Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Sudafrica-2: differenze tra le versioni

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Ma nel settembre 1979, un satellite americano scoprì uno strano bagliore nell’Oceano indiano (il cosiddetto Vela incident), per quello che è rimasto sospettato come essere un test nucleare congiunto tra Israele e Sud Africa. Nel 1997 venne fuori anche la notizia che il test avvenne davvero, ma poi la cosa venne smentita, in ogni caso l’Operazione Phenix sarebbe stato il nome del presunto test.
 
Per quello che riguarda il test, è chiaro che non ci sarebbe di che stupirsi se Israele avesse commissionato un esperimento congiunto con i Sudafricani, visto che è una potenza atomica da decenni e nondimeno, non ha mai fatto esplodere un' ordigno sul suo territorio. Quanto ai Sudafricani, i loro Camberra B.12 dello squadron 12 erano i vettori principali delle armi atomiche sudafricane, sebbene non propriamente modernissimi, ma affidabili e con parti di ricambio disponibili in parecchie nazioni, differentemente da Shackleton e Buccaneer, gli altri candidati; tanto che il primo dei due era stato addirittura messo a terra per il rifiuto britannico di fornire le parti di ricambio; inoltre il Camberra aveva un'alta tangenza operativa e raggio d’azione, anche più del Buccaneer e del Cheetah (Mirage), nonché più spazio interno per vari tipi di sistemi di controllo collegati alle armi nucleari, anche perché il vano portabombe rotante del Buccaneer avrebbe dovuto essere altrimenti pesantemente modificato per ospitare i grossi ordigni a fissione costruiti. Non solo, ma all’epoca i Sudafricani si stavano persino premurando di preparare un sistema missilistico ICBM, prima in concorrenza, poi in unione con le armi nucleari, che del resto erano le sole che potessero dargli una reale validità operativa. Ma per questo ci volevano testate più compatte, e i missili, tra cui lo RSA-4, si pianficava che avrebbero avuto una testata da 700 kg nucleare. da portare in ogni zona della Terra, magari anche a Mosca o Londra. Incredibilmente, una tale minaccia di WMD è rimasta indifferente alla comunità internazionale, mentre adesso si grida allo scandalo ogni volta che Iran o Corea lanciano qualche tipo di missile ben meno capace. Poi, sembra chiaro anche se no vi sono prove precise, che nel supporto al programma nucleare sudafricano, come in tante altre cose, vi fosse la fattiva collaborazione israeliana, nonostante la Risoluzione 418 del 4 novembre 1977 che poneva il Sud Africa sotto embargo, anche nucleare. Nondimeno, Israele vendette nel 1977 30 grammi di trizio in cambio di 50 t di uranio sudafricano, e poi collaborò allo sviluppo del missile balistico RSA-3; ma è anche sospettata di avere ceduto preziosa tecnologia nucleare per aiutare i sudafricani nelle loro operazioni di sviluppo e produzione per le loro 6 bombe A. Questo era stato rumoreggiato a lungo, e nel 2000 tale Dieter G, spia sovietica ed ex-comandante della Marina sudafricana, affermò che Israele aveva anche acconsentito nel ’74 ad armare il Sudafrica con 8 missili Jericho con cariche ‘speciali’ nelle loro testate (non convenzionali).
I Sudafricani necessitavano delle armi non convenzionali sopratutto nell’ottica della deterrenza contro l’ingerenza sovietica nei loro riguardi, in tre fasi: la prima sarebbe stata quella di non negare di avere armi, la seconda di rivelarla, la terza di usare un test dimostrativo tanto per capire che aveva la capacità di usare armi atomiche e la volontà di farlo, così nel 1988, durante il confronto, si ebbe la volontà di riaprire la galleria di collaudo di Vastrap, abbandonata anni prima. Nel 1989 venne completato il reattore di Advena v’era la volontà di usare missili a lunga gittata con le nuove testate nucleari.