I promessi sposi/Manzoni e il lettore: differenze tra le versioni
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La narrazione si inserisce nel periodo del "presunto manoscritto" del quale l'autore sta facendo una rielaborazione; il primo capitolo, con l'incontro di Don Abbondio con i bravi, avviene infatti la sera del '''7 novembre 1628''' mentre il termine della storia si pone nel '''1630''', in coincidenza con la [[I promessi sposi/Peste|grande epidemia di peste]]. La finzione del manoscritto presuppone che, data la vicinanza degli eventi, i fatti in esso narrati corrispondano a una realtà storica. Questo per Manzoni era un intento comunicativo fondamentale.
Ma evidentemente all'autore non interessava solo il livello della nuda descrizione cronistica (vale a dire il ''livello denotativo''), ma per tutto il testo, ora con commenti fuori campo ora con accenni interni al testo intesseva un dialogo fatto di sottintesi e di complicità con il lettore per sfuggire alla rigida censura editoriale austro-ungarica. Ecco dunque che la meschina sopraffazione
Infine l'autore ha coraggiosamente scelto di trattare temi di portata universale, che interrogano il lettore di qualunque epoca, indipendentemente dal fatto che Manzoni lo prevedesse o meno. Ecco dunque che quando egli ci accompagna a leggere tra le righe della sua scrittura insegna ad ogni lettore come si affronta un romanzo. È questo il livello dell'interpretazione personale. Ecco dunque che quando tenta di rispondere alla domanda "cos'è la giustizia?" provoca nel lettore uno sguardo critico che gli fa seguire le vicende dei telegiornali o della stampa quotidiana con occhio più attento. Ecco dunque che quando contrappone i punti di vista dei diversi personaggi su un argomento non cessa di chiamare in causa l'appoggio o la riprovazione del lettore odierno a uno di essi.
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