Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Falklands: differenze tra le versioni

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Il 1 giugno Mt. Kent è preso dai britannici. Durante quella giornata i caccia inglesi volano decine di sortite, e tra questi, quel giorno è in missione Ward: un esperto in forza alla RN già dal '62 e protagonista anche dello sviluppo dello stesso Sea Harrier, per poi diventare il comandante del primo reparto di questi caccia, il No.700A Sqn di Yeovilton, e poi del No.801 (nel 1981, sulla nuovissima HMS Invincible). Ha così modo di sperimentare la validità di quell'aereo del quale è un pò anche il padre. Finirà la guerra con tre vittorie accreditate in oltre 60 missioni operative.
 
 
Quel giorno è in pattuglia con Steve Thomas vicino a S.Carlos, e 200 miglia lontano dalla propria nave. Si era deciso di tornare con una riserva di carburante decente, per una volta almeno (450 kg, un nulla per un Tomcat, ma parecchio per l'Harrier). Ma vengono chiamati dalla HMS Minerva che li avverte di tre contatti radar a 40 miglia, e gli chiede se vogliono controllare di che si tratta. Giusto il tempo di virare e già a 63 km il radar (che pure è di piccole dimensioni) aggancia un bersaglio (in pratica, giusto il tempo di virare: i radar dei caccia, infatti, hanno il loro limite principale non tanto nella portata quanto nell'angolo di osservazione). Il 'bandito' vira cercando la fuga, forse avvertito dal radar di sorveglianza delle Falklands occidentali, ma mentre dirige ad Ovest viene raggiunto in pochi minuti di inseguimento a bassa quota. Bucato lo strato di basse nuvole, scoprono quello che probabilmente già si erano immaginati, un lento C-130E in missione di rifornimento alle isole: una preda facile, ma il carburante scarseggia. Ward chiama la MINERVA per sapere se è possibile ricevere supporto dalle navi anfibie e la risposta è affermativa, così da non rischiare di perdere i Sea Harrier per esaurimento del carburante, data la lontanza delle portaerei. Ward lancia il primo AIM-9L, ma questo, per ragioni ignote, manca il bersaglio. Allora lo colpisce con il secondo missile (tra i motori 3 e 4) causando un incendio, e poi, visto che non ne vuole sapere di cadere, si avvicina all'ala destra e lo finisce i colpi da 30 mm (240) di bordo, facendolo precipitare in mare a 90 km da Pebble Island. Nonostante tutto, decidono di tornare all'Invincible, dove arrivano con 100 kg di carburante a testa, corrispondenti a 3 minuti di volo normale o uno in volo verticale (a tutto motore), correndo un rischio (peraltro calcolato) di ritrovarsi davvero senza carburante in mezzo all'Atlantico, benché la Fearless e l'Intrepid fossero pronte per accoglierli (come è accaduto in diverse altre occasioni). Una missione al limite, ma che venne controllata. Il fallimento dei Sidewinder in quell'occasione rischiò di tramutarsi, per la perdita di tempo sostenuta, in un disastro, 'abbattendo' indirettamente i due Sea Harrier, ma l'esperienza di Ward riusce a far quadrare tutti i conti<ref>Sgarlato e Aitollo, ''Harrier contro Hercules'' Aerei 10/91</ref>.
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L'ultima giornata di guerra è il 14 giugno: quando un'azione di un Harrier con LGB viene annullata all'ultimo momento, perché gli argentini hanno issato bandiera bianca appena in tempo.
 
===Harrier<ref>Armi da guerra n.30</ref>===
Durante la Guerra delle Falklands non vennero impiegati solo i Sea Harrier, ma, sebbene molto più in sordina, è stato anche il debutto operativo dell'Harrier della RAF. Data la scarsità dei Sea Harrier, era assolutamente necessario disporre anche di un contingente di macchine d'attacco, così che potessero essere conservati per le vitali missioni di difesa aerea. Non era facile adattare un jet terrestre all'ambiente navale, ma grazie alle capacità dell'Harrier (nessun altro caccia avrebbe potuto operare sui ponti delle portaerei inglesi) quest'operazione fu un successo pieno. Gli Harrier dimostrarono una disponibilità operavita del 95% e solo l'1% delle missioni dovette essere annullato per ragioni tecniche.
 
10 GR.Mk 3 del No.1Sqn1 Sqn, imbarcati sulla HMS Hermes, vennero modificati per la guerra: tra l'altro i razzi SNEB (scarsamente stabili in un ambiente navale) vennero sostituiti con quelli da 51 mm di tipo navale, un pod ECM Blue Eric che non era altro che il potente Sky Shadow dei Tornado adattato in un pod per cannone, predisposizione per missili Sidewinder, lanciatori AN/ALE-40 e altro ancora. Uno venne anche modificato per lanciare missili Shrike, ma le ostilità vennero terminate prima che potesse essere usato. Il sistema FE541 venne aggiornato con elementi del FIN 1064, che era stato proposto per aggiornare il Jaguar. Il problema dell'INS dell'Harrier era il corretto allineamento in presenza dei movimenti di rollio e beccheggio della nave. Strano che non si siano usati piuttosto i sistemi dei cugini Sea Harrier. Questi sistemi non erano all'interno dell'aereo, ma vi venivano collegati per l'allineamento con un apposito carrello prima del decollo. Tuttavia questo accorgimento non si rivelerà particolarmente efficace. Nell'insieme si trattò di una serie di modifiche che rappresentavano salti nel buio, ma gli inglesi improvvisarono queste e tante altre modifiche (come nel caso dei Lynx, per esempio) e dovettero farlo in pochissimi giorni, per cui fecero davvero un eccellente lavoro. Con le procedure standard del tempo di pace, sarebbero occorsi anni per ottenere questi aggiornamenti. Invece, con una grande capacità tecnica e di improvvisazione, tutte le oltre 30 modifiche approvate vennero realizzate in circa 10 giorni (una ogni 8 ore), un qualcosa che forse non ha eguali nella storia dei jet da combattimento. Inoltre, i piloti vennero addestrati al volo da sky-jump in una settimana: un vero programma 'crash', e sebbene non tutte le modifiche ebbero successo o applicazione pratica, non c'é dubbio che portarono al successo. Un salto nel buio, in verità, visto che gli stessi Sea Harrier erano malvisti e considerati più velivoli sperimentali che una realtà operativa capace di sconfiggere 'in casa' avversari di capacità elevate, come le forze aeree argentine.
 
Il debutto fu il 20 maggio 1982. Un deposito di carburante argentino, con numerosi fusti di benzina, era in quel momento in fase d'interramento da parte dei soldati argentini a Fox Bay. Si sapeva dei Sea Harrier, ma le nuvole erano basse e vi era una certa sicurezza di non essere visti in quella fredda mattina. Invece arrivarono all'improvviso 3tre piccoli aerei che sibilando a bassa quota arrivaronosi portarono sull'obiettivo: fu un momento, e sganciarononessuno ebbe modo di fare nulla. Ognuno di loro sganciò due contenitori l'uno, chequesti aprendosisi lanciaronoaprirono e liberarono una quantità di piccolepiccoli bombetteoggetti. Come in una immaginescena al rallentatore, questi piccoli cilindri estesero una sorta di piccolo paracadute e poi caddero a terra esplodendo, devastando tutto. TuttiNel mentre, gli Harrier si allontanarono sparendo all'orizzonte, senza che tra le fiamme e il fumo,. nessunNessun cannone antiereo ebbefece tempo diad aprire il azionarsifuoco. Quest'attacco, presumibilmente su un obiettivo già noto, era(forse ilsegnalato primodal diSAS), tanti.fu Ilil giornobiglietto dopoda avvennerovisita glidell'Harrier sbarchiGR.Mk a S.Carlos3.
 
La mattina dopo (sbarco a S.Carlos), a Mount Kent due Harrier volarono ancora a bassa quota per colpire obiettivi d'opportunità. Era appena sorta l'alba, ma nella bruma vennero avvistati un gruppo di elicotteri argentini: era un CH-47 Chinook, 2 Puma e 1 Huey: tutte macchine importanti, specie le prime 3, che in pochi secondi vennero crivellate di colpi da parte dei vecchi ma efficaci Aden da 30 mm, lasciando gli argentini con dei rottami bruciati al posto di 3 preziosissimi apparecchi da trasporto. Uno degli Harrier tornò con tre buchi di proiettile, i primi di tanti altri durante la loro pur breve carriera nel conflitto.
 
Lo stesso giorno un altro Harrier venne mandato in ricognizione su Port Howard, alla ricerca di postazioni nemiche. Non avendole trovate, gli venne ordinato un altro passaggio, cosa pericolosa se il nemico c'era, perché oramai era ben allertato. E così, quando ritornò sull'obiettivo, venne colpito da un impianto da 20 o forse da 35 mm ; il pilota riuscì a salvarsi eiettandosi e poi sottraendosi alla cattura, fino a che non ritrovò un team mandato a cercarlo.
 
Il 24 maggio vi fu un altro attacco a P.Stanley, dove si cercò di eliminare i pericolosi Pucarà. Gli Harrier avevano attaccato già Goose Green e Dunnuse Head. Due Sea Harrier lanciarono bombe a scoppio in aria, come al loro solito, mentre 4 Harrier si avvicinarono per sganciare le loro armi. Due aerei attaccarono da opposte direzioni con 3 bombe da 454 kg l'uno, ritardate con il paracadute. La seconda coppia doveva seguire a 30 secondi di distanza, ma in pratica arrivò solo dopo una ventina, ritrovandosi in mezzo ai detriti delle bombe, mentre la contraerea rimasta sparava all'impazzata. Tutti gli aerei rientrarono alla base, seppure con danni minimi. Stranamente, pare che proprio l'obiettivo più difeso, P.Stanley, non causò mai abbattimenti di aerei inglesi. Di lì a poco, il 27, due Harrier stavano attaccando con CBU e cannoni da 30 mm un obiettivo ben mimetizzato, quando uno di essi venne colpito a morte, forse da un missile. Durante la battaglia di Goose Green tre Harrier si avvicinarono ai cannoni che stavano tenendo sotto scacco i parà e da 15-30 metri, due di essi scaricarono le CBU, e un terzo picchiò con i razzi da 51 mm.
Seguirono altre due perdite, ma anche qui, senza che vi fosse anche quella dei loro piloti. Poi arrivarono anche le LGB. Il 27 maggio vennero paracadutati dai C-130 i kit di guida per modificare le bombe normali in Paveway. Dalla posizione 'Two Sisters' fu possibile impiegare i designatori laser di terra Ferranti per localizzare bersagli accuratamente scelti. Il 13 giugno vennero tirate LGB da 454 kg in due occasioni, da parte degli Harrier appena dotati di questi sistemi, anche se l'illuminazione era fatta da sistemi di terra. Le bombe dovevano essere usate in cabrata, per evitare le difese contraerei standone fuori tiro; l'illuminazione doveva essere fatta solo quando le bombe cominciavano la parte discendente della parabola, e mai prima. Delle due bombe lanciate in entrambe le occasioni, la prima mancò l'obiettivo, mentre la seconda lo centrò (forse perché la prima della coppia aveva avuto la designazione troppo in anticipo). Ci mancava solo questo per causare il crollo del morale degli argentini, che si arresero appena un altro Harrier si stava avvicinando per tirarne un'altra.
 
In tutto gli Harrier eseguirono 126 missioni, mae non certosempre senzaebbero effetti anche in negativofortuna: 3 vennero abbattuti dalla pericolosa antiaerea argentina, e uno perso per incidente. Altri 4 vennero tanto danneggiati da rendere necessaria la loro messasostituzione fuorial serviziorientro dalle isole, almenoanche perse ilnon è chiaro se momentoquesto. Non poco per una forza iniziale di appena 10 apparecchi. Anche i Sea Harrier eseguirono molte missioni, ma solo 90 di attacco (due perdite) e 1.200 di caccia (4, tutte per incidenti). In ogni caso, l'attacco contro un nemico ben preparato aveva causato, anche in assenza di missiliSAM a guida IR (pochi SA-7 vennero trovati nelle isole, forse mandati dalla Libia, ma non pare venisseroche vennero usati; pergli ilunici restoaltri c'eranoSAM solodi alcuniquesto tipo erano pochi Stinger dati aiagli Marineinglesi britanniciper valutazione, responsabili dell'abbattimento di un Pucarà), danni notevoli anche agli Harrier, anche se nessuno venne colpito al motore, come invece accadde quasi sempre agli AV-8B persi nella guerra del '91, dove i missili IR abbondavano, mentre gli apparecchi in genere volavano assai più in alto che alle Falklands, per cui erano in pratica ingaggiabili sono con i missili. Di fatto, già queste azioni dimostrarono come fosse difficile sperare di farla franca solo considerando le azioni d'attacco a quota radente al terreno, specie contro obiettivi mobili. Anche se i Sudafricani sono riusciti a dimostrarneconfermarne la validità (e anche gli israeliani), su 216 missioni sferrate dai cacciabombardieri britannici, si registrarono ben 5 perdite e vari aerei danneggiati, malgrado le dimensioni e la velocità degli Harrier sonosiano estremamente ridotte rispetto a moltemolti altre macchine del settore, ealtri; già allora la NATO cominciò ad avere dei dubbi sulle missioni strike a volo radente contro il Patto di Varsavia, preoccupazioni confermate poi dalle perdite subite dai Tornado RAF nel Golfo, nei primi giorni (quando il rateo di perdite, attorno al 2-3%, risultava analogo a quello dei piccoli Harrier/Sea Harrier 9 anni prima).
 
 
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===La guerra dei missili===
In tutto i SAM navali ebbero accreditate 11 vittorie, anche se la rivendicazione è difficile da comprovare. Al Sea Dart vennero dati 8 successi, poi ridotti a 5 più il Gazelle colpito per errore. Al Sea Wolf ne vennero dati 5, poi ridotti a 3 più uno probabile. Il Seacat era troppo lento per inseguire i jet ad alte prestazioni, ma usato in massa, ottenne qualche successo. Il Sea Slug tirò in un'unica occasione, ma mancò il bersaglio.
 
 
Il Sea Dart è stato usato durante la guerra delle Falkands nel 1982 ed è stato accreditato inizialmente di 8 bersagli colpiti, incluso un Gazelle abbattuto per errore. Tra le vittorie quella contro un Learjet 35A da ricognizione, a 12.000 m, un Camberra alla stessa quota, un Puma dell'esercito argentino, abbattuto a sorpresa dall'HMS Coventry che si avvicinò a Pt. Stanley, e due Skyhawks. Queste sono le vittorie poi confermate, a parte il Gazelle. Peraltro pare che uno dei due A-4 fu abbattuto da una cannonata da 114 mm dell'HMS Avenger, che già in quello stesso giorno, il 30 maggio, riuscì nell'impresa di abbattere un Exocet. Altre vittorie potrebbero essere state ottenute contro gli A-4, in particolare il 9 maggio quando sempre l'HMS Coventry sparò tre ordigni, ma questi erano diretti contro i Learjet dell' Esc Fenix, due dei quali vennero mancati di poco. Il comandante Hart-Dyke dichiarò invece due A-4 del Grupo 4, ma questi due apparecchi, dei quali si sa anche il nome dei piloti (Casco e Farias) e il numero (C-303 e 313), andarono perduti per il maltempo a bassa quota vicino Jason Island, e non avevano nulla a che fare con i Learjet, perché gli A-4 normalmente volano a quote molto basse. Solo in seguito venne fuori l'idea di tendergli una trappola missilistica, portando in avanti un cacciatorpediniere Type 42 e una fregata Type 22 come 'guardiaspalle'. Avrebbero dovuto sorprendere gli aerei argentini quando questi erano in quota, dove si consumava meno, e quindi si mostravano come facili bersagli. Tuttavia questa tattica portò alla perdita del Coventry (25 maggio) e al danneggiamento (il 12) del Glasgow, mentre le due Type 22 vennero 'graziate' da bombe che giunsero a bordo ma non esplosero.
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Bisogna dire che anche così il Sea Dart era un buon deterrente. Gli aerei ad alta quota, ad alta velocità (anche non straordinariamente veloci, vedi i Learjet) erano difficili da intercettare per i Sea Harrier. Se questi avessero dovuto abbandonare le medie quote, sarebbero stati in grave pericolo imbattendosi con i veloci Mirage e Dagger. Ma se non ci fossero stati i Sea Dart, per gli Argentini sarebbe stato facile arrivare ad alta quota e poi buttarsi in picchiata, per poi disimpegnarsi a tutto gas. Così, per esempio, gli A-4 avrebbero potuto arrivare scortati dai Mirage e colpire quasi indisturbati. Invece furono costretti ad avvicinarsi a pelo d'acqua, esponendosi al fuoco di tutte le armi disponibili, e con un tempo ridottissimo per vedere e sparare. Le bombe venivano sganciate da quote e distanze così ridotte che spesso non si attivavano in tempo prima di colpire il bersaglio, tanto che molte navi inglesi se la cavarono proprio per questa ragione.
 
 
 
 
 
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L'8 giugno non vi fu risultato per i SAM della Plymouth contro gli aerei del 6° Gruppo, durante la tragedia di Bluff Cove. L'ultima azione del 13 giugno vide l'abbattimento di un Camberra a 12.000 m, che stava bombardando Mount Kent quando venne tirato giù da un Sea Dart dell'Exeter, che abbatté almeno 4 dei 5 bersagli distrutti dai Sea Dart (a parte l'elicottero Gazelle colpito per errore).
 
 
 
 
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Gli Argentini ebbero modo di usare numerosi Blowpipe, ma non pare che alcuno dei SA-7 trovati venne impiegato; i Tigercat non ebbero successi nonostante il numero di armi lanciate fosse discreto, mentre i Roland 2, presenti con un solo tipo leggero, su rimorchio, spostato ogni tanto sui lati del campo d'aviazione e senza mai essere messo fuori uso dagli attacchi, tanto che venne catturato e portato in UK per essere esaminato. La Euromissile dichiarò 4 vittorie e un aereo probabile, dichiarando che il sistema ebbe modo di far cessare gli attacchi a P. Stanley, ma il Mod Britannico ne ha riconosciuta una sola. I sistemi di controllo del tiro vennero tattaccati talvolta da missili shrike, come il TPS-43 danneggiato e catturato dai britannici. I cannoni a.a. da 20 e 35 mm avevano i radar Fledermaus o Skyguard e almeno uno di essi venne messo KO da un missile Shrike.
 
 
 
Durante la Guerra delle Falklands non ne mai ebbero bisogno, e dimostrarono una disponibilità operavita del 95% e solo l'1% delle missioni dovette essere annullato per ragioni tecniche. Tutte le oltre 30 modifiche vennero rapidamente fatte, in circa 10 giorni, e i piloti erano addestrati al volo da sky-jump in una settimana: un vero programma 'crash'. La presenza degli Harrier era necessaria perché non c'erano abbastanza Sea Harrier, e con questi loro cugini terrestri vennero liberati per le missioni di difesa aerea.
10 GR.Mk 3 del No.1Sqn, imbarcati sulla HMS Hermes, vennero modificati per la guerra: tra l'altro i razzi SNEB (scarsamente stabili in un ambiente navale) vennero sostituiti con quelli da 51 mm di tipo navale, un pod ECM Blue Eric che non era altro che il potente Sky Shadow dei Tornado adattato in un pod per cannone, predisposizione per missili Sidewinder, lanciatori AN/ALE-40 e altro ancora. Uno venne anche modificato per lanciare missili Shrike, ma le ostilità vennero terminate prima che potesse essere usato. Il sistema FE541 venne aggiornato con elementi del FIN 1064, che era stato proposto per aggiornare il Jaguar. Il problema dell'INS dell'Harrier era il corretto allineamento in presenza dei movimenti di rollio e beccheggio della nave. Strano che non si siano usati piuttosto i sistemi dei cugini Sea Harrier. Questi sistemi non erano all'interno dell'aereo, ma vi venivano collegati per l'allineamento con un apposito carrello prima del decollo. Tuttavia questo accorgimento non si rivelerà particolarmente efficace. Nell'insieme si trattò di una serie di modifiche che rappresentavano salti nel buio, ma gli inglesi improvvisarono queste e tante altre modifiche (come nel caso dei Lynx, per esempio) e dovettero farlo in pochissimi giorni, per cui fecero davvero un eccellente lavoro. Con le procedure standard del tempo di pace, sarebbero occorsi anni per ottenere questi aggiornamenti.
 
Il debutto fu il 20 maggio 1982. Un deposito di carburante argentino, con numerosi fusti di benzina, era in quel momento in fase d'interramento da parte dei soldati argentini a Fox Bay. Si sapeva dei Sea Harrier, ma le nuvole erano basse e vi era una certa sicurezza di non essere visti in quella fredda mattina. Invece arrivarono all'improvviso 3 piccoli aerei che sibilando a bassa quota arrivarono sull'obiettivo e sganciarono due contenitori l'uno, che aprendosi lanciarono una quantità di piccole bombette. Come in una immagine al rallentatore questi piccoli cilindri estesero una sorta di piccolo paracadute e poi caddero a terra esplodendo, devastando tutto. Tutti si allontanarono sparendo all'orizzonte, senza che tra le fiamme e il fumo, nessun cannone antiereo ebbe tempo di azionarsi. Quest'attacco, presumibilmente su un obiettivo già noto, era il primo di tanti. Il giorno dopo avvennero gli sbarchi a S.Carlos.
 
La mattina dopo, a Mount Kent due Harrier volarono ancora a bassa quota per colpire obiettivi d'opportunità. Era appena sorta l'alba, ma nella bruma vennero avvistati un gruppo di elicotteri argentini: era un CH-47 Chinook, 2 Puma e 1 Huey: tutte macchine importanti, specie le prime 3, che in pochi secondi vennero crivellate di colpi da parte dei vecchi ma efficaci Aden da 30 mm, lasciando gli argentini con dei rottami bruciati al posto di 3 preziosissimi apparecchi da trasporto. Uno degli Harrier tornò con tre buchi di proiettile, i primi di tanti altri durante la loro pur breve carriera nel conflitto.
 
Lo stesso giorno un altro Harrier venne mandato in ricognizione su Port Howard, alla ricerca di postazioni nemiche. Non avendole trovate, gli venne ordinato un altro passaggio, cosa pericolosa se il nemico c'era, perché oramai era ben allertato. E così, quando ritornò sull'obiettivo, venne colpito da un impianto da 20 o forse da 35 mm ; il pilota riuscì a salvarsi eiettandosi e poi sottraendosi alla cattura, fino a che non ritrovò un team mandato a cercarlo.
 
Il 24 maggio vi fu un altro attacco a P.Stanley, dove si cercò di eliminare i pericolosi Pucarà. Gli Harrier avevano attaccato già Goose Green e Dunnuse Head. Due Sea Harrier lanciarono bombe a scoppio in aria, come al loro solito, mentre 4 Harrier si avvicinarono per sganciare le loro armi. Due aerei attaccarono da opposte direzioni con 3 bombe da 454 kg l'uno, ritardate con il paracadute. La seconda coppia doveva seguire a 30 secondi di distanza, ma in pratica arrivò solo dopo una ventina, ritrovandosi in mezzo ai detriti delle bombe, mentre la contraerea rimasta sparava all'impazzata. Tutti gli aerei rientrarono alla base, seppure con danni minimi. Stranamente, pare che proprio l'obiettivo più difeso, P.Stanley, non causò mai abbattimenti di aerei inglesi. Di lì a poco, il 27, due Harrier stavano attaccando con CBU e cannoni da 30 mm un obiettivo ben mimetizzato, quando uno di essi venne colpito a morte, forse da un missile. Durante la battaglia di Goose Green tre Harrier si avvicinarono ai cannoni che stavano tenendo sotto scacco i parà e da 15-30 metri, due di essi scaricarono le CBU, e un terzo picchiò con i razzi da 51 mm.
Seguirono altre due perdite, ma anche qui, senza che vi fosse anche quella dei loro piloti. Poi arrivarono anche le LGB. Il 27 maggio vennero paracadutati dai C-130 i kit di guida per modificare le bombe normali in Paveway. Dalla posizione 'Two Sisters' fu possibile impiegare i designatori laser di terra Ferranti per localizzare bersagli accuratamente scelti. Il 13 giugno vennero tirate LGB da 454 kg in due occasioni, da parte degli Harrier appena dotati di questi sistemi, anche se l'illuminazione era fatta da sistemi di terra. Le bombe dovevano essere usate in cabrata, per evitare le difese contraerei standone fuori tiro; l'illuminazione doveva essere fatta solo quando le bombe cominciavano la parte discendente della parabola, e mai prima. Delle due bombe lanciate in entrambe le occasioni, la prima mancò l'obiettivo, mentre la seconda lo centrò (forse perché la prima della coppia aveva avuto la designazione troppo in anticipo). Ci mancava solo questo per causare il crollo del morale degli argentini, che si arresero appena un altro Harrier si stava avvicinando per tirarne un'altra.
 
In tutto gli Harrier eseguirono 126 missioni, ma non certo senza effetti anche in negativo: 3 vennero abbattuti dalla pericolosa antiaerea argentina, e uno perso per incidente. Altri 4 vennero tanto danneggiati da rendere necessaria la loro messa fuori servizio, almeno per il momento. Non poco per una forza iniziale di appena 10 apparecchi. Anche i Sea Harrier eseguirono molte missioni, ma solo 90 di attacco (due perdite) e 1.200 di caccia (4, tutte per incidenti). In ogni caso, l'attacco contro un nemico ben preparato aveva causato, anche in assenza di missili a guida IR (pochi SA-7 vennero trovati nelle isole, forse mandati dalla Libia, ma non pare venissero usati; per il resto c'erano solo alcuni Stinger dati ai Marine britannici, responsabili dell'abbattimento di un Pucarà), danni notevoli agli Harrier, anche se nessuno venne colpito al motore, come invece accadde quasi sempre agli AV-8B persi nella guerra del '91, dove i missili IR abbondavano, mentre gli apparecchi in genere volavano assai più in alto che alle Falklands, per cui erano in pratica ingaggiabili sono con i missili. Di fatto, già queste azioni dimostrarono come fosse difficile sperare di farla franca solo considerando le azioni d'attacco a quota radente al terreno, specie contro obiettivi mobili. Anche se i Sudafricani sono riusciti a dimostrarne la validità (e anche gli israeliani), su 216 missioni sferrate dai cacciabombardieri britannici, si registrarono ben 5 perdite e vari aerei danneggiati, malgrado le dimensioni e la velocità degli Harrier sono estremamente ridotte rispetto a molte altre macchine del settore, e già allora la NATO cominciò ad avere dei dubbi sulle missioni strike a volo radente contro il Patto di Varsavia, preoccupazioni confermate poi dalle perdite subite dai Tornado RAF nel Golfo, nei primi giorni (quando il rateo di perdite, attorno al 2-3%, risultava analogo a quello dei piccoli Harrier/Sea Harrier 9 anni prima).
 
 
 
 
 
 
 
===Le forze a terra===
====Blindati====
Mentre gli argentini furono costretti a restare a Port Stanley con le loro piccole blindo AML-90, praticamente bloccate dal terreno fangoso, mentre i LVTP-7 usati per lo sbarco vennero rimandati subito sul territorio nazionale, gli Inglesi vennerosbarcarono sulle isole con un piccolo reparto di Scorpion/Scimitar. Si trattava di elementi del Reggimento esplorante 'Blues and Royals', normalmente a Windsor, che fornì due sezioni con gli Scorpion (cannone da 76) e gli Scimitar (cannone da 30 mm) nonché i Samson da recupero. Ogni sezione comprendeva due Scorpion, due Scimitar e un Samson. Entro 24 ore dalla richiesta del governo erano pronti i dieci corazzati, imbarcati sulla ELK, mentre gli equipaggio andarono sul Camberra, entrambe navi civili requisite. Passarono ali ordini della 3a Brigata Commando e si addestrarono su Ascensione, anche al guado anfibio, che normalmente è di 1,067 m, ma diventano mezzi galleggianti con il telone eretto.
 
L'armata navale venne divisa in un gruppo portaerei e uno anfibio (inclusa la 3a Brigata Commando), più un'altra forza logistica nelle retrovie.
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Una volta sbarcati, i blindati usarono le loro armi (elevabili tra -10 e +35°) per sparare addossoanche agli aerei argentini. Malgrado le torrette non fossero nominalmente adatte per questo scopo, esse erano meglio di niente: le 7,62 e i cannoni da 30 degli Scimitar (chiaramente non i 76 mm degli Scorpion). Uno Scimitar riuscì a colpire, a quanto affermarò l'equipaggio, un A-4 da circa 1.000 metri. Consolidati gli sbarchi, i veicoli cingolati vennero usati per il loro compito di esplorazione e supporto, aiutati dall'unico CH-47C che poteva portarli al gancio baricentrico (ma l'affondamento della Conveyor, con gli altri tre elicotteri, fu un grave colpo per le operazioni inglesi).
 
Il 27 maggio le operazioni stavano procedendo e il 45° Commando iniziò a muovere verso P. Stanley da Nord, mentre il 3° Battaglione passaò per Teal Inlet, supportati dai cingolati del 3° e 4° Plotone. La battaglia di Goose Green venne fatta dal 2° Battaglione senza l'appoggio dei blindati, perché si pensava che essi non potevano procedere su quel terreno. Anche a Nord c'era un terreno particolarmente difficile, acquitrinoso, che rendeva persino i potenti e leggeri Scorpion inadatti ad un rapido movimento, finendo spesso impantanati. Dalla loro avevano un cavo di traino di 40 mm di spessore, lungo 13,7 mm, in acciaio. Era attaccato ad un verricello che venne sfruttato ampiamente. La tecnica era di ingranare la marcia indietro per il veicolo trainatore, mentre quello impantanato imballava il motore, cercando di uscire dal fango senza spaccare la trasmissione. Ci volle da aspettare quasi la fine di maggio per completare un movimento che sarebbe stato senz'altro più rapido con veri mezzi da neve, come i BV 206.
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Il 1 giugno unità della 5a Brigata sbarcarono a S.Carlos, cosa completata entro il 3 del mese, senza perdite e per tutta la grande formazione di fanteria. I reparti di cingolati operanti a Nord vennero dati in forza alla 5a Brigata a Fitzroy, e dovettero fare il trasloco con i propri cingoli. Ma ci riuscirono in sei ore anziché i due giorni previsti. Erano in zona quando attaccarono gli A-4 e colpirono le navi da sbarco, ma il loro fuoco non riuscì ad impedirne la messa fuori uso e gravi perdite per il 1° btg delle Guardie gallesi, che poi vennero soccorsi dai cingolati che si adattarono ad ambulanze di fortuna. In questo compito, però, i migliori erano gli elicotteri e in particolare i piccoli Scout, operanti con due barelle, si dimostrarono molto utili per queste missioni di seconda linea, ma pur sempre importanti.
 
Successivamente i cingolati attaccarono verso Stanley, assieme agli Harrier, ai cannoni da 105 e a quelli navali (derivati da questi) da 114 mm. Il 3° Btg parà attaccò Mount London sorprendendo nella notte i difensori, che però presto opposero resistenza accanita, tanto che ci vollero sei ore per averne ragione, solo considerando il lato est della montagna, poi conquistata anche nel settore occidentale con altre 4 ore. Gli Scorpion del 4° plotone appoggiarono con le loro micidiali HESH da 76 mm. Per l'inizio del 12 giugno gli obiettivi erano stati raggiunti e la fase successiva fu l'appoggio al 2° Btg parà contro Wireless Ridge con il 3° Plotone, mentre il 4° appoggiava il 2° Battaglione Guardie scozzesi su Tombledown Mountain. Uno Scorpion ebbe danni da una mina, ma il comandante passò su di un altro veicolo. Gli Scorpion e gli Scimitar appoggiarono il 2° Btg parà, e inaugurarono una nuova tecnica: sparavano mitragliate da 7,62 con l'arma secondaria, coassiale, verso sospette posizioni (ogni mezzo aveva 40 colpi da 76 e 3.000 da 7,62), e se questo rispondeva al fuoco lo annientavano con una cannonata da 76. Dopo che Wireless Ridge venne conquistata, era possibile dominare P.Stanley e gli Scorpion del 3° avanzarono con il 2° Parà per le strade della periferia, fino a che alle 21,00 venne dichiarato il cessate il fuoco. In seguito vennero raggiunti anche dal 4° plotone, e poi tutti si imbarcarono con la FEARLESS per tornare nel Regno Unito, assieme a due AML-90 trovate a P.Stanley. Questi mezzi non si scontrarono mai con gli Scorpion, nemmeno quando essi si avvicinarono al capoluogo, dove le blindo erano costrette a restare per via della condizione del terreno. Lo Scorpion danneggiato da una mina venne recuperato da un Chinook e poi rimpatriato. Fu una fortuna che i cingolatcingolati inglesi non venissero ingaggiati dalle AML, data la potenzasuperiorità del loro cannone (ma gli Scimitar con il loro preciso pezzo da 30 mm erano un nemico di tutto rispetto), e si pensò anche, dopo la guerra, ad aumentare la dotazione di sistemi di visione notturna. Tra i tanti handicap che le truppe inglesi avevano, dalla versione solo semi-automatica dei fucili FAL alle artiglierie di grosso calibro, c'era anche una certa carenza di sistemi di visione notturna, quando poi la maggior parte dei combattimenti ebbe luogo o inizio di notte, e chiaramente chi attaccava doveva vederci meglio di chi si difendeva. Il sistema di osservazione del cannoniere (IL, basato su di una camera LLTV) si dimostrò quindi molto utile anche per l'osservazione, oltrein chemancanza perd'altro. ilIn puntamento,futuro masarebbero sestati nedistribuiti trassemolti anchepiù lasistemi lezione cheIL per illa futurotruppa, molticome piùè sistemistato notturnipoi dovesseromostrato esserein distribuitiDesert allaStorm, fanteriala econsacrazione all'esercitoper intale tipo di generalesensori.
 
 
====Artiglierie====
Quanto all'artiglieria, i britannici portarono alle Falklands 5 batterie di cannoni leggeri da 105 mm, più i 114 mm navali, contro altrettante (ironia della sorte) batterie argentine, sempre da 105 mm, ma si trattava dei leggeri obici M56 da 105 mm someggiabili. Sempre con molta ironia del destino, queste armi erano appena state radiate dai britannici, sostituite con i cannoni leggeri. Questi ultimi, di concezione nazionale, pur possedendo una portata di circa 17 km anziché 11, erano sensibilmente più pesanti e forse nella circostanza non fu un grande affare. Inoltre le granate erano più veloci e potevano cascare con angoli meno elevati, cosa non positiva per i danni causabili a bersagli trincerati. C'era anche una batteria CITEFA da 155 mm, Mod 77, trasportata con i C-130 ma relegati alla difesa del capoluogo, specie in ambito costiero. Pesavano troppo per essere trasportate in altre zone delle isole.
 
 
 
 
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I Vulcan delle Black Buck sono pochi, cinque aerei e tutti selezionati tra quelli armabili con gli Skybolt, perché questi erano aggiornati con piloni subalari per il loro trasporto. Vennero equipaggiati in tutta fretta con i vecchi sistemi di rifornimento in volo ancora efficienti, e vennero comprati sei missili Shrike, forse perché più leggeri dei Martel, cosa importante per missioni già così al limite. Le missioni vennero svolte in condizioni limite, e ne vennero fatte 5 (fino alla B.Buck 7, perché le 3 e 4 vennero abortite). Le 5 e le 6 (31-5 e 3-6) videro l'uso dei missili Shrike, uno dei quali colpì un grosso TPS-43F, danneggiandogli l'antenna ma senza metterlo totalmente fuori uso. La B.Buck 7 venne fatta il 12 giugno, con l'aereo armato sia di Shrike che di bombe con spoletta prolungata, per poter esplodere (come le armi usate spesso in Vietnam) prima della penetrazione del terreno, il che dà effetti micidiali contro aerei e altri bersagli 'morbidi' in superficie. L'aereo però ebbe un problema e dovette atterrare in emergenza in Brasile, restandovi una settimana sequestrato, anzi i brasiliani confiscarono anche il missile Shrike. Le aerocisterne Vulcan, messe in campo per aiutare i Victor, videro impiego dal 18 giugno, una trasformazione rapidissima ma arrivata troppo tardi. I Vulcan servirono fino al 1984, poi vennero radiati. Curiosità e ironia del caso, l'Argentina nel 1981 aveva chiesto alla RAF di poter sostituire i Camberra proprio con i Vulcan.