Caccia tattici in azione/Anni '30-2: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: {{Caccia tattici in azione}} ==P-26== 300px|left| La storia dei caccia americani di tipo 'moderno' è fatta di tanti passi. Uno di essi è il P-26, aereo che a...
 
Riga 201:
Gli ultimi 'Nate', oramai relegati (dopo il '42) a compiti secondari e d'addestramento, erano ancora in servizio alla fine della guerra. Alcuni di essi -oltre a qualche raro A5M- verranno anche spesi in azioni kamikaze nel '45, accompagnando così l'Impero in tutta la sua parabola discendente: dal momento più alto, alla rovina finale.
 
 
==PZL==
Può sembrare strano, ma negli anni '30, ad un certo punto, gli aerei da caccia più interessanti erano quasi tutti nell'Europa orientale. C'era la famiglia dei Polikarpov, sia biplani che monoplani; quella degli Avia, biplani dalla notevole potenza; e i PZL polacchi, che erano qualcosa di diverso dalle altre configurazioni. Nacquero allorché un giovane progettista, Zygmund Pulawski, uscito da poco dal Politecnico di Varsavia, venne messo a capo dell'ufficio di progettazione della PZL, industria di Varsavia nata nel '27 per costruire aerei avanzati e di costruzione metallica. Negli anni '20 era un qualcosa che suonava quasi eretico, essendo stabilmente affermata la formula biplana con struttura mista e rivestimento in tela sia per i caccia che per le macchine di maggiore peso, come i bombardieri e i trasporti (anche civili). Ma Per ottenere un caccia con sufficiente portanza e resistenza aerodinamica relativamente contenuta era pur sempre possibile tentare altre vie. Pulawsky provò con con una formula, per l'appunto 'l'ala Pulawsky', che era una sorta di ala parasole come quella degli attuali aerei da turismo. La costruzione era in metallo a sandwich, ovvero con pià strati, profilo avanzato Bartel per l'ala, la cui radice si assottigliava vicino alla fusoliera, con la quale si univa com sull'I-15. C'erano anche numerosi portelli d'ispezione, fatto insolito all'epoca. Il P.1 ebbe come successori altri aerei, in particolare il P.7 e il P.11, fino ad arrivare all'ultimo, il P.24. Questi tipi portarono in avanti la tecnologia e l'aviazione polacca ad un certo punto era praticamente l'unica ad avere una forza da caccia interamente monoplani. L'ala poggiava su due robusti montanti, collegati ad altrettante strutture di sostegno del carrello. L'abitacolo era aperto, e così continuò con il P.7, che aveva anche il motore ben carenato per ridurre la resistenza; le eliche però erano in genere a passo fisso, anche sui P.24. I Polacchi costruirono diverse centinaia di P.7 e poi di P.11, i quali ultimi erano i principali velivoli intercettori dell'aviazione nel '39. Erano capaci di 390 kmh e armati con due mitragliatrici ai fianchi della fusoliera e due nelle ali interne. Il primo settembre, con l'attacco tedesco alla Polonia, i P.11 combatterono duramente, sebbene fossero superati. Durante i primi attacchi, un paio di questi caccia salirono in per affrontare le formazioni della Luftwaffe, allorché finirono senza accorgersene in una formazione di Ju-87. Questi, grossomodo altrettanto veloci, erano armati di due mitragliatrici offensive e una difensiva. Ineditamente, però, gli Ju-87 si comportarono come caccia: avendo visto salire i PZL non esitarono un istante a gettarglisi addosso, e una raffica di mitragliatrice centrò il serbatoio del capo-coppia, facendolo esplodere. Il gregario, tale ten. Gnys, si disimpegnò rapidamente dalla minaccia mortale. Non ebbe molto tempo per pensare alla perdita del suo comandante o alla propria incolumità, perché di lì a poco si imbatté in due Do-17E. Fece fuoco su entrambi e poi li perse tra le nubi. Non confermò di averli abbattuti. Ma non andarono lontano. Si trattava di due aerei del KG 77, di ritorno dal bombardamento su Cracovia, ed entrambi si schiantarono al suolo, a circa 100 metri di distanza l'uno dall'altro. Così la Luftwaffe ottenne la sua prima vittoria della II GM, non per mano dei Bf-109 o 110, ma di uno Ju-87; e subì le sue prime perdite, due anziani ma ancora validi bombardieri Dornier<ref>Monografia Bf-109, Osprey aviation</ref>. Con una buona posizione anche dei relativamente moderni e veloci bombardieri erano quindi vulnerabili ad un caccia mediocre, che si permise una doppietta, evento raro (per esempio, tra i caccia CR.32 e 42 accadde molto di rado che si riuscisse anche solo a rivendicare due bombardieri Blenheim da parte di un solo cacciatore), ma date certe condizioni, possibile.
 
Per l'aviazione polacca non c'era nulla da fare: tecnologicamente avanzata per molti anni, era adesso decisamente superata, oltre che inferiore in numero. Tuttavia, la situazione venne peggiorata dall'inerzia. Come spesso accade (anche in URSS e Italia) chi si è mosso per primo, poi ha subito il problema di una linea obsolescente da rimpiazzare, ma con programmi costosi e complessi, non adeguatamente seguiti perché ci si attardava a produrre quello che era già disponibile, magari migliorato leggermente. Ma anche così, lasciare la responsabilità della difesa aerea ad un centinaio di P.7 e a circa 150 P.11 era davvero una sconfitta sicura, mentre non si fece nulla per rinforzare tale componente con velivoli più moderni. Mentre questi erano allo studio, va anche detto che c'era già un apparecchio nettamente migliore, il P.24, ultimo della dinastia. Era simile agli altri, ma con motore da circa 1.000 hp e un potente armamento. Purtroppo questo discreto intercettore era in produzione sì, ma solo per l'export, l'aviazione polacca ne aveva ricevuto soltanto uno al momento dell'invasione.
 
Il P.24, caratterizzato da un abitacolo chiuso, dovette adottare per lo più motori Gnome-Rhone francesi. Non c'era un analogo tipo in produzione in Polonia, per questo (o anche per questo) venne prodotto solo per clienti esteri. Il P.24c (Turchia, due cannoni da 20 e due mtg, oppure 4 di queste ultime), il P.24e (Romania, due cannoni e due mtg.), P.24F (Bulgaria, idem), P.24f e g (Grecia, l'ultimo di questi due tipi aveva 4 mtg) furono così un successo commerciale non indifferente per l'epoca. Il modello per la Polonia era il P.24p, ma non venne prodotto in serie: l'ordine arrivò appena prima dell'invasionte tedesca, troppo tardi.
 
I P.24 ebbero impiego piuttosto diffuso durante la II GM. L'uso più importante fu forse quello fattone dalla Grecia, i cui pochi aerei tentarono di arginare le formazioni di bombardieri e caccia della Regia Aeronautica; ma i greci in tutto possedevano poco più di 150 aerei di tutti i tipi (i caccia più avanzati erano un pugno di Bloch 151), e presto dovette intervenire la RAF per aiutarli. I PZL ottennero qualche vittoria, ma non erano migliori dei CR.42 (che erano almeno altrettanto veloci pur essendo meno potenti e biplani), e così non lasciarono grossi risultati, subendo la superiorità numerica nemica e perdendo presto parecchi velivoli, tanto che dovettero essere integrati dai Gladiator. Così l'ultimo della dinastia di caccia monoplani, nati appositamente per superare i biplani dell'epoca, si ritrovò paradossalmente decimato e rimpiazzato da aerei biplani, rispetto ai quali non riusciva ad essere un netto passo avanti.
 
==Dewoitine==
Un altro passo avanti importante per la tecnologia aeronautica fu senz'altro la famiglia di caccia monoplani Dewoitine. Abbandonata la configurazione a 'parasole' (ala alta con travatura di sostegno inferiore) dei tipi D.371, la ditta francese creò un nuovo aereo per il concorso C.1 del 1930, per un nuovo caccia monoposto. Era un progetto molto avanzato e venne chiamato D.500. Ala grande ma quasi interamente a sbalzo (in pratica era sostenuta dal grosso carrello fisso con sostegno a tre travi), rivestimento liscio metallico e l'unico elemento non tanto felice rappresentato dal grosso radiatore ventrale, assai goffo. Volò il 18 giugno 1932 e si dimostrò il migliore dei tipi presentati, da qui la vittoria e la produzione in serie. Di esso vennero realizzati relativamente pochi esemplari, armati con 4 Darne o MAC 1934 da 7,5 mm. Poi ne verranno realizzati altri, complessivamente ben 25 sottotipi diversi: D.501 e D.510, in più configurazioni. Per l'Aviazione francese vennero costruiti 100 D.500 e 133 D.501, mentre nel '34 apparve il D.510 con un motore potenziato da 860 hp, sempre a cilindri in linea. In tutto ne vennero realizzati 118, su una produzione che contando anche l'export, era stata di 398 apparecchi. Non era un caccia eccezionale, a dire il vero. La velocità massima del D.501 era di 367 kmh, più lento (alla stessa quota di 5.000 m) dello SPAD 510, il D.510 era invece capace di circa 400 kmh. Ma era ancora lento rispetto agli I-16, pure monoplani e che apparvero in quel periodo: il radiatore, il carrello fisso e l'ala molto ampia (oltre 12 m) non lo aiutavano molto nel valorizzare le proprie qualità. Ma la strada era tracciata e portò al D.520, il migliore caccia francese della II GM. L'armamento di questi monoplani era possibile scegliendo varie combinazioni, tra il 7,5 e il 23 mm (cannoni Madsen, tra i migliori dell'epoca); il pezzo più significativo fu l'HS S7 da 20 mm, che sparava dal mozzo dell'elica. Da notare che con una motorizzazione simile, così come le armi (un cannone e due mtg) il successivo MS.406 era capace di arrivare (almeno teoricamente) a circa 480 kmh, superando nettamente il D.510, anche se quest'ultimo poteva salire a 5 km in 6 minuti e 5 secondi, un tempo eccellente per l'epoca. Il D.510 ebbe uso solo in qualche circostanza, sopratutto da parte cinese contro l'aviazione giapponese nei tardi anni '30.