Bivona/Religione a Bivona: differenze tra le versioni

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Dal [[1781]] vennero attuate le riforme del marchese [[Domenico Caracciolo]], viceré di Sicilia: in tale anno venne abolita la [[manomorta]] ecclesiastica e venne sottratto alla chiesa il controllo delle opere pie laicali; nel [[1782]] venne prescritta la censuazione dei beni ecclesiastici e venne abolita l'[[Inquisizione]]; nel [[1812]] la nuova [[Costituzione siciliana del 1812|costituzione siciliana]] abolì la pluralità dei fori giudiziari e l'antico prvilegio che godevano gli ecclesiastici dell'esenzione dlle gabelle civiche e regie; infine, il [[Concordato]] del [[febbraio]] [[1818]] tra la [[Santa Sede]] e il [[Regno delle Due Sicilie]], che modificò il sistema di sostentamento delle parrocchie.
 
L'espulsione della compagnia di Gesù causò una crisi in campo economico, sociale e soprattutto religioso: i locali dell'ex collegio gesuitico vennero occupati dal clero secolare che adibirono la chiesa a nuova madrice, ma tuttavia esso non riuscì ad assumere quel ruolo primario nella vita dei cittadini che fino a quel momento avevano ricoperto i padri gesuiti. Tra il Settecento e l'Ottocento Bivona fu colpita da una crisi demografica ed economica che risultò devastante per molti ordini religiosi locali: molti conventi entrarono in crisi, altri subirono una riduzione di religiosi, altri ancora vennero chiusi.
 
Anche le chiese parrocchiali vissero un periodo di crisi economica: ciò era dovuto anche al ridottissimo numero di abitanti (circa 2.000 nel 1806); l'assestamento del bilancio delle parrocchie si ebbe solamente grazie al succitato concordato stipulato nel 1818 ma entrato in vigore solamente a partire dal 1822, dopo gli anni dei moti rivoluzionari del 1820-1821.
 
===Dal Risorgimento all'Unità d'Italia===