Caccia tattici in azione/Lo Zero: differenze tra le versioni

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Ma quando arrivarono i Giapponesi, fecero comunque danni enormi: 25 G3M2 del 1 Kokutai, 27 G4M1 del Takao Kokutai, 36 A6M2 del Tainan Kokutai per colpire Clark e Carmen; contro Iba, 27 G4M1 del Takao Kokutai, 27 G4M1 del Kanoya Kokutai, 38 A6M2 del 3 Kokutai, e 15 del Kainan Kokutai.
 
In tutto 106 G3M e G4M e 89 A6M, il meglio dei piloti e degli aerei della Marina. Giunsero proprio quando i B-17 erano appena atterrati, dopo le 12, per rifornirsi. Verso le 12,30 cominciarono ad attaccare gli stormi giapponesi: gli A6M colpirono i P-40 in atterraggio ad Iba, massacrando il 3° PS; a Clark i P-40 stavano decollando quando le bombe cominciarono ad esplodere con grande precisione sulla pista, e in tutto vennero uccisi quattro piloti nei loro abitacoli; in tutto vennero distrutti più di 20 P-40 e ben 14 B-17, ovvero il 40% del totale della flotta di Fortress. Solo 3 P-40B del 20° PS e 6 P-40E del 3° PS riuscirono ad impegnare gli aggressori, abbattendone uno (Y.Hirose), perdendo due aerei dei loro; poco dopo giunsero anche i caccia del 3° Kokutai, che però persero due dei loro, uno dei quali da Keator, che già aveva abbattuto uno Zero. Stranamente, però, i peggiori nemici degli Zero sembrarono i P-35; su del Carmen i giapponesi persero 4 aerei, tre dei quali rivendicati da questi vecchi caccia del 34° PS. Ma tutto questo non era stato sufficiente. Basi devastate, vittime a centinaia, e la perdita di quasi tutte le infrastrutture. A terra vennero distrutti 49 aerei e in aria vennero perduti altri nove esemplari, tutti P-40. In tutto i Giapponesi persero solo 8 aerei per questo successo, che azzerò la capacità americana di reagire con bombardamenti di ritorsione: sette Zero e un G4M, quest'ultimo danneggiato e costretto ad un atterraggio d'emergenza. Visti i pochi P-40 in aria, non è chiaro quanto i G4M siano stati risparmiati dalla presenza degli Zero, ma di sicuro l'azione nel suo insieme fu una completa sorpresa (all'epoca non c'era il radar nelle Filippine, lo stavano giusto collaudando a P.Harbour) e gli americani vennero duramente battuti. Paradossalmente, se i Giapponesi avessero attaccato all'ora prevista avrebbero trovato gran parte degli aerei americani in aria, ottenendo di meno e subendo di più. Invece li trovarono appena atterrati per mancanza di carburante. Con gli standard moderni, definire il comportamento dei comandi USA è imbarazzante. Far decollare gli aerei senza nessun obiettivo se non evitare la distruzione completa al suolo, pur avendo numerosi e ben armati bombardieri strategici, invece che mandarli contro le forze di una nazione che aveva dichiarato guerra ed era passata subito alle vie di fatto. Ma data l'emergenza MacArthur venne risparmiato e così il 'Giulio Cesare del Pacifico' poté continuare a comandare, perdere l'arcipelago e pronunciare poi il celebre 'ritornerò' prima di imbarcarsi per l'America. Mantenne la promessa e rimase nella Storia come uno dei più grandi capi militari moderni. Per gli ammiragli e i generali delle Hawaii, invece, non vi fu altrettanta comprensione, pur essendo a migliaia di km dalle più avanzate basi nemiche e venissero attaccati in completa sorpresa<ref>P.F. Vaccari, RID Maggio 1997</ref>.
 
Nel prosieguo delle fasi iniziali del conflitto, lo Zero falciò chiunque gli si mettesse contro. Sakai, che già abbatté un caccia P-40 durante la prima giornata di guerra, fu presto in grado di accreditarsi decine di vittorie, doppiette su di un P-39 e anche l'abbattimento di un B-17, sfruttando la potenza dei cannoni da 20 mm. In tutto ottenne così circa 60 vittorie (finirà la carriera con 64 successi accreditati), non male per uno che alla prima missione, pur abbattendo un aereo nemico, fu pesantemente redarguito per il modo 'stupido' di combattere rischiando troppo. Ma imparò la lezione e non sbagliò più.
 
Fino a quando non capitò su Guadalcanal. ''Guadalcanal! Noi non sapevamo nemmeno che cosa fosse prima di quella mattina''. Divenne invece il fulcro del confronto tra USA e Giappone, un posto maledetto per uomini e macchine. Era il primo pomeriggio quando il Tainan Kokutai venne mandato a bombardare le navi americane in mare: 18 caccia in scorta a 27 bombardieri. Sakai vide che non c'erano caccia, e mentre i bombardieri picchiavano sulle unità americane, si guardava attorno. Avvistò improvvisamente 8 aerei. Si lanciò subito all'attacco, pensando di sorprenderli. Ma c'era qualcosa che non andava: ''Se vogliono combattere, dovranno allargare la formazione!'' E invece la stavano stringendo. Sakai non capiva cosa stesse succedendo. Poi giunto a 300 metri, si accorse che era caduto in una trappola. ''Avevo pensato che fossero caccia, ma no! Erano bombardieri TBF e non c'é da stupirsi se stessero stringendo la formazione''. I tozzi bombardieri Grumman TBF non sembravano, da distanza, molto diversi rispetto ai Wildcat. Sakai gli andò addosso a tutto gas e per quando si accorse della differenza era troppo tardi. Non solo l'avevano visto, ma in quel momento sedici mitragliatrici lo stavano puntando, e la metà erano di grosso calibro. Sakai sparò aggrappandosi selvaggiamente al pulsante, a quel punto non c'era nient'altro da fare perché anche manovrare per scappare avrebbe significato esporsi al fuoco nemico. Fu centrato in pieno da numerosi proiettili e lo Zero andò giù. Sakai si riprese, si accorse di avere una profonda ferita alla testa, del sangue. Pensò: se devo morire, voglio trascinare con me una nave americana. Ma non vedeva nessuna nave: non vedeva niente. Era ferito anche agli occhi e uno in particolare. Tentò stropicciandoseli di guadagnare una minima visuale, e alla fine riuscì a vedere qualcosa da uno di essi. Era lì, ferito, con lo Zero crivellato di proiettili, nella missione 'più lunga' a cui era stato assegnato, e quasi non vedeva nulla. All'epoca non c'era il GPS, INS, pilota automatico e così via, nemmeno le radio giapponesi erano affidabili. Ma lui riuscì a tornare alla base praticamente da solo, dandosi pugni in testa per non perdere i sensi. Quando scese dall'aereo sentì i suoi avieri e compagni assiemarsi attorno a lui e dargli pacche sulle spalle. Uno gli gridò: 'Sakai! Non dire mai la parola muoio!'. Saburo rimase per mesi in ospedale, ma non recuperò più l'occhio ferito, anche se salvò fortunosamente l'altro. In seguito tornò a combattere, ma le cose erano diventate più difficili<ref>Take-Off: 'Zero, il Samurai superiore'</ref>.
 
 
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Gli Zero, come si è accennato, trovarono duri opponenti nei caccia americani ed erano stati sconfitti dai P-40 nell’ultima battaglia a difesa dell’Australia, nell'estate del’42. Ma nel ’43 ritornarono col solito compito di scortare i G4M, stavolta trovandosi contro gli Spitfire Mk V. Il prestigioso caccia britannico era presente in almeno un centinaio di esemplari e c’erano anche piloti esperti e una copertura radar. I Giapponesi si presentarono con gli A6M3, potenziati rispetto agli A6M2, anche se con minore autonomia, il che spesso si rivelava fatale nelle lunghe missioni sul mare. Ad ogni modo, il loro armamento era adesso potenziato: pur conservando l’alimentazione a tamburo, i cannoni Tipo 99 avevano ora 100 colpi l’uno ovvero circa 11 secondi, più che sufficienti per un impiego generoso dei cannoni in ogni fase del combattimento aereo. Quando i piloti degli Spit, spesso veterani in Europa dove erano abituati a vincere con rapide manovre ogni avversario, si trovarono ad affrontarli, pensarono di avere successi facili con i loro potenti mezzi. Ma gli Zero, nonostante l’alta quota, erano perfettamente in grado di contrastarli e finì come con gli Hurricane l’anno prima: in pochi combattimenti sostenuti in quell'estate, vi furono ben 21-26 Spit abbattuti contro appena 3-4 Zero, oltre a pochi bombardieri. Gli Spit le presero anche contro i Ki-43, che si permisero di abbatterne due contro un’unica perdita loro durante l’unica incursione dell’Esercito giapponese<ref>Vedi Vaccari ott 2003</ref>.
 
I risultati riportati da P.F. Vaccari (RID Ott 2003) parlano dei seguenti risultati, tutti ottenuti dal 202 Kokutai, in missioni generalmente vertenti sugli attacchi a Darwin.
 
*15-3-43, 19 G4M scortati da 26 Zero vengono intercettati da 27 Spitfire Mk.V. Risultato: 4:1 per gli Zero
*2-5-43, 18 G4M e 26 A6M vengono affrontati da almeno 33 Spitfire. Risultato: ben 14 Spitfire perduti, anche se solo 5 di essi abbattuti dagli Zero, gli altri per guasti e mancanza di carburante. Nessun aereo giapponese venne perso in quello che forse è rimasto il più grande smacco degli Alleati nel teatro del Pacifico, almeno dopo il '42.
*17-5-43, altri 9 G4M e 7 A6M decollarono dalla Nuova Guinea. 2 dei Sei Spitfire decollati vengono abbattuti senza corrispettivo
*28-5-43: finalmente gli Spitfire ottengono un risultato, 3 G4M dei 9
*20-6-43, incursione di 18 Ki-21, 9 Ki-48 e 22 Ki-43-II. Gli Spitfire subiscono due perdite contro un Ki-21 e un Ki-43. Questa fu l'unica incursione dell'aviazione dell'Esercito con i bombardieri (caccia e ricognitori entrarono nello spazio aereo australiano in diverse altre occasioni)
*28-6-43, 9 G4M e 27 A6M3 attaccano Darwin, contrastati da ben 43 Spitfire, ma tutto quello che riuscirono a fare fu abbattere un bombardiere e danneggiare 4 A6M, perdendo uno dei loro
*30-6-43: 23 G4M e 27 A6M tornano per bombardare una base vicino a Darwin. Vengono accolti da ben 38 Spitfire. Un G4M venne colpito e in seguito, all'atterraggio, andò perduto fracassandosi. Ma gli Spitfire, per questo modesto risultato, perdono sei dei loro. A terra vengono distrutti 5 aerei, di cui 4 erano bombardieri pesanti B-24.
*6-7-43: altra incursione diurna con 22 G4M e 26 A6M; 33 Spitfire accettano la sfida e combattono con grande accanimento. Stavolta ben 3 G4M vengono abbattuti, ma questo non impedisce un efficace bombardamento di un aeroporto (un B-24 distrutto e tre danneggiati, un deposito di carburante incendiato ecc), e sopratutto, ben sette Spitfire vengono abbattuti dagli Zero. Questo fu l'ultimo dei bombardamenti diurni sull'Australia, dopo di ché i Giapponesi dovettero rititarsi dalle Salomone e dalla Guinea.
 
Gli Spitfire del 1 Wing avrebbero dovuto fare a pezzi queste unità d'attacco, specialmente considerando che i piloti nemici dovevano arrivare sul continente con una lunga e faticosa missione di scorta. Invece persero in azione 38 dei loro aerei ottenendo 3 A6M, un Ki-43, un Ki-21 e sette G4M, decisamente troppo poco, anche considerando ben 18 vittorie reclamate sui ricognitori veloci Ki-46. Questo, nel mentre gli americani, con i loro meno brillanti P-40 stavano ottenendo risultati nettamente migliori sulle Salomone Orientali (da cui l'abbandono giapponese dei propositi di conquista dell'Australia settentrionale). Un pilota inglese raccontò che si buttò ad alta velocità (500 kmh) alle spalle di uno Zero, il quale però fece un perfetto looping dal raggio di circa 200 metri, e subito si ritrovò alle spalle dello Spit, al quale nulla servì attaccare ad alta velocità l'avversario. L'inglese fece solo in tempo a buttarsi in una precipitosa picchiata che da 7.000 metri lo portò fin sul mare, riuscendo a distanziare fortunosamente il giapponese.
 
Questo per dire quanto gli Zero fossero pericolosi, specie con chi cercava di duellarci. Il cortocircuito logico è che in Europa gli Spit erano capaci di battersi contro i Bf-109 che facevano invece strage di P-40, mentre in Australia gli Spitfire persero malamente contro gli Zero e i P-40 pareggiarono. Detta così è un controsenso, ma come si è visto vi erano vari altri aspetti da valutare, tra cui il potenziamento degli Zero e l’esperienza dei suoi piloti del 202 Kokutai. Se si considera queste pur limitate esperienze, quindi, questo caccia, per quanto limitato in potenza, ottenne sugli Spitfire un rapporto abbattimenti-perdite agevolmente superiore a quello dei ben più possenti FW-190A, che già seminarono sgomento nella RAF (pur non andando molto oltre il 2:1).