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La seconda mostra del gruppo, l'altro avvenimento importante del 1876, avvenne nei locali della casa Durand-Ruel, al n°11 di rue le Peletier in aprile. La mostra fu organizzata raggruppando le opere per autore, dando una più facile lettura all'acquirente. Non mancarono critiche sfavorevoli, anche se veniva ammesso il principio di una mostra indipendente dal Salon. Albert Wolff scese dal suo piedistallo per lanciare, sul Le Figaro il 3 aprile, il suo famoso: "La rue le Peletier porta male". Un folto gruppo di critici si mostra esitante, non sapendo come spiegare l'attrazione che esercitava sul pubblico la pittura degli "intransigenti", termine che si alternava con "impressionisti". I paesaggi più tradizionali sono rassicuranti, i più "sfavillanti" inquietanti; frequente è l'accusa di accontentarsi di "abbozzi". È La Giapponese, chiamata Giapponeseria nel catalogo, che suscita le reazioni più appassionate. Nella Gazzetta de France, S. Boubée, la descrive in questi termini: "La Cinese (sic) ha due teste: una è quella di donna di liberi costumi posta sulle spalle, un'altra è quella di mostro, posta non osiamo dire dove…". Cosi come è, frutta a Monet 2.020 franchi in occasione di una vendita all'Hôtel Drouot il 14 aprile 1876.
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