Caccia tattici in azione/USAAF-2: differenze tra le versioni

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L'Italia ebbe a che fare poco con i P-39 come nemici, molto di più come 'amici', quando il governo Badoglio il 13 ottobre 1943 dichiarò guerra alla Germania, e il 14 ottobre venne accettato tra i cobelligeranti. La 15th AF cedette 75 P-39Q ex-332nd FG e altri 74 P-39N, alla CBI italiana, che nel suo Stormo caccia aveva 5 gruppi dei quali il 10 e il 12 ebbero i P-39, gli altri ebbero in un caso gli Spitfire V e negli altri Macchi 202 e 205. L'ultimo P-39 italiano volò fino al 1950.
 
 
 
Caratteristiche P-39Q e N:
*Dimensioni 9,19 x 10,36 x 3,79 x 19,79 m2; peso max 3.788 (3.720 kg per l'N); a vuoto 2.561 (2.574) kg; carico bellico 227 kg
*V.max 619 (610) kmh, tangenza 10.668 (11.735) m, autonomia 1.047 (1.208) kg
*Motore: V-1710-85 (-63), 1.217 hp
*Armamento: 1 x 37 + 4 x 12,7 (idem ma 2 x 12,7 e 4 x 7,7 mm) e bombe da 227 kg.
 
I P-39 N venivano fuori dal fatto che il gruppo da caccia passò ai P-47, questo li rese disponibili a Napoli; e quando Churchill pronunciò il discorso il 24 maggio 1944 secondo cui gli Italiani del Sud avrebbero avuto armi migliori, in particolare caccia moderni (visto che oramai l'efficienza della loro aviazione era ridotta quasi a zero), i P-39 divennero presto tra questi, assieme ad una manciata di Spitfire. C'erano circa 150 P-39N ceduti il 19-20 giugno 1944, e almeno una settantina vennero rimessi in efficienza, per i tre gruppi del 4° Stormo, ovvero il 9°, 10° e 12°, il che rese possibile cedere gli oramai logorati C.202 e 205 agli altri due stormi, il 5° e 51°. Gli Alleati ordinarono agli specialisti di non mettere in servizio contemporaneamente più della metà degli aerei ceduti e così fu Per giunta i P-39N e Q, nonché almeno un L e 5 M, erano non necessariamente in buone condizioni: gli N avevano almeno 200 ore di volo e così vennero usati per l'addestramento, mentre i Q vennero usati per la caccia, visto che avevano solo 30-150 ore di volo. Il primo gruppo ad averli fu il 12° dal 20 giugno in addestramento in un campo vicino al Vesuvio. Purtroppo vi furono problemi non indifferenti: la condizione dei velivoli, del campo e dell'inesperienza dei piloti su macchine del genere causarono ben 19 incidenti entro settembre, e tra i piloti rimasti uccisi vi fu l'asso Teresio Martinoli, il 25 agosto. Dopo lo spostamento dei reparti su aeroporti idonei, in puglia, specie a Lecce, per via delle piogge che avevano rovinato il fondo dell'aeroporto. Solo a Galatina trovarono un posto sufficientemente valido per essere usato operativamente: alla fine fu Galatina, vicino a Lecce. I Tedeschi cominciarono a subire le azioni dei P-39 italiani, che nel frattempo a Lecce-Galatina erano diventati operativi con tutti i gruppi; il 18 settembre il 12° Gruppo iniziò le operazioni sull'Albania contro le truppe tedesche oramai in ritirata verso il Nord dei Balcani. Il maltempo aveva davvero paralizzato le operazioni e solo la presenza a Galatina di una pista pavimentata poté permettere di operare. I P-39 si confermarono aerei robusti e potenti e colpirono spesso i Tedeschi con effetti altamente distruttivi, specie nella zona di Tirana. La caccia tedesca oramai era ben poco presente, ma la flak era ovunque e ogni missione i P-39 ebbero danni e talvolta perdite. Ogni giorno vennero eseguite fino a 30-40 missioni al giorno; solo a novembre la caccia italiana eseguì 300 missioni con circa 1.000 sortite individuali, e 1.700 missioni di volo; alle volte erano scortati gli aerei da trasporto che rifornivano i partigiani e i soldati italiani che si ritrovarono a combattere con loro. Nel solo mese di novembre, però, caddero ben 10 P-39. Le perdite e i danni erano stati quindi terribili, tra cui la perdita, il 27 dicembre, del comandante dello stormo Luigi Mariotti. Per ridurre il numero di reparti, oramai dotati di aerei rabberciati alla meno peggio, venne soppresso il 9° Gruppo che cessò l'attività l'8 dicembre, nonostante che in realtà non fosse mai stato pienamente operativo, visto che le operazioni vennero fatte quasi esclusivamente con il 10 e il 12imo gruppo. A febbraio diversi P-39 andarono persi in incidenti, dato il logorio sempre maggiore. Alla fine della guerra, i gruppi 10 e 12, il 20° su Spitfire e i 28 e 102° su Baltimore erano quello che restava delle unità di prima linea dell'aviazione cobelligerante. L'ultima missione venne fatta il 3 maggio con 4 aerei del 10° Gruppo; in tutto c'erano ancora 89 P-39Q in carico, di cui 60 efficienti. In tutto erano state volate 2.970 ore in battaglia e 3.629 in addestramento o trasferimento. C'erano anche altri aerei per reparti secondari, addestrativi; il 15 agosto il 12° venne sciolto. Il 1 aprile del '46 gli USA cedettero definitivamente i 49 P-39 ancora efficienti per l'1% del loro valore e così essi ebbero finalmente matricole italiane, uguali a quelle americane ma con la sigla MM davanti. Ma l'estate di quell'anno i logori P-39 causarono almeno 4 gravi incidenti con 3 vittime. Nel '47, a metà dell'anno, arrivarono i P-38 al 4° Stormo e i P-39 rimasero confinati alla scuola di volo di Lecce-Galatina con due squadriglie, la 4a e la 6a. L'ultimo incidente avvenne il 10 maggio 1950, almeno l'ultimo in cui morì un pilota, tale t.col. Francis Leoncini, un ufficiale di rango elevato dunque. Gli ultimi aerei rimasero in servizio fino al '51. L'unica parte intatta che resta dei P-39, tutto sommato positivi nel loro servizio bellico per l'altrimenti inerte CBI, è il cannone da 37 mm di un aereo conservato a Vigna di Valle, nonché un'elica contorta recuperata dal mare e le poche foto e i documenti di una pagina oramai lontana della storia dell'Aeronautica.