Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Olanda-2: differenze tra le versioni

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Se gli F-16 erano uno dei pilastri dell'Aeronautica olandese, anzi praticamente l'unico (assieme ai Patriot e gli HAWK), il Leopard 2 (assieme agli IFV e l'artiglieria) era la componente cardine dell'Esercito. E come gli F-16, una buona parte dei Leopard 2 venne destinato ad essere ammodernato allo standard A5, programma tedesco ma che interessava anche l'Olanda, che dai primi anni '81 era utente di ben 445 carri Leopard 2. La forza corazzata olandese, armata con numerosi carri Leopard 1 e 2, cingolati per la fanteria della famiglia AIFV, semoventi come gli M109 e i Gepard, era davvero rimarchevole e moderna: gli M109 erano ancora i sistemi di riferimento, ragionevolmente efficaci ed assai economici, nel settore dei semoventi; i Gepard (Ceasar per gli olandesi, con alcune attrezzature come il radar di ricerca nazionali) e i Leopard 2 erano al top della produzione europea e mondiale, ed erano disponibili in quantità: basti pensare che ciascuno dei 95 Gepard-Ceasar costava quanto sei Leopard (poca sorpresa che l'E.I. li abbia valutati ma non adottati, anche se va detto che l'Italia ha prodotto su licenza oltre 1000 scafi Leopard 1 e poi ha speso quasi mille miliardi per i SIDAM). Il programma d'aggiornamento Leopard 2A5 venne lanciato ufficialmente nel 1988 con due prototipi approntati per il 1992. Scelta la configurazione, è stato fatto un contratto per aggiornare centinaia di carri sia tedeschi che olandesi. Per i primi si trattava di 225 mezzi con costo di 340 milioni di marchi, per i secondi si trattava di 180 veicoli per altri 367 milioni. Se la 'Fase 1' avesse avuto successo, allora gli altri 150 mezzi olandesi che sarebbero rimasti nell'esercito dopo le riduzioni avrebbero ricevuto pure questo kit di modifica. Era un kit che prevedeva anzitutto un sistema di visualizzazione termica per il capocarro nel sistema di osservazione panoramica della EL OP, chiamato TIM (Thermal Imaging Module) in aggiunta al sistema per il cannoniere, sempre la stessa, ma il visore EMES 15 è stata spostata dalla parte anteriore del carro, a destra, sul tetto della torretta.Perché? Per due motivi: il 'buco' nella corazzatura non era certo salutare, anche se necessario per far passare l' 'occhio' elettronico del sistema a camera termica. Invece così è come sull'M1 Abrams, solo un pò più in avanti. Sul davanti è invece piazzata una corazzatura aggiuntiva passiva avanzata, a forma di cuneo (che lo fa somigliare al Challenger o all'M1, piuttosto che al Tiger del tempo di guerra), adottata dopo avere valutato anche l'adozione di corazze ERA. Inoltre un sistema di navigazione IFIS di 'vetronica' (comunicazione e presentazione dati), GPS e INS avrebbero rivoluzionato le capacità di muoversi, comunicare e posizionarsi, sempre se realmente adottato. Il peso era adesso di 59,5 t con tutto questo armamantario aggiuntivo, ovvero circa 4 più di prima, ma ancora ben sotto i limiti veicolari del mastodontico carro tedesco. Del resto il suo antenato Tiger I già pesava 56 t, e il Tiger II arrivava a 65 (per non parlare del derivato Jadtiger da 76 t, e dell'ancora più mostruoso carro Maus da 180 t, con lo stesso cannone ma in torretta brandeggiabile, cosa che non compensò l'aumento del peso di circa il 120%).
 
Gli IFV erano della famiglia M113, ma con la meccanica delle versioni più recenti, corazzatura aggiuntiva spaziata (per migliorare sia la protezione, anche contro le cariche cave, e la galleggiabilità: del tutto diversamente dai 'cugini' VCC-1, che hanno corazzatura aggiuntiva di appena 6 mm sopra lo scafo normale, e praticamente sono privi di capacità anfibia a causa dell'aumento di peso), e un utilissimo cannone da 25 mm in torretta. Come nel caso del BMP-1 si tratta di una torretta monoposto, per cui non si può dire che si tratti di una soluzione riuscita appieno: il capocarro è dietro il conducente, nello scafo, a lato del motore, e non ha una visuale ottimale per comandare il mezzo. Ma è il prezzo necessario come compromesso: infatti con un mezzo corazzato di tipo abbastanza economico, da appena 13 t, non si può pretendere di più: con una torretta biposto praticamente la capacità di carico per le truppe si ridurrebbe a forse mezza squadra di fanti,troppo poco: un mezzo tanto piccolo, con questa torretta, può essere usato come mezzo da esplorazione, ma come trasporto truppe avrebbe limiti fondamentali (è anche più piccolo del BMP, oltretutto). Basti dire che per implementare tutte le esigenze, gli americani sono arrivati all' M2 Bradley, da oltre 20 t ed estremamente costoso (600.000 dollari all'inizio anni '80) tanto da essere considerato un veicolo 'gold plated'. Metti cioè una torretta biposto con cannone da 25 mm, corazzatura pesante e una squadra di fanti, e ottieni un veicolo tanto costoso che pochissimi se lo sono potuti comprare. E'È anche vero che il LAV-25 e altri mezzi simili possono permettersi sia la torretta biposto, che la squadra fanti, che una massa di 13 t, ma per un mezzo cingolato è più difficile restare entro certi limiti: il VCC-80 italiano pesa circa 20 t eppure è relativamente piccolo.
 
Nel caso dell'AIFV, si è voluto semplicemente dare un successore potenziato ma ancora a portata di tasche degli acquirenti probabili, dell'M113, economico ma troppo limitato. IL parente povero è andato all'E.I (per esempio con solo una mitragliatrice scudata da 12.7 mm), quello 'ricco' agli olandesi e pochi altri. Per quanto meno mobile dei Leopard 2 (e forse anche dei Leopard 1) era pur sempre un compromesso notevole: e anche se era privo di missili TOW (riservati ad una versione specifica, come nel caso dell'M113 TUA), era capace di cooperare con i carri, distruggendo blindati nemici su distanze di 2 km col tiro rapido della sua arma, e capace al tempo stesso di ingaggiare elicotteri. Anche i carri nemici potevano essere messi in pericolo (anche se gli olandesi non hanno munizioni DU, di circa il 10% più perforanti di quelle al tungsteno, e con un micidiale effetto piroforico) se l'ingaggio era sui loro fianchi o retro, o qualche altro punto debole. Solo la scarsa ergonomia (peraltro aiutata da validi sistemi di visione, almeno entro i limiti del caso) di una torretta monoposto in cui v'é sia da cercare che da sparare limitano un pò questa capacità, ma il 25 mm è, sul campo di battaglia, un'arma definitivamente notevole, più pericolosa di quelle da 12,7 mm e 20 mm (quest'ultimo calibro non è mai riuscito, per ragioni di rapporto prezzo-efficacia, a rimpiazzare l'altro sui mezzi corazzati). Il BMP-1 aveva invece un set di armi del tutto diverso, mitragliatrice coassiale a parte, avendo un cannone a bassa pressione e un lanciamissili controcarri: armi meno precise e con tempi di reazione minori, come anche la cadenza di tiro, ma capaci di distruggere un carro armato senza troppi complimenti entro i 3 km di distanza (almeno teoricamente).
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In un ipotetico scontro teorico, in un territorio 'a tavola di biliardo' i carri Leopard 2A5 forse avrebbero potuto, in uno scontro diretto, distruggere la forza originale di 445 Leopard 2 e 468 Leopard 1, specie se si tratta di un ingaggio notturno o con cattive condizioni di visibilità. I Leopard 2 avevano solo la camera termica del cannoniere, i Leopard 1 nemmeno quella, essendo stata data priorità all'aggiornamento della lina di carri con mezzi del tutto nuovi, i Leopard 2 per l'appunto (e a quel punto non c'erano proprio soldi anche per modificare radicalmente i Leo1). Ma questa è solo una parte della verità: infatti i Leopard 1 hanno sistemi ottici senza pari (e rigorosamente tedeschi): il capocarro ha un periscopio da 20 ingrandimenti, il cannoniere da 12. I sistemi IR sono poco efficienti rispetto ai sistemi di terza generazione, ad immagine termica. Però è poco noto almeno un paio di fatti: che questo sistema può vedere parti molto calde di un mezzo (poca sorpresa visto che oltre i 500C il calore diventa tale da causare il 'calor rosso', visibile anche a occhio nudo). I cannoni di carro armato potevano essere visti anche a 2- 3 km se erano roventi, anche se il manicotto termico riduceva molto questa possibilità rispetto ad una canna 'nuda'. Inoltre i carri moderni non agiscono da soli, vi è sempre un appoggio di fanteria e artiglieria. L'artiglieria era capace di fare alcune cose: tra queste di trasformare la notte in giorno e il giorno in notte. Ovvero, lanciare munizioni fumogene e illuminanti. Se vi era il problemi di ridurre il raggio utile delle armi nemiche, una cortina fumogena poteva essere valida, anche se i sistemi ad immagine termica sono capaci di penetrare il fumo con una certa facilità: i sistemi laser di misurazione della distanza non necessariamente erano altrettanto efficaci nel fare il loro lavoro.
 
La notte era trasformabile in giorno con i bengala. Poniamo che un veicolo con sistema termico affronti uno privo di questo sistema: ma se l'artiglieria fornisce un lancio di bengala nella zona dove è probabile che il primo dei due si trovi, si vede un doppio effetto: da un lato questo viene 'visto' dal secondo mezzo, dall'altro i sistemi ad immagine termica (e IL) sono molto sensibili ai bengala (per esempio, si vedano i filmati ripresi dalle camere termiche di bersagli colpiti da bombe e missili: per alcuni secondi le fiamme 'accecano' letteralmente i sistemi di visione termici, specie delle prime generazioni, e lo stesso vale per gli apparati IL), col risultato da capovolgere i ruoli: in questo caso è il mezzo con il sistema termico che è disturbato se non accecato, e visibile al tempo stesso al veicolo senza apparato termico. Inoltre, in termini di protezione esiste un altro problema. E'È ben vero che la protezione frontale è fondamentale in uno scontro tra mezzi corazzati, ma questo è sopratutto vero in caso di ingaggi statici.
 
Nel caso di ingaggi dinamici, allora le cose sono diverse. Le fiancate dei mezzi corazzati, anche dei carri, non sono molto protette: se il frontale del mezzo è capace di resistere a tiri con cannoni da 120-125 mm, anche a bruciapelo, i fianchi e il retro dello scafo e torretta sono vulnerabili persino a proiettili da 25-30 mm decalibrati, specie se DU (come è successo nelle operazioni in Irak, casi di 'fuoco amico'). Innaffiando di colpi un carro armato è possibile centrarne i punti deboli che qualche colpo di cannone non necessariamente avrebbe trovato nella sua traiettoria. Quindi se il cannone da 105 mm del Leopard 1 non perfora il frontale di un Leopard 2, questo non è vero se l'ingaggio avviene di fianco, essendo capace di perforare circa 300 mm a 2 km con munizioni tipo le M111 israeliane. Inoltre l'artiglieria, specie con munizioni a grappolo, può colpire i corazzati mettendoli fuori uso se vengono localizzati per tempo, o stendere campi minati con lo stesso metodo. Poi nelle operazioni complesse sono presenti anche i mezzi della fanteria, come gli AIFV, come si è detto, tutt'altro che innocui per altri mezzi corazzati.