Caccia tattici in azione/Monoplani della Regia: differenze tra le versioni

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Il costo del Re.2001 Ariete I (o Falco II) era di 600.000 lire, quando un C.202 costava solo 525.000 lire; ma questa differenza, sensibile ma non drammatica, da sola non poteva spiegare il successo del primo sul secondo. Infatti, del resto, l'F.5 a costruzione mista costava molto meno dei caccia metallici come il G.50 (e rispetto ai quali era superiore, nonché privo di autorotazione), ma non ebbe che un prototipo e una dozzina di macchine di preserie passate in ordine. Il Reggiane 2001 era molto più moderno rispetto al Macchi, e come si è visto qua sopra, si trattava dell'unico caccia italiano davvero multiruolo. L'aspetto del Reggiane era simile a quello dell'Hurricane, e così le prestazioni; il velivolo italiano era tuttavia più moderno e compatto, totalmente metallico, e con una struttura avanzata, anche più di quella del Macchi 202 (che invece era piuttosto .. conservatrice), nonostante avesse perso i serbatoi integrali del Re.2000. Quest'ultimo doveva avere un'efficienza di consumi piuttosto scadente, se con più carburante, meno potenza e una velocità appena inferiore era tuttavia incapace equivalere in autonomia il Re.2001. Il Re.2001 aveva moltissimi vantaggi sul C.202: carico alare più basso grazie ad un'ala più larga; tangenza superiore; autonomia nettamente maggiore; armamento standard superiore (come il C.202 con armi aggiuntive, ma con più munizioni); adattabilità come caccia notturno, cacciabombardiere (anche con carichi eccezionalmente pesanti per la potenza installata), caccia imbarcato e persino caccia controcarri. Di fatto, aggiungendo anche la ricognizione, non solo era simile all'Hurricane, ma era anche altrettanto flessibile. Come il caccia inglese, era persino prevista una versione controcarri (ma molto meno armata). A differenza dell'aereo inglese, era stato anche pensato in versioni antinave, sia basate a terra che in mare. L'agilità era ottima, anche migliore di quella del Macchi 202. Quest'ultimo era capace di una sola cosa, basicamente: la caccia e l'intercettazione, grazie alla velocità di salita e massima, ma era poco armato, e incapace di eseguire missioni di scorta a lungo raggio.
 
Insomma, di tutto ciò si deduce che il Reggiane sia stato messo un pò in secondo piano rispetto al Macchi: era capace di fare quasi tutte le missioni possibili, ma di fatto non venne apprezzato per quel che valeva e la sua produzione ammontò solo al 20% del rivale. La Caproni sembrava, malgrado la sua potenza industriale, decisamente in difficoltà con la concorrenza: anche il caccia F.6 non ebbe successo. Questo, con l'ala in legno, arrivava pur sempre a 550 kmh e manteneva le sue doti di agilità di prim'ordine, più 4 armi da 12,7 mm. Con l'ala metallica arrivava a 570 kmh e l'unica ragione di inferiorità rispetto al C.202 erano 30 kmh di velocità massima in meno. In contraccambio aveva altre doti, tra cui il doppio della potenza di fuoco. Come dimostrato dai Ki-61 giapponesi, più che puntare tutto sulla velocità era necessario trovare un compromesso, e questo avrebbe potuto esserlo. Ma per la R.A. non lo fu. E'È vero che il Re.2001 venne messo a punto troppo in ritardo, anche per problemi di fornitura di materie prime, e anche questo causò dei problemi alla reputazione del caccia. Forse il velivolo ebbe sopratutto il problema di non poter staccare nettamente nessuno dei caccia nemici. La sua velocità massima era inferiore a quella del Bf-109E e pari a quella dell'Hurricane Mk.II. Il C.202 (e il Bf-109F) erano invece circa 50 kmh più rapidi, più veloci anche dei P-40. Forse questo faceva la differenza nei combattimenti aerei contro nemici nettamente più numerosi. Ma il Reggiane era capace di fare moltissimi altri ruoli che il Macchi poteva a stento emulare, o addirittura era del tutto incapace di eseguire.
 
Forse la più azzeccata definizione del Reggiane 2001 la dà Florenzo Macchi<ref>Ali tricolori, supplemeno ad Aerei nella Storia n.27; idem per il Re.2001GV</ref>. Ironia della sorte, questo pilota di caccia (ne volò di tutti i tipi) non era un pilota del Folgore, ma del rivale Reggiane. Lui trova quest'aereo 'discreto', una definizione molto ben calibrata (evidentemente le 'eccellenze' andavano cercate altrove). Con questo velivolo ottenne due vittorie, contro avversari all'altezza: un Hurricane e un Beaufighter. Nel ricordare gli aerei provati ha parole di elogio per il Bf-109. Ma sopratutto, ricorda ancora con grande ammirazione gli Spitfire, e con timore reverenziale parla della loro tattica preferita: scendere giù da alta quota, sparare raffiche spesso micidiali e poi andare giù in picchiate vertiginose, sperando di scappare dagli aerei dell'Asse. Il motore Merlin era vulnerabile ai 'g-negativi', ovvero alla mancanza di alimentazione durante le picchiate, ma questo solo fino a quando la velocità non si stabilizzava un pò, e l'accelerazione calava. Detto in altri termini, se era lo Spit a cogliere l'iniziativa, poteva presentarsi ad alta velocità e senza problemi di motore. I caccia con i DB-601-605 potevano provare ad inseguirlo (certo il Macchi non era il migliore per tale compito, essendo piuttosto lento), ma lo Spit, motore a parte, poteva vantare un'aerodinamica sufficiente per staccare in picchiata qualuque caccia eccetto aerei come il Re.2005 e il P-47: una volta accellerato al massimo, era imprendibile anche per il Bf-109.
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Spesso si sente affermare che il Macchi 200 fosse un velivolo talmente valido, da superare l'Hurricane. E'È un'affermazione che episodicamente potrà anche essere supportabile, ma qui va aperta una lunga parentesi. Nella vecchia ma valida enciclopedia Armi da Guerra (De Agostini, ma è la versione italiana di un'opera britannica) n.99, si legge in proposito che il Macchi 200 che esso, svantaggiato da un motore abbastanza potente, quando entrò in servizio nel '39 ''era già surclassato dall'Hurricane che volò 2 anni prima''. Ancora, si dice che i Saetta ''si batterono bene contro gli Hurricane Mk.I'', che non è necessariamente in contraddizione. Infatti si afferma poi che ''poterono confrontarsi quasi alla pari con i primi Hurricane Mk.I''. Infine, nella sezione 'I Caccia dell'Asse nel deserto'', si dice che ''Ovviamente, di fronte a macchine come l'Hurricane e il Tomawhak, che equipaggiavano sei squadroni britannici e della SAAF, gli italiani non erano riusciti ad assicurarsi l'iniziativa tattica, perché i loro G.50 e C.200 erano alquanto inferiori ai caccia Alleati''
 
Poi si racconta di come le cose cambiarono quando entrarono in servizio i Bf-109E del I/JG 27, che iniziarono abbattendo un Hurricane il 19 aprile 1941; nel corso di sei settimane i 37 piloti del gruppo distrussero 63 aerei, quasi quanto gli italiani negli 8 mesi precedenti sulla guerra del deserto. Si parla anche dei CR.42 e dei Gladiator: inizialmente gli italiani avevano il CR.42 e i britannici erano parimenti 'poveramente equipaggiati con alcuni Gladiator'. Nelle relativamente rare occasioni in cui questi due protagonisti ebbero modo di incontrarsi ottennero risultati pressoché pari: in generale la R.A. aveva piloti molto abili (acrobaticamente) e l'equilibrio tattico era mantenuto dall'aggressiva attitudine dei piloti della RAF (tradotto, andavano più al sodo, con meno piroette nel cielo).
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Questo dà l'idea di come le cose prendano una forma diversa quando c'é da verificare le affermazioni con i controlli incrociati, sebbene qualche margine di incertezza resti sempre.
 
E'È un dato di fatto che i Macchi 200 non intaccarono la potenza aerea britannica e che gli Hurricane, e poi i P-40, risultarono in grado di dominare le proprie zone operative. Naturalmente non sempre le cose andavano così, e in altri teatri (per esempio in URSS) vennero ottenuti risultati migliori di questi; tuttavia il Macchi non fu mai un grosso problema per i monoplani anglo-americani, anche se si può osservare che il demerito fosse forse, più ancora dell'aereo, dei piloti o meglio ancora, delle loro tattiche di combattimento, come osservava l'asso Pickering, uno dei difensori di Malta. In ogni caso, la tipica formula assolutoria, per la quale le macchine erano tra lo scarso e l'eccellente, ma i piloti tra l'ottimo e l'eccezionale, va quasi ribaltata. A prescindere dal coraggio e dalle acrobazie aeree, i risultati non furono eccezionali. E dato quanto visto sopra, no vi è un supporto concreto a certe affermazioni recentemente scritte da alcuni autori. Marcon, in un articolo sull’Hurricane (Storia Militare mag. 2000) affermò che il Macchi era ‘leggermente inferiore in prestazioni, ma superiore in maneggevolezza, e quindi pericoloso se in mani esperte’. Il che è vero, anche perché è inutile affidare ad un pilota incompetente un qualsivoglia tipo di caccia, specialmente se dall’altra parte vi sono avversari che sanno il fatto loro. In seguito Marcon parla dei P-40 (sempre su Storia Militare, ma del gennaio 2001) e ci dice che questi caccia americani erano capaci di affrontare ad armi pari il C.200 e di superate tanto l’Hurricane quanto i CR.42 e G.50. Il che, per sillogismo aristotelico, significa che il Saetta era (secondo Marcon) migliore dell’Hurricane, promosso quindi da ‘pericoloso’ a ‘superiore’.
 
Poi vi sono anche più recenti affermazioni come quelle di D.Lembo ''una volta superati i problemi di dentizione, il Macchi 200 si dimostrò il miglior caccia della sua epoca, come dimostrato dai numerosi successi su di uno dei suoi avversari: l'Hurricane''<ref>Supplemento ad Aerei nella Storia, n.27, 2003</ref>. Che il Macchi 200 fosse 'il migliore' in un'epoca che vedeva già in servizio Bf-109E, Spitfire e Zero è altamente opinabile (a meno che non si riferisse solo all’Italia), ma di sicuro non è supportata dall'invocazione dei 'numerosi successi' contro l'Hurricane, specialmente quando si consideri che Malta fu davvero l'apice della qualità per i cacciatori ('a Malta non c'é posto per piloti mediocri' sbottò un ufficiale inglese), con gli aerei sfruttati al meglio (mentre il gran numero di cacciatori del Commonwealth non era necessariamente di gran valore ed esperienza, si pensi invece alla concentrazione di ‘assi’ che volarono con i pochi Macchi 205). Quello che succedeva su Malta rappresentava l’apice della qualità di entrambe le parti in lotta.E, dati alla mano, i risultati non supportano tali giudizi, a meno di non implicare che i piloti italiani fossero delle scamorze totali e che i Macchi contennero almeno i danni (in effetti, fecero certo meglio dei G.50 e CR.42). Quanto alle dichiarazioni delle perdite, esse prese da sole sono inaffidabili. Lo stesso Marcon (S.M. ago. 1997) ricorda come per il gen. Santoro la RAF perse 844 aerei da caccia (di cui 300 al suolo) con 518 piloti, contro 897 aerei tedeschi (di cui 403 caccia) e 570 italiani (237 caccia). Ma queste cifre non sono confermate dalle ricerche dei decenni successivi: nel 1940, a Malta, c’erano solo sei caccia, rinforzati da altri 21 per la fine dell’anno, 211 nel ’41 e 382 nel ’42, per un totale di 620 aerei. Le perdite di caccia (eccetto quindi altri tipi) sarebbero state solo di 465, di cui 6 nel ’40, 120 nel ’41 e 339 nel ’42. Per gli italiani e i tedeschi, le cose sono anche meno semplici da rilevare: Santoro ha dato 199 aerei italiani persi più 349 tedeschi: 35 nel ’40, 146 (68 italiani) nel ’41, 367 (96 italiani) nel ’42. Quindi l’unico modo per raccapezzarsi e avvicinarsi alla realtà è quello di indagare negli archivi esistenti e portare fuori tutto quello che è ancora disponibile,o altrimenti prendere per buone le rivendicazioni e le valutazioni di parte, che in pratica superano il totale degli aerei messi in campo e quindi sono certamente esagerate. In ogni caso, che gli italiani non siano riusciti con le loro forze a battere i britannici è vero, anzi non riuscirono nemmeno a togliergli l’iniziativa strategica. E per la fine del 1940 stavano perdendo pesantemente in tutti i teatri d’operazioni: Manica, Malta, Africa, Grecia, Mediterraneo in generale. Non riuscivano nemmeno a difendersi dalle poche incursioni aeree e navali avversarie. Alla fine, se l’Italia non uscì battuta in pochi mesi di guerra e contro un nemico tutt’altro che superiore in termini quantitativi, fu solo per il precipitoso intervento tedesco.