Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Germania Est: differenze tra le versioni

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Navi:
*2 fregate 'Koni'
*10 corvette 'Parchim' e
*6 navi pattuglia ASW 'Hai III'
*15 vedette missilistiche 'OSA',
*18 motosiluranti 'Shersen' e 31 'Libelle'
*12 navi da sbarco LST 'Frosch'
*27 dragamine 'Kondor', numerose navi di ricerca e supporto.
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In tutto, 172.000 uomini, 807.000 con le riserve e oltre 1.300.000 con le unità paramilitari.
 
===Navi tedesche===
Costruite nei cantieri Peenewerft della DDR, le navi tipo 'Parchim' sono state usate anche dall'URSS e poi vendute in massa alla Marina Indonesiana negli anni '90. La costruzione ebbe luogo nel 1985-89<ref>[http://en.wikipedia.org/wiki/Parchim_class_corvette]</ref>.
 
'''Le caratteristiche''':
*Dimensioni: 72,5x 9,4 x 4,6 m
*Dislocamento: 800-950 t
*Motori: 3 M504 Diesels, 14.250 hp, su tre assi, 24,7 nodi, autonomia 2.100 nm a 14 nodi
*Equipaggio: 60
*Sensori: Radar: Positive-E, Spin Trough, Bass Tilt, sonar a scafo a media frequenza
Armament:
2 SA-N-5 MANPAD,
1 AK-725 binato da 57 mm,
1 AK-230
2 RBU-6000, 4 TLS da 400 mm, 12 cariche di profondità
 
Queste corvette sono state tutto sommato quello che le 'Tarantul' sono state comparate alle Nanuchtka, ovvero navi dalle capacità inferiori eppure apparse dopo, per compiti apparentemente piuttosto simili, e dal costo più ridotto. Note come Pr.133, sviluppate durante gli anni '70, erano navi ASW costiere, specialmente gli U-206 tedeschi. La prima delle numerose corvette, la WISMAR, venne varata il 9 aprile 1981 a Rostock e ben 15 altre seguirono entro il 1986, uno sforzo senz'altro notevole per la cantieristica della DDR. L'URSS aiutò in tal senso, ordinando altre 12 navi per mantenere la produzione a costi unitari meno elevati; le navi ordinate vennero consegnate nel 1986-90 e la NATO assegnò loro il nome di 'Parchim-II'. Queste navi erano economiche, ma associarle alle unità della flotta russa, che comprendeva le simili ma più pgrandi e molto più potenti 'Grisha', tra l'altro costruite a loro volta in gran numero, è stato più che altro un atto politico piuttosto che tecnico. Quando la DDR cessò di esistere, le sue navi divennero interessanti per gli acquirenti esteri di poche pretese, dato che erano relativamente nuove. E per l'Indonesia divennero un bersaglio appetibile, dato che avevano una discreta combinazione di capacità che gli consentiva di essere buoni pattugliatori, sebbene -nonostante i diesel- non con grande autonomia (essendo state pensate per il Baltico, la cosa non stupisce). Tuttavia vennero aggiornate con programmi il cui costo eccedette quello di acquisto. Anche qui la cosa non deve stupire visto il prezzo da salto che ne consentì la vendita nel 1993. Nonostante tutto, il progetto si è rivelato piuttosto efficiente, se le unità sono ancora in servizio sia in Indonesia che in Russia, ovviamente nella Flotta del Baltico.
 
Erano le sostitute delle vecchie cacciasommergibili HAI III. Con una stazza piuttosto rilevante per il loro compito, non temevano di prendere il mare anche in cattive condizioni meteo, cosa ovviamente importante visto che per i sottomarini il tempo meteorologico non è di ostacolo. Erano anche intese per navigare in acque aperte, ma qui il problema non sarebbe stato solo 'meteorologico'. Lo scafo era in acciaio inox e suddiviso in 10 compartimenti stagni, una tuga superiore conteneva il grosso delle sovrastrutture tra cui la passa plancia comando.
 
I tre motori diesel erano gli M 504 a 56 cilindri, sviluppo degli M 503A per le motosiluranti. Questi motori erano arrangiati nella maniera più semplice: niente sistemi complessi di riduzione e connessione tra motori ed eliche, ognuno dei propulsori era collegato direttamente ad un asse, come del resto accade nelle navi più piccole come le motocannoniere missilistiche. Ma il motore centrale aveva il compito della navigazione di crociera e pertanto era provvisto di un'elica a passo variabile, così da avere la massima efficienza possibile. Gli altri due erano invece dotati di eliche fisse, più semplici ed economiche, che servivano per la navigazione ad alta velocità. L'autonomia non era comunque molto elevata, in linea con le esigenze del Baltico.
L'armamento è da trattare approdontimaente, perché era costituito dallo standard per le navi di piccolo dislocamento del Patto: Come artiglieria c'erano due cannoni binati, un AK-725 da 57 mm binato e un AK-230 da 30. Il primo, arma automatica del 1959, era molto diffuso sulle navi sovietiche anche di grande dislocamento, ed era diretto dal sistema ESP-72 con radar MR 103 'Muff Cob', con antenna parabolica da 1,3 m e una telecamera ottica asservita per compiti di backup in caso di guasti o ECM eccessivamente potenti. I cannoni sono raffreddati ad acqua per consentirne l'uso prolungato alla massima cadenza di tiro, fino a 120 c.min per arma. Nonostante si tratti di armi di calibro decisamente elevato, hanno un'alimentazione a nastro, ciascun cannone ha così ben 550 colpi in un unico nastro di alimentazione, sufficiente per circa 5 minuti e mezzo alla massima cadenza di tiro. L'unica cosa che non è stata resa completamente automatica, però, è che il primo colpo dev'essere inserito in canna manualmente. In caso di necessità è possibile restare con il colpo in canna almeno per un certo tempo, visto che un eventuale attacco aereo non darebbe un preavviso molto consistente. La torretta è anche azionabile localmente in caso di emergenza, differentemente da molti tipi più moderni, con tanto di un sistema ottico di tiro locale. La sua forma è caratteristica, piuttosto bassa con uno scudo metallico emisferico che fa anche da tetto. Si trattava di un sistema avanzato per l'epoca, poi sostituito dal pezzo singolo da 76 mm, già disponibile ai tempi delle Parchim e in particolare più efficace come arma antimissile, disponendo -a differenza dei proiettili da 57 mm- di spoletta di prossimità- Il radar MR 103 era però piuttosto obsoleto all'epoca delle 'Parchim', con elettronica a valvole e sistemi di calcolo probabilmente non adeguati a sfruttare le capacità balistiche delle potenti armi da 57/70 mm. Ma il vero problema era la mancanza di spolette di prossimità, il che richiedeva un impatto diretto per distruggere il bersaglio. Finché si tratta di un aereo, questo non è agevole ma nemmeno impossibile. E' molto più difficile quando si tratta di un oggetto molto più piccolo come un missile antinave. Avvenne così che, nel 1987, una piccola nave sovietica venne localizzata da un missile bersaglio e attaccata per errore durante una prova. Di buono si può dire che la nave localizzò l'oggetto, il che non è un risultato di poco conto, ma senza munizioni speciali antimissile (vedi le ricerche della OTO Melara nel settore: i missili antinave, specie quelli in volo radente, sono bersagli difficili anche per le normali spolette di prossimità, che rischiano di esplodere anticipatamente 'sentendo' il mare sottostante, oppure di esplodere in ritardo non percependo il missile in arrivo) il cannone binato fallì il bersaglio, pur sparando fino all'impatto. La nave venne affondata con l'uccisione di 39 marinai. Ci si può aspettare di meglio dall'AK-230, il primo vero CIWS, da 30 mm binato, con maggiore cadenza di tiro per i cannoni-revolver (a 4 camere di sparo) in una installazione binata particolarmente piccola e nondimeno, chiusa e priva di equipaggio. La cadenza di tiro è di 1.000 c.min per arma con nastri da 500 colpi e radar 'Drum Tilt' ad alta frequenza, che però manca nelle 'Parchim', per cui o erano collegate al 'Muff Cob' o più probabilmente a sistemi puramente ottici. Questo lasciava le 'Parchim' senza una valida difesa CIWS, anche se le torri AK-230 non erano comunque nulla di eccezionale, a parte la loro modernità essendo anch'esse degli anni '50. Erano queste le armi presenti in due esemplari sulle 'Osa' assieme ad un radar 'Drum Tilt'. La generazione successiva era stata resa più adatta ad affrontare bersagli piccoli ed insidiosi come i missili antinave, da qui la sostituzione delle due armi da 30 mm con una Gatling da 30 mm a sei canne, collegata in genere ad un radar 'Bass Tilt'. Queste tecnologie erano presenti ai tempi delle 'Parchim', per esempio sulle 'Tarantul', e il sistema AK-630 era il primo CIWS specificatamente antimissile ad entrare in servizio. Tuttavia, mentre le Grisha III ne ebbero uno (le V ebbero anche il pezzo da 76 mm super-rapido) nulla di questo venne messo a disposizione delle 'Parchim'. Per migliorare la situazione erano tuttavia presenti due lanciatori Strela 2 quadrupli, senz'altro utili per accrescere le capacità difensive a poco prezzo, ma non abbastanza per contrastare i missili antinave, che in genere si presentano frontalmente e con una riduzione notevole delle possibilità di ingaggio per questi vecchi SAM a guida IR. Senz'altro meglio potevano fare (entro i 10-12 km) gli SA-N-4 delle 'Grisha' con lanciatore retrattile e 18 missili, ma quest'arma non era messa a disposizione delle navi tedesche, che quindi nell'insieme erano lasciate senza capacità di difesa antimissili ragionevolmente efficaci, così da ridurne le possibilità di impiego in caso di guerra al pattugliamento costiero.
 
Il set dei sensori comprendeva anche un tipo molto diffuso di ricerca aerea, il radar 'Strut Curve', con un'antenna parabolica da 4 metri in banda F. Per essere il radar di una nave relativamente piccola, questo sistema garantiva una portata più che rispettabile di 110 km contro bersagli in volo a 5.000 m, circa 40 km contro bersagli a bassa quota o navi. La possibilità che, tramite questo radar (bidimensionale) le navi fossero usate come picchetto radar, era quindi discreta: 3 navi avrebbero potuto coprire teoricamente tra i 160 e i 440 km di spazio, grossomodo tutta la costa della DDR. La difesa ECM era presente, ma non con apparati molto sofisticati: un IFF, l'RWR multibanda Eloka e due lanciarazzi a 16 celle per chaff, che almeno consentiva la possibilità di ingannare eventuali missili in arrivo. In ogni caso, per gli scontri della Guerra fredda si trattava di un limite non di poco conto, tale mancanza di adeguate difese antiaeree e antimissile, specie considerando i Tornado e anche gli F-104G della Marineflieger. Del resto, la ridotta capacità a.a. non era certo un problema delle sole navi tedesco-orientali. Le unità della RN, per esempio, risultarono molto vulnerabili agli attacchi argentini durante la guerra del 1982, e molte navi occidentali di dimensioni ridotte non erano parimenti armate che di un impianto di cannoni medi e uno o due di armi di piccolo calibro.
 
Come unità ASW, posto che fosse assicurata sufficiente copertura antiaerea, si trattava di navi adatte con un sistema ASW basato su di un sonar di scafo e uno variabile, per una visione panoramica bidimensionale del settore di mare attorno alla nave. Era un grosso miglioramento rispetto alle vecchie HAI III che avevano un apparato soltanto audio, e che non potevano vedere attraverso gli strati ad inversione termica, sotto i quali non passavano le onde sonar e spesso i sottomarini riuscivano a nascondersi: cosa che avveniva spesso nella stagione estiva, con forti differenze di temperatura tra gli strati d'acqua. Con il sonar ad immersione invece si andava a cercare in profondità comparabili il sottomarino e quindi era possibile scovarlo anche sotto le 'termiche'. L'armamento collegato era temibile, con due lanciarazzi RBU-6000 a 12 canne l'uno, capaci di una portata di circa 5-6 km e con la possibilità di essere usati anche contro eventuali sommozzatori o persino siluri se erano localizzati in tempo. L'RBU-6000, sistema di seconda generazione rispetto ai primi lanciarazzi RBU, è un apparato totalmente automatico a forma di ferro di cavallo, con caricatore sottostante per razzi di riserva (tipicamente 5 cariche complete). Il lancio avviene con angoli tra -5 e +60 gradi, quindi è possibile anche tirare direttamente a bersagli molto vicini, e dato che i razzi hanno spoletta anche a contatto oppure di profondità, o ad influenza, dovrebbe essere anche possibile il loro uso contro bersagli di superficie se necessario. Anche perché l'angolo di brandeggio è di 180 gradi, consentendo di seguire i bersagli in mare. Con due lanciarazzi sistemati lato a lato, è così possibile coprire tutto l'orizzonte con razzi tirabili a distanze minime di attivazione di 350 m, e con profondità massime di uso di 500 m. Questi razzi, gli RGB-60 pesano 110 kg di cui 25 sono di esplosivo, e quindi una salva trasferisce nella zona del sottomarino 300 kg di carica, detonanti all'unisono o per impatto con danni in entrambi i casi massimizzati. La ragione della loro diffusione è in realtà, molteplice: sono sistemi semplici, poco costosi (anche come munizionamento) e senza problemi di funzionamento in acque basse, cosa che invece, almeno agli anni '70 ma comunque con notevoli restrizioni, è stato ben difficile archiviare per i siluri autoguidati. Con le acque poco profonde del Baltico e del Mare del Nord non stupisce quindi questo sistema. Qualora un sottomarino venisse localizzato, diciamo, a 5 km di distanza, a 30 m di profondità, una corvetta NATO (eccetto qualcuna dotata delle razziere Bofors, con maggior calibro, maggiore potenza dei razzi singoli anche se gittata minore), quasi non potrebbe ingaggiarlo, essendo la maggior parte dei siluri inefficienti. Inoltre il sottomarino sentirebbe l'arrivo del siluro da km, forse addirittura l'entrata in acqua al momento del lancio. Il sottomarino a quel punto potrebbe replicare con i suoi di siluri, dal funzionamento meno problematico in acque basse (per esempio, lanciati da sott'acqua, non hanno una profondità minima che ne assicuri l'entrata in acqua correttamente), potrebbe salire a quota periscopica per nascondersi nel clutter delle onde, oppure potrebbe posarsi sul fondo e contare sulla sua sagoma sfuggente per essere ignorato dal sonar del siluro. Avendo tra 1 e 5 minuti di tempo per reagire, lo farebbe. Con gli RBU, posto che si riesca ad avere non solo la direzione, ma anche una misurazione della distanza precisa, il sottomarino con ogni probabilità nemmeno percepisce il lontano sibilo dei razzi in partenza, li sente quando entrano in acqua ed esplodono di lì a secondi: a quel punto può solo sperare che la nave abbia mancato il bersaglio, perché a nulla varrebbero contromisure d'inganno, salire a pelo d'acqua o posarsi sul fondo. I Sovietici ebbero una sostanziale incapacità di sviluppare siluri ASW leggeri ed efficienti, anche aumentando il calibro rispetto ai 324 mm NATO. Con questi razzi potevano quasi ottenere lo stesso, con l'avvertenza di trovare la distanza con buona approssimazione e che dopo le esplosioni, il sottomarino poteva disporre di un pò di tempo, se fosse rimasto efficiente, per far perdere le tracce nel trambusto. Gli RBU sono anche utili come CIWS antisiluro, se c'é abbastanza tempo: quand'anche non distruggessero i siluri, causarebbero loro un tale frastuono, che la nave avrebbe almeno una chance di scappare facendo perdere le tracce. Non solo, gli ultimi RBU e in particolare l'UDAV di nuovo tipo, hanno anche capacità maggiori: munizioni di ultimo tipo che fanno da decoy per attirare i siluri, e poi cariche esplosive per distruggerli in zona, non solo, ma ultimamente sono state anche proposte delle cariche esplosive semoventi: il razzo entra in acqua, poi con un minuscolo sonar (che avrà al massimo un decimo dei 2-3 km di portata dei normali sonar da siluro, quindi un sistema semplicissimo) e probabilmente con un secondo stadio di propulsione, attacca il sottomarino o il siluro in avvicinamento.
 
Elevando il lanciatore di 90 gradi (quindi più dell'alzo massimo di lancio) è possibile ricaricarli con 96 razzi sistemati sotto il ponte e con notevole rapidità. Il tutto è diretto a distanza dal sistema di controllo 'Burya' che comprende anche capacità di bombardamento costiero. Con i precedenti RBU, che avevano portate massime di circa 1-3 km, non era una cosa molto pratica avvicinarsi alle coste, ma con gli RBU6000 è possibile ottenere una decente gittata anche per azioni anti-superficie. Da notare che si potrebbe anche usare armi di maggiore gittata come i BM-21 navalizzati, ma evidentemente la dispersione sarebbe troppo grande nel compito ASW, che richiede salve di razzi piuttosto concentrate per cercare di distruggere il sottomarino con le loro esplosioni simultanee. Per il resto sono disponibili anche armi guidate, 4 tubi da 400 mm, con siluri a guida automatica e-o filoguidati, la capacità di portare cariche di profondità (impiego pericoloso con i sottomarini moderni, armati con siluri ad autoguida e missili, quindi difficili da avvicinare), e, sebbene siano navi piuttosto lente, hanno la capacità di portare anche fino a 60 mine, sia in funzione antinave che per gli sbarramenti ASW.
 
Insomma, si tratta di navi ben armate per il compito ASW, ma con poche risorse per i compiti antiaerei e meno ancora per quelli antinave, data la mancanza di missili di dimensioni ridotte nell'arsenale sovietico fino alla fine del confronto, quando stavano arrivando gli SS-N-25 (previsti anche per le navi DDR, ma non necessariamente per le Parchim). Forse sarebbe stato possibile installare un minimo di armi antinave, se i pesi lo consentivano, come un paio di SS-N-2C, ma di fatto non era stato previsto. I soli cannoni da 57 mm, anche supportati dagli RBU e siluri in modalità antinave, non erano sufficienti allo scopo di contrastare le unità NATO. Del resto per la DDR era importante sopratutto la difesa costiera sotto copertura aerea e le navi principali erano le 'Koni', equipaggiate con quel minimo di armi antinave e antiaeree sufficienti per sopravvivere in una eventuale guerra.
 
Questi problemi non si sono presentati più di tanto in Indonesia, dove la guerra ad alta intensità non è una eventualità probabile. In ogni caso, con la compera (nel 1992) di 16 Parchim I, pagate appena 12,7 mln di dollari, venne fatto un buon affare per la marina indonesiana, che non avrebbe facilmente trovato un'altra occasione come questa: 16 navi da quasi 1.000 t pagate meno di una singola unità ben più piccola. Non solo, ma arrivarono anche le 14 navi 'Frosch' da sbarco, non meno imporanti per le operazioni dei Marines, e 9 cacciamine 'Kondor'. Le navi 'Parchim', ora classe Kapitan Patimura, ebbero nondimeno parecchie modifiche, che inevitabilmente costarono più dell'acquisto (del resto è spesso così anche per altri mezzi di seconda mano, come carri armati e caccia). Ebbero così un sistema di aria condizionata, e rimpiazzarono i motori con tipi occidentali: 2 Deutz TBD 620 V16 da 6.000 hp per le navi 372, 373, 374, 377, 378, 381, due MTU 16V 4000 da 7.300 hp per le 371, 379, 380, 382, 383, 386; 2 Caterpillar 3516 da 5.200 hp per le navi 355, 376, 384, 385. Queste unità sono ancora in servizio, come anche 8 delle navi russe della Flotta del Baltico.
 
 
 
 
===Novembre 1990, al tempo della riunificazione<ref>RID mar 1991</ref>===
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'''Dotazione munizioni censita''' questo settore merita un discorso a parte, data l'enorme quantità ritrovata, e assai dettagliatamente elencata:
 
*Armi leggere, 92 tipi per un totale di 58.600 tonnellate
*Artiglieria, 87 x 52.900 t
*Lanciarazzi d'artiglieria, 6 x 23.600 t