Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 2: differenze tra le versioni

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Un cenno anche per il supposto 'distruttore' della Breda: il '''[[w:Ba.88 Lince|Ba.88 Lince]]'''. Quest'apparecchio era andato per aria già il 20 ottobre del '36 come successore (ma non nella stessa categoria) del Ba.65. Si trattava di un velivolo molto avviato, dalle linee snelle (sopratutto in termini di 'spessore' della fusoliera, molto profonda) e possenti, a similitudine di altri apparecchi che dal '34 si studiavano in sette nazioni diverse. Era un velivolo che si dimostrerà, con il suo collaudatore Furio Niclot Doglio, capace di conquistare un record di 517 kmh su 100 km pur con appena due motori da 900 hp I.F. K14, il 10 aprile successivo arrivò il record di 475 kmh su una distanza di 1.000 km. Il primo record venne fatto a danno dei francesi, mentre il 5 dicembre 1937, con i Piaggio P.XI da 1.000 hp, raggiunse 554,375 kmh con 1.000 kg su 100 km, e il 9 dicembre fece oltre 524 kmh con 1 t su 1.000 km, entrambi i record strappati ai Tedeschi. Il Ba.88 era nel frattempo apparso come aereo da combattimento, con armi di bordo e doppia deriva.
 
La struttura era robusta, e l'aereo aveva molti perfezionamenti, con 3 mtg Breda (anch'esse 'di casa') da 12,7 mm con 1.250 colpi (quella centrale ne aveva 450, e poteva teoricamente essere rimpiazzata con un cannone da 20); persino la mitragliatrice dorsale da 7,7 era in una posizione motorizzata anziché nel solito piccolo sostegno manuale. La fusoliera era a traliccio come anche l'ala bilongherone. Le prestazioni erano simili a quelle previste da aerei come il Beaufighter e il Br.693. Il prototipo superava anche le capacità previste per l'avanzato He.119 tedesco con due motori nella fusoliera. Ma tutto questo non funzionò: con tutti gli inutili appesantimenti della 'militarizzazione', l'aereo si dimostrò talmente sovrappeso che le prestazioni reali quasi si dimezzarono. Dopo 15 missioni contro la Corsica, i Ba.88 del 7° e il 19° Gruppo (dal novembre del '39) con 32 aerei l'uno, praticamente uno stormo. Il 7° Gruppo andò in Africa e là i filtri antisabbia e il caldo resero i Ba.88 incapaci persino di fare quota, mentre la velocità scendeva a 260 kmh. Anche alleggerendoli di 400 kg tra cui l'eliminazione dell'armiere e mitragliatrice, le cose non cambiarono molto, mentre era necessario volare con angolo di 5 gradi a salire per non stallare. Per il novembre erano già radiati, non prima che la produzione di 144 aerei da parte della IMAM e della Breda fosse stata terminata. E'È strano che quest'apparecchio abbia reso tanto male. Si è parlato di sottopotenziamento e di alto carico alare, ma non era tanto diverso dal Bf-110. Era un progetto sbagliato, evidentemente: nemmeno il BA.88M con ali aumentate e aerofreni ebbe successo, nonostante che alcuni vennero realizzati dai 2 lotti prodotti e fossero alleggeriti di tutte le armi pesanti, mentre i due motori A.80 vennero rimpiazzati dai più affidabili A.74 di minor potenza. Venne valutato a Guidonia nel '42 senza successo alcuno. Così ebbe fine uno degli aerei teoricamente più potenti della Regia, che nel '40 rappresentava circa il 5% del totale disponibile. Assieme al fallimento dell'SM.85-86, e alla malriuscita dei Ca.310/311 fu un bruttissimo colpo per il rinnovamento della Regia Aeronautica. Per conto il più valido Ro.57 non venne prodotto se non dopo anni.
I '''CANSA FC.20''' erano invece dei velivoli da osservazione terrestre, rivisti e rielaborati molte volte. Piuttosto grossi, di identità incerta, alla fine da ricognitori divennero aerei da attacco e persino caccia distruttori. Prodotti in pochi esemplari, ebbero nel '43 qualche azione contro i bombardieri, ma a quote tali che come il cannone sparava, l'aereo tendeva a stallare. Con un cannone da 37 mm, alcune mitragliatrici offensive e difensive da 12,7, una pesante corazzatura a 'vasca da bagno' in stile Il-2 o HS-129, erano stati approntati con ritardo (anche per la difficoltà di saldare bene la corazza) e alla fine risultarono l'ennesimo tipo minore di aereo della R.A., entrato in servizio a stento e a causa delle prestazioni modeste, senza un ruolo preciso.