Caccia tattici in azione/Monoplani della Regia: differenze tra le versioni

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===MC.200===
Questo Quest'aereo divenneè il vero 'best-seller' dei monoplani italiani di prima generazione. Asciutto, contanto da avere la cappottatura del motore caratterizzata da tipiche 'bugnature' per ile teste dei cilindri del motore, era inizialmente un valido caccia; ma presto divenne anche obsoleto, dato che con 840 hp non era materialmente possibile ottenereavere un velivolo competitivo nel lungo periodo. Il suo vero merito fu l'iniziare una tradizione di aerei da caccia che è durata fino al Macchi 205-7, o se si preferisce, fino ad oggi, con la rinascita postbellica (ma senza più un diretto legame,) datocon che si parla delgli MB.326).
 
Spesso si sente affermare che il Macchi 200 fosse un velivolo talmente valido, da superare l'Hurricane. E' un'affermazione che episodicamente potrà anche essere supportabile, ma qui va aperta una lunga parentesi. Nella vecchia ma valida enciclopedia Armi da Guerra (De Agostini, ma è la versione italiana di un'opera britannica) n.99, si legge in proposito che il Macchi 200 che esso, svantaggiato da un motore abbastanza potente, quando entrò in servizio nel '39 ''era già surclassato dall'Hurricane che volò 2 anni prima''. Ancora, si dice che i Saetta ''si batterono bene contro gli Hurricane Mk.I'', che non è necessariamente in contraddizione. Infatti si afferma anche che ''poterono confrontarsi quasi alla pari con i primi Hurricane Mk.I''. Poi, nella sezione 'I Caccia dell'Asse nel deserto'', si dice che ''Ovviamente, di fronte a macchine come l'Hurricane e il Tomawhak, che equipaggiavano sei squadroni britannici e della SAAF, gli italiani non erano riusciti ad assicurarsi l'iniziativa tattica, perché i loro G.50 e C.200 erano alquanto inferiori ai caccia Alleati''. Poi si racconta di come le cose cambiarono quando entrarono in servizio i Bf-109E del I/JG 27, che iniziarono abbattendo un Hurricane il 19 aprile 1941, e nel corso di sei settimane i 37 piloti del gruppo distrussero 63 aerei, quasi quanto gli italiani negli 8 mesi precedenti sulla guerra del deserto. Si parla anche dei CR.42 e dei Gladiator: inizialmente gli italiani avevano il CR.42 e i britannici erano parimenti 'poveramente equipaggiati con alcuni Gladiator'. Nelle relativamente rare occasioni in cui questi due protagonisti ebbero modo di incontrarsi ottennero risultati pressoché pari: in generale la R.A. aveva piloti molto abili (acrobaticamente) e l'equilibrio tattico era mantenuto dall'aggressiva attitudine dei piloti della RAF (tradotto, andavano più al sodo, con meno piroette nel cielo).
 
Andato in volo per la prima volta nel '37, il Macchi 200 entrò in servizio nel '39, e all'inizio del '40 serviva in 3 gruppi da caccia. Ma il primo stormo che l'ebbe, il 4°, ad un certo lo dismise e nel '40 andò a combattere in Africa con i C.R.42. Il Macchi ebbe dei problemi iniziali, ma nondimeno si concretizzò come il migliore dei Serie 0, almeno stando alle classificazioni redatte all'epoca. Il Macchi vinse a man basse il confronto con il G.50, sia come valutazioni, che come servizio operativo. La sua carriera non fu però libera da parecchi problemi. All'inizio del '40, la R.A. aveva avuto grosse grane alla propria linea di volo. Si è già detto dei 3 BR.20 persi per avere raggiunto una quota troppo alta causa un temporale, qualche tempo prima. Ma quando fu l'aprile del '40, accadde che due S.79, in circostanze diverse, prendessero fuoco e precipitassero. Si trovarono difetti ai tubi di benzina, ma per 20 giorni, ricorderà Pricolo, si trattenne il fiato: l'S.79 era pur sempre -nonostante i suoi difetti- il pilastro del bombardamento nella R.A. (tant'é che all'inizio della guerra vi sono valutazioni che comportano un massimo di ben 612 aerei di questo tipo in servizio, in 14 dei 25 stormi di bombardieri). Nel contempo, l'altra specialità, la caccia, aveva come aereo di punta, o almeno destinato ad esserlo, il C.200. Ma in marzo uno degli aerei del 1° Stormo, pilotato da un valido pilota, tale ten. Tinti, precipitò in vite da 2.000 m di quota e si schiantò al suolo. L'11 aprile toccò ad un altro esperto pilota del 1° Stormo, De Bernardinis. Il Gen. Pricolo ordinò la messa a terra di questi velivoli, in attesa di chiarire quel che stava succedendo. Poco dopo un pilota -ironicamente un 'pivello' in addestramento- di un reparto scuola subì lo stesso violento avvitamento, tanto che batté la testa e perse i sensi (all'epoca non c'erano i caschetti anti-urto come quelli usati dagli anni '50 in poi); ma a differenza degli altri, rinvenne abbastanza presto da riprendere i comandi. Così, grazie alla sua testimonianza si capì cosa stava succedendo: l'ala, con un profilo troppo semplice, entrava in autorotazione. Grazie agli studi di Stefanutti, tale problema verrà risolto (o almeno, fortemente mitigato) studiando dei nuovi profili alari, ma il 1° Stormo non riebbe i suoi Macchi fino all'ottobre del '40. Comunque sia, la storia dei Macchi è davvero strana e non-lineare. A parte il 'gran rifiuto' del 4° Stormo, e i problemi del 1°, i Macchi davvero entrarono in azione fin da giugno, ma non contro la Francia, ma contro Malta, dove uno di essi venne abbattuto da un Gloster Gladiator durante un combattimento aereo.
In tutto, i Macchi 200 vengono dunque considerati inferiori, seppure di poco agli Hurricane Mk.I. Quanto ai successi, a parte i successi rivendicati dagli aviatori italiani (al solito, alquanto 'fuori' dalla realtà), nei fatti i britannici soffrirono relativamente poco. Le poche decine di Hurricane della RAF su Malta, in Grecia, in Africa (Nord e Est) tennero bene banco, e provocarono molti danni, oltre a supportare un'operazione micidiale come la Compass (annientamento quasi totale delle armate italiane nel Nord Africa, dicembre 1940). Nonostante che i piloti venissero ritardati nella preparazione dalla lunghissima rotta di Takoradi a cui i caccia erano costretti per giungere in zona operativa ed essere assegnati ai cacciatori. Ad un certo punto, in singole missioni, sembrava quasi una strage di nemici. Il 4 settembre 1941, 19 MC.200 andarono su Malta subendo l'attacco di numerosi Hurricane in picchiata, dei quali avrebbero abbattuti 5 esemplari, ma subendo la perdita dell'aereo del comandante Romagnoli, così da ritornare in azione quello stesso giorno a cercarlo, visto che c'era la speranza che si fosse salvato. Non lo ritroveranno, ma i trenta C.200 che ritornarono su Malta rivendicarono ben 16 Hurricane e Beaufighter, contro un'altra perdita. Insomma, a sentire loro avrebbero sterminato metà caccia britannica dell'isola. Anche se subirono solo poche perdite (2 più almeno tre aerei danneggiati gravemente), è chiaro che si trattava del solito 'overclaiming'. Durante la missione di supporto dell'assalto di Tesei a Malta (gen 1941), i Macchi cercarono di proteggere i due MAS senza riuscirci, ma persero due dei loro. Ovviamente dichiararono 3 vittorie, però agli inglesi ne risulta una e per anni è stata contesa dall'armamento a.a. delle navi della Marina. Ecco come un risultato può sempre essere ribaltato. E' un dato di fatto che i Macchi 200 non intaccarono, malgrado gli sforzi, la potenza aerea britannica, e che Hurricane, e poi P-40, risultarono del tutto in grado di dominare le proprie zone operative. Quando arrivò la LW con i Bf-109E, in poche settimane i Britannici ebbero perdite pesanti, ma stavolta erano perdite 'vere', non dichiarate e basta, tanto che a Malta i loro reparti da caccia, prima addirittura abituati a volare sopra la Sicilia per attaccare qualche bersaglio utile, divennero una realtà appena percettibile nella difesa della stessa isola.
 
Come caccia, il Macchi 200 era senz'altro un problema per l'Hurricane, ma bisogna vedere anche quale tipo di Hurricane. L'Mk.I era appena più veloce, sopratutto dopo che ebbe (fin dal '39) l'elica tripala metallica, specie la Rotol a giri costanti: circa 520-530 kmh nelle migliori condizioni, circa 450 slm. Ma tra i 4 e i 5.000 m, se non anche più in basso, il Macchi 200 era sufficientemente veloce per dare problemi all'Hurricane. In quota, però, a 6.000 m, il macchi alle prove non andava che a 493 kmh, scendendo notevolmente rispetto all'Hurricane. L'Hurricane a sua volta era handicappato dal filtro Vockes, troppo ingombrante e tale da causare una perdita di circa 30 kmh di velocità massima.. Ad alta quota, sopra i 6.000 m, però, il Macchi era spacciato. La sua quota massima era di appena 8.800 m, meno dei G.50 e persino dei CR.42 (sebbene a 6.000 m il G.50 facesse solo 451 kmh), che potevano quasi competere con gli oltre 10.000 m dell'Hurricane. A circa 7.000 m, il Macchi cadeva vi velocità a meno di 400 kmh, decine di meno dell'Hurricane. Quello che aveva di buono era la velocità ascensionale, ma sopra i 6.000 m presumibilmente perdeva il vantaggio.
 
Detto questo, il Macchi 200, all'epoca in servizio con uno stormo e un gruppo, il che darebbe circa 90-110 aerei. Del resto, dei 118 G.50 in servizio con altrettante unità non più di 97 erano davvero ai reparti. I C.200 pare che fossero invece in servizio con 156 velivoli.
L'Hurricane Mk.II prototipico arrivava ad essere veloce come il Bf.109E, ben 560 kmh, poi ridotti a 551 per l'Mk.IIA. Calarono a 545 per l'Mk.IIB con 12 mitragliatrici anziché 8, e a 538 con l'Mk.IIC con 4 cannoni da 20 mm, forse un pò appesantito (mentre sicuramente lo era l'Mk.IID con due armi da 40 mm, che erano intese come anti-bombardiere ma poi divennero controcarri). L'Mk.II era molto più veloce anche in salita anche se ancora, a quote medio-basse, non efficace quanto il piccolo Macchi in tal senso, ma ora la differenza di velocità, diciamo sui 10 kmh, era quadruplicata e si facesa sentire anche a quote medio basse; per gli Mk.II trop le prestazioni erano grossomodo quelle di un Mk.I 'puro'.
 
IL Macchi debuttò scortando gli S.79 su Malta, ma poi ebbe una sospensione delle attività, dovute alle necessità di rimodellare i profili alari e forse altre questioni ancora, così il ritorno all'attività operativa è del tardo '40, forse inizio del '41. Non dimentichiamo che furono i G.50 ad andare in Belgio, così come furono i primi ad essere spediti in Africa.
L'Hurricane era più veloce, del Macchi (in orizzontale e presumibilmente, in picchiata, inferiore in salita), di poco a bassa quota, ma in maniera apprezzabile alle quote maggiori; il Macchi era più agile, specie come rapidità di virata; l'Hurricane era molto più armato e anche meglio protetto; la sua autonomia era maggiore, la strumentazione di bordo e l'abitacolo (chiuso) erano migliori per operazioni difficili (per esempio in Nord Europa).
 
Alla fine, i Macchi 200 entrarono in servizio pienamente operativo non molto prima che i C.202 cominciassero (giugno-luglio 1941) ad entrare in servizio. Combatterono sopratutto su Malta e sul Mediterraneo, ebbero poi le esperienze in Grecia, Yugoslavia e Russia. Qui, grazie sopratutto alla pochezza tattica del nemico, riuscì ad ottenere circa 88 vittorie (almeno, stando alle dichiarazioni fatte) contro una quindicina di perdite (stranamente, i pochi Folgore che vennero mandati in Russia non ebbero invece alcuna vittoria nota). In Nord Africa vennero usati dalla primavera del '41, prima come caccia, poi sempre di più come cacciabombardiere e aereo di scorta ai bombardieri e trasporti. Tra le sue imprese importanti vi fu il bombardamento del caccia HMS Zulu, nel settembre del '42, che era una grossa e ben armata nave, ma pur sempre vulnerabile alle bombe da 70 o 130 kg, dato che non aveva corazzature di sorta. Impiegato sempre più disperatamente come intercettore in patria, all'Armistizio ne restavano, pare, appena 33 in efficienza bellica, su di un totale di circa 1.300 prodotti in varie serie. Le prime avevano tettuccio chiuso, poi sostituito da una sorta di 'gobba' aperta. In seguito venne aggiunto un sedile corazzato, i filtri antisabbia, agganci per le bombe, in qualche caso le attrezzature per la ricognizione (dal tardo '41 su alcuni aerei), la radio rice-trasmittente (con molta, molta calma, ancora nel '41 era una rarità) mentre il peso era leggermente aumentato senza per questo un corrispettivo di potenza extra. Ma non di molto, a dire il vero (peso max. 2,5 t circa).
L'Hurricane trovava un pericoloso avversario nel Macchi 200, senz'altro; ma non era senza difesa, non lo era nemmeno contro il Bf-109E che oltretutto, era portato in azione con una tecnica più efficiente da parte tedesca (mentre i britannici a loro volta superavano gli italiani, specie dopo gli insegnamenti della B.o.B.). I combattimenti aerei a stento avranno visto una parità, tra questi due oppositori, in termini di perdite reali, e anzi, è ben più probabile che l'Hurricane se ne uscisse con la 'upper hand'. Con l'Mk II, più armato e veloce, la differenza diventava notevole.
 
Quanto all'impressione dell'aereo<ref>Cockpit N.19</ref>, l'accesso all'abitacolo era agevole, senza problemi i gas di scarico, il sedile era comodo e regolabile (ma solo dal personale specialista di terra), comandi comodi e razionalmente disposti, incluso quello della potenza extra (+100 giri.min), l'elica Fiat a passo variabile e a giri costanti era 'ottimo' e costante nel funzionamento alle varie velocità; gli ipersostentatori necessitavano di 46 pompate a manom piuttosto scomodo (sarebbe preferibile un comando come nel G.50), bene anche i freni (meno il sistema di funzionamento a leva), il carrello era piuttosto lento e azionabile con comandi meno razionali che con il mediocre Ro.51.
Inoltre, un caccia non deve fare solo il 'caccia': il C.200 o il Ki-27 e 43 erano eccellenti dogfighters, ma questo non basta per farne dei velivoli completi. Altri lati della specialità sono: la caccia di scorta, l'attacco al suolo, pattugliamenti in volo, intercettazione di bombardieri, impiego notturno, impiego imbarcato, ricognizione, addestramento avanzato.
 
L'aereo era capace di decollare senza imbardata, migliorando il distacco con i flaps a 15 gradi. In aria il funzionamento dell'aereo era considerato bene, anche se la gran volta non poteva essere stretta troppo per il rischio di perdita di stabilità trasversale, mentre la virata di 90 gradi troppo stretta poteva farlo rovesciare, specie a destra; non si registravano vibrazioni di sorta; mentre il motore non poteva essere sfruttato appieno in salita per problemi di surriscaldamento dell'olio.
Il Macchi, come si è visto, era pericoloso, ma non superiore all'Hurricane I (specie se questo era ad alta quota e-o senza filtro antisabbia), per non dire dell'Mk.II; come intercettore, era più rapido in salita, ma saliva meno in alto, il pilota non aveva ausili decenti, inizialmente nemmeno la radio ricetrasmittente (o anche la sola ricevente), né corazze protettive; l'Hurricane poteva seguire in ritardo durante la salita, ma poi in orizzontale recuperava la distanza, e quando era a contatto del nemico, poteva 'spennarlo' a 10.000 colpi al minuto. Inoltre aveva una maggiore autonomia, specie con serbatoi ausiliari, per cui poteva anche semplicemente aspettare già in quota (ai tempi della B.o.B. ci si andava anche 4 volte al giorno, parlo di oltre 9.000 metri), senza bisogno di partire ogni volta da 'zero' per carenza di benzina.
 
Questo era il risultato delle prove dei primi C.200, sens'altro più leggeri di quelli di ultima produzione.
Come intercettore, l'Hurricane Mk.I poteva contare su di un output di circa 1,7 kg/sec, contro circa 0,65 kg/s di un Macchi. Anche se le mitragliatrici di grosso calibro avevano una portata pratica maggiore e una superiore distruttività contro strutture robuste, era una differenza troppo grande. I successivi Hurricane Mk.II ebbero 12 (spesso ridotte a 10 per velocizzare il riarmo) Browning, e poi 4 cannoni da 20 mm (6 kg/s). L'autonomia di fuoco del Macchi era maggiore (circa 40 secondi), ma come sempre c'é un compromesso ideale. L'Hurricane, sia pure con un'autonomia di fuoco di meno di 20 secondi, era meglio armato. Del resto il Bf-109E aveva un output di 2,5 kg ma solo per sette secondi (così come lo Zero) dopo di che perdeva i 20 mm e doveva arrangiarsi con le sole due mitragliatrici, che avevano sì un'autonomia di 60 secondi, ma un output di appena 0,4 kg/s a far tanto: i loro 2.000 colpi, sparabili in non meno di 60 secondi, erano tirabili dall'Hurricane in appena 12-13 secondi, e questo faceva la differenze, sopratutto ora che i combattimenti erano sempre più rapidi e il tempo utile per sparare sempre minore. Così anche il Bf-109 o lo Zero, nonostante la ridotta autonomia di fuoco, erano pur sempre ben rispettati quanto ad armamento cannoniero, anche se era un 'jolly' da giocare con attenzione e prudenza. L'ideale fu poi il cannone da 20 mm con alimentazione a nastro anziché a tamburo, con 120-250 cp per arma. Benché il Macchi 200 e gli altri caccia analoghi avessero una buona dotazione di proiettili (e un contacolpi elettrico), armi affidabili e capaci di erogare costantemente un certo volume di fuoco, e con proiettili tutti dotati della stessa balistica, il loro armaemnto era insufficiente. Spesso bombardieri leggeri come i Blenheim riuscivano a sfuggirgli anche se ripetutamente colpiti, mentre gli Hurricane potevano inchiodare i bombardieri medi come gli S.79 e BR.20 con un singolo passaggio. Non c'era partita, insomma.
 
Il C.200 Serie XXI aveva il motore A.74 RC.38 da 840 hp a 4.000 m, dimensioni 8,19 x 10,68 x 3,51 m x 16,81 m2. Peso a vuoto 2.020 kg, totale 2.640 kg; volava a 503 kmh a 5.000 m, in crociera 450 kmh, autonomia normale 570 km, con due serbatoi ausiliari per 250 litri, 870 km; salita a 6 km in 6,5 minuti, tangenza 8.900 m. L'armamento era di due Breda con 740 cp totali, 8 bombe antiuomo da 15 kg o due da 70, 130 o 160 kg. ALcuni ebbero anche due 7,7 Breda con 500 cp per arma.
La maggiore autonomia giovava anche come missioni di caccia di scorta, sia questa che l'armamento base erano superiori nell'attacco al suolo, per giunta l'Hurricane divenne presto capace di portare 500 kg di armi, contro non più di 200-300 del Macchi quando trasformato in cacciabombardiere. La capacità degli Hurricane di volare dietro le linee nemiche, con i serbatoi ausiliari, fu uno degli elementi che contribuirono a sconfiggere i francesi in Siria, per esempio. Quanto all'impiego come caccia notturno, il Macchi non pare nemmeno sia stato considerato, mentre l'Hurricane era non solo abile, ma usato con successo. Come caccia ricognitore, l'Hurricane era in grado di volare, appositamente modificato, ben 5 ore a 10.000 metri, una prestazione che il Macchi 200 nemmeno si poteva sognare. Come caccia imbarcato si considerò il G.50 e il Re.2001, ma non il Macchi; come caccia imbarcato, il Sea Hurricane era un valido apparecchio, molto importante per la RN tra il 1941 e il 1943. Infine, un compito non meno valido, quello dell'addestramento avanzato: il Macchi 200 era un tipo pittosto 'nervoso' e anche qui non pare avesse particolare successo, mentre l'Hurricane era 'buono' e 'pigro', un padre di famiglia che non faceva scherzi di sorta e preparava così il pilota a 'domare' i vari Mustang, Tempest e Spitfire, certamente macchine più critiche nel pilotaggio.
 
In tutto, quindi: come caccia, un bel match e dipende dalle condizioni e versioni, ma l'Hurricane è quanto meno pari e in molti casi superiore, quindi in media vincente, sia pure di poco; come intercettore, è superiore per armamento, dotazioni, autonomia ecc; come cacciabombardiere vince ancora l'Hurricane per autonomia, protezione e armi; come caccia notturno e imbarcato il Macchi nemmeno è stato considerato, quindi vittoria piena per l'Hurricane; come ricognitore, anche qui netta superiorità, specie in quota; come addestratore, l'Hurricane è senz'altro più adatto di un caccia piccolo, nervoso e un pò troppo propenso a stallare e all'autorotazione. Quindi, su sette specialità della pagella (caccia+, intercettore++, cacciabombardiere++, ricognitore++, addestratore+, aereo imbarcato, caccia notturno e ricognitore praticamente senza concorrenza) l'Hurricane è quanto meno paragonabile in due o tre, e superiore o totalmente senza comparazione per le altre.
 
Spesso si sente affermare che il Macchi 200 fosse un velivolo talmente valido, da superare l'Hurricane. E' un'affermazione che episodicamente potrà anche essere supportabile, ma qui va aperta una lunga parentesi. Nella vecchia ma valida enciclopedia Armi da Guerra (De Agostini, ma è la versione italiana di un'opera britannica) n.99, si legge in proposito che il Macchi 200 che esso, svantaggiato da un motore abbastanza potente, quando entrò in servizio nel '39 ''era già surclassato dall'Hurricane che volò 2 anni prima''. Ancora, si dice che i Saetta ''si batterono bene contro gli Hurricane Mk.I'', che non è necessariamente in contraddizione. Infatti si afferma anchepoi che ''poterono confrontarsi quasi alla pari con i primi Hurricane Mk.I''. PoiInfine, nella sezione 'I Caccia dell'Asse nel deserto'', si dice che ''Ovviamente, di fronte a macchine come l'Hurricane e il Tomawhak, che equipaggiavano sei squadroni britannici e della SAAF, gli italiani non erano riusciti ad assicurarsi l'iniziativa tattica, perché i loro G.50 e C.200 erano alquanto inferiori ai caccia Alleati''. Poi si racconta di come le cose cambiarono quando entrarono in servizio i Bf-109E del I/JG 27, che iniziarono abbattendo un Hurricane il 19 aprile 1941, e nel corso di sei settimane i 37 piloti del gruppo distrussero 63 aerei, quasi quanto gli italiani negli 8 mesi precedenti sulla guerra del deserto. Si parla anche dei CR.42 e dei Gladiator: inizialmente gli italiani avevano il CR.42 e i britannici erano parimenti 'poveramente equipaggiati con alcuni Gladiator'. Nelle relativamente rare occasioni in cui questi due protagonisti ebbero modo di incontrarsi ottennero risultati pressoché pari: in generale la R.A. aveva piloti molto abili (acrobaticamente) e l'equilibrio tattico era mantenuto dall'aggressiva attitudine dei piloti della RAF (tradotto, andavano più al sodo, con meno piroette nel cielo).
Tutto questo vale anche per il P-40, a parte le prestazioni in quota, assai mediocri, ma come velocità è superiore anche all'Hurricane, così come in autonomia (ma non è stato particolarmente usato come ricognitore, caccia notturno e tanto meno imbarcato).
 
Poi si racconta di come le cose cambiarono quando entrarono in servizio i Bf-109E del I/JG 27, che iniziarono abbattendo un Hurricane il 19 aprile 1941; nel corso di sei settimane i 37 piloti del gruppo distrussero 63 aerei, quasi quanto gli italiani negli 8 mesi precedenti sulla guerra del deserto. Si parla anche dei CR.42 e dei Gladiator: inizialmente gli italiani avevano il CR.42 e i britannici erano parimenti 'poveramente equipaggiati con alcuni Gladiator'. Nelle relativamente rare occasioni in cui questi due protagonisti ebbero modo di incontrarsi ottennero risultati pressoché pari: in generale la R.A. aveva piloti molto abili (acrobaticamente) e l'equilibrio tattico era mantenuto dall'aggressiva attitudine dei piloti della RAF (tradotto, andavano più al sodo, con meno piroette nel cielo).
Di fronte a tutto questo il macchi può esibire la sua famosa virata stretta, sempre che non vada in autorotazione (non è chiaro se il problema venne risolto al 100% da Stefanutti), ma questo, come già per i vari Ki-27 e 43, non è indicazione di netta superiorità come caccia, e tanto meno come macchina bellica in generale, fermo restando che P-40 ed Hurricane erano piuttosto mediocri e che a differenza dell'MC.200 non consentivano margini di crescita apprezzabili; mentre dal canto loro, alla Hawker dovettero affrontare il problema radicalmente, con nuovi aerei dalla tribolata (sopratutto causa motore) messa a punto. Ma questa, al solito, è un'altra storia.
 
In tutto, i Macchi 200 vengono dunque considerati inferiori, seppure di poco, agli Hurricane Mk.I. In termini di prestazioni, l'Hurricane Mk I era capace di 280 miglia orarie o 450 kmh slm, vs i 430 kmh del C.200 (che sono nb. 20 kmh in meno rispetto anche al D.520, -10 kmh vs. il Re.2001 e RE.2002, -36/73 kmh vs il Bf-109E, -67 kmh vs il C.202; ma +20 kmh vs il RE.2000 e +30 kmh vs il G.50, +70 kmh vs il CR.42).
Tra le esperienze, quella di un pilota, tale Ten De Giorgi. Il 25 luglio, 2 anni esatti prima della caduta di Mussolini, era decollato assieme a circa 30 compagni per scortare un unico Z.1007, un ricognitore a lungo raggio di notevole valore per la velocità e la quota maggiori di quelle degli altri bombardieri italiani. Il Saetta aveva ancora all'epoca spesso carenze tecniche notevoli, ovvero la mancanza di una radio ricetrasmittente. Mentre stava volando assieme al ricognitore, all'improvviso vide delle sagome alle sue spalle. Pensava che fossero i caccia della scorta indiretta, ma questi in realtà avevano perso il contatto con il CANT, nonostante che il quell'assolato giorno di sole non vi fossero nuvole. Così restavano solo i caccia della scorta diretta, circa 15 aerei. Mentre De Giorgi pensava che fossero gli altri cacciatori che stavano ricongiungendosi, sotto i suoi occhi vide il suo bombardiere investito da un fiume di traccianti e incendiato. Erano gli Hurricane! Anche il suo aereo venne colpito da alcune pallottole e lui ferito. Vide ad un certo punto di essere solo, tranne un paio di compari che alle loro spalle avevano un incomodo, la sagoma minacciosa di un Hurricane. Avrebbe voluto avvisarli, perché non si rendevano conto di essere sotto attacco, ma non poteva farlo; allora cercò di avvisarli sparando con le mitragliatrici grazie alle traccianti. La cosa però attirò anche l'attenzione dell'inglese, che annullò l'attacco ai due 'polli', per cambiare bersaglio: il Saetta di De Giorgi, che venne colpito più duramente di prima e prese fuoco. De Giorgi saltò giù a tale velocità da fratturarsi 4 costole per lo strattone con l'imbracatura del paracadute, e quando si aprì il paracadute, la decelerazione fu sufficiente ad accecarlo temporaneamente, perché si erano rotti alcuni vasi sanguigni degli occhi. Era una situazione terribile, e per giunta, il liquido repellente antisqualo era andato perduto nel lancio. Venne recuperato da un idrovolante inglese e operato a Malta, per cercare di salvargli la gamba ferita dalle pallottole. Ci riuscirono. In seguito ebbe la visita del pilota che l'aveva abbattuto e notò che la gente di Malta non sembrava rancorosa contro di lui, malgrado i continui bombardamenti subiti dall'Asse. Venne trasferito in vari campi di prigionia e finirà addirittura in India, a Bhopal (oggi tristemente nota). Tornò nel maggio 1945, con la gamba riabilitata da un successivo intervento chirurgico per togliere le stampelle; in seguito alla fine della guerra tornò nella Regia Aeronautica già a luglio, e avrà poi una carriera arrivata al grado di Generale di Squadra aerea.
 
A media quota l'Hurricane era forse ripreso: il Macchi a 4.500 m arrivava ad almeno 503 kmh, anche se riduceva a 491 kmh a 6.000 m; l'Hurricane, che era valutato a circa 508/5.334 m, ma a 6.096 m arrivava a 524-528 kmh. Così il miglior settore per il Macchi era quello delle quote, diciamo, tra 3.000 e 5.000 m, sotto invece poteva far maggiore conto sull'agilità, e in generale sulla velocità di salita, che era molto elevata e superiore anche a quella dell'Hurricane Mk II, almeno sotto i 6.000 m, che il Macchi raggiungeva in circa 6,5 o 7,5 minuti. L'Hurricane impiegava 1m56 s per i 1.524 m, 3,66 m per i 3.050 m, 6,3 min per i 4.572 m, circa 9 minuti per i 6.100 m, e 17,66 min per i 9.144 m; l'Mk II era nettamente più potente, e la salita a 4.500 m la daceva in circa 5,35 min (5,8 per l'Mk IIC), mentre a 6.096 m arrivava in 7,5 min (9+ per il C). La velocità massima, però, aumentava notevolemente e l'Mk.II arivava a 518 kmh a 4.115 m, 529 a 5.500 m, 545-550 kmh a 6.705 m. A 7.000 m pare che il Macchi non arrivasse nemmeno a 400 kmh, e del resto la quota massima era di circa 8.800 m contro i 10.400 m dell'Hurricane Mk.I, 11.200 dell'Mk.IIB e 10.850 m dell'Mk.IIC<ref>Monografia Hurricane, Delta Editrice</ref>.
 
In termini di prestazioni, solo a quote medio-basse il Macchi era migliore in salita, per il resto poteva competere con l'Mk.I (non tropicalizzato) solo a medie quote, ma era inferiore per tutto il resto, presumibilmente anche in picchiata (malgrado avesse un'ottima aerodinamica). L'agilità era dalla parte del Macchi, ma l'Hurricane poteva anche 'impallinarlo al volo' con il suo armamento, non aveva bisogno necessariamente di porglisi in quota e mitragliarlo ripetutamente: il tiro 'al traverso' era possibile e praticato.
 
Quanto ai successi, a parte i successi rivendicati dagli aviatori italiani (al solito, alquanto 'fuori' dalla realtà), nei fatti i britannici soffrirono relativamente poco. Le poche decine di Hurricane della RAF su Malta, in Grecia, in Africa (Nord e Est) tennero bene banco, e provocarono molti danni, oltre a supportare un'operazione micidiale come la Compass (annientamento quasi totale delle armate italiane nel Nord Africa, dicembre 1940). Nonostante che i piloti venissero ritardati nella preparazione dalla lunghissima rotta di Takoradi a cui i caccia erano costretti per giungere in zona operativa ed essere assegnati ai cacciatori.
 
Nei combattimenti aerei noti, ve ne sono alcuni come quelli dell'estate del 1941 tra Macchi e Hurricane, che meritano un approfondimento<ref>Dati dal sito Hakas Aviation Page</ref>.
 
16 giugno, circa 36 Macchi 200 di scorta ad un S.79 (che venne colpito ugualmente) si batterono contro uno squadrone di Hurricane (circa 3:1 in differenza numerica).
Gli Italiani rivendicarono 1+1 vittoria probabile, i britannici 3+1 probabile. Risultato 2:0 per la RAF.
 
Il 27 giugno ben 41 Macchi di tre gruppi si scontrarono con appena 9 Hurricane Mk.I del No.46 Sqn, e ne vennero dichiarati altri tre certi, più 4-5 probabili. Sembrava un successo per la Regia. Invece non lo era: la RAF non subì perdite, in compenso dichiarò 4 vittorie e gli italiani dovettero ammettere due C.200 perduti, entrambi della 90ima Squadriglia.
 
L'11 luglio, nonostante la zuffa tra circa 80 caccia, per lo più italiani, le perdite furono zero: gli italiani rivendicarono 4 vittorie senza corrispettivi reali, mentre ebbero 5 dei loro danneggiati.
 
Il 17 luglio, altra battaglia tra dozzine di aerei; i circa 30-50 Macchi impegnati dichiararono 4 vittorie, gli Hurricane 2. In realtà, gli Hurricane persero un solo aereo, mentre in effetti gli italiani ne persero due. Ovvero, il rateo di abbattimenti:perdite non fu di 2:1 ma di 1:2.
 
Durante la missione di supporto dell'assalto di Tesei a Malta (26 luglio 1941), i Macchi cercarono di proteggere i due MAS senza riuscirci, ma persero due dei loro. Ovviamente dichiararono 3 vittorie, però agli inglesi ne risulta una e per anni è stata contesa dall'armamento a.a. delle navi della Marina. Ecco come un risultato può sempre essere ribaltato, da 2:3 a 2:1.
 
Il 19 agosto 12 Hurricane del 126 Sqn intercettarono altrettanti Macchi vicino a Capo Passero, e a circa 7.000 metri di quota. Il No.126 che dichiarò 4 vittorie e una probabile, il 10° Gruppo 2 vittorie e una probabile. Risultato pratico, pare, 0:0.
 
Ad un certo punto, in singole missioni, sembrava quasi una strage di nemici. Il 4 settembre 1941, 17 o 19 MC.200 del 10° Gruppo andarono su Malta (per cercare una nave che uno Ju-87 italiano millantava di avere colpito, cosa rimasta senza alcuna conferma), e poco dopo subirono l'attacco di 21 Hurricane, dei quali avrebbero abbattuto 4 o 5 esemplari+ 10 probabili, ma subendo la perdita dell'aereo del comandante Romagnoli (forse colpito dall'unico Mk.IIC con cannoni), di un altro pilota, e danni per altri due (uno di essi con 82 pallottole), infine un quinto aereo atterrato fuori campo per esaurimento carburante ''Ci duole doverlo dire e ci mortifica dovere ammettere che di fronte alla gravissima perdita di un grande combattente, quale era sempre stato il Ten.Col.Pilota Carlo Romagnoli, i piloti del 10°Gruppo C.T. non riuscirono a ripagare gli inglesi. '' <ref>Nicola Malizia, dal suo sito web</ref>. Un solo Hurricane, con un principio d'incendio a bordo, atterrò in emergenza a Takali, ma non pare sia andato distrutto o radiato. I Britannici si accreditarono 6 vittorie, 1 probabile e 2 danneggiati. A dire il vero, abbastanza coincidenti con tutti i Macchi colpiti (almeno 5), e senz'altro meglio dei 14-15 aerei dichiarati tra certi e probabili da parte italiana.
 
Dato che si sperava che Romagnoli fosse ancora vivo, si ritornò in forze, quello stesso giorno, a cercarlo, visto che c'era la speranza che si fosse salvato. Non lo ritroveranno, ma i trenta C.200 (di cui 20 da parte del mediocre 54° Gruppo e solo 10 del 10°) che ritornarono su Malta in scorta ad uno Z.506 rivendicarono ben 16 Hurricane, contro un'altra perdita. Il fatto è che
''davano l’abbattimento sicuro di ben 16 (sic!) Hurricanes, praticamente il doppio di quanto in effetti non erano presenti nel cielo della battaglia gli aerei della RAF(N.Malizia)''. Che in effetti erano solo 8 del No.249 Sqn. Due di questi vennero stavolta abbattuti (Kimberly e Smith), troppo grande la differenza numerica per riuscire a depredare i caccia italiani anche stavolta; ma danneggiavano lo Z.506 e abbatterono l'MM.5883 del 10° Gruppo, che ebbe anche ben sette aerei danneggiati (ovvero 8 aerei colpiti su 10), più diversi altri del 54° (non è chiaro quanti), tra cui quello del futuro asso Omiccioli. Evidentemente gli Hurricane erano interessati sopratutto a colpire con raffiche 'al volo' i Macchi, non potendo permettersi il lusso di affrontarli uno dopo l'altro mettendoglisi in coda (sia per numero, che per agilità, che per il rischio che si corre a mettersi a piroettare in cielo) e così li danneggiavano, anche se spesso non li abbattevano.
 
Insomma, a sentire loro, il 4 settembre i piloti dei Macchi avrebbero sterminato metà caccia britannica dell'isola. Il solo, già citato Omiccioli rivendicò due Hurricane, ma è ovviamente improbabile -seppure possibile- che dei 16 dichiarati, gli unici due 'buoni' fossero proprio i suoi. Anche se i 'Macchi-boys' subirono solo poche perdite (3 più almeno tre aerei danneggiati gravemente e tanti in maniera più leggera), è chiaro che si trattava del solito 'overclaiming'<ref>[http://www.nicolamalizia.it/Documenti.htm#4.%20Carlo%20ROMAGNOLI:%20luminosa%20figura sito di Nicola Malizia, storico aeronautico]</ref>.
 
Ed ecco i risultati di queste 8 battaglie aeree, tutte quelle di cui ho notizie dettagliate. Macchi 200 persi 11, vittorie dichiarate 37-38, perdite verificabili 4 (ovvero appena l'11% del totale dichiarato), rapporto abbattimenti/perdite dichiarato 3,4 a 1; rapporto reale 1 a 2,7 (ma per la RAF). Ovvero, si passava da un valore dichiarato di oltre tre a uno a vantaggio della Regia, ad uno reale di quasi 3:1 a vantaggio della RAF, una differenza di 9:1, quasi un ordine di grandezza. Va considerato che la RAF a sua volta 'overclaimò', ma dei combattimenti noti, si trattò tutto sommato di un valore accettabile, su 5 battaglie dichiararono complessivamente 19 vittorie vs le 8 ottenute davvero (53%), ma danneggiarono parecchi altri Macchi grazie al volume di fuoco dei loro aerei, sia pure armati con mitragliatrici leggere. Forse per questo dichiararono diverse vittorie in più dei dati reali, sovrastimando gli effetti delle loro pallottole.
 
Questo dà l'idea di come le cose prendano una forma diversa quando c'é da verificare le affermazioni con i controlli incrociati, sebbene qualche margine di incertezza resti sempre.
 
E' un dato di fatto che i Macchi 200 non intaccarono la potenza aerea britannica e che gli Hurricane, e poi i P-40, risultarono in grado di dominare le proprie zone operative. Naturalmente non sempre le cose andavano così, e in altri teatri (per esempio in URSS) vennero ottenuti risultati migliori di questi; tuttavia il Macchi non fu mai un grosso problema per i monoplani anglo-americani, anche se si può osservare che il demerito fosse forse, più ancora dell'aereo, dei piloti o meglio ancora, delle loro tattiche di combattimento, come osservava l'asso Pickering, uno dei difensori di Malta. In ogni caso, la tipica formula assolutoria, per la quale le macchine erano tra lo scarso e l'eccellente, ma i piloti tra l'ottimo e l'eccezionale, va quasi ribaltata. A prescindere dal coraggio e dalle acrobazie aeree, i risultati non furono eccezionali. E dato quanto visto sopra, no vi è un supporto concreto a certe affermazioni recentemente scritte da alcuni autori. Marcon, in un articolo sull’Hurricane (Storia Militare mag. 2000) affermò che il Macchi era ‘leggermente inferiore in prestazioni, ma superiore in maneggevolezza, e quindi pericoloso se in mani esperte’. Il che è vero, anche perché è inutile affidare ad un pilota incompetente un qualsivoglia tipo di caccia, specialmente se dall’altra parte vi sono avversari che sanno il fatto loro. In seguito Marcon parla dei P-40 (sempre su Storia Militare, ma del gennaio 2001) e ci dice che questi caccia americani erano capaci di affrontare ad armi pari il C.200 e di superate tanto l’Hurricane quanto i CR.42 e G.50. Il che, per sillogismo aristotelico, significa che il Saetta era (secondo Marcon) migliore dell’Hurricane, promosso quindi da ‘pericoloso’ a ‘superiore’.
 
Poi vi sono anche più recenti affermazioni come quelle di D.Lembo ''una volta superati i problemi di dentizione, il Macchi 200 si dimostrò il miglior caccia della sua epoca, come dimostrato dai numerosi successi su di uno dei suoi avversari: l'Hurricane''<ref>Supplemento ad Aerei nella Storia, n.27, 2003</ref>. Che il Macchi 200 fosse 'il migliore' in un'epoca che vedeva già in servizio Bf-109E, Spitfire e Zero è altamente opinabile (a meno che non si riferisse solo all’Italia), ma di sicuro non è supportata dall'invocazione dei 'numerosi successi' contro l'Hurricane, specialmente quando si consideri che Malta fu davvero l'apice della qualità per i cacciatori ('a Malta non c'é posto per piloti mediocri' sbottò un ufficiale inglese), con gli aerei sfruttati al meglio (mentre il gran numero di cacciatori del Commonwealth non era necessariamente di gran valore ed esperienza, si pensi invece alla concentrazione di ‘assi’ che volarono con i pochi Macchi 205). Quello che succedeva su Malta rappresentava l’apice della qualità di entrambe le parti in lotta.E, dati alla mano, i risultati non supportano tali giudizi, a meno di non implicare che i piloti italiani fossero delle scamorze totali e che i Macchi contennero almeno i danni (in effetti, fecero certo meglio dei G.50 e CR.42). Quanto alle dichiarazioni delle perdite, esse prese da sole sono inaffidabili. Lo stesso Marcon (S.M. ago. 1997) ricorda come per il gen. Santoro la RAF perse 844 aerei da caccia (di cui 300 al suolo) con 518 piloti, contro 897 aerei tedeschi (di cui 403 caccia) e 570 italiani (237 caccia). Ma queste cifre non sono confermate dalle ricerche dei decenni successivi: nel 1940, a Malta, c’erano solo sei caccia, rinforzati da altri 21 per la fine dell’anno, 211 nel ’41 e 382 nel ’42, per un totale di 620 aerei. Le perdite di caccia (eccetto quindi altri tipi) sarebbero state solo di 465, di cui 6 nel ’40, 120 nel ’41 e 339 nel ’42. Per gli italiani e i tedeschi, le cose sono anche meno semplici da rilevare: Santoro ha dato 199 aerei italiani persi più 349 tedeschi: 35 nel ’40, 146 (68 italiani) nel ’41, 367 (96 italiani) nel ’42. Quindi l’unico modo per raccapezzarsi e avvicinarsi alla realtà è quello di indagare negli archivi esistenti e portare fuori tutto quello che è ancora disponibile,o altrimenti prendere per buone le rivendicazioni e le valutazioni di parte, che in pratica superano il totale degli aerei messi in campo e quindi sono certamente esagerate. In ogni caso, che gli italiani non siano riusciti con le loro forze a battere i britannici è vero, anzi non riuscirono nemmeno a togliergli l’iniziativa strategica. E per la fine del 1940 stavano perdendo pesantemente in tutti i teatri d’operazioni: Manica, Malta, Africa, Grecia, Mediterraneo in generale. Non riuscivano nemmeno a difendersi dalle poche incursioni aeree e navali avversarie. Alla fine, se l’Italia non uscì battuta in pochi mesi di guerra e contro un nemico tutt’altro che superiore in termini quantitativi, fu solo per il precipitoso intervento tedesco.
 
Molto spesso l'unico modo di uscire da questo dubbio (a chi addebitare la sconfitta) è di invocare la schiacciante superiorità numerica del nemico, capace di sopraffare da sola ogni velleità, ogni prodotto del genio italico e ogni episodio di sovrumano valore; insomma, il peso delle ‘orde’ avrebbe vinto l’eroica resistenza dell’Asse. Ma questo manca di prospettiva storica: in Mediterraneo fu vero solo dalla fine del ’42. Prima erano i britannici che -specie a Malta- combattevano in inferiorità numerica. E non per questo cedettero (al contrario, la caduta di Pantelleria -la ‘Malta’ italiana- dopo un mese di bombardamenti diede adito a critiche ferocissime, proprio per comparazione con la piazzaforte britannica).
 
Quando arrivò la LW con i Bf-109E, in poche settimane i Britannici ebbero perdite pesanti, ma stavolta erano 'vere', non dichiarate e basta. Tanto che i loro reparti da caccia, prima addirittura capaci di volare sopra la Sicilia per attaccare gli aeroporti, si ridussero ad una realtà marginale per la difesa della stessa isola, ad un certo punto passata soprattutto ai cannoni da 40 mm Bofors. In Nord Africa non fu diverso. Ovunque comparvero i Bf-109 i caccia inglesi vennero decimati: Malta, Grecia e Africa. Questo, nonostante che fossero pochi, certamente di meno dei monoplani italiani, che invece erano risultati pressoché irrilevanti.
 
Come caccia, il Macchi 200 era senz'altro un problema per l'Hurricane, ma bisogna vedere anche quale tipo di Hurricane. L'Mk.I era appena più veloce, sopratutto dopo che ebbe (fin dal '39) l'elica tripala metallica, specie la Rotol a giri costanti: circa 520-530 kmh nelle migliori condizioni, circa 450 slm. Ma tra i 4 e i 5.000 m, se non anche più in basso, il Macchi 200 era sufficientemente veloce per dare problemi all'Hurricane. In quota, però, a 6.000 m, il macchiMacchi alle prove non andava che a 493 kmh, scendendo-30 notevolmente rispettokmh allsull'Hurricaneavversario. L'Hurricane a sua volta era handicappato dal filtro Vockes, troppo ingombrante e tale da causare una perdita di circa 30 kmh di velocità massima.. Ad alta quota, sopra i 6.000 m, però, il Macchi era spacciato. La sua quota massima era di appena 8.800900 m, meno dei G.50 e persino dei CR.42 (sebbene a 6.000 m il G.50 facesse solo 451 kmh), che potevano quasi teoricamente competere con gli oltre 10.000 m dell'Hurricane (il quale però a 6.000 m era già 70-80 kmh più veloce del G.50). A circa 7.000 m, il Macchi cadeva vi velocità a meno di 400 kmh, decineforse diun centinaio in meno dell'Hurricane. Quello che aveva di buono era la velocità ascensionale, ma presumibilmente non sopra i 6.000 m presumibilmente perdeva il vantaggio.
 
L'Hurricane Mk.II prototipico arrivava ad essere veloce come il Bf.109E, ben 560 kmh, poi ridotti a 551 per l'Mk.IIA. Calarono a 545 per l'Mk.IIB con 12 mitragliatrici anziché 8, e a 538 con l'Mk.IIC con 4 cannoni da 20 mm, forse un pò appesantito (mentre sicuramente lo era l'Mk.IID con due armi da 40 mm, che erano intese come anti-bombardiere ma poi divennero controcarri). L'Mk.II era molto più veloce anche in salita anche se ancora, a quote medio-basse, non efficace quanto il piccolo Macchi in tal senso, ma ora la differenza di velocità, diciamo sui 10 kmh, era quadruplicata e si facesa sentire anche a quote medio basse; per gli Mk.II trop le prestazioni erano grossomodo quelle di un Mk.I 'puro'. In altre parole: sotto i 5.000 m, per un Macchi 200 ben pilotato battere l’Hurricane Mk.I trop era possibile e probabile; all’estremo opposto, a 8.000 m (appena 800 meno della tangenza pratica) affrontare un Hurricane Mk.II (magari non tropicalizzato, ma in Mediterraneo lo erano praticamente tutti) era ancora possibile, ma decisamente poco probabile (a meno di non trascinare il combattimento alle quote più basse; ma se vi fosse stato da affrontare una formazione di bombardieri ad alta quota, questo avrebbe impedito di colpirla, visto che i bombardieri non avrebbero certo seguito i caccia scendendo a loro volta). Inoltre l’Hurricane poteva restare a quote tali da non essere affrontabile dal Macchi (paradossalmente, il CR.42 e il G.50 avevano in tal caso più possibilità, arrivando a circa 10.000 m di tangenza).
 
L'Hurricane era più veloce, del Macchi (in orizzontale e presumibilmente, in picchiata, inferiore in salita), di poco a bassa quota, ma in maniera apprezzabile alle quotequelle maggiori; il Macchi era più agile, specie come rapidità di virata; l'Hurricane era molto più armato e anche meglio protetto; la sua autonomia era maggiore, la strumentazione di bordo e l'abitacolo (chiuso) erano migliori per operazioni in condizioni difficili (per esempio in Nord Europa e/o sul mare).
 
L'Hurricane trovava un pericoloso avversario nel Macchi 200, senz'altro; ma non era senza difesa, non lo era nemmeno contro il Bf-109E che oltretutto, era portato in azione da parte tedesca con una tecnica piùcombattiva efficienteben dapiù parte tedescaefficiente (mentre i britannici a loro volta superavano gli italiani, specie dopo gli insegnamenti della B.o.B.). I combattimenti aerei a stento avranno visto una parità, tra questi due oppositori, in termini di perdite reali, e anzi, è ben più probabile che l'Hurricane se ne uscisse con la 'upper hand'. Con l'Mk II, più armato e veloce, la differenza diventava notevole.
 
Inoltre, un caccia non deve fare solo il 'caccia': il C.200 o il Ki-27 e 43 erano eccellenti dogfighters, ma questo non basta per farne dei velivoli completi. Altri lati della specialità sono: la caccia di scorta, l'attacco al suolo, pattugliamenti in volo, intercettazione di bombardieri, impiego notturno, impiego imbarcato, ricognizione, addestramento avanzato.
 
Il Macchi, come si è visto, era pericoloso, ma non superiore all'Hurricane I (specie se questo era ad alta quota e-o senza filtro antisabbia), per non dire dell'Mk.II; come intercettore, era più rapido in salita, ma saliva meno in alto, il pilota non aveva ausili decenti, inizialmente nemmeno la radio ricetrasmittente (o anche la sola ricevente), né corazze protettive (applicate successivamente, ma non di elevato livello); l'Hurricane poteva seguireaccumulare un incerto ritardo durante la salita, ma poi in orizzontale recuperava la distanza, e quando era a contatto del nemico, poteva 'spennarlo' a 10.000 colpi al minuto. Inoltre aveva una maggiore autonomia, specie con serbatoi ausiliari, per cui poteva anche semplicemente aspettare già in quota (ai tempi della B.o.B. ci si andava anche 4 volte al giorno, parlo di oltre 9.000 metri), senza bisogno di partire ogni volta da 'zero' per carenza di benzina.
 
Come intercettore, l'Hurricane Mk.I poteva contare su di un output di circa 1,7 kg/sec, contro circa 0,65 kg/s di un Macchi. Anche se le mitragliatrici di grosso calibro avevano una portata pratica maggiore e una superiore distruttività contro strutture robuste, era una differenza troppo grande. I successivi Hurricane Mk.II ebbero 12 (spesso ridotte a 10 per velocizzare il riarmo) Browning, e poi 4 cannoni da 20 mm (6 kg/s). L'autonomia di fuoco del Macchi era maggiore (circa 40 secondi), ma come sempre c'é un compromesso ideale. L'Hurricane, sia pure con un'autonomia di fuoco di meno di 20 secondi, era meglio armato. Del resto il Bf-109E aveva un output di 2,5 kg ma solo per sette secondi (così come lo Zero) dopo di che perdeva i 20 mm e doveva arrangiarsi con le sole due mitragliatrici, che avevano sì un'autonomia di 60 secondi, ma un output di appena 0,4 kg/s a far tanto: i loro 2.000 colpi, sparabili in non meno di 60 secondi, erano tirabili dall'Hurricane in appena 12-13 secondi, e questo faceva la differenze, sopratutto ora che i combattimenti erano sempre più rapidi e il tempo utile per sparare sempre minore. Così anche il Bf-109 o lo Zero, nonostante la ridotta autonomia di fuoco, erano pur sempre ben rispettati quanto ad armamento cannoniero, anche se era un 'jolly' da giocare con attenzione e prudenza. L'ideale fu poi il cannone da 20 mm con alimentazione a nastro anziché a tamburo, con 120-250 cp per arma. Benché il Macchi 200 e gli altri caccia analoghi avessero una buona dotazione di proiettili (e un contacolpi elettrico), armi affidabili e capaci di erogare costantemente un certo volume di fuoco, e con proiettili tutti dotati della stessa balistica, il loro armaemntoarmamento era insufficiente. Spesso bombardieri leggeri come i Blenheim riuscivano a sfuggirgli anche se ripetutamente colpiti, mentre gli Hurricane potevano inchiodare i bombardieri medi come gli S.79 e BR.20 con un singolo passaggio. Non c'era partita, insomma.
 
===Folgore vs gli altri===