Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Germania Est: differenze tra le versioni

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Il set dei sensori comprendeva anche un tipo molto diffuso di ricerca aerea, il radar 'Strut Curve', con un'antenna parabolica da 4 metri in banda F. Per essere il radar di una nave relativamente piccola, questo sistema garantiva una portata più che rispettabile di 110 km contro bersagli in volo a 5.000 m, circa 40 km contro bersagli a bassa quota o navi. La possibilità che, tramite questo radar (bidimensionale) le navi fossero usate come picchetto radar, era quindi discreta: 3 navi avrebbero potuto coprire teoricamente tra i 160 e i 440 km di spazio, grossomodo tutta la costa della DDR. La difesa ECM era presente, ma non con apparati molto sofisticati: un IFF, l'RWR multibanda Eloka e due lanciarazzi a 16 celle per chaff, che almeno consentiva la possibilità di ingannare eventuali missili in arrivo. In ogni caso, per gli scontri della Guerra fredda si trattava di un limite non di poco conto, tale mancanza di adeguate difese antiaeree e antimissile, specie considerando i Tornado e anche gli F-104G della Marineflieger. Del resto, la ridotta capacità a.a. non era certo un problema delle sole navi tedesco-orientali. Le unità della RN, per esempio, risultarono molto vulnerabili agli attacchi argentini durante la guerra del 1982, e molte navi occidentali di dimensioni ridotte non erano parimenti armate che di un impianto di cannoni medi e uno o due di armi di piccolo calibro.
 
Come unità ASW, posto che fosse assicurata sufficiente copertura antiaerea, si trattava di navi adatte con un sistema ASW basato su di un sonar di scafo e uno variabile, per una visione panoramica bidimensionale del settore di mare attorno alla nave. Era un grosso miglioramento rispetto alle vecchie HAI III che avevano un apparato soltanto audio, e che non potevano vedere attraverso gli strati ad inversione termica, sotto i quali non passavano le onde sonar e spesso i sottomarini riuscivano a nascondersi: cosa che avveniva spesso nella stagione estiva, con forti differenze di temperatura tra gli strati d'acqua. Con il sonar ad immersione invece si andava a cercare in profondità comparabili il sottomarino e quindi era possibile scovarlo anche sotto le 'termiche'. L'armamento collegato era temibile, con due lanciarazzi RBU-6000 a 12 canne l'uno, capaci di una portata di circa 5-6 km e con la possibilità di essere usati anche contro eventuali sommozzatori o persino siluri se erano localizzati in tempo. L'RBU-6000, sistema di seconda generazione rispetto ai primi lanciarazzi RBU, è un apparato totalmente automatico a forma di ferro di cavallo, con caricatore sottostante per razzi di riserva (tipicamente 5 cariche complete). Il lancio avviene con angoli tra -5 e +60 gradi, quindi è possibile anche tirare direttamente a bersagli molto vicini, e dato che i razzi hanno spoletta anche a contatto oppure di profondità, o ad influenza, dovrebbe essere anche possibile il loro uso contro bersagli di superficie se necessario. Anche perché l'angolo di brandeggio è di 180 gradi, consentendo di seguire i bersagli in mare. Con due lanciarazzi sistemati lato a lato, è così possibile coprire tutto l'orizzonte con razzi tirabili a distanze minime di attivazione di 350 m, e con profondità massime di uso di 500 m. Questi razzi, gli RGB-60 pesano 110 kg di cui 25 sono di esplosivo, e quindi una salva trasferisce nella zona del sottomarino 300 kg di carica, detonanti all'unisono o per impatto con danni in entrambi i casi massimizzati. La ragione della loro diffusione è in realtà, molteplice: sono sistemi semplici, poco costosi (anche come munizionamento) e senza problemi di funzionamento in acque basse, cosa che invece, almeno agli anni '70 ma comunque con notevoli restrizioni, è stato ben difficile archiviare per i siluri autoguidati. Con le acque poco profonde del Baltico e del Mare del Nord non stupisce quindi questo sistema. Qualora un sottomarino venisse localizzato, diciamo, a 5 km di distanza, a 30 m di profondità, una corvetta NATO (eccetto qualcuna dotata delle razziere Bofors, con maggior calibro, maggiore potenza dei razzi singoli anche se gittata minore), quasi non potrebbe ingaggiarlo, essendo la maggior parte dei siluri inefficienti. Inoltre il sottomarino sentirebbe l'arrivo del siluro da km, forse addirittura l'entrata in acqua al momento del lancio. Il sottomarino a quel punto potrebbe replicare con i suoi di siluri, dal funzionamento meno problematico in acque basse (per esempio, lanciati da sott'acqua, non hanno una profondità minima che ne assicuri l'entrata in acqua correttamente), potrebbe salire a quota periscopica per nascondersi nel clutter delle onde, oppure potrebbe posarsi sul fondo e contare sulla sua sagoma sfuggente per essere ignorato dal sonar del siluro, lanciando magari anche decoy d'inganno antisiluro. Avendo tra 1 e 5 minuti di tempo per reagire, lo farebbe (mentre non potrebbe contare sulla velocità, sui bassi fondali praticamente non si può viaggiare se non a pochi nodi, e anche per questo nel Baltico non sono mai stati basati i veloci SSN). Con gli RBU, posto che si riesca ad avere non solo la direzione, ma anche una misurazione della distanza precisa, il sottomarino con ogni probabilità nemmeno percepisce il lontano sibilo dei razzi in partenza, li sente quando entrano in acqua ed esplodono di lì a secondi: a quel punto può solo sperare che la nave abbia mancato il bersaglio, perché a nulla varrebbero contromisure d'inganno, salire a pelo d'acqua o posarsi sul fondo. I Sovietici ebbero una sostanziale incapacità di sviluppare siluri ASW leggeri ed efficienti, anche aumentando il calibro rispetto ai 324 mm NATO. Con questi razzi, guidati dai sonar e dall'operatore di bordo (molto più capaci dei sistemi a bordo di un siluro leggero) potevano quasi ottenere lo stesso, con l'avvertenza di trovare la distanza con buona approssimazione e che dopo le esplosioni, il sottomarino poteva disporre di un pò di tempo, se fosse rimasto efficiente, per far perdere le tracce nel trambusto. Gli RBU sono anche utili come CIWS antisiluro, se c'é abbastanza tempo: quand'anche non distruggessero i siluri, causarebbero loro un tale frastuono, che la nave avrebbe almeno una chance di scappare facendo perdere le tracce.

Non solo, gli ultimi RBU e in particolare l'UDAV di nuovo tipo, hanno anche capacità maggiori: munizioni di ultimo tipo che fanno da decoy per attirare i siluri, e poi cariche esplosive per distruggerli in zona, non solo, ma ultimamente sono state anche proposte delle cariche esplosive semoventi: il razzo entra in acqua, poi con un minuscolo sonar (che avrà al massimo un decimo dei 2-3 km di portata dei normali sonar da siluro, quindi un sistema semplicissimo) e probabilmente con un secondo stadio di propulsione, attacca il sottomarino o il siluro in avvicinamento. In teoria si potrebbe anche usare gli RBU per il lancio di chaff o decoy vari, ma per questo le navi sovietiche hanno lanciarazzi dedicati (il Sagaie francese, strutturalmente, non è molto diverso dagli RBU).
 
Elevando il lanciatore di 90 gradi (quindi più dell'alzo massimo di lancio) è possibile ricaricarli con 96 razzi sistemati sotto il ponte e con notevole rapidità. Il tutto è diretto a distanza dal sistema di controllo 'Burya' che comprende anche capacità di bombardamento costiero. Con i precedenti RBU, che avevano portate massime di circa 1-3 km, non era una cosa molto pratica avvicinarsi alle coste, ma con gli RBU6000 è possibile ottenere una decente gittata anche per azioni anti-superficie. Da notare che si potrebbe anche usare armi di maggiore gittata come i BM-21 navalizzati, ma evidentemente la dispersione sarebbe troppo grande nel compito ASW, che richiede salve di razzi piuttosto concentrate per cercare di distruggere il sottomarino con le loro esplosioni simultanee. Per il resto sono disponibili anche armi guidate, 4 tubi da 400 mm, con siluri a guida automatica e-o filoguidati, la capacità di portare cariche di profondità (impiego pericoloso con i sottomarini moderni, armati con siluri ad autoguida e missili, quindi difficili da avvicinare), e, sebbene siano navi piuttosto lente, hanno la capacità di portare anche fino a 60 mine, sia in funzione antinave che per gli sbarramenti ASW.
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Insomma, si tratta di navi ben armate per il compito ASW, ma con poche risorse per i compiti antiaerei e meno ancora per quelli antinave, data la mancanza di missili di dimensioni ridotte nell'arsenale sovietico fino alla fine del confronto, quando stavano arrivando gli SS-N-25 (previsti anche per le navi DDR, ma non necessariamente per le Parchim). Forse sarebbe stato possibile installare un minimo di armi antinave, se i pesi lo consentivano, come un paio di SS-N-2C, ma di fatto non era stato previsto. I soli cannoni da 57 mm, anche supportati dagli RBU e siluri in modalità antinave, non erano sufficienti allo scopo di contrastare le unità NATO. Del resto per la DDR era importante sopratutto la difesa costiera sotto copertura aerea e le navi principali erano le 'Koni', equipaggiate con quel minimo di armi antinave e antiaeree sufficienti per sopravvivere in una eventuale guerra.
 
Questi problemi non si sono presentati più di tanto in Indonesia, dove la guerra ad alta intensità non è una eventualità probabile. In ogni caso, con la compera (nel 1992) di 16 Parchim I, pagate appena 12,7 mln di dollari, venne fatto un buon affare per la marina indonesiana, che non avrebbe facilmente trovato un'altra occasione come questa: 16 navi da quasi 1.000 t pagate meno di una singola unità ben più piccola. Non solo, ma arrivarono anche le 14 navi 'Frosch' da sbarco, non meno imporanti per le operazioni dei Marines, e 9 cacciamine 'Kondor'. Le navi 'Parchim', ora classe Kapitan Patimura, ebbero nondimeno parecchie modifiche, che inevitabilmente costarono più dell'acquisto (del resto è spesso così anche per altri mezzi di seconda mano, come carri armati e caccia). Ebbero così un sistema di aria condizionata, e rimpiazzarono i motori con tipi occidentali: 2 Deutz TBD 620 V16 da 6.000 hp per le navi 372, 373, 374, 377, 378, 381, due MTU 16V 4000 da 7.300 hp per le 371, 379, 380, 382, 383, 386; 2 Caterpillar 3516 da 5.200 hp per le navi 355, 376, 384, 385. Queste unità sono ancora in servizio, come anche 8 delle navi russe della Flotta del Baltico.
 
 
 
Ebbero così un sistema di aria condizionata, e rimpiazzarono i motori con tipi occidentali: 2 Deutz TBD 620 V16 da 6.000 hp per le navi 372, 373, 374, 377, 378, 381, due MTU 16V 4000 da 7.300 hp per le 371, 379, 380, 382, 383, 386; 2 Caterpillar 3516 da 5.200 hp per le navi 355, 376, 384, 385. Queste unità sono ancora in servizio, come anche 8 delle navi russe della Flotta del Baltico.
 
===Novembre 1990, al tempo della riunificazione<ref>RID mar 1991</ref>===