Poesie (Palazzeschi)/La fontana malata: differenze tra le versioni

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Un effetto per certi versi comico è dato dall'uso sistematico del '''trisillabo''', verso brevissimo, e dalla rinuncia totale a misure maggiori come il senario ed il novenario. È possibile che sia stato, questo, un espediente parodico rivolto alla poesia del [[w:Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]] ''La pioggia nel pineto.''<ref>Cfr. ad esempio Adamo 2003, pagina 63.</ref>
 
Data la brevità dei versi, la poesia finiva, nelle pubblicazioni originali, per occupare pagine e pagine. Il testo "lungo e stretto" è strettamente correlato al fluire dell'acqua, che scende a singhiozzo, e gli effetti '''[[w:onomatopea|onomatopeici]]''' ''Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete'' rinforzano e confermano la natura scherzosa del componimento. È proprio in questo periodo, all'inizio del secolo, che vengono pubblicate le prime poesie in cui ha una certa importanza la veste tipografica con cui il componimento viene proposto al lettore.
 
È del resto proprio in questo periodo, all'inizio del secolo, che in Europa vengono pubblicate le prime poesie in cui ha una certa importanza la veste tipografica con cui il componimento viene proposto al lettore.
Vengono scomodate, nella trafila di versi brevissimi, perfino le figure sacre come quelle della '''Madonna''' e di '''Gesù''' (anche la parola ''Gesù'', che si compone di due sillabe, conta come trisillabo dato che è accentata sull'ultima sillaba).
 
Vengono scomodate, nellanell'interminabile trafila di versi brevissimidi tre sillabe, perfino le figure sacre come quelle della '''Madonna''' e di '''Gesù'''. (anche<ref>Anche la parola ''Gesù'', che si compone di due sillabe, conta come trisillabo dato che è accentata sull'ultima sillaba).</ref>
 
Altri effetti umoristici sono dati dalla '''[[w:personificazione|personificazione]]''' della fontana, che tossisce, e che potrebbe addirittura ''morire''. [[w:Apostrofe|Apostrofata]] (''Mia povera / fontana, / il male / che hai''), questa pare essere in grado di ascoltare il poeta (a differenza di figure viventi come quelle di Vittoria ed Habel che, chiamate, sembrano non sentire nemmeno).