Caccia tattici in azione/Lo Zero: differenze tra le versioni

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[[File:A6M2_Zero_9-08-2008_13-03-43.JPG|350px|left|thumb|L'A6M2]]
Per cercare di capirne di più bisogna prendere in considerazione di che aereo si tratta. Anzitutto, l’esigenza per la quale nacque non fu la potenza o le prestazioni di spicco. Il vero problema era l’autonomia, soprattutto per scortare i bombardieri, i quali a loro volta per percorrere le distanze del Pacifico dovettero sacrificare la protezione per il carburante. Il Betty era in particolare un bombardiere molto valido, ma anche propenso a prendere fuoco con troppa facilità quando colpito, a causa del gran quantitativo di carburante disponibile, che d’altro canto, in un circolo vizioso, era possibile solo perché i serbatoi non erano protetti (il che significa sacrificare molto del loro volume). Lo Zero aveva problemi simili, ma anche qui non c’era scelta. Con motori da caccia dell’ordine dei 1.000 hp non c’era modo di fare di meglio: aerei molto leggeri con grandi quantità di carburante a bordo, per ottimizzare il carico utile. Lo Zero non era protetto inizialmente, e solo le ultime versioni ebbero un parabrezza corazzato e poi il sedile blindato. Ma nel 1940 i caccia con protezioni a bordo erano ben pochi: gli Spitfire e i Bf-109 inizialmente non ne avevano e li dovettero installare in corsa. L’Esercito giapponese, che non aveva i problemi della Marina in fatto di autonomia, era invece interessato e così già i Mitsubishi Ki-21, parenti stretti dei G4M della marina, ebbero spesse corazze protettive per pilota e mitragliere dorsale. Nonostante questo, e la notevole velocità, non erano prede difficili per i robusti e pericolosi P-40, specie quelli dell’AVG. Il fatto, e in ogni caso, è che i più robusti caccia e bombardieri europei per le esigenze giapponesi sarebbero stati troppo limitati in raggio d'azione: lo Ju-88, una volta ingaggiato, era senz'altro più difficile da 'uccidere', ma le missioni di cui era capace il Betty, tra l'altro ben armato, per quest'aereo erano semplicemente impossibili. Lo stesso per il Bf-109 e lo Zero.
 
[[File:Akutan_Zero_flies.jpg|350px|left|thumb|]]Per una incredibile 'botta di fortuna', un A6M2 cappottò in un atterraggio alle Aleutine. Il pilota avrebbe dovuto incendiarlo, ma invece rimase ucciso all'impatto. L'aereo, invece, era in buone condizioni. Fallito il tentativo di ritrovarlo da parte di un sottomarino, lo scoprirono settimane dopo gli americani, che lo rimisero in condizioni di volo e lo testarono, scoprendone i punti deboli: l'assenza di corazze e la scarsa velocità in picchiata. Un'operazione di intelligence che fu importantissima per i mesi successivi. L'Hellcat, però, era già in sviluppo, per cui l'antidoto anti-Zero fu in realtà il successivo Bearcat.
 
La situazione degli Zero variava molto a seconda dei nemici. Inizialmente vennero usati in Cina e lì dichiararono oltre 100 vittorie, con due soli esemplari persi a causa della contraerea. Un caccia da supremazia aerea, che spazzò via i Polikarpov dei Cinesi, molto prima e meglio di come avevano fatto fin’allora i Ki-27 e gli A5M, pur assai efficaci in combattimento aereo. Ma come si arrivò allo scontro con gli americani, le cose cambiarono. In un anno non c’erano stati abbattimenti per via della caccia e solo due per la contraerea, ma il 7 dicembre 1941 gli Zero subirono 9 perdite a P.Harbour e 7 sulle Filippine: 16 aerei distrutti in un giorno.
 
[[File:Akutan_Zero_flies.jpg|350px|left|thumb|]]Per una incredibile 'botta di fortuna', un A6M2 cappottò in un atterraggio alle Aleutine. Il pilota avrebbe dovuto incendiarlo, ma invece rimase ucciso all'impatto. L'aereo, invece, era in buone condizioni. Fallito il tentativo di ritrovarlo da parte di un sottomarino, lo scoprirono settimane dopo gli americani, che lo rimisero in condizioni di volo e lo testarono, scoprendone i punti deboli: l'assenza di corazze e la scarsa velocità in picchiata. Un'operazione di intelligence che fu importantissima per i mesi successivi. L'Hellcat, però, era già in sviluppo, per cui l'antidoto anti-Zero fu in realtà il successivo Bearcat.
 
Contro i P-40 a difesa dell’Australia, gli A6M2 si batterono bene, ma con un rateo di vittorie non particolarmente favorevole<ref>Vedi Vaccari ott 2003</ref>. L’AVG, invece, nonostante i continui proclami di vittoria contro gli Zero, affrontò soprattutto i Ki-27, che pure erano dotati di carrello fisso e quindi facilmente riconoscibili; oppure i Ki-43, più veloci e temibili. Gli Zero avevano altro da fare che esser abbattuti in massa dagli Americani, tanto che non pare che questi si ritrovarono mai a che fare con le Tigri Volanti: il loro avversario era l'aviazione dell'Esercito.
 
 
Gli Zero vennero falcidiati dal ’44 in poi, ma sbaglia chi pensa che questo si dovesse alla loro totale superatezza tecnologica, o alla mediocrità del disegno base. E’ vero che si trattava di un aereo dalle capacità di crescita molto limitate, come del resto tanti altri caccia dell’epoca. Ma è anche vero che alla fine la differenza la faceva il pilota, e non necessariamente ai comandi di ogni Zero c’era un Saburo Sakai. Inizialmente i piloti giapponesi, così come i tedeschi e forse gli italiani, avevano il vantaggio di una maggiore esperienza operativa con i conflitti locali, che gli anglosassoni non avevano combattuto. Poi le cose cambiarono, i rimpiazzi non erano sufficienti a sostituire i piloti uccisi e l’addestramento dovette essere limitato al massimo. Per chi cadeva sul Pacifico la situazione era drammatica, in teoria le sue calde acque consentivano al naufrago di sopravvivere molto meglio che per esempio, sul Mare del Nord; in pratica c’era il concreto rischio degli squali e di sparire nelle enormità dell’estensione pacifica. Cadendo a terra, si poteva finire nella jungla e morire tra gli stenti o per un contatto con qualche tribù di tagliatori di teste del Borneo. Insomma, era una guerra spietata anche se combattuta in un ambiente apparentemente paradisiaco. Quindi i piloti giapponesi sapevano che in sostanza potevano ritornare a casa oppure morire, e molti nemmeno portavano il paracadute. Tutto questo aumentava le perdite, i rimpiazzi erano inesperti e incapaci di sfruttare al meglio i loro aerei; gli americani invece spesso sopravvivevano, spesso i loro aerei erano capaci di incassare duri colpi e di disimpegnarsi per la maggiore velocità. La volta successiva, il pilota americano non avrebbe fatto lo stesso errore che gli aveva fatto trovare in coda lo Zero; il giapponese abbattuto in fiamme con una scarica di M2 invece non avrebbe raccontato anessuno la sua avventura e non ne avrebbe fatto tesoro.
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Nonostante un motore da circa 1.100 hp, l’A6M5 poteva volare fino a 560+ kmh (nelle sottoversioni più leggere), come il Bf-109E: rispetto ad esso aveva anche una potenza analoga e così per l’armamento. Ma otteneva le stesse prestazioni con un rustico e semplice motore stellare, di analoga potenza, una cosa tutt’altro che scontata. Il Nakajima Ki-43-II, pur essendo dotato dello stesso motore, non superava i 530 kmh, era meno armato (2x12,7 mm), con minor autonomia, non era una navalizzato né possedeva la stessa robustezza che permise a molti Zero di ritornare alla base anche pesantemente colpiti, come quello di Sakai quando venne ferito su Rabaul, ritornando alla base quasi cieco e con l'aereo crivellato di colpi, ma ancora perfettamente stabile<ref>Veti Take Off: 'Zero: il Samurai Superiore'</ref>. Questo è forse il fatto più impressionante: sebbene i Ki-43 non fossero chiamati ad operare su tali distanze, eccetto che in agilità a bassa velocità erano inferiori agli Zero in tutto il resto, robustezza inclusa.
[[File:A6M5 52c Kyushu.jpg|350px|right|thumb|L'A6M5, la più matura, ma anche la più sfortunata, delle versioni prodotte in grande serie. I cilindri avevano scarichi individuali, una soluzione meno elegante, ma scelta per sfruttare meglio la spinta dei gas]]
In termini di prestazioni, gli Zero non sembravano eccezionali, ma se si considera che riuscirono a ottenere una velocità paragonabile, nella versione irrobustita e potenziata A6M5, a quelle del Bf-109E senza pagare pegno con un motore troppo complicato e vulnerabile, la questione cambia. Il Bf-109 ebbe il tipo migliorato T per impiego da portaerei. Anche con un motore DB-601N da 1.200 hp non superava i 568 kmh, aveva lo stesso armamento e velocità dello Zero; ma lo Zero era dotato di una visuale per il pilota molto superiore, aveva circa due volte il raggio d’azione ed era molto più maneggevole del Bf-109, inoltre era standard anche la predisposizione per bombe. Quel che proprio non riusciva a fare bene erano le picchiate, almeno nelle prime versioni: inizialmente teneva il passo, ma poi la resistenza aerodinamica e l'insufficiente potenza lo lasciavano indietro. Infine l'acrobazia era ottimale fino a velocità di circa 400 kmh, ma se lo si costringeva a duellare a velocità più alte, perdeva il suo vantaggio contro i più potenti caccia americani. Sta di fatto che anche i primi Zero surclassavano i Sea Hurricane con i loro 1.280 hp ed erano di qualcosa superiori ai Wildcat con i loro 1.200 hp, pur possedendo un motore di appena 950 hp. Lo 'Zero' A6M5, pur se con una velocità max ridotta rispetto al massimo nominale (539 kmh) riusciva quasi ad eguagliare il Seafire I (Mk V navalizzato), con i suoi 544 kmh, e anzi, ad alta quota lo Zero passava addirittura in vantaggio.
 
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In termini di prestazioni, come si è detto gli A6M1 spazzarono via i Polikarpov sulla Cina, ma era solo l’inizio. Gli A6M2 fecero lo stesso con i caccia alleati fino all’Australia, ottenendo una sostanziale superiorità in risultati. Non era solo un fatto di rateo abbattimenti: perdite. Quando gli Zero attaccarono le Filippine scortando i G4M, essi ebbero cura di scortare i bombardieri contro i caccia nemici: 7 Zero vennero perduti, ma nessun bombardiere subì analoga sorte e le Filippine persero gran parte delle difese aeree, inclusi 14 dei 35 B-17 disponibili<ref>P.F. Vaccari: ''Attacco alle Filippine'', RID Lu 1997</ref>. Spesso, tra l’altro, i G4M dimostrarono anche quanto fossero efficaci come bombardieri strategici: non solo raggiungevano distanze straordinariamente lunghe, colpendo anche dove non ci si aspettava tale comparsa; ma le loro missioni erano non di rado volate da oltre 7.500 m di quota. Si pensi solo alla pratica impossibilità di superare i 5.000 con gli SM.84, quando i G4M appositamente preparati portavano le 2,2 t delle bombe Okha fino ad oltre 8 mila metri, una prestazione degna di una Fortezza volante. A tali alte quote i caccia P-39 e P-40, con i loro deboli motori non riuscivano a competere con gli Zero, apparentemente altrettanto deboli ma in realtà in grado di ‘danzare’ attorno ai loro avversari. Le alte quote avrebbero dovuto almeno rendere il puntamento meno preciso: ma i bombardieri giapponesi si dimostrarono ugualmente e frequentemente micidiali nel colpire gli obiettivi, causando gravissimi danni<ref>PF Vaccari, RID Set 03</ref>.
[[File:20mmvs7mm.png|340px380px|right|thumb|Un problema degli 'Zero' fino all'avvento dei cannoni di ultima generazione dell'A6M5, fu la diversa traiettoria dei proiettili, con quelli dei cannoncini che cadevano ben più rapidamente. Questo impediva il tiro concentrato e preciso a distanze elevate. Anche il Bf-109E aveva lo stesso problema]]
Per tenere il loro passo, almeno nelle missioni meno impegnative (per quelle a più lungo raggio non c'era proprio nulla da fare), gli Zero dovettero inventarsi nuove strategie: normalmente consumavano circa 140-150 l all’ora, ma per le azioni sulle Filippine si riuscì a ridurre il consumo, volando a poco più di 200 kmh, fino a soli 60-70 litri: con un serbatoio ausiliario, gli Zero erano in grado, ottimizzando il regime di volo, di volare fino a 9-10 ore consecutive, potendo così raggiungere obiettivi distanti anche 1.000 km<ref>PF Vaccari, RID Lu 1997</ref>.
 
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Sakai abbatté un ultimo aereo americano l’ultimo giorno di guerra.
Dopo di che lo Zero diventò un testimone della storia. Ce n’erano 330 in servizio nel dicembre del ’41 e ne seguirono circa 10 mila altri, ma non bastarono per salvare il Giappone, prima portato in trionfo dalle loro gesta, poi trascinato nella disgrazia per l’incapacità di fronteggiare la potenza americana, che alla lunga ebbe la meglio e come disse Sakai ''Come per volere dello stesso Diavolo, il nostro Paese venne trascinato nella disgrazia''<ref>Enciclopedia Take Off: 'Zero: il Samurai Superiore'</ref>
 
 
==I Marinai 'di terra'==