Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Falklands: differenze tra le versioni

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Morgan, con l'aereo che aveva vibrazioni piuttosto forti, riuscì a tornare sulla portaerei. Alla fine dell'azione tutti i piloti se l'erano cavata. L'unico danno l'aveva subito lui, un colpo da 20 mm, che portò via dal foro nella deriva il compensatore elettrico del timone verticale. Un danno che venne riparato in pochi minuti. Due bombe da 454 kg avevano colpito in pieno la pista e le CBU avevano distrutto un mucchio di aerei leggeri, specie i Pucarà. Non era stato possibile mettere fuori uso totalmente l'aeroporto, ma nessuno dei 9 aerei (e dei tre di riserva) andò perduto. Morgan pensava invece che sarebbero stati distrutti 3 o 4 aerei nell'attacco, quasi un suicidio sui 9 effettivamente andati in azione e i 20 disponibili. La missione era durata solo 30 minuti.
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Il 9 maggio Morgan volava a circa 5.500 m di quota, per attaccare ancora Pt. Stanley, giusto per causare un disturbo stando fuori dalla portata della contraerea leggera. Ma omettendo di colpire se c'erano le nuvole a coprire la zona, perché si volevano evitare danni ai civili. E così, quando arrivarono sull'aeroporto, trovatolo coperto di nubi, lo lasciarono stare. L'HMS Coventry gli ordinò di fare una crociera di sorveglianza e a circa 100 km di distanza dalla costa trovarono una nave, segnalata dal radar di bordo. Avuta la conferma che non fosse la loro, si avvicinarono e scoprirono un grosso peschereccio a strascico diretto ad Ovest. Lo videro direttamente solo quando sbucarono dalle nubi, ad appena 150 metri di quota. Gli spararono una raffica davanti alla prua, tanto per fargli capire che non doveva essere lì ed era meglio se si levava di torno (era nella zona d'esclusione totale), ma non cambiò direzione (infatti era una 'nave spia' dell'Armada). Allora l'attaccarono con le bombe. Queste erano spolettante per il bombardamento in quota, e si attivavano solo sette secondi dopo il lancio. Così non sarebbero state utilizzabili per causare grossi danni, visto che non potevano essere sganciate da distanza sufficiente per l'attivazione. In ogni caso non si poteva riportarle sulla nave, una volta armate dovevano essere buttate in mare. Così le usarono almeno per attaccare il peschereccio. Morgan lo mancò di poco, la bomba drl compagno Gordie invece la colpì su di un fianco, ma ovviamente senza esplodere. Nemmeno allora il peschereccio cambiò direzionem; a quel punto gli spararono 200 colpi da 30 mm direttamente nella plancia e nella sala macchine, così che si fermò e venne successivamente sequestrato da alcuni Sea King.
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Dopo questa missione, vi fu l'episodio dei Puma del 23 maggio. Morgan era in volo con Leeming, a circa 2.400 metri di quota. Durante la missione videro un elicottero che sollevava una scia d'acqua vaporizzata dal flusso del rotore mentre volava a circa 45 metri. Errore da evitare, perché un grosso elicottero risulta così visibile da grande distanza e un pilota dovrebbe sempre evitare di passare su di uno specchio d'acqua per tale ragione: paradossalmente se fosse volato più in alto non l'avrebbero visto. Morgan chiese se fosse dei loro, mentre si avvicinava fino a soli 500 metri (teoricamente rendendosi vulnerabile ad eventuali armi di bordo), e gli venne detto che non era inglese. L'aveva capito anche da solo, perché la RAF non aveva Puma alle Falklands, e quello era un Puma. All'ultimo passaggio l'elicottero perse il controllo, forse perché il Sea Harrier lo aveva sbilanciato con la turbolenza del suo motore, dato che gli era praticamente virato sopra. Si schiantò al suolo ed esplose con una spaventosa defragrazione. Questo perché a bordo aveva ben 200 granate da mortaio calibro 120 mm. Poi videro un A.109 di scorta, armato e potenzialmente anche pericoloso per i Sea Harrier. Leeming gli sparò una prima volta con i cannoni Aden, poi fu la volta di Morgan. L'elicottero venne fatto a pezzi con un'altra esplosione e i suoi rottami volarono dappertutto (quindi anche gli A.109, per quanto poco noto, finirono tra i 'kills' dei Sea Harrier), non è chiaro se venne abbattuto o atterrò prima. Venne visto un terzo Puma al suolo, con il suo equipaggio che scappava. Lo mitragliarono e poi, in seguito, altri due Sea Harrier trovarono un altro Puma, sempre a terra, che tolsero prontamente di mezzo (in realtà, con ogni probabilità era sempre il terzo elicottero, non del tutto distrutto dalle ultime munizioni di Morgan).
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L'8 giugno venne la tragedia di Bluff Cove. Morgan intervenne su allarme, solo per vedere in fiamme le navi da sbarco e una nuova formazione di A-4 approssimarsi. Lui vide per primo l'aereo e si buttò in picchiata, lasciando in quota il compagno Smith; scese in verticale a circa mach 1, ma l'aereo era a circa 12 km di distanza e non poteva fermarlo. Sopratutto, non fu possibile prima che sganciasse le sue bombe. La prima mancò il bersaglio, la seconda centrò un mezzo da sbarco a poppa. Morgan aveva visto uccidere suoi commilitoni sotto il suo sguardo impotente e adesso, furente, voleva la sua vendetta. Riuscì a serrare a 1 km scarso contro l'ultimo di una formazione di 4 aerei, sparò e il suo missile esplose vicino alla coda dell'A-4: vi fu un'esplosione tremenda e i rottami caddero su di un vasto raggio; nel mentre il Sea Harrier rischiò grosso, perché il lancio del missile era ben fuori (come spesso accade in combattimenti reali) dai parametri di tiro previsti per la bassa quota, quasi arrivava a mach 1 ad appena 30 metri di quota sul mare. Ma la sbandata lo portò diritto sul No.3 della formazione, che stava zigagando per capire cosa fosse successo al suo compare. Lo perse, poi lo riagganciò e gli sparò. Il pilota si accorse del missile (fu uno dei pochi che ci riuscì) e fece una secca virata di 40 gradi, ma implacabilmente, il Sidewinder lo prese in coda. L'aereo cadde in mare. ''Quello è finito'' pensò Morgan; ma appena tre secondi dopo l'esplosione, il pilota riuscì a lanciarsi, e il paracadute si aprì proprio sotto il naso di Morgan. Questi aveva finito i missili, ma nonostante ciò (e grazie all'alleggerimento dai missili, che lo rendeva anche più veloce) si avvicinò anche agli altri due aerei. Questi volavano vicini tra di loro, ma per ingaggiarli Morgan contava sui cannoni. Solo che, con l'ultimo lancio, si era ritrovato anche l'HUD non funzionante. Gli sparò contro da 1.400 metri, il No.2 virò secco solo per ritrovarsi dietro Smith; Morgan continuò fino a 300 metri di distanza, senza osservare colpi a segno, l'aereo argentino che passava direttamente attraverso le fontane d'acqua, volando ad appena 10 metri. Finiti i colpi, Morgan finalmente desistette e tornò su di quota, subito dopo scese Smith. Ora che il suo compare era risalito, non doveva più temere di lanciare i suoi missili e così ne sparò uno l'aereo, che pure volava ad appena 5 metri e il missile si rifletteva sull'acqua mentre scendeva a cacciare la sua preda. Altra tremenda esplosione, stavolta vicino alla costa. Erano a corto di munizioni, ma anche di carburante, tanto che appontarono per la prima volta in notturna, con appena due minuti di carburante a bordo per Morgan, e anche meno per Smith. Un'altra coppia di Sea Harrier aveva notato una quarta esplosione, forse era uno Skyhawk colpito dai cannoni, ma alla fine si pensò che se l'era cavata. In ogni caso, tre di 4 aerei erano stati abbattuti.
 
 
===L'artiglieria alle Faklands===