Caccia tattici in azione/Anni '30: differenze tra le versioni

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==Fury==
L'elegante Fury, oggi messo in ombra dai vari Gladiator, Polikarpov e Fiat, era in realtà, a suo tempo (primi anni '30) uno dei migliori e più apprezzati caccia del mondo. Ebbe servizio in sei squadroni della RAF tra il 1931 e il 1939, più tre della SAAF in Africa orientale. Alcuni vennero impiegati in Spagna (incluso uno di origini portoghesi, che risultò distrutto in azione). Solo tre furono i Fury spagnoli, perché la produzione su licenza non partì mai, pur essendosi dimostrati capaci di eccellenti prestazioni, grazie al nuovo motore da 700 hp. Uno di essi, duellando con un CR, forse Morato, si segò accidentalmente le pale dell'elica (bipala lignea) a causa di un difetto di sincronizzazione delle mitragliatrici. Planò e venne poi catturato dai Nazionalisti. Furono sopratutto i Fury sudafricani e yugoslavi a combattere contro l'Asse, ma i loro giorni erano oramai passati. Gli ultimi Fury usati in azione furono quelli persiani, impiegati fino al '42 per pattugliamenti sul confine.
 
Il Fury ebbe degli sviluppi e degli eredi. L'Hurricane nacque come 'Fury monoplane', dopotutto. Mentre nel '44 volò uno dei più veloci aerei ad elica: il Fury monoplane, che riprendeva il nome del celebre avo. In tutto vennero prodotti pochi Fury, se comparati ad altri tipi dell'epoca: la Gran Bretagna, del resto, non aveva ancora iniziato il riarmo e non aveva intenzioni bellicose. Si trattò di 262 esemplari, 22 esportati in Persia, 3 in Portogallo, altrettanti in Spagna, oltre 30 in Yugoslavia (che li produsse anche su licenza, per cui il totale probabilmente eccedette i 50-53) e altrettanti in Sud Africa.
 
Il Fury Mk.II aveva queste caratteristiche:
 
*Dimensioni: 8,15 x 9,14 m
*Motore: R.R. Kesterel VI da 640 hp
*Prestazioni: 359 kmh a 5.000 m, tangenza 8.992 m, autonomia 434 km
*Armamento: 2 Vickers Mk.V da 7,7 mm e bombe leggere.
 
I Fury facevano parte del variopinto parco macchine dell'aviazione Yugoslavia, assieme ai loro eredi Hurricane, a Bf-109, S.79, Blenheim, Do-17 e altri tipi minori. Non erano molti e combinarono poco, ma vale la pena ricordare che questi apparecchi equipaggiavano il 5° Stormo, o meglio il 5.Lovacki puk con due squadroni (Grupa), il 35 e il 36, ciascuno su due squadriglie con circa 15 aerei totali (per il Grupa 36, che difendeva Skopje).
 
Dal 6 aprile combatterono così una disperata battaglia, scontrandosi con i Bf-109 e 110. Il 36. Grupa venne attaccato da ondate di circa 30 caccia tedeschi, che distrussero un apparecchio al suolo, ma sopratutto sorpresero quelli della 111a squadriglia in fase di decollo o di salita, e presto 11 aerei yugoslavi vennero dichiarati abbattuti o costretti ad atterraggi d'emergenza. Tutte le vittorie dichiarate, caso più unico che raro, vennero confermate e sette piloti yugoslavi vennero uccisi in azione, incluso il comandante della 111a Popovic e quello della 112a Jermakov. Tra i Fury su cui si abbatté la 'furia' dei tedeschi, tre vennero distrutti da un unico pilota, Clausen, in 9 minuti di battaglia, e Geisshardt dichiarò addirittura 4 vittorie, sempre entro quei pochi, infernali minuti (6.11-6.20 del mattino). Gli Yugoslavi non ci stettero a fare solo da bersaglio, e dichiararono tre Bf-109E e due Bf-110. Ben tre di queste cinque vittorie vennero ottenute con collisioni in volo dirette, tra cui Jermakov e Popovic (Bf-110) e Tanasic (Bf-109). In effetti questa battaglia non fu 'one sided', perché un Bf-109 del I(J)/LG2 venne davvero perso. Altri 4 Bf-109 dell' I e II/LG 2 caddero durante il viaggio di ritorno, non è chiaro se per danni subiti in azione. Il II/ZG26 effettivamente perse due Bf-110. Tra i rottami di un Bf-110 venne anche ritrovato il corpo di un ufficiale bulgaro, che probabilmente faceva da navigatore per guidare la formazione sui suoi bersagli.
 
Insomma, si trattò di una battaglia ferocissima in cui nessuna delle due parti si risparmiò, con i Tedeschi che si facevano sotto incuranti delle perdite che rischiavano, riuscendo a sterminare i pochi aerei yugoslavi, che essendo a stento al livello dei CR.32 (ma con un armamento inferiore) facevano quello che potevano, manovrando agilmente per evitare i veloci attacchi nemici, e sfruttando il fatto di essere a bassa quota per ottenere una minore differenza di prestazioni. Alla fine, la soluzione disperata delle collisioni dirette -specie dopo avere esaurito le munizioni- causò apprezzabili danni all'avversario, ma il 36. grupa rimase con solo due caccia ancora in condizioni di volo e questo è quello che i tedeschi volevano. Di questi due caccia, uno, inviato al 35. Grupa, si scassò per un banale esaurimento di carburante, dopo essere sopravvissuto all'attacco tedesco. L'altro venne mitragliato dai Bf-110 l'8 aprile.
 
Mentre il 36. grupa venne annientato, il 35 sopravvisse grazie alla mimetizzazione dei ricoveri degli aerei. I 20 Bf-109E appaarsi su Kosancic non li videro, mentre colpirono 16 Breguet XIX, scambiati per Fury, presenti sullo stesso aeroporto. Una delle due squadriglie di Fury, la 109 ('altra era la 110) decollò per intercettare i Bf-109, ma ovviamente non li raggiunse. Il 7 aprile non riuscì parimenti ad intercettare 20 He-111, troppo veloci per i Fury. L'8 mitragliarono le colonne tedesche, ma il 9 furono costretti ad abbandonare il loro aeroporto di Kraljevo. Tutti gli aerei non volabili vennero incendiati, gli altri scapparono via, ma uno venne abbattuto per errore dalle truppe yugoslave, che erano ingannate dalla densa nebia di quel giorno, forse addirittura un secondo seguì la stessa sorte. Scappati a Kraljevo, il 10 aprile dovettero ripartire per Preljina. Continuarono a muoversi verso Sud. Il 13 aprile si scontrarono con 12 caccia italiani. Non è noto cosa accadde, ma pare che entrambe le parti subirono perdite, tra gli Yugoslavi toccò ad un Fury. ALmeno sette altri arrivarono a Niksic, e il 15 aprile finì la guerra senza altri eventi importanti. Alcuni Fury vennero bruciati, almeno due però vennero presi dagli italiani dopo la resa ufficiale del 17 aprile (parte di circa 100 apparecchi yugoslavi catturati). Essi vennero nominati 43 e 53 e con insegne italiane portati a Guidonia, dove vennero provati dai piloti italiani. Come mai un vecchio aereo come questo fosse reputato interessante da volerlo sperimentare (specie considerando che in Yugoslavia c'erano anche Hurricane e Bf-109), è difficile da capire, ma se vogliamo è un ultimo onore per questo vecchio combattente. Della loro sorte finale non si sa nulla.
 
 
Quanto al Sud Africa, i suoi Fury vennero comprati con un primo lotto di sette, ordinati nel '36 e consegnati nel '36. Erano i primi caccia monoposto della SAAF dopo il 1920; avevano il Kestrel II come quelli della RAF (gli Mk.II). Sei di questi caccia, che militarono in unità miste bombardieri-caccia come il 4° Squadrone di Durban durante gli anni '30, vennero presi in carico dal 1 SAAF Squadron quando esso mosse in Africa orientale già nel maggio 1940. Trasportati via mare nel periodo 26 maggio-1 giugno, giunsero a Mombasa e presto vennero assemblati. In seguito ne arrivarono anche sei ex-RAF (ma solo in Agosto), e infine altri 16 (ottobre-gen '41). Oramai erano apparecchi del tutto superati, e forse queste aggiunte sarebbe stato molto meglio farle prima, ma tant'é.
 
La prima azione di questi aerei, incaricati della difesa aerea della zona di Wajir, fu il 3 agosto 1940. Arrivò un Ca.133 in ricognizione e venne prontamente affrontato da due Fury, anche se ne erano stati allertati tre (il motore del terzo non funzionò), uno dei Fury ebbe problemi di sparo e così alla fine solo uno dei Fury funzionò come previsto, con numerosi passaggi frontali contro la lenta 'Caprona', sfruttando l'agilità e la velocità del suo aereo. Questa tentò di atterrare ma si scassò e prese fuoco. Il pilota venne tirato fuori dai rottami dai soccorritori, malamente ustionato e ferito, ma cercò ugualmente di aiutare a tirare fuori anche i suoi compagni, per i quali non vi fu niente da fare. In seguito anche il pilota morì. Un episodio umanamente molto doloroso per tutti i presenti. La vittoria venne accreditata ad entrambi i sudafricani (Rushmere e Black, questo era in realtà quasi di certo l'abbattitore decisivo con i suoi attacchi frontali).
 
La fortuna viene e va. Così già il 4 agosto, il giorno dopo, due Fury andarono persi per collisione in volo, ma i piloti si salvarono con il paracadute e poche ferite minori.
 
Il 6 agosto altra azione dei Ca.133, stavolta due della 9a Squadriglia (25° Gruppo), che bombardarono Baidoa e Harbow. Dichiararono di avere distrutto al suolo tre caccia e di avere abbattuto uno dei tre che cercò di intercettarli. In realtà erano due, e nessun caccia venne perso né in aria né a terra. Il 7 agosto altro avvistamento di un Ca.133, ma il Fury era troppo lontano e rinunciò all'inseguimento. Forse troppo arrendevolmente.
 
Infatti, appena poco tempo dopo, in quello stesso giorno, lo stesso pilota, tale lt. Burger, sperimentò il suo vecchio Fury contro un moderno e potente Gladiator. Inopinatamente, nella gara di salita che ne seguì vinse il Fury.
 
Il 4 settembre un episodio curioso: Rushmere collise con la boscaglia durante un atterraggio su di una pista avanzata, perdendo 7,5 cm di un'estremità dell'elica. Per ritornare alla base vennero così 'pareggiate' tutte le pale, ridotte di 10 cm l'una.
 
Il 2 SAAF Squadron, formato il 30 settembre in Kenya, ebbe 9 Fury, 5 Hurricane e 9 Gladiator nella sua formazione iniziale. I Fury erano usati come scorta degli Hartbeests del 40 Sqn, aerei da ricognizione e attacco al suolo. A parte un brutto incidente in ottobre (caccia stallato e precipitato, gravi ustioni per il pilota), non vi furono molte attività da ricordare per i Fury. Il 19 ottobre però arrivarono i soliti 3 Ca.133 per colpire Garissa, dichiarando due aerei distrutti al suolo e uno in aria durante la missione. In realtà non ottennero quanto dichiarato, mentre in compenso gli italiani persero uno dei Caproni, sotto il fuoco di uno dei due Fury decollati (da parte di Burger), Wiese invece sparò 300 colpi contro un altro trimotore, che tuttavia sparì nella tempesta di polvere che imperversava. Il Caproni abbattuto non si incendiò e l'equipaggio (5 persone) gli diede fuoco dopo l'atterraggio, prima di cadere prigionieri.
 
I Fury, del resto, non potevano fare molto di più e i Caproni, per quanto lenti, erano piuttosto robusti e bene armati. Fossero stati Hurricane non ci sarebbe stato problema, e così per i Gladiator, ma con due sole Vickers c'era poco da sperare. Anche così qualche risultato venne ottenuto. Il 31 ottobre però, tre caccia del 2 SAAF andarono vicini ad abbattere due Ju-86 che portavano niente di meno che il primo ministro sudafricano Gen. Smut e altri alti ufficiali. Per fortuna i tre Fury non inflissero danni agli aerei, anche se almeno uno di loro aprì il fuoco. Forse, almeno in quest'occasione, fu un bene che si trattasse di macchine dalle potenzialità limitate.
 
Dopo un incidente mortale (24 dicembre), il 2 SAAF, il 3 gennaio, mandò in Kenya al 1 SAAF i suoi Hurricane e rimase con 12 Fury e 3 Gauntlets. Negli spostamenti sulle basi, i Fury non ebbero molto giovamento quado raggiunsero Garissa. Faceva talmente caldo che il refrigerante del motore entrava in ebollizione a circa 1 km di quota, mentre salire a 6.000 m richiedeva anche 20 minuti. Decisamente le prestazioni con climi così caldi diventavano inaccettabili. I Fury rimasero in A.O.I. fino all'aprile 1941, poi vennero mandati in patria. Con il 43 SAAF Air Commando Tour presero parte ad una serie di attività di propaganda per favorire l'arruolamento degli africani. Tra le loro specialità, merita in questo caso la mensione dell'impiego di CR.42 italiani catturati, fatti scontrare (presumibilmente finendo 'abbattuti') in finti dogfights con i Fury. Dev'essere stato molto interessante vederli all'opera, anche se nella realtà i Fury furono piuttosto fortunati a non incontrarli mai, essendo al più al livello dei CR.32. Durarono in servizio fino all'agosto 1943, terminando gli ultimi mesi in servizio con l'8 Squadron.
 
==Avia B.534==