Caccia tattici in azione/Lo Zero: differenze tra le versioni

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In termini di prestazioni, come si è detto gli A6M1 spazzarono via i Polikarpov sulla Cina, ma era solo l’inizio. Gli A6M2 fecero lo stesso con i caccia alleati fino all’Australia, ottenendo una sostanziale superiorità in risultati. Non era solo un fatto di rateo abbattimenti: perdite. Quando gli Zero attaccarono le Filippine scortando i G4M, essi ebbero cura di scortare i bombardieri contro i caccia nemici: 7 Zero vennero perduti, ma nessun bombardiere subì analoga sorte e le Filippine persero gran parte delle difese aeree, inclusi 14 dei 35 B-17 disponibili<ref>P.F. Vaccari: ''Attacco alle Filippine'', RID Lu 1997</ref>. Spesso, tra l’altro, i G4M dimostrarono anche quanto fossero efficaci come bombardieri strategici: non solo raggiungevano distanze straordinariamente lunghe, colpendo anche dove non ci si aspettava tale comparsa; ma le loro missioni erano non di rado volate da oltre 7.500 m di quota. Si pensi solo alla pratica impossibilità di superare i 5.000 con gli SM.84, quando i G4M appositamente preparati portavano le 2,2 t delle bombe Okha fino ad oltre 8 mila metri, una prestazione degna di una Fortezza volante. A tali alte quote i caccia P-39 e P-40, con i loro deboli motori non riuscivano a competere con gli Zero, apparentemente altrettanto deboli ma in realtà in grado di ‘danzare’ attorno ai loro avversari. Le alte quote avrebbero dovuto almeno rendere il puntamento meno preciso: ma i bombardieri giapponesi si dimostrarono ugualmente e frequentemente micidiali nel colpire gli obiettivi, causando gravissimi danni<ref>PF Vaccari, RID Set 03</ref>.
[[File:20mmvs7mm.png|250px340px|right|thumb|Un problema degli 'Zero' fino all'avvento dei cannoni di ultima generazione dell'A6M5, fu la diversa traiettoria dei proiettili, con quelli dei cannoncini che cadevano ben più rapidamente. Questo impediva il tiro concentrato e preciso a distanze elevate. Anche il Bf-109E aveva lo stesso problema]]
Per tenere il loro passo, almeno nelle missioni meno impegnative (per quelle a più lungo raggio non c'era proprio nulla da fare), gli Zero dovettero inventarsi nuove strategie: normalmente consumavano circa 140-150 l all’ora, ma per le azioni sulle Filippine si riuscì a ridurre il consumo, volando a poco più di 200 kmh, fino a soli 60-70 litri: con un serbatoio ausiliario, gli Zero erano in grado, ottimizzando il regime di volo, di volare fino a 9-10 ore consecutive, potendo così raggiungere obiettivi distanti anche 1.000 km<ref>PF Vaccari, RID Lu 1997</ref>.
 
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==I Marinai 'di terra'==
[[File:N1K1_in_biwalake_.jpg|330px310px|right|thumb|Il Kyofu]]
La produzione dei caccia della Marina ebbe un cambiamento netto con la Kawanishi, che dagli idrovolanti passò ai caccia tramite l'N1K, poi diventato N1K1-J: un caccia idrovolante, poi trasformato in caccia terrestre. Il progetto era nato per rimpiazzare il 'Rufe', la versione idro dello Zero, ma capace solo di 440 kmh. La Kawanishi, autrice di eccellenti idrovolanti a lungo raggio, si cimentò con il N1K Kyofu, da 489 kmh e molto più potente. Ne vennero prodotti relativamente pochi, poi si passò al tipo terrestre con carrello retrattile, ma che conservava il difetto originale dell'ala in posizione media, dovuta alla presenza di galleggianti. La cosa era indirettamente problematica perché il carrello diventava insolitamente lungo e complesso, con problemi ed incidenti. Ma l'aereo era ben armato, veloce e corazzato, con 4 cannoni da 20 mm Tipo 99 e due armi da 7,7 nel muso (originariamente c'erano solo due cannoni e due mtg). Anche il motore Homare era inaffidabile, ma in aria l'aereo era capace, seppur meno veloce, di affrontare l'Hellcat e anche il Corsair. Da notare come questo problema fosse in realtà decisamente serio, tanto da dovere limitare il servizio a basi terrestri. L'aereo, nominato Shiden (Lampo Violetto) decollò già nel dicembre 1942, e pertanto sarebbe stato tranquillamente in grado di rimpiazzare lo Zero per i tempi della battaglia delle Marianne, entrando in servizio all'inizio del '44.
[[File:1-n1k1-f2.jpg|350px330px|left|thumb|N1K1-J]]
 
La situazione, dopo oltre un migliaio di aerei prodotti, venne migliorata con l'N1K2-J che era una riprogettazione integrale: il motore restava sempre quello, ma l'ala era bassa e il carrello semplificato, e nell'insieme era possibile ridurre il peso a vuoto di 250 preziosi kg, alleggerendo un aereo piuttosto pesante di suo. Il prototipo volò già nel tardo 1943. Il risultato fu una macchina più affidabile e veloce sia in aria che a terra, il cui unico limite era la scarsa potenza in quota, che gli impediva di intercettare facilmente i B-29, ma che in combattimento, specie a media quota, era capace di affrontare i caccia USA ad armi pari. L'episodio più famoso è forse quello di un pilota giapponese, tale Kensuke Muto, che venne attaccato da 12 Hellcat e riuscì ad abbatterne 4 costringendo al ritiro gli altri. La cosa fa il paio con un altro caso, i caccia Ki-100 che, affrontati gli Hellcat, ne abbatterono 14. O almeno, questo è quello che si disse all'epoca. Invece le cose, come al solito in queste battaglie tra caccia, stavano in maniera diversa. Da quello che ha ricostruito lo storico Joe Brennan, nel primo caso K.Muto partecipò ad un combattimento in cui vennero abbattuti 4 Hellcat, ma non era solo e non si sa quanti aerei americani, se ve ne furono, vennero distrutti dal sui N1K-2. Nel secondo caso i Giapponesi comunicarono inizialmente che avevano abbattuto 12 aerei con due loro perdite, ma pare che la notizia sia stata fusa e tutti gli aerei abbattuti divennero americani, portando così il risultato a 14.
 
[[File:Kawanishi_N1K2-J_050317-F-1234P-015.jpg|350px330px|right|thumb|L'N1K-2J]]
In realtà gli USA persero solo 2 Hellcat, il che al di là delle cattive ricostruzioni del momento, dà comunque un dignitoso risultato di parità, piuttosto raro all'epoca. Così avvenne, ma con numeri ben maggiori, con il 343 stormo della Marina, armato di N1K-1 e -2, sopratutto questi ultimi. Nella primavera del '43 ebbe il giorno da Leoni contro i caccia dell'USN, allorché dichiarò una cinquantina di caccia abbattuti. In realtà le perdite americane furono di circa 15 aerei, più o meno quelli persi dai Giapponesi. La cosa più curiosa, è che i Corsair emularono le presunte gesta del cap. Muto, allorché due di essi vennero a trovarsi inseguiti dagli Shiden, ma coprendosi a vicenda, abbatterono ben 4 caccia e poi tornarono alla portaerei salvi. Ma la giornata dimostrò che i piloti giapponesi avevano ancora stoffa, e che gli Hellcat erano abbastanza alla portata degli Shiden, specialmente l'ultimo tipo (Shiden-KAI). I Corsair erano più difficili da abbattere, ma in ogni caso riportarono a loro volta perdite non indifferenti. Data la sproporzione numerica, con 12.000 Corsair in produzione rispetto a circa 500 Shiden-KAI, l'esito era comunque scontato sul lungo termine. Sakai non volò spesso con lo Shiden, nonostante tutto, a quanto pare non gli garbava il carrello, sicuramente riferendosi al primo modello. Lo Shiden doveva molta della sua capacità combattiva alla presenza di ipersostentatori di combattimento, che consentivano di stringere molto le virate nonostante il peso non indifferente. In tal senso, se gli Hellcat e i Corsair finivano a duellare a breve distanza erano in grave pericolo. Entrambi i contendenti avevano un armamento più che sufficiente per abbattersi a vicenda, ma questo non impedirà quel giorno delle battaglie semplicemente furibonde, in cui i caccia duellarono anche per mezz'ora consecutiva, senza tutto sommato subire molte perdite.
 
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Tornando per l'ultima volta sul Ki-44, esso, armato anche in maniera estremamente pesante (4 cannoni da 20 oppure 2x12,7 e due strani cannoni-lanciagranate da 40 mm, di ridotta efficacia), anche se normalmente solo con 4 armi da 12,7 mm Ho-103 (dipendeva dalle versioni), era un velivolo che i Giapponesi, un pò per l'abitudine a considerare i caccia anzitutto come velivoli 'agili' e per problemi oggettivi, come l'alta velocità di atterraggio e la ridotta visibilità, nonché l'incapacità di eseguire manovre acrobatiche impegnative, gli resero giustizia solo quando, alla fine della guerra, difese la patria dai B-29, come si è detto era uno dei pochissimi che riuscivano a raggiungerli e a volare in formazione alle loro quote operative, rimanendo per lungo tempo il più pericoso avversario dei Superfortress senza scorta. La sua armatura protettiva, ancorché presente, non era tuttavia sufficiente per proteggerlo dal fuoco dei bombardieri. In seguito verrà anche usato per attacchi diretti cercando di impattare contro i B-29. Non pare che abbia mai sofferto dei problemi di affidabilità che ebbero molti Ki-84 Hayate, anche se di per sé era senz'altro una macchina impegnativa da portare ed ecco perché, tutto sommato, non pochi storici lo considerano una specie di occasione persa, data la migliore efficienza rispetto al rivale Ki-61 e al superato Ki-43, entrambi prodotti in quantità molto maggiori.
 
 
Quanto ai Ki-61, nel loro piccolo, essi erano diventati piuttosto superati nel 1944. Quest'aereo era apparso circa un anno dopo il Macchi 202 e circa 2 anni dopo il Me-109E, così la sua validità era marginalizzata. Nel '42 ne vennero prodotti poche decine, pertanto si può considerare coevo dell'Hellcat e anche del Corsair; nel 1943 ne vennero prodotti oltre 700, ma oramai il disegno base cominciava ad essere superato anche in Estremo Oriente, così come del resto in Europa (dove i caccia, essendo macchine terrestri, erano in genere di prestazioni migliori) non erano più competiviti all'epoca i vari Bf-109E, F e MC.202. In tutto vennero prodotti oltre 3.000 aerei. Ben presto vennero equipaggiati di cannoni: oltre 700 MG151/20 giunsero dalla Germania con un grosso sottomarino, poi divennero finalmente disponibili i locali Ho-3, derivazione della mitragliatrice pesante Ho-103. Da notare che quest'ultima era praticamente una Browning adattata al meno potente munizionamento da 12,7x81 mm Vickers. Anche le Breda erano abbastanza simili in tal riguardo, anche se maggiormenet originali rispetto alle M2. Ma non riuscivano a ridurre in maniera apprezzabile i pesi e per giunta, erano dimensionalmente ancora più grosse. La cadenza di tiro delle armi italiane era piuttosto bassa: circa 700 c.min, 750 max, ma con la sincronizzazione calava del 25% in media. Questo era necessario per garantire un'elevata affidabilità. I Giapponesi invece, riuscirono ad ottenere delle armi affidabili pur se pesanti solo 25 kg anziché 29-30, e con una cadenza di tiro di circa 900 c.min. I problemi di meccanica incontrati dalle industrie italiane, al riguardo, si esemplificano bene con le rivali delle Breda, le Scotti, che erano più leggere e di qualcosa più rapide in termini di cadenza di tiro: sulla carta, un equivalente delle Ho-103, in pratica dei sistemi inaffidabili con troppe parti meccaniche in movimento e una gittata pratica insufficiente: sebbene spesso usate come armi difensive dei bombardieri, non ebbero mai impiego per i caccia, essendo il muso e le ali irraggiungibili dal pilota per riparare le armi inceppate o danneggiate. Questo fu un peccato per gli Italiani, i cui caccia, fino alla Serie 5, erano in genere limitati a due sole 12,7 mm, troppo poco specie contro i bombardieri. Avessero avuto le Ho-103, forse i progettisti avrebbero tentato anche l'impiego di altre due armi nelle ali. Sta di fatto che con 3.600 c.min di cadenza di tiro teorica, vs 1.400, il Ki-61 era nettamente più potente dei Macchi e anche dei Bf-109E, la cui leggera superiorità di fuoco si esauriva dopo i primi 7 secondi di tiro, quelli necessari per svuotare i caricatori da 60 colpi degli MG FF. Dopo di ché restavano con due sole MG 17.
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!Potenza, hp
!Armamento
!Velocità max, kmh
!Salita
!Tangenza, m
!Autonomia, km
|-
|'''Bf-109DN1K1''' (27/12/42)
|8,5589
|12
|9,87
|24,4506
|1623,45
|12.630897/24.100321
|1.990
|680
|2x 7,7+ 4x 20 mm
|2-3 x 7,92
|584/5.900
|465
|6.000/7,8 min
|8.100
|12.500
|690
|1.432
|-
|'''BfKi-109E61-I-KAIc'''(1941)
|8,8094
|9,912
|23,457
|20
|16,2
|2.000630/23.560470
|1.175
|2x20 +2x7,922 x12,7
|580/4.260 m
|555/565
|5.000 m/7'
|10.500
|10.000
|660
|1.800+ km
|-
|'''BfKi-109F/G/K100''' (1/2/45)
|98,028
|12
|9,92
|23,675
|1620
|2.000/2.700(F), 2.700/3.400(G/K)670
|1.475(G)500
|1x202x20 + 2x13(G)2x12,7
|590/10.000
|600/670(F), 620/650(G), 720(K)
|10.670
|12.000(G)
|2.000
|700(G)
|-
|'''G.55J2MM3'''(20/3/42)
|9,3895
|1110,858
|3,0395
|2120,1105
|2.730460/3.720435
|1.475800
|4x20
|1x20+ 4x12,7 (poi 3x20+2x12,7)
|588/5.300
|620
|10.000/19,5'
|12.750
|111.020700
|925
|-
|'''RE.2005Ki-27''' (1936)
|87,7353
|11,31
|3,0325
|20,4
|21.600110/31.610710
|710
|1.475
|2x 7,7
|1x20 +4 x12,7 (idem)
|470/3.500
|629
|5.000/5,36'
|11.500
|12.250
|980
|1.710 max
|-
|'''C.202Ki-43-IIB'''(1939)
|8,8592
|10,5884
|3,4927
|1621,84
|21.515910/32.070925
|1.175150
|2x12,7 + 2x7,7
|530/4.000
|599?<ref>Il prototipo era capace di 596 kmh e pesava circa 200 kg di meno dei Serie XI, il motore è rimasto lo stesso, quindi questo dato non pare corretto</ref>
|5.000/5,8'
|11.500
|11.200
|765
|1.760 km max
|-
|'''C.205VKi-44-IIB'''(8/40)
|8,8579
|109,545
|3,25
|15
|16,8
|2.580105/32.400993
|1.475500
|2x20+24 x12,7
|604/5.200
|624
|5.000/4,28'
|11.200
|1.700 km max
|950
|-
|'''C.205NKi-84-Ia'''(4/43)
|9,5492
|11,2524
|3,739
|1921
|2.700-2.770660/3.620-3.790890
|1.475800
|2x20 + 2x 12,7
|1x 20 + 4 x12,7/3 x 20 + 2 x 12.7
|631/6.120
|629/628
|1110.500/11.800
|1.020/950695
|-
|'''Ki-61KAIA6M5'''
|8,94
|12
|3,7
|20
|2.630/3.470
|1.175
|2x20 + 2 x 12,7
|580
|10.000
|1.080
|-
|'''He-100V'''
|8,19
|9,42
|3,6
|14,5
|1.810/2.500
|1.175
|1x20 +2x7,92
|670
|11.000
|900
|-
|'''FW-190A-8'''
|8,84
|10,5
Line 287 ⟶ 269:
|11.400
|800
|-
|'''FW-190D-9'''
|10,2
|10,51
|3,37
|18,3
|3.200/4.800
|1.770
|2 x20 + 2 x13
|680
|13.200
|1.120
|}