Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq-Iran: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: errori di battitura
Riga 236:
 
===L'inizio===
L'attacco principale scattò il 22 settembre con la fase di maggior sforzo durò sopratutto fino al 30 settembre 1980. Le direttive erano l'occupazione del Khuzestan al Sud, mentre a Nord e al centro si sarebbero usate forze meno mobili ma pur sempre utili per fermare gran parte dello schieramento nemico impedendogli di concentrarsi solo sulle punte avanzate dell'azione irakena. Si sperava erroneamente che gli Iraniani si sarebbero mossi contro il loro regime, in particolare al Sud, dove c'erano molti arabi; un'adeguata cooperazione tra aviazione ed Esercito; di evitare i combattimenti nelle zone urbane; di concludere in poco tempo. In Khuzestan gli Iraniani erano deboli, con la 92a divisione corazzata che era la principale unità e nondimeno, incompleta per circa la metà dei suoi organici, dovendo difendere circa 400 km di confine, e appena rinforzato dalla 37a brigata carri e unità minori; per il resto c'erano un battaglione di marine nella base di Khorramshahr. Questa città era vicino al confine e presidiata dal 151° btg da fortezza con 1.300 uomini pesantemente armati con missili TOW e Dragon, e persino 80 carri Sherman e M-24 in bunker protettivi (2 per struttura). Altri rinforzi giunsero in tempo entro l'inizio della guerra, il pomeriggio del 22 settembre. Alle 14 gli Irakeni attaccarono numerose basi, sulla scorta delle azioni israeliane del '67 e anche delle esperienze indiane del '71: persino a Teheran, oltre 500 km dal confine, si videro le sagome dei MiG-23BN e dei Tu-22; per il resto vennero colpiti 6 aeroporti, due centri radar e altri obiettivi importanti, ma senza causare danni definitivi. Ma già poche ore dopo i Phantom cominciarono a rispondere a queste azioni e colpirono duro. Nel frattempo vennero colpiti anche aerei irakeni in aria, con 5 Su-20 e 22 e due MiG-23 che si aggiunsero alle 11 vittorie del periodo 7-22 settembre, quando 'ufficialmente' non si era già in guerra. Da parte irakena vi furono un paio di vittorie il 23 settembre da parte di un MiG-21 ma la contraerea abbatté per errore uno Il-76 (il primo di circa 15 casi del genere, non è chiaro se con o senza gli analoghi casi iraniani, che verterono anche il alcuni F-14 colpiti per errore). In tutto, nelle prime settimane un gran numero di aerei irakeni vennero abbattuti con quasi un centinaio di vittorie entro l'anno dalla sola IRIAF, per non dire di quelli ottenuti dalla contraerea e ai velivoli colpiti al suolo. Il 'top gun' della IRIAF sarebbe stato tale Zandi, dell'82° Sqn, con 9 vittorie e 3 probabili dichiarte. In tutto le vittorie aeree rivendicate dall'IRIAF sono 231 più 28 elicotteri e altri 6 velivoli e una quarantina di vittorie probabili; gli Irakeni dichiararono 58 vittorie su aerei e 8 su elicotteri più 3 aerei da trasporto; più il Gulfstream con il ministro degli esteri Algerino, 3 MiG-21 siriani e un F-100 Super Sabre turco (nel 1983).
 
Un esempio di come i 'Flogger' fossero aerei ben diversi in termini di autonomia dai precedenti MiG venne dimostrato in quest'occasione<ref>Vedi Tom Cooper, ''Early Flogger in action'', articolo del sito ACIG</ref>. I MiG-23BN dovevano andare all'attacco di Teheran, colpendo l'aeroporto della città. Si pensò di attaccare con due terzetti di aerei, ma poi, per qualche ragione, ne decollò solo uno. Aiutati dalle informazioni passate dagli americani sulla posizione dei radar iraniani, gli incursori arrivarono fino sulla capitale senza essere avvistati. Non si pensi che sia stata una cosa facile: dal confine irakeno alla capitale dell'immenso Stato confinante (oltre un milione di km2) vi sono non meno di 520 km. Per giunta, a questo bisogna aggiungere il percorso fatto dentro il proprio spazio aereo, presumibilmente tutto a bassa quota (forse i MiG decollarono distanti non più di 50-100 km dal confine). Tutto questo va raddoppiato perché poi i caccia dovevano anche tornare indietro. Infine, la missione sarebbe stata senza scorta di sorta, e questo comportava un volo presumibilmente tutto a bassa quota, con un consumo ben maggiore che ad alta quota. Tutto questo senza poter rifornirsi in volo, e mantenendo un'opportuna riserva di carburante (a bassa quota, a pieno AB, l'autonomia si riduce ad una manciata di minuti), presumibilmente di un buon 10%. I MiG-23 arrivarono davvero fin sulla capitale, attaccando l'aeroporto. Il carico di bordo era leggero, qualche aereo aveva bombe, altri razzi. Centrarono e distrussero una media di un apparecchio l'uno: un Phantom, gravemente danneggiato al muso; un C-130, distrutto, così come un B707 civile. Poi vennero inseguiti da un paio di Phantom e uno, o forse due vennero abbattuti, e solo il capoformazione ritornò alla base di partenza. In tutto, una missione irrilevante, ma non si poteva certo pretendere che tre apparecchi riuscissero a fare di più, oltretutto operando al limite del loro raggio d'azione. In ogni caso fu un evento tecnicamente notevole, perché 520 km di raggio significano almeno 1.040 di volo, presumibilmente tutto a bassa quota, la prima parte con carico bellico, la seconda senza, ma con i Phantom alle calcagna almeno per un certo tratto (caccia che, operando sul proprio territorio, non dovevano preoccuparsi troppo della scarsità di carburante). Non c'erano AAM o pod ECM per la propria difesa, eventualmente delegata al cannone da 23 mm, ma sopratutto alla fuga filando via a bassa quota. Se si considerano anche i km volati entro il territorio nazionale, si arriva ad una missione volata interamente a bassa quota con un percorso minimo di 1.040 km, aumentabile ancora dalla riserva necessaria per affrontare il combattimento (almeno del 10%), dalle rotte tenute per evitare i siti radar e dal fatto che, con lo stesso carico bellico, ad alta quota avrebbero potuto fare anche meglio di così, basti pensare che il raggio calcolato per il Su-22 dei primi modelli, con 2 t di carico, è di 360 km a bassa quota e 630 ad alta<ref>Armi da guerra n.30</ref>. Il tutto darebbe circa 700 km di raggio d'azione (520+50+50+50), e circa un migliaio ad alta quota. Il che è un risultato di notevole importanza per un caccia tattico sovietico, notare bene che i Su-20/22 non attaccarono mai Teheran, ma solo i MiG-23BN, i MiG-25RB e i Tu-22. Nel frattempo in URSS si era deciso di passare al MiG-27, che era maggiormente specializzato nel volo a bassa quota grazie al motore R-29 adattato, e alle prese d'aria fisse e alleggerite. Ci si può solo chiedere di quanto quest'aereo avesse ulteriormente migliorato il raggio d'azione rispetto al MiG-23BN, forse fino a sfiorare il livello strategico dei vari Su-24 o Tornado. Questi ultimi, per esempio, dovevano rifornirsi tre volte per operare tra gli Emirati e il Kuwait (erano gli aerei dell'AM), nonostante che questo corrispondesse ad un raggio di circa 1.000 km. Non solo, ma in genere i dati dichiarati dalle ditte produttrici sono ottimistici, specie nel raggio d'azione (i Tornado italiani avrebbero dovuto essere pienamente in grado di arrivare sugli obiettivi senza alcun rifornimento, dato che teoricamente potevano contare su 1.250-1.390 km di raggio con 4 t, mentre qui ne portavano solo 2,3 più AAM e ECM), che è facile da ridurre per gli aerei dotati di postbruciatore (il Viggen, per esempio, è noto per consumare il suo combustibile in appena 7 minuti a piena potenza, ovvero circa 20 volte più velocemente che in crociera). Quindi eseguire una tale missione in profondità, fino al cuore della Repubblica iraniana, nonostante i siti HAWK e le basi dei Phantom e Tomcat, era un qualcosa che in pratica sarebbe stato tutt'altro che facile. Il ritorno di almeno uno dei MiG impiegati in azione dimostra che i Flogger potevano riuscire nell'impresa, sia pure con risultati tutt'altro che risolutivi data l'insufficienza della formazione d'attacco, che contro gli aeroporti maggiori dovrebbe comprendere decine di aerei, oppure velivoli con armi nucleari.
 
La sfida era stata dunque lanciata. Ma già poche ore dopo i Phantom cominciarono a rispondere a queste azioni e colpirono duro. Nel frattempo vennero colpiti anche aerei irakeni in aria, con 5 Su-20 e 22 e due MiG-23 che si aggiunsero alle 11 vittorie del periodo 7-22 settembre, quando 'ufficialmente' non si era già in guerra. Da parte irakena vi furono un paio di vittorie il 23 settembre da parte di un MiG-21 ma la contraerea abbatté per errore uno Il-76 (il primo di circa 15 casi del genere, non è chiaro se con o senza gli analoghi casi iraniani, che verterono anche il alcuni F-14 colpiti per errore). In tutto, nelle prime settimane un gran numero di aerei irakeni vennero abbattuti con quasi un centinaio di vittorie entro l'anno dalla sola IRIAF, per non dire di quelli ottenuti dalla contraerea e ai velivoli colpiti al suolo. Il 'top gun' della IRIAF sarebbe stato tale Zandi, dell'82° Sqn, con 9 vittorie e 3 probabili dichiarte. In tutto le vittorie aeree rivendicate dall'IRIAF sono 231 più 28 elicotteri e altri 6 velivoli e una quarantina di vittorie probabili; gli Irakeni dichiararono 58 vittorie su aerei e 8 su elicotteri più 3 aerei da trasporto; più il Gulfstream con il ministro degli esteri Algerino, 3 MiG-21 siriani e un F-100 Super Sabre turco (nel 1983).
 
 
Line 254 ⟶ 258:
 
Come spesso accade in questi casi, l'offensiva esterna non demolì, ma compattò il sostegno al regime, persino i curdi iraniani presero parte alla difesa del Paese sotto attacco. Di fatto, salvò da una decadenza probabile e rapida il regime di Teheran. Il patriotismo iraniano aiutò molto a difendere le città, ma le divisioni irakene vennero fermate sopratutto in campo aperto grazie all'aviazione iraniana, che devastò assieme alle unità dell'esercito (specie con i missili TOW e i carri Chieftain), ben 3 divisioni corazzate. Un singolo squadrone di F-14 permise di stabilire una superiorità aerea tale da consentire poi ai cacciabombardieri di distruggere le batterie antiaeree (come gli SA-6) e poi colpire le truppe e le linee di comunicazione. Alla fine gli irakeni non distrussero il regime guidando l'attacco dentro una nazione immensa e difficile da controllare. Alla fine di un'offensiva diretta fino al crollo di Teheran, venne catturata solo la città confinaria di Khoramshahr, catturata dopo una battaglia estremamente violenta nelle sue strade. Ma anche qui le perdite erano state elevate e così non ci fu modo di replicare tale successo. Alla fine arrivarono le piogge di novembre che contribuirono a spegnere definitivamente lo slancio l'avanzata irakena.
 
 
===Continuazione===