frantumare le truppe egiziane nel Sinai. Dopo l'intervento, gli Alleati, che per non correre rischi di fuoco amico, avevano allestito le famose striscie giallonere similmente ai tempi di Overlord, sarebbero intervenuti dichiarando un cessate il fuoco che entro 24 ore avrebbe dovuto portare entrambi i contendenti lontano dal canale di almeno 16 km. Era una cosa a quel punto pressoché impossibile per il Cairo, impegnato in guerra appena oltre il canale con molte delle sue migliori truppe. Tanto fu ben congegnato il piano, che solo in un caso due Mystere si spinsero oltre il perimetro loro assegnato, per attaccare, scambiandola per egiziana, una fregata inglese -fortunatamente senza conseguenze. Nel frattempo, un minimo di difesa doveva essere assegnata anche ad altri settori, specialmente per mettere sulla difensiva la Siria e la Giordania, per lasciar loro credere d'essere attaccate prossimamente, il che avrebbe scongiurato una loro iniziativa offensiva verso Israele, ora che questo era impegnato nella lotta ad Ovest.
Le operazioni, come si è detto, iniziarono con la 202a Unità parà, per lo più composta dalla 35a Brigata parà, che all'epoca era comandata da un altro giovane promettente, tale Ariel Sharon, all'epoca 28enne come del resto Mubarak. Alle 16 passarono la frontiera e 59 minuti dopo 395 uomini vennero lanciati da 16 C-47, perché i più capaci Noratlas erano solo tre e vennero usati caricati di materiali di rifornimento. Obiettivo: il Passo di Mitla, fondamentale per superare le montagne del Sinai e per giunta, ad appena 70 km dal Canale. Questa non fu la prima delle azioni di guerra, perché alle 15 già sei P-51 si diressero verso l'Egitto. Armati di ramponi, o forse addirittura con le sole eliche, demolirono le linee telefoniche egiziane, poi attaccarono anche con bombe e mitragliatrici le postazioni avversarie, il tutto volando spesso ad appena 4 metri da terra. In poco tempo venne raggiunto un obiettivo vicino a Mitla, che era a 200 km dal confine, ma i lanci furono piuttosto dispersi e i parà avevano bisogno di aiuto. Come prima cosa ne ebbero dall'arrivo di sei aerei francesi partiti da Malta. All'epoca gli elicotteri non erano ancora pratica comune, così gli assaltatori erano atterrati 5 km di distanza dal bersaglio ed ebbero subito 13 contusi nel prendere contatto con il terreno. Solo dopo oltre un giorno e qualche combattimento questo battaglione venne raggiunto dall'unità di Sharon, la quale ebbe più che altro problemi d'efficienza. Era partita con 153 camion e 13 carri, ma solo 46 e 3 erano ancora efficienti dopo 36 ore di marcia. Alla fine, alle 22.30 del 30 ottobre, si ricongiunsero ai parà asserragliati nelle retrovie nemiche. Il mattino dopo, nonostante tutto, vennero mandati all'attacco delle postazioni egiziane a Mitla, ma fallirono a causa dell'insufficiente preparazione contro una forza molto ben piazzata. Nel frattempo i corazzati facevano progressi e conquistarono Abu Agheila, tagliando fuori Gaza e puntando su El Arish. La HHA eseguiva nel frattempo un gran numero di azioni aeree, inclusa la scorta da parte dei veloci Mystere ai piccoli Cub che portavano via i feriti dei parà, fin dal 30, ovvero dopo che venne realizzata una striscia d'atterraggio per farli operare in zona.
 
La nuova guerra iniziò con un lancio di parà al passo di Mitla, per poi essere raggiunta da automezzi di terra per rinforzarla e poi attaccare Abu Agheila e Gaza. Dopo si sarebbe attaccata Sharm el Sheikh, si sarebbe avanzato nel Sinai e Rafah. Con l'ultima delle 4 fasi del piano, si sarebbe raggiunto il Canale all'altezza di Ismailia e el Quantara, in modo da circondare Gaza e restare al contempo a distanza dal Canale. Così avvenne.
 
 
Le operazioni, come si è detto, iniziarono con la 202a Unità parà, per lo più composta dalla 35a Brigata parà, che all'epoca era comandata da un altro giovane promettente, tale Ariel Sharon, all'epoca 28enne come del resto Mubarak. Alle 16 passarono la frontiera e 59 minuti dopo 395 uomini vennero lanciati da 16 C-47, perché i più capaci Noratlas erano solo tre e vennero usati caricati di materiali di rifornimento. Questa non fu la prima delle azioni di guerra, perché alle 15 già sei P-51 si diressero verso l'Egitto. Armati di ramponi, o forse addirittura con le sole eliche, demolirono le linee telefoniche egiziane, poi attaccarono anche con bombe e mitragliatrici le postazioni avversarie, il tutto volando spesso ad appena 4 metri da terra. In poco tempo, venne raggiunto un obiettivo vicino a Mitla, che era a 200 km dal confine, ma i lanci furono piuttosto dispersi e i parà avevano bisogno di aiuto. Come prima cosa ne ebbero dall'arrivo di sei aerei francesi partiti da Malta. All'epoca gli elicotteri non erano ancora pratica comune, così gli assaltatori erano atterrati 5 km di distanza dal bersaglio ed ebbero subito 13 contusi nel prendere contatto con il terreno. Solo dopo oltre un giorno e qualche combattimento questo battaglione venne raggiunto dall'unità di Sharon, la quale ebbe più che altro problemi d'efficienza. Era partita con 153 camion e 13 carri, ma solo 46 e 3 erano ancora efficienti dopo 36 ore di marcia. Alla fine, alle 22.30 del 30 ottobre, si ricongiunsero ai parà asserragliati nelle retrovie nemiche. Il mattino dopo, nonostante tutto, vennero mandati all'attacco delle postazioni egiziane a Mitla, ma fallirono a causa dell'insufficiente preparazione contro una forza molto ben piazzata. Nel frattempo i corazzati facevano progressi e conquistarono Abu Agheila, tagliando fuori Gaza e puntando su El Arish. La HHA eseguiva nel frattempo un gran numero di azioni aeree, inclusa la scorta da parte dei veloci Mystere ai piccoli Cub che portavano via i feriti dei parà, fin dal 30, ovvero dopo che venne realizzata una striscia d'atterraggio per farli operare in zona.
 
Ma gli Egiziani non rimasero immobili mentre le loro forze nel Sinai venivano attaccate. La mattina di quel giorno, un mitragliamento da parte di sei MiG distrusse un Cub, e in seguito Vampire e MiG colpirono una colonna della 202ima unità e abbatterono un altro Cub sul Sinai. La HHA aveva già eseguito 37 missioni d'attacco contro basi e reparti egiziani, questi ultimi in special modo a Mitla. Sharon premeva perché aiutassero maggiormente i parà, e nel pomeriggio alcuni Mystere respinsero 8 caccia Meteor e MiG e altri sei Mystere attaccarono dei MiG-17, distruggendone uno. Gli Ouragan colpirono la 2a Brigata egiziana che marciava verso Mitla, e così la giornata andò a chiudersi. Gli Il-28 egiziani vennero mandati in azione fin su Eliat e altre località e basi israeliane, ma senza causare in quella notte successiva, danni apprezzabili, mentre uno Il-28 andava perso, pare per un guasto.
 
 
Poi si arrivò ad una battaglia navale, il 31. Quella giornata un caccia egiziano stava tornando dal bombardamento di Haifa quando venne attaccato da navi israeliane e francesi e poi costretto alla resa anche dai danni subiti da due Ouragan e persino un Dakota usato come 'bomber'. Alla fine si dovette arrendere e venne trainata ad Haifa. Questo era il caccia Ibrahim Al-Awal.
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Per gli Israeliani la cosa non ebbe ulteriori risvolti. Avevano fatto 1.846 sortite tra il 29 ottobre e il 4 novembre, in questa sorta di guerra dei Sei giorni ante-litteram, con diverse perdite in azione, tra cui il Mystere, un Ouragan, e un Meteor (vittima di un MiG-15 del 1° Sqn), e sopratutto tra sette e ben 14 Mustang (a seconda delle fonti), dimostratisi (per il motore raffreddato a liquido, essenzialmente), un pò troppo vulnerabili; poi vennero persi anche 2 T-6 (abbattuti dalla flak), e tre Cub (uno distrutto al suolo, uno abbattuto da un caccia e uno perso per incidente), più numerosi altri aerei danneggiati. 5 piloti rimasero uccisi e uno catturato. Un P-51, atterrato a 60 km dal fronte israeliano, a causa dei danni subiti dalla flak, vide il suo pilota costretto ad una marcia nel deserto (per fortuna che l'estate era finita) di ben 37 ore. Quanto alle vittorie, la HHA, che perse tre aerei causa caccia nemici, ebbe a sua volta da rivendicare tre MiG-15 (più uno o due MiG-17), 4 Vampire e uno Il-14, quasi tutti distrutti dai Mystere, più circa 40 corazzati e 260 mezzi. Tutto sommato numeri e perdite modesti, così come la cattura di un MiG-15, di un Sokol MRAZ e le perdite egiziane per incidenti, un MiG-17, due Meteor e un addestratore, su di un totale di circa 2.000 sortite, addirittura superiore a quello che fece sul fronte del Sinai, la HHA. Ma gli Egiziani, che di quel passo avrebbero forse potuto tenere a lungo -anche se dipendeva molto dalle forze di terra- ebbero poi da affrontare una forza alleata ben maggiore: con circa 5.000 sortite individuali, gli anglo-francesi avevano demolito gli aeroporti egiziani -privi di difese passive- distruggendo 230 aerei tra cui 104 nuovi MiG e vari Il-28 (all'epoca la forza d'attacco più potente del Medio Oriente), anche negli aeroporti più lontani (Mar Rosso) e uccidendo circa 200 avieri. Furono queste missioni, pagate tra l'altro in maniera decisamente modesta, a causare ben maggiori danni di tutta l'HHA, che a confronto fece davvero poco.
 
I Meteor e Ouragan fecero del loro meglio per appoggiare l'operazione, mentre i Mystère erano in quota a proteggerli dai MiG, ma senza dover affrontare una grossa reazione nemica. Nel prosieguo anche i Mystère eseguirono azioni d'attacco, così come i vulnerabili P-51 (che mantenevano il problema tipico dei motori in linea, i radiatori vulnerabili al tiro nemico). Il mattino del 30 ottobre era oramai noto l'attacco, così come che la flotta si dirigeva verso l'Egitto dalle basi 'alleate', dopo essere salpati il 29 ottobre con le navi veloci (tanto che esse precedettero di 3 giorni quelle da sbarco, ben più lente). Nondimeno, si rischiò lo scontro con la VI Fleet, che cercò di fermare l'armada franco-spagnola fino al limite del conflitto a fuoco. Decisamente, in questo frangente gli USA non erano d'accordo con le aggressioni ad altri Stati sovrani.
 
Il 30 ottobre, di pomeriggio, Londra e Parigi posero l'ultimatum al Cairo nonché a Tel Aviv, imponendo il limite di 18 km dalle coste del Canale entro il quale nessuna forza armata avrebbe dovuto stanziare, inoltre all'Egitto chiesero di accettare una occupazione temporanea di P.Said, Ismailia e Suez. Tutto questo doveva trovare un'accettazione chiara in appena 12 ore di tempo, e quel che è più bizzarro, senza passare per l'ONU, l'unica deputata per questo genere di risoluzioni. Anche all'epoca, dunque, c'era chi ritenesse che i propri interessi e punti di vista non dovessero perdersi nella 'burocrazia', dove sicuramente avrebbero incontrato il veto di qualche Potenza. L'ONU però all'epoca era ben viva, e immediatamente ribatté con una risoluzione che negava ogni autorizzazione a guerre in Medio Oriente. Ovviamente, Francia e GB non persero tempo ad usare il loro diritto di veto per non renderla esecutiva.
Da notare che i Valiant ebbero una parte notevole nell’azione, anche se i risultati lo furono di meno. Del resto la RAF era reduce dall’aver appena sganciato la prima bomba atomica autarchica (la Blue Danube, provata su di un poligono australiano l’11 ottobre). Adesso invece sganciarono le bombe convenzionali sulle basi aeree egiziane, partendo in particolare da Luqa. Già come primo impiego, vennero attaccati sette campi d’aviazione. In tutto, considerando anche le altre missioni d’attacco, vennero sganciate bene 842 tonnellate di bombe, ma solo tre dei sette campi vennero seriamente colpiti. A discolpa parziale c’è da dire che i Valiant operavano da quote molto elevate e ancora non avevano il Navigational and Bombing System (NBS), quanto piuttosto usavano tecniche d’impiego tipiche della II GM. In seguito, con questo sistema poterono accreditarsi, tirando da circa 12.000 m, di una precisione sul bersaglio di appena 90 metri. In seguito ebbero anche modo di lanciare la prima H britannica, sempre in quegli anni, il 15 maggio 1957 (era la ‘Short Granite’, da parte di un aereo del No.49 Sqn), seguita da un’altra arma simile entro quel novembre. Fu una stagione breve ma intensa, con gli ultimi test atomici in aria eseguiti attorno al 1958 (tra l’altro, i poligoni australiani, malgrado fossero dati per ‘deserti’, in realtà erano popolati da aborigeni, che poi subirono pesantemente gli effetti delle radiazioni..), dopo di ché ebbe termine. Così come i Valiant non andarono lontano, quando, ad appena 7-8 anni dal picco della loro carriera (7 squadroni complessivamente presenti) vennero ritirati dal servizio per via dei cedimenti strutturali dovuti all’impiego ora devoluto alle basse quote, per via della minaccia dei SAM sovietici. Eppure, il Valiant B.Mk 2, appositamente studiato per le basse quote, non ebbe seguito, forse perché superato dal successivo TSR.2.
 
Nel mentre, l'Egitto non poteva ritirarsi dalla zona del Canale, tanto meno in così poco tempo. Forse Nasser non si rendeva conto di quanto gli Alleati facessero sul serio, mentre Israele era visto come un avversario senz'altro alla portata del Cairo. Gli Israeliani, distanti 140 km dal Canale, non ebbero certo problemi ad accettare l'intimazione, né l'occupazione 'temporanea', visto che già avevano dozzine di aerei francesi sui loro aeroporti. Così, il 31 ottobre gli 'Alleati', malgrado che le loro azioni fossero con ogni evidenza disapprovate dalla Comunità internazionale, passarono alle vie di fatto. Il 31 ottobre iniziò a scorrere sangue quando il caccia Kersaint, con i suoi cannoni da 127 mm, causò gravi danni al piccolo caccia di scorta Ibraim el Awal, un vecchio 'Hunt' britannico armato con pezzi da 102 mm. Sotto la minaccia di attacchi aerei da parte di due Ouragan, questa nave venne catturata e portata ad Haifa. Nel pomeriggio, però, gli aerei Alleati non erano ancora passati sulle basi aeree egiziane, la principale fonte di preoccupazione. Si temeva che i bombardieri britannici, privi di armi difensive, fossero un bersaglio facile per i MiG. Il pomeriggio del 31 quattro Camberra e 7 RF-84 passarono sul territorio egiziano scattando foto ad alta quota. Poi si sarebbe aggiunto un bombardamento, però da eseguirsi di notte. La popolazione egiziana era stata avvisata perché si allontanasse dalle basi aeree, poiché non era volontà di nessuno coinvolgere i civili. I Valiant e i Camberra maltesi iniziarono le loro pesanti azioni di attacco su Cairo Ovest, Kabrit, Abu Sueir e Inchas, ma in volo ricevettero la comunicazione che sul primo di questi aeroporti c'erano forse civili americani, il che fece sì che non venisse attaccato, ma in suo luogo venne scelto Almaza. Nel frattempo la situazione diventava sempre più ingarbugliata. Pare che il comandante della VIa Flotta chiese al Pentagono: 'ma il nemico chi è?', era davvero desueto per l'epoca d'oro della collaborazione tra USA e Europa, pensare di incrociare le armi con i propri più stretti alleati.
 
Gli attacchi aerei contro gli aeroporti egiziani non erano privi di utilità pratica: gli Il-28 erano temuti, perché potevano raggiungere se necessario Cipro, pieno zeppo di aerei britannici, tanto da causare danni sicuramente elevati in caso di poche bombe andate a segno. Inoltre i MiG erano pericolosi, ed era meglio neutralizzarli al suolo.
 
Ma la EAF era tutt'altro che pericolosa quanto i numeri mostravano. Comandata dal vice-maresciallo dell'Aira Sodky, aveva solo 6.400 effettivi nei due comandi Est e Centrale, per difendere il Sinai e il Delta del Nilo. Aveva circa 90 Vampire e 30 Meteor fino a poco tempo prima, ma ora stava portandosi su 120 MiG-15 e 17, con problemi nuovi e mancanza di sufficiente personale di supporto. Così solo il 60% degli aerei era mediamente operativo, anche gli aerei più vecchi. Per esempio il No.2 Sqn aveva 18 Vampire operativi, e 12 in riserva, nondimeno doveva difendere sia El Arish che Inchas, dove c'erano 39 Il-28 di cui 24 operativi degli squadroni 8 e 9. Il No.30 sqn aveva appena finito la conversione sui MiG-15, ma non era ancora pienamente operativo, altre due unità aeree erano in transizione su altri dei 69 MiG-15 operativi. Infine il No.1 Sqn, di Deverosoir era ancora in conversione con i MiG-17.
 
Questi ultimi vennero comprati tra sei e 12 esemplari (MiG-17F) tra l'ottobre del '55 e il novembre del '56. Ben pochi ebbero modo di operare, e forse con piloti sovietici piuttosto che arabi; la maggior parte sopravviverà alla guerra. In tutto, nel tardo ottobre la EAF aveva almeno 150 jet da caccia, 39 bombardieri e 440 piloti, ma solo 110 addestrati per i nuovi reattori russi.
 
Nel frattempo c'erano in costruzione siti radar per non meno di 60 sensori più armi a.a., anche se la rete radar, che serviva a difendere il Nord dell'Egitto, non era ancora completata e operativa. Non c'era molto da scegliere qualitativamente tra gli aerei, con i MiG leggermente più agili e veloci in salita dei Myster; sopratutto l'EAF era superiore alla HHA in azioni d'attacco al suolo, meno vulnerabili e meglio armati degli equivalenti israeliani. Ma non furono questi i loro avversari più letali. Stranamente, la resistenza anti-britannica non diede notizia agli egiziani dell'ammassarsi di tanti aerei a Cipro, e la sorpresa iniziale fu pressoché totale. Eppure i britannici già dall'Agosto avevano iniziato a schierare Camberra e Valiant, e in ottobre c'erano 112 aerei da combattimento nella sola Akrotiri, 127 a Nicosia e 46 a Tymbou. Tra questi aerei c'erano due squadroni dei nuovi Hunter F.Mk.1 e uno con i Meteor NF.13 da caccia notturna, tre con 36 DH Venom e infine 60 F-84F e 16 RF-84F francesi. Non mancavano i Camberra B.Mk.2 che avrebbero dovuto individuare i bersagli per i Valiant e i Camberra basati a Malta.
 
Nel frattempo, da parte navale, la nuova HMS Eagle era anche l'unica portaerei britannica pronta alle operazioni, all'agosto di quell'anno, una nave potente ma pallida testimone della potenza preesistente della RN. Altre due navi vennero tuttavia approntate nei due mesi successivi, la HMS Bulwark e la Albion, presto messe in campo con una forza di aerei completa: 163 apparecchi a reazione erano basati su queste tre unità al momento dell'invasione, tra cui 117 Sea Hawk. Le HMS Theseus e Ocean erano invece usate come trasporti truppe, ma per valorizzarne la natura di navi portaerei venne aggiunta una forza di elicotteri d'assalto: circa 12 per nave, nemmeno tanti, ma sufficienti per gli sbarchi che per la prima volta erano stati concepiti in questo modo. Nel frattempo i francesi si portarono da Capo Bon, Algeria, una flotta che comprendeva la Arromanches, portaerei inglese comprata nel '48, e la Lavfayette, affittata nel '51 dagli USA. Tuttavia gli aerei di bordo erano solo i Corsair e gli Avenger ASW, niente che potesse fermare i MiG e gli Il-28 eventualmente attaccanti la formazione navale. Tuttavia gli USA schieravano all'epoca le USS Coral Sea, Randoplph e l'incrociatore Salem, con circa 200 aerei ed elicotteri. Come si è visto, gli americani erano tutt'altro che contenti dell'operazione, e quasi si arrivò allo scontro diretto, ma alla fine venne lasciato correre il piano anglo-francese, senza eccessive difficoltà a quanto i fatti descrivono.
 
Nel frattempo, iniziò l'Operazione Kadesh, nella quale gli Israeliani dovevano attaccare gli Egiziani in Sinai e per farlo usarono 9 brigate di fanti o carri, e una di parà. La spiegazione ufficiale era un'azione antiterrorismo, per eliminare evidentemente le basi palestinesi; ma un altro compito era anche quello di colpire, con l'aviazione, le capacità operative dell'EAF sul Sinai, per impedire danni dall'alto contro le colonne israeliane, dirette in tre direzioni diverse: da Gaza, a Rafah, el-Arish e el- Quantara; un'altra da Beersheba, a Abu Agheila e Bir Jifjafa fino a Ismailia, e infine quella più difficile, da Kuntila, poi Themed, Nakhle, passo di Mitla e infine Suez.
 
Per contrastare tutto questo gli Egiziani avevano una divisione di fanteria tra Gaza e Rafah, una in El-Arirsh e A. Agheila una brigata a Bir Jifjafa, e due divisioni di fanteria ad ovest del Passo di Mitla. Tutte unità ben equipaggiate e posizionate, ma prevalentemente si trattava di forze, almeno quelle ad Est di Mitla, per lo più sistemate in maniera talmente mobile da rendere difficile ogni movimento rapido, mentre Israele contava proprio sulla mobilità per averne la meglio. Le operazioni aeree iniziarono il 29 ottobre 956, con i Mosquito PR.16 da ricognizione scortati da vari Mystere e due P-51D. I ricognitori si spinsero fino al Canale di Suez, per controllare la disposizione delle forze egiziane. I Mosquito non ebbero per il resto un grande impegno. In tutto, da ricordare come questi aerei vennero comprati in vari lotti, per un totale di 15 TR.Mk.33 recce-addestramento, 3 T.Mk.III da addestramento, almeno sette PR.Mk.XVI, il tutto comprato tra il 1948 e il '55 e revisionato prima della consegna. Non mancarono nemmeno gli NF.Mk.30 da caccia notturna, ma gli aerei più importanti erano i ricognitori, con le loro eccellenti prestazioni rivelatisi fondamentali per aiutare gli israeliani a saperne di più sui loro nemici prima della guerra.
 
Così, alle 14.00 di quel giorno si passò all'attacco: 6 P-51 del No.116 Sqn volarono ben dentro lo spazio aereo del Sinai con il compito di tagliare le linee telefoniche e telegrafiche sparandogli o con le eliche. Un'ora dopo 16 C-47 e vari Noratlas trasportarono unità della 202ima brigata parà, scortati da vari Meteor F.Mk.8, arrivando al Passo di Mitla alle 17, nel lato orintale. Poi giunse anche una seconda ondata di aerei che portò armi pesanti, come 8 jeep, 2 mortai da 120 mm, 4 cannoni SR da 106 e munizioni. Con questa forza, minimamente contrastata, presente 200 km dietro le linee nemiche, venne messo a segno un primo importante punto a favore degli israeliani, mentre gli egiziani non avevano abbastanza informazioni e reagirono lentamene, dato che non capivano bene la ragione di tale raid. Poi, però, ben 3 brigate dell'esercito vennero inviate da Suez per attaccare questi incursori, nel frattempo trinceratisi in zona. L'errore fu presumibilmente quello di un abbattere in rapida sequenza almeno alcuni dei Dakota con la contraerea e con i MiG, e in generale non presidiare un passo così importante.
 
Nel frattempo le unità egiziane lungo il confine israeliano rimasero essenzialmente immobili, sebbene una prima brigata israeliana muovesse lungo i loro fianchi muovendosi di circa 40 km entro il loro territorio. La mattina del 30, a Mitla, gli israeliani crearono una piccola striscia di volo per ottenere rifornimenti di munizioni ed evacuare i loro feriti. I primi ad arrivare furono tre Piper Cub, scortati dai Mystere, piuttosto curiosamente visto che per caccia così veloci era certo difficile coordinarsi con i più lenti tra gli aerei della HHA. Finalmente, alle 7.30 si videro anche i primi caccia della EAF sul Sinai, e dopo avere riportato cosa stesse accadendo su quel terriotorio, visto che non c'era ancora la minaccia diretta degli 'alleati', venne ordinato di scatenare tutto il potenziale disponibile contro di loro, iniziando con due MiG-15 che attaccarono la striscia di Mitla distruggendovi un Cub trovato fermo al suolo. Altri due attaccarono una colonna della 202a Brigata, colpendo e distruggendo almeno sei mezzi; infine altri due intercettaroon un altro Piper sul Sinai e non persero tempo ad abbatterlo. Alle 11 arrivarono anche 4 Vampire mitragliando un'altra colonna che era sempre, come l'altra colpita, ad al-Thamed, il che causò anche più danni. NOn solo, ma poi si fecero sotto altri Vampire e Meteor del 5 Sqn, tutti scortati da MiG-15, il che causò danni non indifferenti agli israeliani che coraggiosamente avevano accettato una tale missione. La HHA non poteva restare immobile di fronte a tali azionie 37 dei suoi jet tra Ouragan, Mystere e Meteor vennero manati in aria quella stessa mattina per colpire le posizioni egiziane, specie le unità che si stavano muovendo verso il passo di Mitla. ALle 15.30 vi fu il primo scontro con i MiG, sei, che scortavano due Meteor F.Mk.8. I MiG-15 responsero i caccia israeliani e poi mitragliarono e bombardarono i parà, mentre la colonna che a terra doveva raggiungerli era stata vittima della sabbia troppo soffice e anche degli attacchi aerei. Alle 16 però, sei Mystere combatterono contro i nuovissimi MiG-17 (N.1 Sqn, di Almazana), vicino a Kibrit. I MiG vennero sorpresi mentre stavano ancora salendo, e uno venne abbattuto. Ma anche un Mystere venne danneggiato e alla fine gli israeliani dovettero ritirarsi. Tuttavia, questo diede il modo a diversi Ouragan di attaccare la 2a Brigata egiziana, distruggendole diversi mezzi mentre si avvicinava al Passo di Mitla. Data la situazione, gli Egiziani iniziarono anche a bombardare con i loro Il-28, che colpirono gli aeroporti di Tel Nov, Eliat e Ramat Rachel. Sebbene non si sappia quali danni causarono (nessuno per gli Israeliani) e un bombardiere venisse perso per problemi tecnici, il messaggio era chiaro: Israele non poteva difendersi efficacemente dall'aviazione egiziana. Ma non vi saranno poi altre missioni simili nel prosieguo della guerra. Ma tutto quello che volevano gli israeliani era per il momento raggiunto: dare modo ai 'preoccupati' anglo-francesi di chiedere, anzi imporre una pace, con relativo ultimatum, agli egiziani. E chiaramente, se si parlava di 18 km dal Canale di territorio libero da forze militari, questo avrebbe solo danno all'Egitto. Nasser non accettò, ma ora sapeva che c'era una flotta in mare che poteva minacciarlo. Forse avrebbe fatto bene ad accettare tale situazione, invece di cadere nella trappola.
Il 31 ottobre i combattimenti proseguirono. Vi fu la cattura del caccia al-Awal egiziano, dopo che esso aveva bombardato Haifa. Esso venne inseguito dal caccia Kersaint, e dai due caccia israeliani Yaffo ed Eilat. Attaccato anche da due Ouragan e da un C-47 usato come bombardiere, finì gravemente danneggiato e dovette arrendersi, venendo trainata ad Haifa, che poco prima aveva bombardato. Due Ouragna e i Meteor del No.117 colpirono El-Arish, mirando all'aeroporto, ma di fatto colpendo solo dei finti aerei, ottimamente realizzati.
 
A terra gli israeliani continuarono gli attacchi israeliani ma ad Abu Agheila vennero respinti dalla 3a Divisione egiziana entro quel pomeriggio, e fallirono anche gli attacchi delle brigate 4a e 10a, nonché della 37a meccanizzata (non è ben chiaro se vi fossero 3 brigate corazzate e 6 di fanteria, oppure fossero una corazzata 2 meccanizzate e 6 di fanteria) contro omm-Kattef nel mattino successivo. Il comandante della 202a brigata, l'allora col. Sharon, ordinò nel contempo un attacco da Mitla verso ovest, malgrado che i superiori non fossero d'accordo, specie considerando che l'aviazione supportava all'epoca sopratutto la 7a A.B. e non poteva fare lo stesso con i parà, che infatti, appena usciti dalle loro posizione vennero colpiti dai Vampire, e con notvoli perdite costretti a ritornare alle basi di partenza. Tuttavia, successivamente i Mystere abbatterono tre Vampire e danneggiandone un quarto. Come avrebbero fatto gli indiani 9 anni dopo, anche qui gli egiziani decisero che i Vampire non fossero più aerei capaci di azioni di prima linea, almeno non senza scorta. Nonostante questo, i piloti egiziani si dimostrarono molto migliori di quel che ci si aspettasse. L'unica vera differenza tra i piloti delle due parti era che gli israeliani avevano cannoni DEFA a maggior rateo di tiro, e comandi servo-assistiti. In ogni caso i sovietici mandarono MiG-15 e 17 aggiuntivi già in questa giornata ai loro alleati egiziani.
 
Alle 8 gli israeliani individuarono la 1a Brigata corazzata egiziana, che era diretta verso la guarnigione di Bir Jifjafa, tentando di rinforzarla; tentando invece di fermarla, la HHA o IDF/AF mandò quello che aveva al momento: niente di meno che 4 T-6 del No.140 Sqn. Uno venne abbattuto già mentre era in picchiata sul bersaglio, un altro si schiantò al suolo poco dopo. Davvero, se i Vampire accusavano qualche problema, i T-6 non erano assolutamente proponibili. Per fortuna loro, un'altra formazione di T-6 fallì a trovare il bersaglio. Ci riuscirono due Meteor del No.117, ma ebbero danni a bordo. Poi si fecero sotto i Mustang, e stavolta distrussero sei T-34. Ma due aerei vennero danneggiati e uno di essi fu colpito ancora da un MiG-15 e costretto ad atterrare nel deserto, con il pilota ucciso. Pare che si trattasse di una vittima causata da uno dei sette MiG-17 che stavano combattendo con due Mystere attorno alle 10.30. Prima tre aerei attaccarono i due jet, ma questi scapparono via, poi questi individuarono altri due Mystere ma i 4 aerei vennero sorpresi da diversi altri MiG, ma stavolta i Mystere riuscirono ad avere la meglio, colpendo duramente un MiG-15 che poi fu costretto ad ammarare nelle acque poco profonde di una vicina laguna, in seguito recuperato e riparato dagli israeliani. Un'ora dopo, forse meno, gli Ouragan del No.113 erano in azione per colpire obiettivi a terra quando apparvero vari MiG, scambiati inizialmente per Mystere. Fu un errore che pagarono caro, e nonostante che fossero costretti a sganciare i razzi e i serbatoi, uno finì il carburante e l'altro venne danneggiato da un colpo da 23 mm, che da solo causò tuttavia gravi danni. Questa stessa formazione di MiG poi abbatté un L-18 Cub su Mitla. I Mystere combatterono ancora nelle ore successive: 2 di loro contro diversi MiG-17, a loro volta in scorta ai Meteor del No.5 Sqn (diretti a colpire una colonna israeliana vicino Bir Hassana). Sebbene non riportato da fonti egiziane, uno dei MiG sarebbe stato abbattuto e il paracadute del pilota non si aprì. I Meteor, però, continuarono il loro volo e causarono gravi danni, tanto da uccidere 27 israeliani, sebbene uno dei cacciabombardieri, colpito, dovette fare un'atterraggio d'emergenza. Infine, 45 minuti dopo, attorno alle 13.30, gli Ouragan si presero una rivincita quando due di essi combatterono sul Sinai con diversi MiG e uno di questi ultimi venne danneggiato gravemente, ma riuscì a ritornare alla base.
 
I T-6 Harvard tornarono ancora contro la 1a AB egiziana, ma stavolta i 4 incursori non vennero colpiti. Non così per i 4 Mustang del No.105, che usarono le micidiali bombe al napalm vicino Bir Jifjafa contro una colonna nemica, ma persero un aereo costretto ad un atterraggio di fortuna nel deserto.
 
Nel frattempo i Meteor del No.117 Sqn colpirorono ancora la 1a Brigata corazzata vicino ad Abu Agheila, ma ben 4 di essi vennero colpiti e due costretti ad atterraggi d'emergenza. Vi furono poi altri attacchi degli squadroni 105 e 117, e ben 14 Mustang vennero danneggiati in varia misura: addirittura il comandante del No.105 , mag Tadmor, rimase colpito e ucciso (non è chiaro, ma evidentemente anche il suo aereo venne abbattuto). Gli Egiziani ebbero sicuramente delle perdite, ma i Mustang non si dimostrarono certo i migliori incassatori sulla piazza, data la vulnerabilità dei radiatori ventrali, che avrebbero dovuto essere in qualche modo protetti. Un Mosquito del No.110 venne danneggiato invece in pomeriggio.
 
Entro quella giornata, l'HHA aveva volato 150 sortite, di cui 48 dagl Ouragan e 30 dai Meteor, subendo molte perdite e danni, ma impedendo alle colonne egiziane di arrivare sulle posizioni avanzate lungo il confine, e tagliando fuori i difensori di Abu Agheila. Ma non era così a Mitla, dove gli israeliani continuavano a subire pesantemente dalle unità egiziane che gli stavano sparando contro con tutto quello che avevano, inclusi vecchi Spitfire e Fury tirati fuori dai depositi, per un totale di oltre 100 sortite fatte con tutti gli aerei disponibili, il che era un forte aiuto anche psicologico ai soldati di terra egiziani, che si godevano la superiorità aerea conquistata sulle teste dei loro avversari. Anche i piloti egiziani, malgrado tutto, erano contenti di come le cose stessero andando. Sebbene non avessero ottenuto grossi successi nei combattimenti aria-aria, nondimeno nelle missioni d'attacco al suolo si erano dimostrati nettamente superiori, e si dimostrarono capaci di cooperare con le forze di terra in maniera ottimale. Non si diedero molta pena se poi alcuni ricognitori stessero volando sul loro territorio, anzi il 1 novembre alcuni Il-28 colpirono (alcuni volati da piloti russi) Hatzor, ma pare che fecero poco o nessun danno.
 
A terra, però, le truppe avanzate degli egiziani erano nei guai, e verso la fine del 31 ottobre la 27a Brigata meccanizzata ruppe finalmente le posizioni egiziane a Gazah, spezzando la resistenza egiziana nella parte settentrionale del Sinai, e improvvisamente, dopo giorni di battaglia ben combattuta, gli egiziani si ritirarono precipitosamente abbandonando le loro armi, e consentendo agli israeliani di muoversi rapidamente verso ovest e nord, dove causarono molto panico e catturarono molti armamenti. Era diventato un caos improvviso e poco spiegabile, con le armate egiziane che si stavano perdendo nel deserto, o restavano bloccate dalla sabbia; tuttavia i loro comandanti cercarono di riprendere il polso della situazione, anche perché potevano sempre sperare nel sostegno dell'aviazione all'indomani. Ma poi successe qualcosa di diverso e imprevisto.
 
 
RAF e Adl'A erano pronte all'attacco contro l'Egitto già alle 4.45 del 31 Ottobre, ma l'azione venne rimandata per permettere delle missioni di ricognizione giudicate necessarie, e svolte da 4 Camberra e 7 RF-84F nel giorno successivo. In tutto si stimò la presenza di oltre 110 MiG-15, 14 Meteor, 44 Vampire e 48 Il-28 efficienti: 35 MiG-15 ad Abu Swayr, 31 a Kibrit, 20 a Inchas, 25 (inclusi MiG-17) ad Almaza, assieme a 4 Meteor, 21 Vampire e 10 Il-28. A Fayid erano rilevati 9 Meteor e 12 Vampire, a Cairo Ovest 9 Vampire e 16 Il-28, infine a Luxor c'erano altri 22 Il-28 e a Kasfareet un Meteor e due Vampire. L'EAF non stette a guardare e alcuni MiG decollarono per affrontare i ricognitori, che non promettevano nulla di buono per il futuro. Due MiG arrivarono vicino ad un RF-84 e il pilota francese non si accorse di nulla. Furono solo le traccianti che gli passarono vicino all'abitacolo che lo misero in guardia e prontamente scappò a Cipro abortendo la missione. Nel frattempo c'era bisogno di tenere conto dell'Operazione Cover, che era quella che gli USA avevano allestito per evacuare i loro civili, cosa che ovviamente intralciò i piani degli anglo-francesi. Per questo si evitò di colpire Cairo Ovest, tanto che persino la prima ondata di Valiant del 148 Sqn, decollata nel pomeriggio del 31 ottobre da Malta ebbe ordine di non attaccare l'aeroporto del Cairo. La seconda ondata era costituita da 11 Camberra da Cipro, sempre mandati contro Cairo Ovest (e poi 'girati' ad Almaza), 11 da Cipro e 5 Valiant più 5 Camberra da Malta, mandati contro Kibrit. La terza ondata comprese altri 18 Camberra di Cipro e Malta, più 4 Valiant maltesi, qui diretti senza incertezze ad Abu Swayr; infine 17 Camberra attaccarono Inchas. In tutto circa 100 bombardieri britannici iniziarono le ostilità contro l'Egitto. I primi ad arrivare furono i Camberra del No.139, che colpirono alle 21.30 Almaza. In tutto vennero sganciate, da questo e da altri squadroni, 41 bombe da 454 kg. Riportarono che danni ingenti vennero causati a terra, ma poi ci si rese conto che avevano attaccato Cairo Ovest. Tuttavia, le bombe non causarono danni, con non poco sollievo visto che proprio quell'aeroporto era stato dichiarato 'intoccabile' per i motivi di cui sopra. Poi toccò ai Valiant, che colpirono minuti dopo Almaza, contrastati da tre Meteor NF del No.10 Sqn, tanto che uno dei caccia dell'EAF riuscì a mettersi in coda ad un Valiant, che riuscì a salvarsi dall'attacco del caccia, ma questo diede modo di capire che gli egiziani non avrebbero lasciato i bombardieri inglesi scorrazzare senza contrasto. Altri attacchi ebbero luogo con sette Camberra che sganciarono da 13.000 m su Kibrit, riportando danni molto maggiori di quelli modesti che la base subì. I britannici erano tuttavia in grado di bombardare, con i Camberra, anche da 15.000 m, come avvenne la notte successiva, aiutati da venti meno impetuosi e disturbatori data la maggiore quota (i Camberra erano davvero degli arrampicatori formidabili, arrivare tanto in alto con un carico di bombe completo). Vennero attaccati anche Abu Swayr e Inchas, ma non senza essere disturbati dai Meteor egiziani, che spararono anche ad un Camberra, senza tuttavia colpirlo.
 
Nasser osservava i bombardamenti aerei dalla sua casa di Almaza. A quel punto diede ordine di non confrontarsi più con gli inglesi, una decisione politica più che militare, perché voleva confrontarsi con Israele e non dare agli anglo-francesi troppi appigli per continuare l'attacco all'Egitto. In realtà la cosa non ebbe realmente successo, perché gli ordini di evacuazione per gli aerei e piloti non furono sufficientemente veloci. In effetti, il 1 novembre l'aviazione egiziana era a terra e senza mostrare una qualche reattività al nemico, che ci mise poco tempo ad approfittarsene. Inoltre l'esercito egiziano, che stava soffrendo molto contro quello israeliano, supportato dall'aviazione, si ritrovò pressoché privo di copertura aerea, e costretto a retrocedere nell'aerea di Suez.
 
Così dal 1 novembre l'EAF poté volare solo poche missioni sul Sinai, tra cui 4 MiG-17 del No.1 Sqn, per mitragliare i parà di Mitla, distruggendo vari veicoli al suolo.
 
Due ondate di Camberra e RF-84 fotografarono i risultati dei bombardamenti e si notò che non c'erano sufficienti indizi per i quali si potesse definire le incursioni notturne come 'di successo', non c'erano danni seri malgrado la profusione di bombe scaricate da alta quota, mentre i pericoli dei caccia dell'EAF sembravano confermati, anche questi ricognitori vennero inseguiti dai MiG, e un Camberra venne danneggiato, cosa che i britannici non si aspettavano data la quota e velocità dei loro mezzi. Ma lo scoramento britannico durò proprio poco, dato che alle 5 già decollarono da Cipro ondate di ben più micidiali cacciabombardieri tattici, seguiti 15 minuti dopo dai primi aerei delle portaerei inglesi, operanti a soli 90 km da Alessandria. Le invasion stripes erano necessarie perché molti tipi di aerei inglesi erano simili a quelli egiziani (Vampire e Venom), così era necessario fare differenza almeno nella livrea. Inizialmente gli aerei navali dovevano colpire le basi del Cairo e quelli terrestri le basi del Sinai, tra l'altro più vicine.
 
Stranamente, questi bombardamenti di primo mattino causarono sorpresa nei difensori egiziani, solo pochi MiG-15 cercarono di contrastarli, ma in effetti con poco successo, dato che già entro le 6.04 Kibrit e Kasfareet avevano perso quasi tutti i loro aerei al suolo, poi 16 Hawk della Eagle colpirono Inchas, 12 altri della Bulwark centrarono Cairo Ovest e i Sea Venom dell'ALBION bombardarono Almaza. Infine altri 12 Sea Hawk della Bulwark mitragliarono e colpirono (con razzi) Cairo Ovest, pur se c'erano molti aerei americani in zona e loro non erano stati preventivamente informati di questa ingombrante presenza. Per fortuna li riconobbero in tempo, e si concentrarono nella loro azione distruggendo numerosi apparecchi egiziani. Alle 8.45 altri caccia basati a terra avevano volato 58 sortite contro Abu Swayr, Kibrit, Fayd, Kasfaret e Faridan, poi Almaza venne colpita ancora da aerei navali. Questa ondata d'attacco venne seguita da una seconda alle 9.30-13.30, stavolta con obiettivi costituiti anche da infrastrutture come gli hangar e i depositi, nonché altri aeroporti tra cui Deklia.
 
In poche ore, sebbene in misura differente da base a base (aerei assenti- ben dispersi-decoy ecc) il 40% degli aerei egiziani era stato distrutto o danneggiato e i piloti erano frustrati dal fatto che non avevano l'autorizzazione a decollare e a confrontarsi con i vulnerabili apparecchi nemici, spesso grandemente inferiori ai loro. L'ultima ondata ebbe luogo tra le 13.30 e le 17.00, con altre 187 sortite da Cipro e ben 200 dalle portaerei inglesi (notare bene che non pare che in questa fase fossero coinvolti anche quelli francesi). In tutto, già nella sola Almaza, i piloti entro la fine della giornata dichiararono ben 22 MiG-15 (probabilmente anche -17), confermati dai ricognitori. Dopo il tramonto, finalmente, molti aerei vennero mandati via da quella zona così pericolosa, prima nel delta del Nilo, poi persino in Siria, Egitto del Sud, e Arabia Saudita. In tutto, almeno 100 aerei da combattimento egiziani vennero distrutti, come i risultati che di quel passo avrebbero potuto ottenere gli israeliani in settimane di combattimenti. Uno Il-28 in fuga venne anche intercettato da un Meteor NF.13 israeliano, che però nella notte lo scambiò per un Camberra inglese. I Sovietici che lo guidavano dichiararono che il loro fuoco difensivo danneggiò due caccia nemici con la postazione di coda.
 
Gli Anglo-francesi, così, non ebbero problemi e non si dovettero confrontare con nessun combattimento aereo contro gli egiziani, ma l'USN diede molto disturbo con i suoi caccia Fury, che in almeno due occasioni entrarono nel perimetro difensivo delle portaerei inglesi, tanto che queste dovettero lanciare i loro obsoleti intercettori per controllare gli intrusi, e vi fu persino una richiesta degli ammiragli americani di attaccare direttamente le portaerei anglo-francesi, tanto grave era la tensione in quel momento tra i cosidetti 'Alleati' occidentali.
 
 
Ora era chiaro che l'invasione sarebbe stata imminente da parte anglo-francese, e gli egiziani si dovettero affrettare a ordinare la ritirata dal Sinai, mentre cercavano di rinforzare P.Said. Ma fino ad allora, le truppe egiziane erano capaci di tenere testa in molte circostanze ai loro oppositori israeliani, ma ora dovevano abbandonare le loro posizioni fortificate , almeno quelle che erano ancora utilizzabili, o non superate dalla manovra israeliana, e sotto attacchi aerei israeliani ora senza pressoché alcun contrasto aereo egiziano. Ora che gli Egiziani si stavano ritirando gli israeliani cominciarono ad inseguirli per metterli in rotta, e ci riuscirono nella zona del Sinai. La strada costiera verso El Arish divenne presto intasata dal traffico, con i Mustang che continuavano le loro azioni d'attacco sulle colonne, con una sola perdita dovuta alla contraerea.
 
Ora anche i francesi ebbero autorizzazione a fare uso della loro potenza aerea e così in quel giorno volarono 62 missioni di combattimento, dichiarando ben 38 T-34 distrutti, senza perdite dirette in azione, ma con danni per diversi e due aerei fracassatisi all'atterraggio. Nel frattempo la HHA attaccava Mitla e altre località per impedire agli egiziani di fare una seconda linea difensiva mentre ripiegavano dalla prima. Infine la 27ima Brigata meccanizzata occupò El-Arish in quel pomeriggio, prendendo possesso di numerosi materiali, tra cui munizioni in quantità, 20 T-34 e 6 SU-100, più due aerei d'addestramento Mraz.
 
La notte successiva la RAF colpì duramente gli aeroporti, ancora con i Valiant e i Camberra, contro i vari aeroporti principali tra cui Cairo Ovest e Luxor. Solo gli aerei Camberra del No.15 venero accreditati in quest'ultimo aeroporto della distruzione di 4 aerei Il-28, mentre le piste vennero duramente colpite e interrotte. Già nella mattinata del 2 novembre la EAF aveva cessato di essere una forza efficiente, con aeroporti crivellati di crateri e gli aerei rimasti per lo più non operativi. Quanto restava tra i MiG-15 e gli Il-28 venne mandato, assieme ai MiG-15 siriani già presenti (per addestrare i piloti in Egitto, evidentemente era stata istituita una specie di scuola congiunta) vennero mandati in Siria o comunque al di fuori dei confini.
 
Ora era chiaro che l'EAF aveva cessato di essere una forza efficiente, e gli anglo-francesi iniziarono la seconda parte della loro opera, ovvero distruggere obiettivi importanti tra cui, al primo attacco, la stazione radio del Cairo, colpita da ben 18 Camberra degli squadroni 27, 44 e 61 (tutti di Nicosia), con scorta di 12 F-84F e 'marcatura' del bersaglio da parte di 2 Camberra del No.18 Sqn. Il bombardamento, per evitare vittime civili, venne fatto un lancio da appena 1.000 m. Questo fece sì che i due giorni successivi al posto di Radio Cairo, nelle stesse frequenze funzionava Radio Sharq al-Adna, un'emittente propagandistica britannica, dato che l'antenna principale era stata colpita dalle bombe e non più operativa (Radio Cairo continuerà a trasmettere su di un'altra frequenza). Poi seguirono attacchi ancora su Almaza e Cairo, nonché su altre basi vicine. L'USN diede tuttavia segno di sé e due Venom della RAF vennero intercettati da due Cougar basati sulla Randolph (VA-94), mentre erano in azione per colpire Kibrit.
 
Nel frattempo i Corsair e gli Avenger delle portaerei francesi vennero impiegati in mare per colpire una nave pattuglia (che affondò), ma rischiarono anche di scontrarsi con due cacciatorpediniere americani, ora vicini ad Alessandria. I Sea Hawk e Venom vennero ancora lanciati contro Cairo Ovest, Bilbeis, Inchas, Almazas e qualche altra installazione, con il danneggiamento grave di un Sea Venom costretto a scendere sulla portaerei Eagle. Il grande deposito di materiali di Huckstep era rimasto il principale bersaglio per gli attacchi aerei, e così arrivarono altre formazioni di Venom e F-84F a colpirlo. La contraerea era forte, ma un gran quantitativo di mezzi, anche corazzati, venne lì distrutto. Oramai anche i Corsair e i Wyvren potevano essere usati data l'assenza dei MiG, e uno dei primi venne abbandonato dal pilota dopo avere ricevuto danni gravi dalla contraerea. Fu uno dei primi casi di salvataggio in mare con elicotteri SAR, sebbene la cosa non fosse così straordinaria, dato il largo impiego dell'ala rotante anche in Corea.
 
La 37ima Brigata israeliana colpì omm-Kattef nella mattina del 2 novembre, ancora supportata dai P-51, riuscendo alfine a rompere lo schieramento e a muovere verso Ovest. Solo che scambiò la 7a Brigata corazzata, lì presente, per un'unità nemica e venne fuori uno scontro fratricida, con la morte del comandante della 37ima e di numerosi altri soldati. La 9a Brigata continuava l'avanzata verso il sud del Sinai, con il supporto sempre più consistente dell'aviazione israeliana. L'obiettivo era Sharm el-Sheikh, o meglio, gli Stretti di Tiran, che chiudevano la navigazione ad Eilat. Nonostante l'impegno, però, Sharm era un obiettivo difficile da conquistare. La prima serie di attacchi venne fatta da circa 30 aerei, inclusi Mosquito e B-17. Ma fu uno dei tipi più moderni, un Mystère, ad essere abbattuto dalla contraerea, anche se il pilota venne recuperato la notte successiva da un L-18; altri aerei vennero danneggiati gravemente e dovettero atterrare in emergenza. Ma solo due giorni dopo queste azioni la 9a brigata riuscì davvero ad arrivare in zona a causa delle strade molto difficili che incontrò nel percorso. Per accelerare i tempi venne anche deciso di lanciare due compagnie parà ad A-Tur, con i C-47 del No.103 Sqn (175 soldati lanciati alle 17), il che consentì di realizzare subito una piccola striscia d'atterraggio, dalla quale fu possibile sbarcare rinforzi e anche veicoli. Alla fine venne costituita un'altra colonna per avanzare verso Sharm.
 
 
Nella notte del 3 novembre la RAF attaccò ancora Luxor, inviando da Cipro 22 Camberra e colpendo con efficacia la base; Huckstep venne invece colpita da due ondate di Camberra e Valiant, poi il maltempo su Malta impedì altre operazioni. La situazione divenne davvero difficile, così difficile -a causa delle perdite materiali- che il Col Salim diede a Nasser il suggerimento di suicidarsi. Tuttavia, e nonostante la propaganda alleata, l'opinione pubblica era con lui. Infatti credevano che in Sinai vi fossero state vittorie importanti contro Israele, cosa che era stata riportata dai media del regime. Ma sopratutto, si trattava di aspettare, dato che gli anglo-francesi erano sottoposti ad una pressione tale, in termini politici, da dover cambiare i loro piani operativi e accelerare le operazioni. Il giorno 3, con la luce del sole, 20 Camberra degli squadroni 10, 15 e 44 attaccarono Ismailia, Almaza e Nfisha, con la scorta degli Hunter (sebbene paradossalmente, era proprio l'assenza dei MiG che suggerì di mandare di giorno i Camberra). Nel frattempo l'EAF era diventata una forza aerea del passato, con un'attività residua del tutto trascurabile e vertente sopratutto nello spostare gli aerei su basi più sicure. Oramai la pressione della RAF diventava troppo grande per quello che restava dell'aviazione egiziana, tanto che a Kibrit venne distrutto l'ultimo MiG-15 intatto, colpito dal No.6 Sqn; i Venom colpirono al suolo due Meteor in rifornimento su Fayd. Un Venom venne mandato, assieme ad altri tre, in ricognizione armat, vicino al-Quantara, quando la contraerea si fece viva. L'aereo cercò di scappare ma si trovava già a bassa quota e così impattò sull'acqua durante la manovra. Questo fu il primo aereo della RAF perduto fin'allora.
 
In mare la HMS Albion dovette interrompere l'azione, dopo così poco tempo, per potersi rifornire, lasciando alle altre 4 portaerei il compito di continuare le operazioni. Successe persino che gli Avenger dell'ARROMANCHES localizzassero l'USS Cutlass, un sottomarino americano, che era in mezzo alla formazione navale francese, fino a costringerlo all'emersione.
 
Durante la giornata l'EAGLE mandò un attacco contro il ponte di Gamil, con i Sea Venom e Wyvren che usarono le bomb, ma senza riuscire a colpire l'obiettivo. Altri 8 Sea Hawk della Bulwark colpirono Almaza, dove riuscirono a distruggere ancora tre aerei: un Meteor, un C-46 e un T-6. Questa stessa base fu perseguitata anche dai caccia francesi, ma i Corsair non erano i migliori opponenti per i due Meteor visti decollare dalla base. Uno degli aerei francesi si staccò dalla formazione, già impegnata in una precipitosa fuga, per seguire i due egiziani, ma poi non fu più rivisto. Pare che fu abbattuto (Lt. de Lancrenon) dalla contraerea, gli egiziani dissero che era morto nell'abitacolo (cadde sui quartieri popolari del Cairo), l'addetto militare italiano disse che era stato linciato dalla folla dopo essere atterrato in paracadute. Altri tre Corsair ebbero danni a bordo o guasti, uno tornò addirittura con una bomba che penzolava dalla sua ala, non correttamente sganciata (la portaerei era la Lafayette). Nel trionfo generale, questa non fu una missione fortunata. Negli attacchi successivi al ponte di Gamil venne abbattuto anche il Wyvern di McCarthy, che tuttavia riuscì a raggiungere il mare e poi a lanciarsi. Inizialmente si pensò che fosse vittima della flak, ma pare che in realtà venne colpito da diversi colpi tirati da uno dei due MiG-17F (pilotati da sovietici) che erano in pattugliamento sul Canale di Suez. Tuttavia la cinemitragliatrice dell'abbattitore non funzionava e così non gli venne accreditata ufficialmente come vittoria. Gli attacchi su Gamil continuarono senza tregua e una bomba da 454 kg colpì in pieno il ponte, abbattendolo. Il lavoro non era finito nemmeno ad Almaza, dove i Sea Fury della HMS Bulwark dichiararono ben 18 aerei tra Meteor, Fury, T-6, Chipmunk e addirittura Lancaster.
 
Nel frattempo la situazione politica internazionale si stava surriscaldando. Tutt'altro che indeboliti dalla crisi in Ungheria, i sovietici minacciarono di usare i loro missili nucleari contro Londra e Parigi; gli USA, per reagire a questa minaccia disposero l'allerta per il 306th BW (B-47), che all'epoca era basato a Ben Guerir, in Marocco e del resto già il 26 ottobre erano arrivati in un altro aeroporto marocchino alcuni B-47 (70th SRW) sulla base di Sidi Slimane, questi usati per missioni di ricognizione su Cipro e Egitto, tanto che nel primo caso vennero intercettati in più occasioni dagli Hunter. Nel frattempo i caccia dell'USN continuavano a provocare le difese delle navi inglesi, così facendo 'bruciavano' molte delle sortite possibili per gli squadroni della RN in decolli su allarme di Sea Hawk e Sea Venom, peraltro entrambi inadeguati contro i Fury e i Cougar. Per pattugliare il mare e mettere sotto controllo le navi americane, gli Shackleton MR.2 del No.37, presenti in Libia e a Malta, vennero mandati in azione. Anche gli aerei da pattugliamento americani erano in volo, e gli S-2 Tracker iniziarono a cercare i sottomarini anglo-francesi nella zona a sud di Cipro. La sera del 3 novembre, per sbaglio, alcuni aerei israeliani attaccarono un caccia inglese che era vicino a Sharm. La cosa fece innervosire così tanto gli ufficiali britannici che chiesero l'esclusione degli omologhi israeliani dal comando congiunto dele operazioni, anzi si paventò persino l'attacco allo stesso Israele! Così i due piani alternativi rischiavano .. di essere usati insieme. Poi la calma tornò, in quella strana guerra in cui tutti sembravano contro tutti, a parte il sodalizio Egitto-URSS e quello Francia-Israele.
 
Il 4 novembre c'era ancora molta attività nei cieli, malgrado che sia l'EAGLE che le due portaerei francesi venissero mandate fuori dalle operazioni per rifornirsi, mentre i bombardieri della RAF non tornarono in azione. Del resto, con 158 aerei egiziani stimati come distrutti su di una forza localizzata di 216, non c'era ragione per insistere più di tanto. Eppure, Albion e Bulwark eseguirono ben 355 missioni di combattimento con i loro caccia, stavolta colpendo le installazioni dell'esercito, tra cui Huckstep, nonché colonne mobili e altri obiettivi tattici. Alle 7 del mattino vi furono anche attacchi contro unità navali della marina egiziana. Ma a quel punto, vi fu un altro colpo di scena: la grande USS Coral Sea arrivò nel mezzo della formazione britannica e lanciò i suoi aerei, rischiando seriamente uno 'scontro' fisico, sia con le navi che con gli aerei in volo. Nel frattempo gli aerei della RAF (Venom) dichiararono 5 MiG-15 distrutti al suolo (ad Abu Swayr), gli F-84F colpirono emittenti radar con i razzi, e dal pomeriggio iniziarono gli attacchi contro Porto Said, sopratutto contro le truppe lì acquartierate.
 
Oramai il Sinai era sotto controllo e l'EAF non era più attiva. Nondimeno, il comandante francese del contingente presente in Israele (col Perseval) chiese e ottenne il permesso di colpire gli ultimi bersagli utili rimasti sugli aeroporti, ovvero gli Il-28 di Luxor. Alle 6 del mattino, 13 F-84F dell'EC.1 vennero mandati, con il loro comandate a guidarli in azione, su quest'aeroporto, in un'azione probabilmente del tutto inutile dal punto di vista militare visto che oramai l'EAF non era più attiva. Gli egiziani non si aspettavano una tale azione e i loro Il-28 erano parcheggiati in due file, venti aerei luccicanti al sole. I Thunderstreak bombardarono ogni cosa che avesse una qualche importanza, poi ne tornarono altri sei e un RF-84F da ricognizione, apparsi 5 ore dopo (l'RF-84 era dell'ER.4/33 di Cipro). In tutto i francesi distrussero 17 aerei, di cui 10 erano. Era davvero il colmo e questa forza, potenzialmente utile per respingere un'eventuale invasione, ora era stata annientata. Gli ultimi Il-28 vennero mandati direttamente a Jeddah, in Arabia, per sottrarli alla distruzione. Così, una flotta di bombardieri potenzialmente in grado davvero di rovinare le cose agli anglo-francesi (se impiegati contro Cipro, che letteralmente era sovraffollata di apparecchi, uno a fianco dell'altro: un bersaglio perfetto) e senz'altro anche agli israeliani, ora non c'era più.
 
Nel frattempo gli israeliani attaccarono ancora Sharm, tra cui 5 P-51 armati di bombe al napalm. Quest'azione convinse il comandante egiziano di evacuare la guarnigione con piccole navi. Alla fine la guarnigione di Sharm, per quanto potente fosse, era chiaramente demoralizzata. Con un attacco da parte dei parà israeliani e ulteriori bombardamenti aerei, alla fine si arrese, lasciando 834 prigionieri nelle mani dell'odiato nemico. Oramai era finita: l'esercito egiziano nel Sinai, in questo grande wargame giocato su questa penisola desertica, era oramai finito e l'unica cosa che poteva fare era tornare oltre il Canale, e cercare eventualmente di resistere a difesa della propria nazione.
 
Implacabili, i Valiant e Camberra tornarono in azione nella notte del 4/5 Novembre, colpendo dei bersagli appositamente scelti. 19 bombardieri colpirono le postazioni d'artiglieria vicino al-Agami, altri 22 ancora Huckstep, come se vi fosse ancora una ragione per colpire questo deposito già così bombardato. Ma questi erano obiettivi lontani dalla zona intesa per gli sbarchi, per sviare l'attenzione del nemico. In realtà l'obiettivo era Pt. Said.
 
E così, alle 7.00, 18 Valetta degli squadroni 30 e 83, più altri 6 del No.114, portarono 600 parà del 3 Para/16 Brigade, gli stessi che fino a pochi giorni prima combattevano la guerriglia greca a Cipro. Ora vennero spediti, senza tanti complimenti, a combattere in Egitto. La loro azione fu contro l'aeroporto di Gamil, supportati da pesanti attacchi dei Venom del No.249, e dagli Hunter, che si limitarono tuttavia a scortare i trasporti. Huckstep venne ancora colpita, nel frattempo. Nonostante la reazione della flak fosse decisa, solo due caccia vennero danneggiati. Alle 7.15 la compagnia C era a terra e subito conquistò la torre di controllo e i vicini edifici. La compagnia B catturò il settore Est, inclusa la pista di volo. Poi arrivò anche il supporto d'artiglieria delle navi alleate, seppure costrette a restare a distanza per via della possibile presenza di mine lungo la costa. Nonostante quest'azione spericolata, solo un parà restò ucciso perché atterrò su di un campo minato. Presto si fecero vedere due squadroni di SU-100, che erano una minaccia notevole per i parà, ma che vennero costretti alla ritirata dagli attacchi dei Corsair. Il supporto aereo distrusse poi altri mezzi e spezzò la resistenza delle posizioni costiere. Vennero persino usati, nel contempo, i vecchi Avenger, onde attaccare delle navi egiziane, ma dopo un primo passaggio dovettero tornare indietro, data sia la forte difesa aerea, che l'apparizione di due Fury dell'USN. In tutto, alle 9 Gamil era stato preso, e pochi minuti dopo i Whirlwind della HMS Eagle cominciarono ad atterrare per consegnare materiali e evacuare i feriti. Per via della flak ancora attiva, i Venom ciprioti (Akrotiri) iniziarono gli attacchi contro le sue posizioni, mentre altri aerei colpirono delle autocolonne dell'esercito egiziano, in movimento verso Gamil, e 16 Camberra colpirono (ancora una volta) Huckstep. In tutto la RAF ebbe solo tre aerei danneggiati.
Nonostante tutto, verso le 13 i parà erano circondati da un battaglione dell'esercito egiziano e due della guardia nazionale, supportati da due squadroni di SU-100. Poteva essere la fine per i parà britannici, ma il supporto aereo non mancò, nel contempo, in appena 45 minuti, arrivarono altri 100 parà e sette preziose jeep con i cannoni SR da 106 mm.
 
Gli attacchi aerei non si fermavano mai, e le portaerei attaccarono ancora Almaza, perché si erano localizzati diversi MiG e anche uno Il-28. 10 gli aerei distrutti secondo i britannici. Nel frattempo venivano ancora colpite le postazioni della contraerea di Porto Said, e alcune di esse erano addirittura vicine all'ospedale, così gli aviatori alleati dovettero impegnarsi a fondo per evitare di colpire obiettivi civili, che per fortuna, continuarono ad essere tenuti nella massima considerazione. Per colpire le postazioni nemiche, fu così necessario volare molto bassi e sparare solo all'ultimo momento, a colpo sicuro. Ma questo valeva anche per la flak, che abbatté un Wyvern (il pilota, Lt. Cdr. Vowling, riuscì tuttavia a salvarsi e venne recuperato da un Whirlwind: così, partì in missione a bordo di un Westland, e tornò a bordo di un Westland, ma di tipo totalmente differente). Verso la fine del 5 novembre, i parà inglesi fecero quello che tutti i reparti di parà sono molto bravi a fare: un'azione veloce e violenta, per conquistare d'impeto le posizioni nemiche. Ci riuscirono, mettendo in rotta i reparti nemici e isolando Porto Said dal resto della nazione. Fu un altro disastro, gli egiziani ebbero oltre 200 morti e feriti, e gli inglesi, in tutto, appena 4 morti e 36 feriti. Ora era anche possibile far atterrare i C-47 francesi sulla pista dell'aeroporto.
 
Era davvero un momento tragico e il comandante locale di Porto Said stava decidendo per la capitolazione, quando Radio Cairo annunciò addirittura l'inizio della Terza guerra mondiale, con l'entrata in guerra dei sovietici a sostegno dell'Egitto.
 
I bombardamenti inglesi si dimostrarono precisi, ma non risolutivi. Ne era passato di tempo da quando era difficile anche solo localizzare un obiettivo di notte. Anche operando da ben 12.200 m, i bombardieri colpirono ugualmente le basi, ma 'solo' 14 aerei egiziani vennero distrutti al suolo. Molti vennero fatti decollare, ma per sottrarli alla distruzione, in particolare MiG e Il-28 vennero mandati in Siria, ancora pilotati da istruttori russi e cecoslovacchi; altri 20 a Luxor, 600 km distante dal Cairo, per sottrarli alla distruzione. Cosa che non avvenne, perché appena due giorni dopo vennero annientati dagli F-84 francesi di Lydda. C'erano ancora circa 200 aerei sugli aeroporti egiziani ancora il 1 novembre, per cui dovevano essere ancora 'trattati' da una sufficiente azione di contro-aviazione. Essi erano per lo più nei 12 aeroporti della zona Cairo-Ismailia-Suez. Vennero attaccati da F-84 e Hunter basati a Cipro, ma i 600 km di distanza erano un pò troppi. Allora si fecero sotto gli aerei imbarcati, specie i Sea Hawk, ma anche i Sea Venom e Corsair. Nel mentre molti aerei inglesi vennero mandati a Malta, riducendo la 'popolazione' di Akrotiri e Nicosia, riempite fino all'estremo di apparecchi. Entro il 3 novembre vennero distrutti 158 dei 216 aerei egiziani individuati a terra, e così la situazione venne definitivamente risolta.
 
Dopo la prima fase di contro-aviazione (su aerei basati in aeroporti senza protezione, e in territori aperti dove non c'erano nemmeno alberi per nasconderli) venne il momento di attaccare obiettivi precisi; anche se si fece la massima attenzione per non coinvolgere i civili, furono colpiti ponti e mezzi militari, persino Radio Cairo che dovette cambiare frequenza per continuare a trasmettere. C'erano anche navi tra gli obiettivi alleati, ma della consistente flotta egiziana, solo una motosilurante venne affondata, più danni gravi ad un caccia e ad una fregata. Molte navi egiziane erano state ormeggiate, nel porto di Alessandria, vicino a quelle americane, che in quel momento erano in zona per evacuare i civili. Non si poteva rischiare di colpirle e così i francesi e i britannici rinunciarono ad affondare la flotta egiziana. L'unica grande nave affondata in azione fu un'altra fregata, la DOMIAT, che venne colpita il 1 novembre, in Mar Rosso. Si trattò della vittima dell'incrociatore inglese NEWFOUNDLAND, che con i suoi cannoni da 152 mm lo affondò in un'azione notturna, uccidendo 74 marinai egiziani.
 
Nel frattempo le colonne ebraiche ricominciarono l'avanzata, con la guida del gen. Moshe Dayan, conquistando Gaza già il 31 ottobre, e il 1 novembre venne presa anche Rafah, colpita anche da due fregate israeliane e un incrociatore francese. Gli Egiziani persero 5.800 uomini caduti prigionieri, e molto materiale bellico, nonché le speranze di fermare gli israeliani. Questi il 2 novembre erano già sulle coste del Canale e il 5 presero anche Sharm el Sheik.
 
Già il 2 novembre gli USA riuscirono a far votare con larga maggioranza una risoluzione per il cessate il fuoco, che implicava agli israeliani l'obbligo di tornare nei loro territori; la 6th Fleet venne interposta alla flotta d'invasione anglo-francese. L'URSS minacciò duramente le due potenze europee, anche con armi nucleari, il che spinse gli USA a minacciare a propria volta la ritorsione contro Mosca, che non poteva reagire altrettanto bene ad una tale minaccia portata dal SAC. Londra, il 3 novembre, si dichiarò d'accordo a cessare i combattimenti se anche Israele e l'Egitto avessero fatto lo stesso, mentre l'ONU doveva garantire la protezione del Canale di Suez. Una votazione del giorno dopo sancì questa soluzione diplomatica.
 
Malgrado questo, le truppe egiziane dirette da Rafah a Suez, seppure in ritirata, sembravano essere mandate apposta per difenderlo e il gen Stockwell, che comandava le forze da sbarco, chiese se poteva o meno continuare l'azione secondo il piano originale. Appena prima che l'ONU decidesse, Londra gli concesse di continuare l'operazione secondo i piani. E fecero presto, dato che 'Telescope' (prima nota come 'Omelette') iniziò il 5, quando 600 parà inglesi decollarono da Cipro diretti su P.Said, trasportati da Hastings e Valetta; il 2° Reggimento Coloniale francese ne mandò altri 447 (Noratlas e Dakota), che erano in buona parte già reduci dalla dura guerra d'Indocina. I britannici attaccarono un aeroporto, i francesi il ponte del Canale e l'acquedotto. In seguito, altri parà francesi vennero mandati a Port Fuad, vicino a P. Said. Tutto questo con la protezione dei Corsair e Sea Hawk, dato che i Thunderstreak potevano restare in zona solo per circa 10 minuti di tempo. Già il pomeriggio il governatore della città chiese la resa, ma Nasser ordinò invece di resistere ad oltranza, e di mobilitare anche i ragazzini da 12 anni in sù. Nonostante questo, entro l'alba del 6 novembre la città era in mano nemica, malgrado che i parà non fossero certo molti e che lo sbarco anfibio doveva ancora verificarsi, dato il lavoro richiesto ai dragamine, che dovevano verificare la presenza delle mine, come le KT fornite dai sovietici. In realtà i campi minati non erano stati messi ancora in opera, ma questo dà l'idea di come le mine fossero temute. Del resto, a Suez alcune mine erano davvero in zona e una petroliera risultò danneggiata.
 
Gli sbarchi iniziarono con la riunione delle forze a Limassol, con i britannici giunti un giorno dopo i francesi partiti da Algeri, poi avvenne il trasloco dalle navi civili requisite a quelle anfibie. Le navi alleate colpirono con le artiglierie gli obiettivi costieri, ma data l'esigenza di non coinvolgere obiettivi civili, non si usò calibri superiori ai 152 mm, tranne che 4 colpi tirati dal Jean Bart, con i suoi 380 mm. Alle 4.50 del 6 novembre circa 100 navi arrivarono in vista del porto e iniziarono a sbarcare i contingenti britannici del 3° Commando dei marines britannici, e ella 45ima Brigata commando. Il primo dei due usò 12 elicotteri Whirlwind, per la prima azione anfibia eliportata della storia. In tutto sbarcarono 415 soldati e 23 t di materiali, chiaramente non in un'unica ondata, da questi elicotteri americani (S-51) prodotti su licenza, e scortati per compiti SAR da alcuni Sycamore. Tutta l'operazione venne completata alle 6.20, mentre alle 6.45 iniziarono gli sbarchi francesi con le navi per mezzi corazzati (LST) che dovettero arrivare a Pt. Fuad per evitare le navi egiziane affondate in porto per fare da barriera a bastimenti invasori (su ordine di Nasser). Questo fu tutto sommato positivo per gli attaccanti, perché usando il molo di Port Fuad evitarono molte spiaggie minate dagli egiziani poco prima.
 
Visto che gli egiziani non si aspettavano l'invasione di Pt. Said, non ebbero il tempo di trasferire le loro forze di Alessandria, così i pochi reparti in zona dovettero ancora combattere, per lo più con armi leggere ma anche con i temibili SU-100. Gli alleati misero in azione sopratutto i loro carri AMX-13 e Centurion, nonché gli M-47. Nel frattempo una piccola operazione anfibia, la Toreador, con altri contingenti, era sbarcata a Suez protetta da 5 navi.
 
Dopo poche ore, questa carnevalata finì: gli USA si stavano talmente arrabbiando che avrebbero potuto persino attaccare gli 'alleati'; i loro due sottomarini presenti in zona rendevano oltretutto impossibile l'azione ASW basata solo sui contatti sonar, dato che si voleva evitare tragici errori. Nel tardo pomeriggio Londra accettò il 'cessate il fuoco' da imporsi entro la mezzanotte, addirittura senza informarne Parigi.
 
Al dunque, premuti dall'ONU, USA, URSS, opinione pubblica e parlamentari d'opposizione, i governi delle due nazioni coinvolte dovettero cedere e fermarsi.
 
L'azione bellica era stata eccellente e, come nel 1882, si trattò più di un tiro a segno che di una dura battaglia. Gli inglesi ebbero in tutto 16 morti e 96 feriti, persero un Camberra, 2 Sea Hawk, 2 Wyvern, un Venom e due elicotteri Whirlwind; i francesi solo 10 morti, 33 feriti, un Corsair e un F-84F.
 
Israele ebbe 181 morti, 800 feriti, la perdita di almeno un Mystere, 2 Ouragan, 11 Mustang, 2 Harvard (T-6) e due Cub o Super Cub. L'Egitto ebbe 1.000 morti e 4.000 feriti solo nel Sinai, più 650 e 900 a P.Said; 260 aerei -tra cui ben 50 Il-28- e varie unità navali.
 
Tra gli altri dati, da ricordare le 5.000 sortite della sola Gran Bretagna, di cui 400 con gli elicotteri, 2.000 degli aerei imbarcati e 2.600 con gli aerei. Quanto alla penetrazione in territorio egiziano, gli Alleati avevano raggiunto una profondità di 34 km nel Canale di Suez. Sebbene fosse stata un'operazione valida, la mancanza di appoggio politico vanificò tutto. Gli anglo-francesi lasciarono l'Egitto il 22 dicembre 1956, mentre la liberazione del canale dai circa 40 vascelli affondativi richiese diversi mesi.
 
Tutto questo non diede luogo a una pace duratura, anzi.
 
L'Egitto divenne ancora più filo-sovietico, e l'URSS gli fornì mezzi militari di ogni tipo, nel giugno del '57 anche 3 sottomarini moderni, con gli equipaggi addestrati in URSS e Polonia.
 
La Francia ebbe un danno netto in termini politici; la troppo rapida capitolazione politica britannica irritò i francesi, che da allora iniziarono a pensare sempre di più alla loro indipendenza dalla NATO.
 
La Gran Bretagna, già in crisi economica, vide compromessa la propria immagine in Medio Oriente, ed Eden si dimise. Di fatto, politicamente fu una grave sconfitta, forse la peggiore subita da Londra nel XX secolo. Di buono vi fu che i britannici accelerarono il programma nucleare per ottenere un efficiente deterrente nucleare, onde non dover fare fronte alle minacce sovietiche solo con l'aiuto di Zio Sam.
 
Israele fu costretto ad abbandonare il Sinai dalle decisioni ONU, cosa che dovette fare entro il marzo 1957, così vanificò il suo tentativo di ridurre la minaccia ai suoi confini conquistando più terriotorio. 11 anni dopo questa guerra, per ragioni non dissimili sarà ancora Israele ad iniziare la guerra, stavolta da solo: l'Egitto aveva chiuso il Golfo di Akaba e l'Iran aveva chiuso le forniture di petrolio ad Israele, così questo passò all'attacco con la forza della disperazione, cogliendo la maggiore vittoria della sua storia.
 
I Paesi Arabi si dimostrarono più uniti che mai, incluso il danneggiamento -a scopo di ritorsione- degli oleodotti. Ora c'era la consapevolezza di poter usare le proprie risorse naturali come arma strategica.
 
L'URSS ebbe il doppio vantaggio di togliere l'attenzione internazionale dall'Ungheria, e di porsi come campione della lotta araba contro i colonialisti e Israele. Sul fronte opposto gli USA dimostrarono, come l'URSS, che erano le superpotenze che comandavano.
 
In termini strategici e tattici, la guerra del '56 dimostrò che anche un'operazione militare di successo e quasi a perdite zero è controproducente se la si mostra come una guerra d'aggressione, suscitando la reazione internazionale; che le portaerei erano ancora importantissime, e gli elicotteri ponevano la condizione di una nuova era per le operazioni di avioassalto, peraltro ancora efficacemente condotte anche dai tradizionali parà. I timori di non coinvolgere le popolazioni civili nei bombardamenti, e l'attività diplomatica anche a guerra in corso, ma anche l'incapacità ONU di decidere nettamente contro nazioni dotate di diritto di veto furono altri insegnamenti importanti. Le soluzioni non saranno tanto brillanti: per esempio, togliere il diritto di veto, sopratutto toglierlo alle nazioni coinvolte in prima persona nelle azioni belliche, sarebbe stato il minimo, ma non accadde e ancora oggi non è avvenuto, paralizzando l'ONU nel rendere esecutive le proprie risoluzioni, prima ancora di porsi il problema di come raggranellare le forze disponibili, visto che poi le capacità di 'proiezione di potenza' restano comunque nelle mani di pochi, quasi tutti con il diritto di veto e molti, troppi interessi nella gestione dei conflitti regionali.
 
Oltre ai britannici entrarono in azione anche 500 parà del 2.RPC (parà coloniali), stavolta sui ponti di al-Raswa. Vennero portati in zona dai Noratlas scortati da F-84F; i Noratlas erano dei gruppi ET.1/61 e 3/61; c'erano anche dei reparti di genieri. Due soldati vennero uccisi, ma il ponte occidentale venne preso rapidamente, con i Corsair delle squadriglie 14F e 15F impegnati in missioni CAS, che comportarono la distruzione di alcuni dei SU-100 inviati al contrattacco. Peggio che mai, gli F-84 distrussero due grandi serbatoi nella città, il cui fumo coprì gran parte della città nei giorni successivi. Di pomeriggio arrivarono altri 522 parà, stavolta lanciati su Port Fuad, e sempre con il supporto dei Corsair. Questi ultimi ebbero un impiego davvero notevole, tanto che sebbene la portaerei Lafayette avesse dei problemi con le catapulte, lanciò ugualmente almeno 40 volte i suoi aerei quel giorno, fino alla notte inoltrata, durante la quale gli ultimi 5 Corsair tornarono alla loro portaerei, malgrado che i piloti fossero senza abilitazione agli appontaggi notturni. In tutto, in quella giornata i francesi ebbero 10 morti e 30 feriti.
 
Quest'azione combinata di paracadutisti anglo-francesi causò una notevole confusione e sorpresa per gli egiziani, e Nasser chiese un aiuto diretto all'URSS, la quale però era troppo impegnata con l'Ungheria per fare altro che minacciare rappresaglie sulle capitali nemiche. Ma fu Washington che davvero aveva perso le staffe con questa crisi, tutt'altro che voluta dall'amministrazione allora in carica. Da un lato gli USA minacciarono rappresaglie contro l'URSS se questa avesse colpito le alleate europee, ma al contempo aumentò la pressione su queste, specialmente dopo l'arrivo dei 1.100 parà sul territorio egiziano.
 
Oramai però c'era il problema di come fare per supportare i parà, che non potevano certo fare tutto da soli.
 
Nella notte del 5-6 novembre arrivò la risposta, la flotta d'invasione arrivò sulle coste egiziane, inclusa la corazzata Jean Bart e vari altri incrociatori sia inglesi che la nave francese G.Leygues, che iniziarono a bombardare le coste e gli obiettivi, ma senza usare armi di grosso calibro per evitare danni che coinvolgessero obiettivi civili. Poi, dopo l'alba, andarono all'attacco i Venom del No.249 Sqn attaccarono le postazioni d'artiglieria, da un altro lato però si vide un MiG-15 che eseguì l'unico attacco contro i parà di P.Said, e riuscì a scappare ai tentativi di ingaggio da parte dei Venom. Poi iniziarono gli sbarchi navali alle 5.45 con le forze dei Commando 40 e 42, che sbarcarono a P.Said. Mezz'ora dopo sbarcarono già i primi dei pochi Centurion. Tutta questa forza andò verso la città, muovendosi da Sud. Ma non c'erano solo loro.
 
I Whirlwind del NAS 845 sbarcarono i primi soldati del 45 Command, stavolta vicino allo stadio di calcio, ma presto vennero circondati dagli egiziani. Tant'é che gli elicotteri dovettero reimbarcarli, nonostante le pallottole che fischiavano dappertutto (uno fu colpito almeno 22 volte). Si continuò gli elisbarchi da altre parti della città, e alla fine, in 90 minuti di azioni continue, sei Whirlwind HAR.2 e altrettanti Sycamore HC-14, che facevano parte della Joint Helicopter Unit o JHU, più altri 7 Whirlwind del NAS 845 riuscirono a sbarcare 417 soldati, evacuando, anche in meno di 20 minuti di missione, i feriti. Uno dei Whirlwind del NAS 845 venne però perso, in quanto cadde in mare per mancanza di carburante, mentre stava evacuando feriti, ma per fortuna tutti gli occupanti vennero salvati. Danneggiao anche un Sycamore a causa di un appontaggio 'duro' sulla Ocean.
 
La scommessa dell'impiego delle portaelicotteri fu dunque vincente, usando una forza mista navale e dell'esercito. Da notare che la Theseus era prima usata come nave da addestramento. Dopo l'esperienza bellica, due navi tuttoponte sarebbero state permanentemente allestite come unità d'elitrasporto.
 
Commando e Centurion erano stati ben presto capaci di raggiungere i parà asserragliati a Gamil, mentre Dakota e Valetta erano in azione per rinforzare la testa di ponte. Alla fine la resistenza egiziana divenne talmente debole da non richiedere più l'appoggio aereo, anche se poi Venom e F-84F volarono saltuariamente ancora azioni d'attacco, specie ad Ismailia. Erano ancora i Sea Venom che potevano fare il maggior lavoro, tanto che entro le 10 di quella giornata c'erano state almeno settanta sortite operative, ma la contraerea egiziana, mai sparita completamente, riuscì ad abbattere ancora un Sea Hawk, ma anche qui il pilota (del NAS 800) riuscì per l'ennesima volta a 'filarsela all'inglese'. Questo era un uomo non comune, il ten Stuart-Jervis. Tornerà alla cronaca quando nel settembre 1995, la sua mongolfiera, durante il Gordon Bennett Trophy, venne abbattuta da un Mi-24 bielorusso vicino l'aeroporto di Osowtsy. Stavolta non riuscì a salvarsi.
 
I combattimenti continuavano pesantemente e il 40 Commando venne fermato durante la sua avanzata a P.Said a causa della resistenza egiziana, ma i Sea Hawk, ancora una volta, intervennero con efficacia e liberarono la via. Per giunta, sulle spiagge stavano arrivando sia i Centurion del 6 RTR e la 16 Brigade. Nel frattempo sbarcavano ad Est la 1 REF francese con fanteria di marines e vari carri AMX-13 appartenenti alla 7a Divisione, per poi arrivare verso sud.
 
Oramai era fatta militarmente, ma non politicamente. Ma accadde, in termini politici, che non fosse più possibile continuare con questa guerra francamente assurda, ben più di quanto non lo sia mediamente un conflitto tra nazioni civili. Così mentre i Centurion vennero fermati ad el-Cap, vicino al-Quantara, un altro assalto dei parà francesi venne annullato (1 RCP, da farsi vicino Ismailia), e infine, verso le 2 del 6 novembre, un Sea Hawk della Eagle, gravemente danneggiato, pur riuscendo ad atterrare sulla portaerei, risultò tanto danneggiato da essere radiato dal servizio (all'epoca, con quel poco che costavano gli aerei, non era poi conveniente tentare di ricostruirli, così come adesso non lo è fare lo stesso con le automobili). Stessa sorte per due Whirlwind, troppo danneggiati dal fuoco antiaereo.
 
Ma perché questo improvviso stop, dopo tanti giorni di schermaglie diplomatiche? Le ragioni erano diverse, tra cui la segnalazione americana riguardo circa 132 MiG basati in Siria, forse erano pronti ad attaccare (però avrebbero dovuto essere presenti anche gli Il-28) gli aeroporti ciprioti. Per accertarsi della presenza di tali apparecchi, la RAF mandò alcuni ricognitori Camberra, uno dei quali venne quasi intercettato da un Meteor, mentre un altro, diretto su Aleppo, venne subito raggiunto ed abbattuto da due Meteor, con uno dei tre uomini ucciso e gli altri due prigionieri. Così altri voli con i Camberra vennero intrapresi, ma con la scorta di F-84F e Hunter.
 
Oramai, tra la pressione delle superpotenze, e dell'opinione pubblica, c'era rimasto poco da fare per la potenza militare così ostentatamente impiegata dagli anglo-francesi. Vi fu anche un pilota della RAF che venne posto sotto corte marziale perché danneggiò intenzionalmente l'aereo con cui stava decollando, un Camberra basato a Malta, in maniera da evitare di attaccare l'Egitto. Evidentemente, anche tra i militari non c'era un consenso unanime su quella campagna. Non era poi nemmeno stato accordato il cessate il fuoco, che l'ONU iniziò a mettere insieme un contingente di pace che già il 15 novembre giunse ad Abu Swayr con DC-4 e 6 forniti dalla Swissair.
 
Insomma, nonostante tutto, gli 80-90.000 soldati, 550 aerei, circa 100 navi impiegati, quest'operazione anglo-francese ebbe tanto successo militare, quanto fu un disastro politico. In tutto l'HHA volò 1.846 sortite, incluse però anche 831 dai Cup e Kayders, dei quali primi tre vennero distrutti (uno in aria e uno a terra da un MiG, e uno per incidente l'ultimo giorno di guerra, sulla Giordania). I Dakota e Noratlas israeliani volarono invece 192 sortite, e gli aerei di prima linea, nel loro insieme, inclusi quelli ad elica, solo 489. Per giunta persero nelle loro azioni non meno di 9 Mustang, un Mystere e due T-6, per non dire di altri 5 P-51 che pare siano stati radiati per i danni subiti. Dovrebbe essere stato eliminato anche almeno un Ouragan, a meno che non riuscì a fare un atterraggio sufficientemente buono da evitare la distruzione o la radiazione. In tutto, l'HHA perse anche 5 piloti uccisi e uno catturato, mentre dichiarò la distruzione di 8 aerei (4 Vampire, 3 MiG-15, uno Il-14), più 22 carri, 17 blindati e 260 mezzi non corazzati.
 
Quanto ai caccia francesi, non è noto quale attività ebbero nel loro complesso, ma si stima solo un centinaio di sortite, con la perdita di due F-84F a causa di incidenti o di danni in combattimento (che causarono altri danni all'atterraggio). L'EAF invece si limitò a circa 200 sortite contro l'esercito israeliano. Tutte le sue perdite sarebbero state di tre MiG-15, di cui uno catturato dagli Israeliani; 4 Vampire FB.52, due Meteor e due Mraz Sokol, uno dei quali catturato intatto. Non furono grandi perdite, anzi, anche considerando il MiG-17 probabilmente perso, ma non ufficializzato, e lo Il-14 che gli israeliani dichiararono, si arriva solo a 13 velivoli, davvero la pretesa israeliana di distruggere l'EAF si era dimostrata per quello che era, un'affermazione campata in aria, visto che in proporzione nella guerra delle 100 ore gli israeliani persero molti più velivoli e si dimostrarono superiori in termini aria-aria, ma non negli attacchi al suolo.
 
I danni peggiori vennero subiti dall'esercito, con almeno 1.000 morti e 4.000 feriti in Sinai, le perdite vennero fatte ascendere e circa 400 carri e corazzati vari, mentre a P.Said si parlò di 650 morti e 900 feriti: ma i piloti dell'aviazione egiziana, tragicamente lasciati a terra proprio quando c'era bisogno di loro (contro gli anglo-francesi e i loro inferiori apparecchi da combattimento), poterono andare ragionevolmente fieri di quanto riuscirono a fare contro gli israeliani. L'EAF perse in tutto solo 5 piloti, ma circa 200 altre persone vennero uccise o ferite durante gli attacchi aerei sugli aeroporti, e su questi l'aviazione egiziana venne totalmente distrutta, incluse le infrastrutture. Dopo avere analizzato il totale dei mezzi perduti, gli inglesi conclusero che le loro dichiarazioni erano state un pò ottimistiche, ma che anche così, anche dimezzando le stime iniziali, si poteva supporre certa la perdita di ben 105 MiG-15 e 17, nonché 26 Il-28, 30 Vampire, 11 Meteor e 63 altri tipi. Inoltre, si era considerato che 10 MiG-15, 16 Il-28, 4 Meteor, 14 Vampire, sei Spitfire, 30 aerei d'addestramento, 31 trasporti e 22 altri aerei fossero o danneggiati leggermente, oppure scappati in Siria e Arabia. E' quindi presumibile che l'URSS, anche se in maniera del tutto futile, fornì in una settimana almeno 30 MiG aggiuntivi rispetto a quelli già presenti all'inizio della guerra.
 
 
Tutto questo non poteva contrastare l'attività aerea degli anglo-francesi, che nell'insieme eseguirono più di 5.000 sortite durante questa guerra, da Malta i Camberra eseguirono 72 missioni e i Valiant altre 49, con lo sgancio di ben 1.439 bombe da 454 kg, a quanto pare l'unico tipo di munizione usato. L'HMS Eagle lanciò i suoi aerei 621 volte, l'Albion altre 415. In tutto, queste sole due portaerei superarono le mille sortite in meno di una settimana, e i loro aerei, per quanto semplici e limitati, lanciarono 72 bombe da 454 kg, 157 da 227, 1.448 razzi e 88.000 colpi da 20 mm.
 
Nonostante le gravi perdite inflitte e quest'attività così sostenuta e aggressiva, i britannici ebbero solo 23 morti e 96 feriti, oltre alla perdita di un Camberra, un Venom, due Sea Hawk, 2 Wyvern e due Whirlwind in azione, ma anche una cinquantina d'altri velivoli danneggiati e in qualche caso anche radiati dal servizio. I Francesi ebbero anche meno perdite, 10 morti e 33 feriti, persero un Corsair ed ebbero vari aerei danneggiati, mentre qualche F-84F venne distrutto o messo fuori uso per i danni subiti. Tra gli aerei più attivi i Corsair, gli F4U-7 volarono 132 sortite.
 
Tra le lezioni apprese in questa guerra, l'importanza delle portaerei, quella del trasporto con elicotteri, e se v'é la sorpresa, la non necessaria presenza dei caccia per superiorità aerea (cosa che poi gli israeliani rimetteranno in studio con l'attacco anti-egiziano del 1967); nel mentre, i bombardieri in quota si dimostrarono, per quanto validi per certi aspetti, non così efficaci come i cacciabombardieri tattici, settore in cui la Gran Bretagna, tuttavia, abbandonerà gli studi autonomi durante i primi anni '60, quando pose fine al TSR.2 con un grave colpo alla sua industria aeronautica (e nel '66 si deciderà pure di privarsi delle portaerei convenzionali, fatte rientrare dalla finestra grazie ai Sea Harrier).
 
I Francesi dovettero constatare sia l'importanza delle portaerei, sia che le loro erano troppo piccole per eseguire valide azioni d'attacco (per giunta, senza aerei a reazione imbarcati, malgrado fossero in corso d'opera per ospitare apparecchi come gli Aquilon, la versione francese dei Venom). Così, senza porre tempo in mezzo, vennero autorizzate le due nuove portaerei e una nuova generazione di caccia. Mentre i britannici non sembrarono capire che l'assenza dell'EAF aveva a che fare con una decisione politica, i francesi si premurarono di ordinare da subito anche gli F-8 Crusader per non ritrovarsi senza copertura aerea contro un nemico meno remissivo.
 
Infine, ovviamente, entrambe le nazioni pensarono a sviluppare a piena potenza i loro arsenali nucleari, date le minacce subite dall'URSS e la necessità pratica di essere difesi dagli USA, che a propria volta non avevano per nulla voglia di difendere degli aggressori colonialisti vecchio stile. A parte questo, aerei ed elicotteri da trasporto dovevano essere aumentati nel futuro, specie approfittando dell'avvento delle turbine aeronautiche. Nacque anche l'idea delle forze di reazione rapida, per reagire a crisi improvvise senza le complicazioni tipiche delle armate convenzionali, che peraltro furono lestamente approntate da entrambe le potenze europee; i britannici dovettero rinfrescarsi la memoria nel 1982, quando avevano quasi dimenticato la lezione di 26 anni prima, ma anche allora riuscirono nell'intento, e stavolta senza invadere niente di più dell'indispensabile (Falklands).
 
Israele, a sua volta, ebbe modo di approfittarsi della situazione creatasi: aveva vinto la guerra, ed evitato gli strali della politica, che erano concentrati sui suoi due ingombranti alleati, a loro volta fondamentali per vincere in Sinai. Ora Israele aveva dimostrato d'avere una forza militare rispettabile, specie se si considera che i suoi successi furono enfatizzati e 'gonfiati' in maniera non indifferente, malgrado la pura verità sarebbe stata già senz'altro positiva. Forse la cosa migliore furono le truppe parà e corazzate, ma anche di più la HHA dimostrò d'essere, per quanto vulnerabile e manchevole, una realtà ben addestrata e professionale, sopratutto nella cooperazione con le forze di terra. Inoltre, la Francia -differentemente dall'UK- rimase ancora filo-israeliana, ed equipaggiò anche negli anni successivi Israele con le proprie armi più moderne.
 
Alla fine, le ultime truppe anglo-francesi lasciarono l'Egitto il 22 novembre del '56, ma dal 7 i bombardieri basati a terra erano già in ritirata. Solo gli squadroni della RAF No.15, 61 e 109 restarono a Cipro anche nel '57, mentre le forze navali si ritirarono dal 10 novembre, assieme ai loro ombreggiatori dell'USN (che per fortuna, non pare siano mai stati scambiati per 'amici' di queste forze navali). Vi saranno tuttavia altri strascichi, con aerei e uomini 'tirati' al massimo per una settimana, logorati e stancati dall'impresa: nel solo periodo 14-18 novembre, andarono persi un Sea Hawk, un Sea Venom, un Corsair e anche un RF-84F (di Akrotiri).
 
L'Egitto, sebbene battuto, poteva sempre dire che era stato oggetto di un'aggressione multipla e imperialista, e politicamente era finalmente riuscito a mandare via tutte le truppe inglesi, anche se presto nella nazione cominciarono ad essere d'importanza preminente i sovietici. Poco male: con loro c'era la ragionevole certezza che un'altra aggressione occidentale non si sarebbe più presentata. E questo significò una nuova era per le nazioni arabe, specie dopo la sconfitta francese (anche qui, più politica che militare) in Algeria: ora venne l'epoca dell'indipendenza, con i suoi cambiamenti, e purtroppo, anche nuovi conflitti.
 
 
Sebbene gli anglofrancesi persero diversi aerei durante la guerra del '56, solo uno venne abbattuto dai caccia nemici, almeno a quanto si sa ufficialmente (ma vi è anche il caso di un Wyvern forse abbattuto da MiG-17), e questo accadde non in Egitto, ma per quanto possa sembrare bizzarro, sui cieli della Siria. Forse anche per questo, divenne un caso che generò ben presto una vera e propria mitologia tra gli eventi militari moderni. In effetti le fonti sono discordi, per i britannici si trattò della vittima di un MiG-15 pilotato da sovietici o cecoslovacchi, dato che non c'erano ancora siriani qualificati per il loro uso, e lo stesso si disse anche per i pochi MiG che si avvicinarono ai velivoli alleati sull'Egitto.
 
In realtà le cose andarono diversamente. Infatti, il Camberra, un ricognitore PR.7, venne abbattuto davvero da un caccia siriano pilotato da siriani, e persino con il controllo radar di terra siriano, così come è vero che non c'erano ancora piloti qualificati per i MiG; infatti fu un Meteor l'autore dell'abbattimento, malgrado le sue prestazioni fossero appena sufficienti per un tale bersaglio.
 
Questo Camberra era di Cipro, del No.13 Sqn, la prima unità che in Mediterraneo venne convertita sui Camberra (prima aveva i Meteor PR.10, basati proprio ad Abu Swayr, ovvero nella zona del Canale, e poi, con l'evacuazione inglese, portata ad Akrotiri), iniziando con due di questi nel maggio del '56, ovvero solo qualche mese dopo l'arrivo a Cipro. A settembre c'erano solo 4 aerei, e per giunta afflitti da problemi tecnici tra cui le perdite di carburante dai serbatoi alari (integrali), e un aereo era anche stato danneggiato in un incidente. Così dal 1 agosto giunse anche un distaccamento del No.58, dato che l'operazione di attacco contro l'Egitto stava diventando una realtà, fino ad arrivare a 4 aerei di rinforzo entro il settembre. Quest'unità era l'unica di ricognitori Camberra in tutto il Medio Oriente, ma non aveva ancora attrezzi per sviluppare in proprio le pellicole così da dovere mandarle ad Episkopi e poi farle tornare, impiegando 3-4 ore di tempo. Non era certo così con gli RF-84F francesi, che erano del tutto autosufficienti nella loro unità operativa.
 
Nel mentre, l'aviazione siriana cercava sia equipaggiamenti in URSS che in occidente, e perciò, in questa politica di equilibrio, ebbe anche i Meteor. Inizialmente c'era uno squadrone con gli F.8 e due T.7, ordinati nel '50, e a causa di un embargo del '51, vennero consegnati solo tra il 3 dicembre del '52 e il 9 marzo dell'anno dopo, in comodi lotti di 4 esemplari l'uno, per un totale di 12 F.8, più i T.7 consegnati già a novembre.
 
Nell'estate del '54 giunsero anche sei NF.13 da caccia notturna, ex-RAF, ma senza i radar di bordo, così da essere impiegati principalmente come aerei d'addestramento (serial 471-76), nel '56 giunsero altri sette F.8, sempre ex-RAF, sopratutto come cacciabombardieri, mentre non mancarono anche due FR.9 da ricognizione (480 e 481). Ma nel '55 la Siria aveva ordinato 25 MiG-15 e alcuni in versione UTI, e questi aerei vennero mandati ad Almaza (vicino il Cairo) per essere assemblati, poi rimasero nella nazione per seguire un corso congiunto con i colleghi egiziani.
 
Del resto, i siriani sentivano la necessità di usare apparecchi all'altezza della situazione. I loro primi aerei non furono altro che pochi AT-6 Texan, usati durante la guerra con gli israeliani, poi arrivò uno squadrone di G.55 e 59, successivamente 10 Spitfire F.22 ex-Egitto; nel mentre i piloti erano addestrati sia in Siria che in Irak (nel primo caso, ad Aleppo, poi diventata un'accademia aerea), con Chipmunk per il primo anno di volo e texan per il secondo, più alcuni più impegnativi G.46, che erano il degno mentore per chi poi dovesse passare sui G.55 e 59. Tra i cadetti della prima ondata, c'era niente di meno che Hafiz al-Asad, poi generale dell'aviazione e presidente siriano, che all'epoca si dimostrò un ottimo pilota addestrato anche sui Fiat G.55 e 59. Ma poco dopo venne anche incluso nel gruppo che avrebbe fatto il corso in Egitto (sei mesi) per pilotare i jet), anche se vi fu un incidente molto grave. L'istrutture volle provare gli Spitfire F.22 monoposto, dato che i biposto erano stati posti fuori uso. L'aereo però si schiantò al suolo non riprendendosi da una picchiata. Così gli Spit vennero messi a terra (perché il problema era stata la mancanza di sufficiente manutenzione), e i siriani dovettero addestrarsi direttamente sui Meteor F.8. Nonostante che gli israeliani e i britannici fossero convinti che i siriani si stessero addestrando per i MiG, in realtà questi si preparavano a Bilbays sui Meteor, addestramento che peraltro venne svolto anche in Siria. Gli Egiziani furono molto importanti nell'insegnargli sopratutto le tecniche di attacco al suolo, esperti com'erano già con gli Spitfire e i Vampire, e trovarono che l'aviazione siriana, che all'epoca aveva solo tre squadroni (Meteor F.8, Meteor NF e G.55/59) aveva buoni piloti, ma poca esperienza e conoscenza delle tecniche di combattimento, specie nel mitragliamento al suolo per supportare l'esercito. Questa tecnica sarebbe stata poi appresa con buoni risultati. Nel mentre, i pochi istruttori britannici dei Meteor sembravano disinteressati ad insegnare le tecniche di combattimento, ma solo come volare con gli aerei. Ora che la Siria, con la firma del trattato di cooperazione del '55, era alleata con l'Egitto, gli aiuti furono molto importanti per darle una dignità di forza armata credibile. Ma anche un'azione d'attacco improvvisa da parte israeliana durante la campagna del Sinai condotta anche contro l'Egitto, e che causò considerevoli perdite anche ai Siriani, anche se non se ne parla praticamente mai.
 
I Camberra PR erano molto importanti per la ricognizione aerea, ma ancora il 29 ottobre, quando Israele invase l'Egitto, molti nella RAF pensavano che in realtà dovessero operare contro Israele, che dopotutto era ben più vicino a Cipro di quanto non fosse il Cairo, semplicemente la collusione anglo-inglese e israeliana era sconosciuta a tutti i militari presenti. In ogni caso, si pensava che i Camberra avrebbero potuto eseguire azioni di ricognizione senza troppi problemi e rischi.
 
Le azioni di ricognizione partirono dal 20 ottobre 1956, ovvero oltre una settimana prima della guerra, iniziando con gli aerei del No.58 lungo la costa egiziana, da circa 9.100 m, apparentemente senza reazioni egiziane. Sebbene sembrasse che essi non fossero individuati, in realtà era Nasser che non voleva creare le condizioni per un casus belli, intercettandoli. C'erano anche i nuovissimi U-2 che sorvolarono la zona del Canale volando dalla Turchia, e che passarono poi le informazioni che gli inglesi non potevano ottenere senza rischiare troppo. Solo il 28 ottobre vi furono sorvoli da parte dei Camberra sul Canale, mentre c'erano anche i B-29 inglesi, del segreto No.192 Elint Squadron, per la rivelazione delle emissioni elettroniche, scoprendo che gli egiziani spegnevano i loro radar già dopo mezzogiorno. I loro radar erano obsoleti, con i francesi ESV2 nella zona del Canale di cui sei da scoperta e altrettanti per la guda caccia; inoltre c'era un Marconi MWT XXI per scoperta ad alte quote (ad el-Arish), mentre i numerosi radar di costruzione russa non erano ancora operativi e i loro operatori in addestramento.
 
Se non altro c'erano alcuni tecnici già esperti, e una scuola radar venne allestita ad Heliopolis. Quando scoppiò la guerra, il comandante Sidqi Mahmud chiamò il Maresciallo dell'Aria al-Hinnawy, che gli chiese se voleva volare un MiG-15 o un MiG-17, ma lui disse che non faceva differenza, poi però dichiarò che era meglio quest'ultimo. E il 30 o 31 ottobre, raggiunse assieme ad altri tre piloti un aereo inglese ad alta quota. Erano arrivati a 600 metri e quindi potevano già sparare, grazie ai loro cannoni. Ma quel grosso quadrimotore (scambiato per un Halifax, cosa abbastanza comprensibile, visto che questo pilota si era addestrato con i Meteor contro tali bombardieri) non venne attaccato: gli ordinarono di non sparare perché gli inglesi non avevano ancora dichiarato guerra. Nel frattempo, però, a due Camberra era stato già tirato addosso da parte di altri MiG. Fu piuttosto seccante, perché il premier Eden aveva ordinato al ministr odella difesa di ottenere informazioni e una ricognizione all'alba, fatta da 4 Camberra a 9-12 mila metri per localizzare le forze di terra egiziane e israeliane, venne eseguita, ma non ci si aspettava che fossero intercettati. Invece, presto un Camberra PR.7 venne raggiunto e le cannonate sibilarono su entrambi i lati del tettuccio, prima di colpire l'aereo ad un'ala; un altro Camberra non venne colpito dai proiettili. Questa brutta sorpresa fece sì che i primi bombardamenti inglesi venissero poi spostati a quote più alte di quello che ci si aspettava inizialmente, perdendoci in precisione. Eden stesso ricordò nelle sue memorie, che si trattò di un'esperienza shoccante e un'eccellente esempio di intercettazione, verso tutti e 4 gli aerei inglesi, e una sorpresa che gli egiziani potessero raggiungere persino i Camberra. Non si seppe spiegare perché poi l'EAF si dimostrasse così inefficace (la risposta fu in effetti, solo politica). Anche per quest'attività della EAF vennero presto dipinte delle striscie di riconoscimento per gli aerei impegnati in azione, dal 30 ottobre, mentre gli israeliani le unirono solo il 2 novembre. Per i Camberra vi fu una novità, il sestante nella cupolina astronomica, con un apposito periscopio, venne installato anche sui tipi più recenti dei Camberra da ricognizione, dato che si dimostrava efficace nell'avvistare gli aerei che si fossero avvicinati anche alle spalle, aiutando a non essere presi da un attacco di sorpresa. Può sembrare strano, ma non lo era: il pilota, nel suo cupolino, era troppo indaffarato a guidare l'aereo per guardarsi alle spalle, e il navigatore per prendere le foto praticamente non riusciva a fare nient'altro, in pratica i ricognitori, una volta raggiunti, erano facili da sorprendere. Così spesso venne imbarcato un terzo uomo per guardare le spalle dell'aereo con il cupolino. Certo che un problema del genere non era presente sugli Il-28, che peraltro volavano assai più bassi dei Camberra, ma che potevano difendersi con due cannoni da 23 in torretta, e persino altri due frontali, non sempre installati. L'inizio di Musketeer ebbe luogo secondo i piani, alle 16.15 GMT del 31 ottobre 1956, e per le 22 le prime bombe cadevano nella zona del Cairo. I Camberra avevano volato 4 missioni il 30, gli RF-84F altre sette il 31 ottobre; da notare che gli equipaggi del No.13 e del No.58 spesso si scambiavano gli aerei dei rispettivi reparti, e operavano con un massimo di sette macchine da presa.
 
Dopo l'attacco anglo-francese molti MiG siriani vennero distrutti al suolo ad Abu Swayr, per lo più da Venom e F-84F che si fecero sotto il 1 novembre, sebbene si dichiarasse che ben 60 aerei scappassero successivamente, tra cui 20 MiG siriani. In realtà pare che solo quattro macchine di Damasco riuscissero a lasciare l'aeroporto, tutti MiG-15UTI, pilotati da istruttori cechi fino ad Hama (Siria). Altri aerei, stavolta egiziani, lasciarono la base per andare in Siria e Arabia, e altri ancora in Egitto.
 
L'attacco era stato sferrato proprio quando il presidente siriano si stava dirigendo in visita verso l'URSS e telefonò a Nasser dicendo che annullava il viaggio, ma il collega del Cairo, al contrario, lo sollecitò a partire per guadagnare il supporto sovietico e così cominciò a parlare con Krushchev e Zhukov mentre le bombe cadevano, ma questi dichiararono che non volevano certo che scoppiasse la Terza guerra mondiale per la salvezza del Canale di Suez. Nel frattempo in Siria cominciarono i primi sorvoli di ricognitori alleati per verificare se era vero che c'erano, come sostenevano gli americani dell'ambasciata di Damasco, dei MiG sovietici in piste di volo segrete. Ora si sa che non è così, ma all'epoca la cosa comiciò ad innervosire parecchio gli alleati, interessati anche a trovare gli aerei egiziani scappati in Siria. Poco tempo dopo, i nazionalisti arabi siriani ruppero l'oleodotto che partiva dall'Irak al Mediterraneo, cosa che per la prima volta fece capire all'Occidente che l'energia poteva essere anche un'arma da usarsi contro le azioni militari, tagliando i rifornimenti, anche quelli delle compagnie americane (ma questi ultimi, su richiesta di Nasser, vennero risparmiati, dato che gli USA non sembravano della partita, ma anzi, tutto sommato 'amici').
 
Oramai c'era bisogno di fare anche di più, e i due Camberra che sorvolavano regolarmente Lakatia , Aleppo e altre località, erano chiaramente una fonte di preoccupazione, raramente avvistati dai Meteor, che pure decollavano regolarmente per raggiungerli. Il 6 novembre Asad quasi colpì un Camberra, aprendo il fuoco da una certa distanza dopo avere serrato a sufficienza le distanze, ma il suo bersaglio riuscì a scappare. Nonostante la minaccia subita, il comando di Cipro insistette a far decollare una seconda missione di ricognizione, per riuscire ad ottenere foto degli aeroporti e dell'oleodotto. L'equipaggio, già reduce da un mitragliamento fatto da un MiG-15 o 17 il 30 ottobre, era costituito da tre uomini d'equipaggio e quindi poteva 'guardarsi le spalle'. Avevano l'aereo WH799 del No.58 e con questo volarono tra le nuvole verso il loro obiettivo. I Siriani non avevano radar efficienti e così ci si basava sull'uso del telefono per dare una pronta conferma dell'arrivo di aerei oltre confine. I piloti dei Meteor, che non aspettavano altro stando oramai quasi sempre negli abitacoli degli aerei, dovevano approntarsi ed intercettarli sulla base di queste informazioni. I sei piloti disponibili decollarono alle 10.00. Il Camberra volava piuttosto basso, a circa 3-4 km di quota, a causa della copertura nuvolosa che impediva di fare foto da alta quota; ma al contempo, era possibile anche volare senza essere visti da terra o da altri caccia. Ma proprio sopra Damasco, il cielo era diventato improvvisamente blu e sereno, senza più coperture. E loro erano bassi e vulnerabili, come dichiarò il pilota Flt Lt Hunter, non era quello il volo in cui si potesse desiderare di trovare un cielo sereno. I Meteor (Sqn Ldr Al-Assasa e Munir al-Garudy) erano sopra il Camberra, pensando che volasse a quote maggiori. Due di essi attaccarono con due passaggi a fuoco il Camberra e lo colpirono al secondo tentativo. L'aereo perse quota, uno dei tre uomini morì a bordo, gli altri due, Hunter e Small, caddero praticamente alla frontiera del territorio siriano, e per fortuna non avevano pistole con loro, a differenza di altri piloti inglesi. La folla che subito si radunò contro di loro li avrebbe certamente uccisi se avessero tentato di resistere, ma poi si salvarono perché si dichiararono appartenenti alla RAF. I Siriani pensarono di avere colpito due diversi Camberra, così come i britannici pensarono che erano state due coppie di Meteor ad abbattere il loro aereo, proprio per questo doppio passaggio che comportò la perdita di vista reciproca tra i due opponenti. Poco tempo dopo venne anche intercettato un aereo sconosciuto, da parte del Meteor pilotato da Asad, quasi certamente era un U-2 della CIA in cerca di conferme per i MiG sovietici. Al rientro, con i freni guasti (cosa di cui s'era già reso conto al decollo) l'aereo si sfasciò all'atterraggio finendo su di un campo profughi. Per questa imprudenza (decollo con freni difettosi) Asad fu accusato e condannato al carcere, ma con sospensione della pena, ma molti suoi colleghi piuttosto ce l'avevano con il comandante della base, che aveva mandato in azione il pilota con il sole oramai al tramonto e senza nessun ausilio per aiutarlo poi ad atterrare di notte.
 
Finalmente alle 17 GMT del 6 novembre Londra e Parigi ordinarono di cessare il fuoco, cosa da fare a mezzanotte (tempo locale); per l'epoca i PR.7 avevano fatto 44 missioni, ma queste continueranno anche oltre la fine della guerra, almeno sulla Siria, e sebbene segrete, avranno la scorta di alcuni Hunter degli squadroni No.1 e 34; anche gli RF-84F vennero mandati sulla Siria a controllare la situazione, ma sempre in coppie per proteggersi a vicenda. Le ricognizioni britanniche continuarono fino al '58, approfittando della debolezza siriana. Poi, la formazione della Reubblica Araba Unita (UAR) rese queste azioni più pericolose ed esse vennero finalmente terminate. Da notare che queste azioni erano adesso volate anche da 15.000 m di quota, rendendosi più vulnerabili alle cattive condizioni meteo date le distanze dall'obiettivo. Il problema dell'intercettazione da parte dei MiG arabi era adesso visto con serietà, specie considerando che i temibili MiG-17 vennero presto comprati anche da Damasco: 60 aerei, di cui i primi arrivarono il 17 gennaio 1957, ma i piloti inizialmente erano egiziani, così che, quando il 17 aprile 1957 (giorno della festa nazionale) vennero mostrati i nuovi MiG, a pilotarli c'era anche genete come Ghazzawi, quello che aveva danneggiato un Ouragan durante la guerra, cosa che poi ne causerà lo schianto al suolo al ritorno. In seguito questo pilota diverrà Brigatiere generale, per poi ritirarsi dalle F.A. e iniziare la sua nuova vocazione di attivista islamico.
 
 
Da notare che i Valiant ebbero una parte notevole nell’azione, anche se i risultati lo furono di meno. Del resto la RAF era reduce dall’aver appena sganciato la prima bomba atomica autarchica (la Blue Danube, provata su di un poligono australiano l’11 ottobre). Adesso invece sganciarono le bombe convenzionali sulle basi aeree egiziane, partendo in particolare da Luqa. Già come primo impiego, vennero attaccati sette campi d’aviazione. In tutto, considerando anche le altre missioni d’attacco, vennero sganciate bene 842 tonnellate di bombe, ma solo tre dei sette campi vennero seriamente colpiti. A discolpa parziale c’è da dire che i Valiant operavano da quote molto elevate e ancora non avevano il Navigational and Bombing System (NBS), quanto piuttosto usavano tecniche d’impiego tipiche della II GM. In seguito, con questo sistema poterono accreditarsi, tirando da circa 12.000 m, di una precisione sul bersaglio di appena 90 metri. In seguito ebbero anche modo di lanciare la prima H britannica, sempre in quegli anni, il 15 maggio 1957 (era la ‘Short Granite’, da parte di un aereo del No.49 Sqn), seguita da un’altra arma simile entro quel novembre. Fu una stagione breve ma intensa, con gli ultimi test atomici in aria eseguiti attorno al 1958 (tra l’altro, i poligoni australiani, malgrado fossero dati per ‘deserti’, in realtà erano popolati da aborigeni, che poi subirono pesantemente gli effetti delle radiazioni..), dopo di ché ebbe termine. Così come i Valiant non andarono lontano, quando, ad appena 7-8 anni dal picco della loro carriera (7 squadroni complessivamente presenti) vennero ritirati dal servizio per via dei cedimenti strutturali dovuti all’impiego ora devoluto alle basse quote, per via della minaccia dei SAM sovietici. Eppure, il Valiant B.Mk 2, appositamente studiato per le basse quote, non ebbe seguito, forse perché superato dal successivo TSR.2.
 
===Corazzati in azione<ref>Pignato N., 'Storia dei mezzi corazzati', vol.6</ref>===