Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-SAM navali: differenze tra le versioni

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===La difesa aerea delle navi sovietiche e russe e l’S-300 Fort<ref>Po, Enrico, RID 4/07 p.38-44</ref>===
Di questo sistema ci si cominciò ad interessare quando entrò in servizio il primo dei 'Kirov', ovvero dei Pr. 1144 'Orlan'. Si trattava delle armi di terza generazione in servizio nella Marina Sovietica.
Di questo sistema ci si cominciò ad interessare quando entrò in servizio il primo dei 'Kirov', ovvero dei Pr. 1144 'Orlan'. Si trattava delle armi di terza generazione in servizio nella Marina Sovietica. Nel dopoguerra, i piani quinquennali tornavano al concetto delle grandi navi da battaglia e portaerei. Tuttavia questo era chiaramente al di fuori delle capacità economiche e tecniche sovietiche e così il Primo e il Secondo Piano Quinquennale vennero smentiti dalla realtà; al posto delle corazzate vennero poi pensati gli incrociatori da battaglia Pr.82, modificati in Pr.82R con lanciamissili quadrinati a prua e a poppa, con armi di ricarica, per i nuovi P-5. Questi missili erano destinati all'attacco di bersagli di terra con armi nucleari, poi verso il 1955 venne risistemato il progetto per attaccare le navi portaerei americane. Ma quell'anno venne bloccata la costruzione degli incrociatori e parte delle loro armi venne rielaborata per i picocli Pr.58 (Kynda nella classifica NATO), da costruirsi pare in 10 esemplari, ma poi limitate a 4 soltanto. Esse non avevano più i cannoni da 305 mm, ma solo le artiglierie da 76 binate e i missili SAM V-600, i VOLNYA. Questi rappresentarono i primi missili SAM sovietici ed erano su rampa binata M-1. Dato che si pensava, all'epoca, che sul mare le armi nucleari sarebbero state usate in maniera massiccia (dopotutto, in mare non vi sono certo città con milioni di abitanti che possano 'limitare' la scelta), si pensò presto a disperdere maggiormente le flotte sovietiche in azione. Si pensò che ogni nave avrebbe dovuto quindi avere una sua capacità contraerea specifica, ma non tutte potevano avere una sufficiente capacità antiaerea contro ogni tipo di bersaglio. Così venne fuori un progetto nave contraerei da affiancare ai Pr.58; i grandi caccia che dovevano operare di scorta agli incrociatori Pr.82R vennero rivisti con l'eliminazione di due delle 4 torri da 76, formando così una classe di navi missilistiche armate con il Volnya, designate caccia, ma di fatto simili in dimensioni agli incrociatori Pr.58. Essi sarebbero stati la spina dorsale della flotta sovietica sui mari, ovvero i Pr.61 Kashin. Ma queste navi non erano sufficienti per fornire una valida protezione antiaerea, e così vennero escogitate altre soluzioni per ottenere una capacità di copertura d'area<ref>Slade, Stuart: ''Sistemi a.a. Sovietici e americani a confronto'', RID Apr 1995 p.38-43</ref>.
 
Dopo il 1945, lo sviluppo dei sistemi di difesa aerea navale furono alquanto erratici. Nel '54 i caccia navali vennero messi sotto controllo della Difesa Aerea di terra, per il rischio crescente di un attacco occidentale dall'aria. Ma col tempo la difesa delle installazioni della Marina e delle navi ritornò ad essere d'importanza crescente. Tra le soluzioni escogitate, la modifica di 5 sottomarini 'Whiskey' e due dozzine di dragamine in unità di osservazione aerea; le navi T.43 e T.58, e i sottomarini, appositamente modificati (rispettivamente Pr. T-43GR e T.58GR, e per i sub, Pr.640), vennero dotati di radar capaci di 300-500 km di portata, per dare l'allarme precoce, funzionando come 'picchetti radar'.
La prima, nei tardi anni 50' fu il Pr.70E, ovvero la modifica di uno dei grossi incrociatori 'Sverdlov' (Pr.68B) con un sistema di lancio per SA-2 (ovvero il V-750 Volkhov su rampa M-2, ovvero l'SA-2 navalizzato), dando origine al primo incrociatore SAM della Marina russa. L'idea era allettante, poter sfruttare una nave così grande che avrebbe senz'altro potuto ospitare anche i grossi e ingombranti sistemi d'arma antiaerei dell'epoca. Gli americani stavano facendo lo stesso con alcune delle loro grandi unità della stessa categoria (e così anche varie marine Europee, tra cui la MMI che armò il Garibaldi con lanciamissili Terrier e persino con la predisposizione per i Polaris nucleari balistici, poi non applicati), e con discreto successo. ma nel caso dei Sovietici le cose non andarono per il verso giusto: nonostante avesse le capacità teoriche di arma di difesa d'area, il sistema andò incontro a dei problemi e del resto, non garantiva una grande capacità bellica, visto che era presente, per la rampa binata, solo un totale di 13 missili, già sufficiente -assieme ai sistemi radar- a togliere le due torrette trinate da 152 mm di poppa. L'SA-2 era un'arma già ingombrante a terra, ma in mare la sua taglia rendeva difficile l'integrazione con la piattaforma. Eppure non forniva che le prestazioni che gli americani avevano con il Terrier, assai più piccolo e -essendo a propellente solido- tutto sommato più facile da maneggiare e conservare. Inoltre i missili RIM-8 Talos, a statoreattore, erano in grado di superare largamente in gittata l'arma sovietica e nondimeno, restare relativamente piccoli. Così ogni paragone di efficienza tra la nave sovietica e, per esempio, il nuovo USS Long Beach, era del tutto negativo. La nave americana rimase prototipo, ma aveva due rampe binate Terrier a prua con 120 missili e la rampa binata Talos a poppa, con altri 48 ordigni; il tutto era servito da avanzatissimi radar di controllo, in particolare il FRESCAN, che dava quella sovrastruttura alta e squadrata, a 'grattacielo', così caratteristica della nave. Si trattava di un radar a scansione elettronica antenato dell'AEGIS, ma dal funzionamento tutto sommato non soddisfacente, se alla fine degli anni '70 venne rimosso e sostituito con sistemi elettronici convenzionali. I pannelli ancora visibili sulla sua sovrastruttura erano in realtà corazze in kevlar per la protezione della plancia. A questo si aggiunga che si trattava anche del primo incrociatore nucleare, con i conseguenti vantaggi pratici. Mentre gli americani riuscivano a costruire una nave antesignana dell'AEGIS seppure con i sistemi elettronici disponibili negli anni '50, e anzi, superare teoricamente le navi più recenti con una dotazione di 168 missili SAM e motore nucleare, i Sovietici, su di una nave dalle dimensioni del tutto simili (circa 220 m e 20.000 t) fallirono l'integrazione del pur modesto sistema SA-2 terrestre. Anche se il Long Beach rimase esemplare unico, la differenza tecnologica era evidente. I Sovietici, che non sarebbero mai riusciti a far funzionare un radar di scoperta analogo (lo 'Sky Watch' si è rivelato un fallimento) nemmeno decenni dopo, non ebbero molto da fare se non convenire sulla realtà delle cose. La conversione dei grossi incrociatori 'Sverdlov', che pure erano disponibili un parecchi esemplari e di base, dalle caratteristiche superate ma con molto spazio per gli aggiornamento, venne abbandonata e l'unica convertita nel Pr.70E passò in riserva negli anni successivi. Per i Sovietici rimase solo una strada: mentre gli americani avrebbero potuto integrare le loro difese navali contro un attacco aereo, con navi capaci di proteggere grandi formazioni con la loro elettronica, le unità russe avrebbero dovuto disperdersi e affrontare gli attacchi ognuna pienamente libera (se non altro) di sfruttare le sue risorse. Questo era un problema per grandi formazioni, ma non era il caso di quelle sovietiche, che non formavano certo Carrier Group. Ogni nave era se non altro libera dalla preoccupazione di proteggere le altre (eccetto le unità da sbarco o ausiliarie) e questo, seppure meno efficiente, semplificava i sistemi di comando e controllo. Il primo SAM a medio raggio messo in servizio fu il naturale complemento dell'SA-2 terrestre, ovvero il V-600 Volnya M-1, in ambito NATO noto come SA-N-1 Goa, ovvero la versione navale dell'SA-3 Goa terrestre (il cui vero nome era S-125 Neva). Arma ben più piccola e maneggevole, per certi versi simile all'HAWK ma ancora con comando radio come il Guideline, l'SA-N-1 era dotato di discrete capacità, tra cui quella doppio ruolo, anche contro bersagli di superficie. Esso era infatti capace di colpire anche navi e questa capacità interessò molto Krushev. Lui fu ben contento, tra le altre cose, di cancellare molti dei progetti di Stalin, tra cui i grandi incrociatori da battaglia, residuato dei programmi prebellici, armati con cannoni da 305, 76 e 45 mm. Concentrare le loro capacità in una piccola nave da circa 4.500 t (grossomodo come gli 'Adams' americani o gli Audace italiani), definibile come cacciatorpediniere o come incrociatore, era senz'altro una svolta nel pensiero navale sovietico. Del resto era quanto permetteva l'era dei missili: la logica era stata già applicata con i caccia armati con missili SS-N-1 e 2, e con le piccole motocannoniere missilistiche munite dei P-15 (SS-N-2), che potevano affondare, al pari dei siluri ma con maggiore portata e velocità, anche grandi navi. Portare questo criterio sulle navi di dimensioni maggiori significò sviluppare unità armate con missili a turbogetto SS-N-3 Shaddock da 460 km di gittata, un elicottero per la designazione oltre-orizzonte dei missili, e armi per la difesa. Sebbene i 'Kynda' ebbero sucesso limitato (ne vennero costruiti solo 4), portarono la Marina sovietica nell'era missilistica a pieno titolo. La dotazione di armi era di 16 'Shaddock', e -fatto raro- un analogo numero di SAM. i V-600 erano missili con gittata inizialmente di circa 19 km, non molto, ma paragonabile a quanto potevano fare i missili RIM-2 Terrier di prima generazione, e più dei 13 km dei Tartar di primo modello. Tuttavia le armi americane aumentarono presto le loro prestazioni. Anche i V-600, rimasti i SAM a medio raggio più diffusi della Marina Sovietica, la cui gittata passò da 19 a 24 km; nel frattempo anche l'elettronica veniva migliorata. Queste armi, a quanto pare, avevano anche una testata nucleare. Il sistema Volnya M-1 venne sviluppato dal '55 e impiegava i missili Fakel 4K90 e 4K91. Entrò in servizio nel '62, lo stesso anno del Tartar americano. Questo missile russo era però diverso; in termini di prestazioni era grossomodo analogo al molto più piccolo Sea Sparrow americano (su base AIM-7E), e come questo (in netta differenza con i tipi USA a medio raggio) era quasi totalmente incapace di ingaggiare bersagli al traverso, ovvero diretti verso altre navi: era un'arma d'autodifesa, insomma. Nel '67 questo sistema ebbe un discendente, che non era la navalizzazione dell'SA-6 (che non ha mai avuto corrispondenti navali) né dell'SA-4 (idem), ma una specie di grosso V-600, designato V-611. Armava navi come le 'Moskva' (Pr 1123) e i 'Kara' (Pr 1134 e 1134B), con gittata di 30 km. I missili (4K60) vennero aggiornati, così come del resto continuò il processo di miglioramento dei V-600, ma anche questo sistema era grossomodo capace delle prestazioni del Tartar (ma con gli ingombri di un Terrier), il che non era un gran progresso. Per le Kiev (Pr. 1143) si dovette adottare questo sistema, ma per i successivi grandi incrociatori 'Kirov' (ovvero i Pr.1144 Orlan) c'era bisogno di qualcosa di meglio. Inoltre la linea sovietica era a quel punto di costruire task group navali, con le portaerei classe Tblisi (pr.1143-5) da proteggere con adeguate navi di scorta. Mentre i caccia ebbero un nuovo missile, simile all'SA-11 terrestre, ma con un diverso set di sensori. Questo però fa parte dei sistemi di cacciatorpediniere, mentre qui si parla di quelli di maggior importanza.
 
Di questo sistema ci si cominciò ad interessare quando entrò in servizio il primo dei 'Kirov', ovvero dei Pr. 1144 'Orlan'. Si trattava delle armi di terza generazione in servizio nella Marina Sovietica. Nel dopoguerra, i piani quinquennali tornavano al concetto delle grandi navi da battaglia e portaerei. Tuttavia questo era chiaramente al di fuori delle capacità economiche e tecniche sovietiche e così il Primo e il Secondo Piano Quinquennale vennero smentiti dalla realtà; al posto delle corazzate vennero poi pensati gli incrociatori da battaglia Pr.82, modificati in Pr.82R con lanciamissili quadrinati a prua e a poppa, con armi di ricarica, per i nuovi P-5. Questi missili erano destinati all'attacco di bersagli di terra con armi nucleari, poi verso il 1955 venne risistemato il progetto per attaccare le navi portaerei americane. Ma quell'anno venne bloccata la costruzione degli incrociatori e parte delle loro armi venne rielaborata per i picocli Pr.58 (Kynda nella classifica NATO), da costruirsi pare in 10 esemplari, ma poi limitate a 4 soltanto. Esse non avevano più i cannoni da 305 mm, ma solo le artiglierie da 76 binate e i missili SAM V-600, i VOLNYA, i missili in sviluppo dal '55 come versione navale del terrestre S-125 (SA-1), ancora peraltro da mettere in sviluppo. Questi rappresentarono i primi missili SAM sovietici ed erano su rampa binata M-1. Dato che si pensava, all'epoca, che sul mare le armi nucleari sarebbero state usate in maniera massiccia (dopotutto, in mare non vi sono certo città con milioni di abitanti che possano 'limitare' la scelta), si pensò presto a disperdere maggiormente le flotte sovietiche in azione. Si pensò che ogni nave avrebbe dovuto quindi avere una sua capacità contraerea specifica, ma non tutte potevano avere una sufficiente capacità antiaerea contro ogni tipo di bersaglio. Così venne fuori un progetto nave contraerei da affiancare ai Pr.58; i grandi caccia che dovevano operare di scorta agli incrociatori Pr.82R vennero rivisti con l'eliminazione di due delle 4 torri da 76, formando così una classe di navi missilistiche armate con il Volnya, designate caccia, ma di fatto simili in dimensioni agli incrociatori Pr.58. Essi sarebbero stati la spina dorsale della flotta sovietica sui mari, ovvero i Pr.61 Kashin. Ma queste navi non erano sufficienti per fornire una valida protezione antiaerea, e così vennero escogitate altre soluzioni per ottenere una capacità di copertura d'area<ref>Slade, Stuart: ''Sistemi a.a. Sovietici e americani a confronto'', RID Apr 1995 p.38-43</ref>.
 
La prima, nei tardi anni 50' fu il Pr.70E, ovvero la modifica di uno dei grossi incrociatori 'Sverdlov' (Pr.68B) con un sistema di lancio per SA-2 (ovvero il V-750 Volkhov su rampa M-2, ovvero l'SA-2 navalizzato), modificato nel '58 come nave missilistica e dando origine al primo incrociatore SAM della Marina russa. L'idea era allettante, poter sfruttare una nave così grande che avrebbe senz'altro potuto ospitare anche i grossi e ingombranti sistemi d'arma antiaerei dell'epoca. Gli americani stavano facendo lo stesso con alcune delle loro grandi unità della stessa categoria (e così anche varie marine Europee, tra cui la MMI che armò il Garibaldi con lanciamissili Terrier e persino con la predisposizione per i Polaris nucleari balistici, poi non applicati), e con discreto successo. ma nel caso dei Sovietici le cose non andarono per il verso giusto: nonostante avesse le capacità teoriche di arma di difesa d'area, il sistema andò incontro a dei problemi e del resto, non garantiva una grande capacità bellica, visto che era presente, per la rampa binata, solo un totale di 13 missili, già sufficiente -assieme ai sistemi radar- a togliere le due torrette trinate da 152 mm di poppa. L'SA-2 era un'arma già ingombrante a terra, ma in mare la sua taglia rendeva difficile l'integrazione con la piattaforma. Eppure non forniva che le prestazioni che gli americani avevano con il Terrier, assai più piccolo e -essendo a propellente solido- tutto sommato più facile da maneggiare e conservare. Inoltre i missili RIM-8 Talos, a statoreattore, erano in grado di superare largamente in gittata l'arma sovietica e nondimeno, restare relativamente piccoli. Così ogni paragone di efficienza tra la nave sovietica e, per esempio, il nuovo USS Long Beach, era del tutto negativo. La nave americana rimase prototipo, ma aveva due rampe binate Terrier a prua con 120 missili e la rampa binata Talos a poppa, con altri 48 ordigni; il tutto era servito da avanzatissimi radar di controllo, in particolare il FRESCAN, che dava quella sovrastruttura alta e squadrata, a 'grattacielo', così caratteristica della nave. Si trattava di un radar a scansione elettronica antenato dell'AEGIS, ma dal funzionamento tutto sommato non soddisfacente, se alla fine degli anni '70 venne rimosso e sostituito con sistemi elettronici convenzionali. I pannelli ancora visibili sulla sua sovrastruttura erano in realtà corazze in kevlar per la protezione della plancia. A questo si aggiunga che si trattava anche del primo incrociatore nucleare, con i conseguenti vantaggi pratici. Mentre gli americani riuscivano a costruire una nave antesignana dell'AEGIS seppure con i sistemi elettronici disponibili negli anni '50, e anzi, superare teoricamente le navi più recenti con una dotazione di 168 missili SAM e motore nucleare, i Sovietici, su di una nave dalle dimensioni del tutto simili (circa 220 m e 20.000 t) fallirono l'integrazione del pur modesto sistema SA-2 terrestre. Anche se il Long Beach rimase esemplare unico, la differenza tecnologica era evidente. I Sovietici, che non sarebbero mai riusciti a far funzionare un radar di scoperta analogo (lo 'Sky Watch' si è rivelato un fallimento) nemmeno decenni dopo, non ebbero molto da fare se non convenire sulla realtà delle cose. La conversione dei grossi incrociatori 'Sverdlov', che pure erano disponibili un parecchi esemplari e di base, dalle caratteristiche superate ma con molto spazio per gli aggiornamento, venne abbandonata e l'unica convertita nel Pr.70E passò in riserva negli anni successivi. Per i Sovietici rimase solo una strada: mentre gli americani avrebbero potuto integrare le loro difese navali contro un attacco aereo, con navi capaci di proteggere grandi formazioni con la loro elettronica, le unità russe avrebbero dovuto disperdersi e affrontare gli attacchi ognuna pienamente libera (se non altro) di sfruttare le sue risorse. Questo era un problema per grandi formazioni, ma non era il caso di quelle sovietiche, che non formavano certo Carrier Group. Ogni nave era se non altro libera dalla preoccupazione di proteggere le altre (eccetto le unità da sbarco o ausiliarie) e questo, seppure meno efficiente, semplificava i sistemi di comando e controllo. Il primo SAM a medio raggio messo in servizio fu il naturale complemento dell'SA-2 terrestre, ovvero il V-600 Volnya M-1, in ambito NATO noto come SA-N-1 Goa, ovvero la versione navale dell'SA-3 Goa terrestre (il cui vero nome era S-125 Neva). Arma ben più piccola e maneggevole, per certi versi simile all'HAWK ma ancora con comando radio come il Guideline, l'SA-N-1 era dotato di discrete capacità, tra cui quella doppio ruolo, anche contro bersagli di superficie. Esso era infatti capace di colpire anche navi e questa capacità interessò molto Krushev. Lui fu ben contento, tra le altre cose, di cancellare molti dei progetti di Stalin, tra cui i grandi incrociatori da battaglia, residuato dei programmi prebellici, armati con cannoni da 305, 76 e 45 mm. Concentrare le loro capacità in una piccola nave da circa 4.500 t (grossomodo come gli 'Adams' americani o gli Audace italiani), definibile come cacciatorpediniere o come incrociatore, era senz'altro una svolta nel pensiero navale sovietico. Del resto era quanto permetteva l'era dei missili: la logica era stata già applicata con i caccia armati con missili SS-N-1 e 2, e con le piccole motocannoniere missilistiche munite dei P-15 (SS-N-2), che potevano affondare, al pari dei siluri ma con maggiore portata e velocità, anche grandi navi. Portare questo criterio sulle navi di dimensioni maggiori significò sviluppare unità armate con missili a turbogetto SS-N-3 Shaddock da 460 km di gittata, un elicottero per la designazione oltre-orizzonte dei missili, e armi per la difesa. Sebbene i 'Kynda' ebbero sucesso limitato (ne vennero costruiti solo 4), portarono la Marina sovietica nell'era missilistica a pieno titolo. La dotazione di armi era di 16 'Shaddock', e -fatto raro- un analogo numero di SAM. i V-600 erano missili con gittata inizialmente di circa 19 km, non molto, ma paragonabile a quanto potevano fare i missili RIM-2 Terrier di prima generazione, e più dei 13 km dei Tartar di primo modello. Tuttavia le armi americane aumentarono presto le loro prestazioni. Anche i V-600, rimasti i SAM a medio raggio più diffusi della Marina Sovietica, la cui gittata passò da 19 a 24 km; nel frattempo anche l'elettronica veniva migliorata. Queste armi, a quanto pare, avevano anche una testata nucleare. Il sistema Volnya M-1 venne sviluppato dal '55 e impiegava i missili Fakel 4K90 e 4K91. Entrò in servizio nel '62, lo stesso anno del Tartar americano. Questo missile russo era però diverso; in termini di prestazioni era grossomodo analogo al molto più piccolo Sea Sparrow americano (su base AIM-7E), e come questo (in netta differenza con i tipi USA a medio raggio) era quasi totalmente incapace di ingaggiare bersagli al traverso, ovvero diretti verso altre navi: era un'arma d'autodifesa, insomma. Nel '67 questo sistema ebbe un discendente, che non era la navalizzazione dell'SA-6 (che non ha mai avuto corrispondenti navali) né dell'SA-4 (idem), ma una specie di grosso V-600, designato V-611. Armava navi come le 'Moskva' (Pr 1123) e i 'Kara' (Pr 1134 e 1134B), con gittata di 30 km. I missili (4K60) vennero aggiornati, così come del resto continuò il processo di miglioramento dei V-600, ma anche questo sistema era grossomodo capace delle prestazioni del Tartar (ma con gli ingombri di un Terrier), il che non era un gran progresso. Per le Kiev (Pr. 1143) si dovette adottare questo sistema, ma per i successivi grandi incrociatori 'Kirov' (ovvero i Pr.1144 Orlan) c'era bisogno di qualcosa di meglio. Inoltre la linea sovietica era a quel punto di costruire task group navali, con le portaerei classe Tblisi (pr.1143-5) da proteggere con adeguate navi di scorta. Mentre i caccia ebbero un nuovo missile, simile all'SA-11 terrestre, ma con un diverso set di sensori. Questo però fa parte dei sistemi di cacciatorpediniere, mentre qui si parla di quelli di maggior importanza.
 
Il primo SAM a medio raggio messo in servizio, di cui si è già accennato sopra, fu il naturale complemento dell'SA-3 terrestre, ovvero il V-600 Volnya M-1, in ambito NATO noto come SA-N-1 Goa, ovvero la versione navale dell'SA-3 Goa terrestre (il cui vero nome era S-125 Neva). Esso venne lungamente sviluppato e lungamente sperimentato con il Bravy (Kotlin Mod o Pr.56K). In seguito vennero fuori i Pr.57A Kanin, Kresta (1134), Kashin Mod (Pr 61MP e ME), Kotlin ( Pr 56E). Arma ben più piccola e maneggevole, per certi versi simile all'HAWK ma ancora con comando radio come il Guideline, l'SA-N-1 era dotato di discrete capacità, tra cui quella doppio ruolo, anche contro bersagli di superficie. Esso era infatti capace di colpire anche navi e questa capacità interessò molto Krushev. Lui fu ben contento, tra le altre cose, di cancellare molti dei progetti di Stalin, tra cui i grandi incrociatori da battaglia, residuato dei programmi prebellici, armati con cannoni da 305, 76 e 45 mm. Concentrare le loro capacità in una piccola nave da circa 4.500 t (grossomodo come gli 'Adams' americani o gli Audace italiani), definibile come cacciatorpediniere o come incrociatore, era senz'altro una svolta nel pensiero navale sovietico. Del resto era quanto permetteva l'era dei missili: la logica era stata già applicata con i caccia armati con missili SS-N-1 e 2, e con le piccole motocannoniere missilistiche munite dei P-15 (SS-N-2), che potevano affondare, al pari dei siluri ma con maggiore portata e velocità, anche grandi navi. Portare questo criterio sulle navi di dimensioni maggiori significò sviluppare unità armate con missili a turbogetto SS-N-3 Shaddock da 460 km di gittata, un elicottero per la designazione oltre-orizzonte dei missili, e armi per la difesa. Sebbene i 'Kynda' ebbero sucesso limitato (ne vennero costruiti solo 4), portarono la Marina sovietica nell'era missilistica a pieno titolo. La dotazione di armi era di 16 'Shaddock', e -fatto raro- un analogo numero di SAM. i V-600 erano missili con gittata inizialmente di circa 19 km, non molto, ma paragonabile a quanto potevano fare i missili RIM-2 Terrier di prima generazione, e più dei 13 km dei Tartar di primo modello. Tuttavia le armi americane aumentarono presto le loro prestazioni.
 
Anche i V-600, rimasti i SAM a medio raggio più diffusi della Marina Sovietica, la cui gittata passò da 19 a 24 km; nel frattempo anche l'elettronica veniva migliorata. Queste armi, a quanto pare, avevano anche una testata nucleare. Il sistema Volnya M-1, sviluppato dal '55 e impiegava i missili Fakel 4K90 e 4K91. Entrò in servizio nel '62, lo stesso anno del Tartar americano. Questo missile russo era però diverso; in termini di prestazioni era grossomodo analogo al molto più piccolo Sea Sparrow americano (su base AIM-7E), e come questo (in netta differenza con i tipi USA a medio raggio) era quasi totalmente incapace di ingaggiare bersagli al traverso, ovvero diretti verso altre navi: era un'arma d'autodifesa, insomma. Dallo scafo dei Kynda vennero fuori anche i Pr.62, ovvero i 'Kresta'.
 
Nel '67 questo sistema ebbe un discendente, che non era la navalizzazione dell'SA-6 (che non ha mai avuto corrispondenti navali) né dell'SA-4 (idem), ma una specie di grosso V-600, designato V-611. Armava navi come le 'Moskva' (Pr 1123) e i 'Kara' (Pr 1134 e 1134B), con gittata di 30 km. I missili (4K60) vennero progressivamente aggiornati, così come del resto continuò il processo di miglioramento dei V-600, ma anche questo sistema era grossomodo capace delle prestazioni del Tartar (ma con gli ingombri di un Terrier), il che non era un gran progresso. Per le Kiev (Pr. 1143) si dovette adottare questo sistema, ma per i successivi grandi incrociatori 'Kirov' (ovvero i Pr.1144 Orlan) c'era bisogno di qualcosa di meglio. Inoltre la linea sovietica era a quel punto di costruire task group navali, con le portaerei classe Tblisi (pr.1143-5) da proteggere con adeguate navi di scorta. Mentre i caccia ebbero un nuovo missile, simile all'SA-11 terrestre, ma con un diverso set di sensori. Questo però fa parte dei sistemi di cacciatorpediniere, mentre qui si parla di quelli di maggior importanza.
 
 
Nel '71 entrò in servizio l'OSA-M, ovvero la versione navale dell'SA-8, capace di intercettare bersagli entro distanze d i 1,5-10 km e quote di 25-5.000 m, veloci fino a 500 m.sec. Esso era caratteristico per la sua sistemazione totalmente a scomparsa, tanto che è raro osservare le foto della sua rampa di lancio retrattile, tra l'altro molto esile strutturalmente e normalmente ripiegata sotto un caratteristico coperchio di forma rotonda. Arrivato inizialmente in servizio sulle corvette Pr.1234 'Nanuckha' e 1124 'Grisha', rispettivamente antinave e ASW, poi è apparso come arma d'appoggio o principale anche per innumerevoli altre classi di navi, dalle 'Kiev' ai 'Kirov' alle 'Krivak'. Le più piccole su cui è stato installato tale sistema, in genere con rampa binata e 18 missili nel deposito, sono i Pr.1240 'Sarancha', tra le navi più grandi invece i rifornitori Berezina (Pr. 1859). Questi missili di piccole dimensioni si sono insomma imposti presto come le più diffuse armi SAM del blocco comuunista, adattate a navi tra le 425 t (gli aliscafi Pr.1234) e le 35.000 t (portaerei). Non sono armi eccezionali e si possono, pur essendo assai più grandi e pesanti, considerare della classe del Crotale o del Roland. In seguito ne sono stati introdotti diversi tipi migliorati e potenziati (gittata fino a 12 km), e addirittura un modello filoguidato, da usarsi in condizioni di guerra elettronica eccezionalmente severe (normalmente l'arma è a guida radio).
 
I cacciatorpediniere Pr.956 hanno invece avuto il sistema Shtil, o M-22 Uragan; è stato sperimentato nel 1977 da un Kashin modificato, il PR.6E 'Provorny'. I missili hanno gittata di circa 25-32 km e velocità di mach 3 e possono affrontare bersagli in volo fino a mach 2,5; la massa dell'arma è di 600 kg, il tempo di reazione di meno di 20 secondi, la capacità di ingaggio è di un massimo di sei bersagli con 2 rampe da 24 missili l'una, sui 360 gradi; fino a tre missili possono essere lanciate per ogni bersaglio. Anche quest'arma è stata continuamente aggiornata nell'elettronica e di recente è arrivato anche l'equivalente dell'SA-17 terrestre, con gittata di 50 km.
 
Per le navi più piccole venne sperimentato il Kinzhal/Klinok, sperimentato da una corvetta Grisha modificata (pr. 1124K) nel 1980 e poi messo sulla portaerei Baku, Kuznetsov, gli ultimi Kirov e gli Udaloy (pr.1155), nonché sulle fregate Neutrashimy (Pr 1154). Usa i missili 9M300 con gittata di 12 km e ha lancio verticale, il primo sistema a corto raggio con tale capacità; esso sostituisce gli SA-N-4 e pesa 165 kg, capace di deviarsi verso il bersaglio in meno di un secondo dal lancio grazie ad un sistema di deviazione dei gas; il radar può seguire bersagli fino a 45 km e distruggerne fino a 4 per volta con vari missili guidati in simultanea. Il tempo di reazione è di 8-24 sec. Quanto al Kortik/Kasthan, esso è stato realizzato alla metà degli anni '80 dall'arsenale di Tula con cannoni gatling da 30.000 e missili 9M311; anche qui vi è stata una 'prima', l'uso da parte di una corvetta 'Tarantul' modificata, ovvero il Pr.1241-7, nel 1984. Le sue capacità di intercettazione, come degno successore delle torrette AK-230 e 630, sono esaltate dalla cadenza di tiro combinata di 10.000 c.min, dal set di sensori e dai missili (prima 6, poi 8) con gittata di 8 km. Nell'insieme il sistema più efficace tra i CIWS russi, e probabilmente in generale, sia pure in competizione con altre armi di diversa concezione, come il Super Rapido con munizioni da 76 mm.
 
Ma per la difesa delle navi minori, nel '68 sono stati introdotti in servizio i missili Strela-2 (gli Strela-1 sono diventati poi gli SA-9). Sono stati poi sviluppati in tipi come lo Strela-M e lo Strela-E, conosciuti in ambito NATO come SA-7. Nel 1981 apparve il molto più evoluto Igla ovvero l'SA-16, nettamente superiore anche rispetto ai precedenti Strela-2M come l'SA-14,con una testata dalle prestazioni superiori del 600% del sensore e un motore a razzo potenziato per raggiungere anche bersagli supersonici. Nel 1983 apparve anche l'SA-18, con sensore ottico avanzato e probabilità di colpire almeno 8 volte maggiori rispetto a quelle dello Strela, e simili all'equivalente americano Stinger. Questi sistemi d'arma sono utilizzabili sia da lanciatori portatili, che da tipi simili ai Simbad-Sadral francesi con i Mistral. Ovvero, in questo caso, missili quadrinati con una piccola torretta di lancio, in questo simile anche al tipo Sea Chaparral americano (che però aveva dimensioni ben maggiori usando il Sidewinder e una cabina abitata). I lanciatori in genere sono sistemati in due esemplari, nella zona poppiera. Sono molto piccoli e piuttosto difficili da notare. In genere hanno 8 missili di ricarica. Così accade che per esempio, le corvette 'Tarantul' e certe 'Osa' hanno, al posto dei più grossi lanciamissili Osa, queste armi ad incrementare la difesa data dalle armi d'artiglieria. Sono lanciamissili semplici, ma pur sempre migliori dei soli lanciatori portatili da spalla (anch'essi trasportabili a bordo, se necessario), grazie al numero di armi pronte al fuoco e al collegamento con i radar di bordo (il sistema di acquisizione è però solo ottico). Con l'acquisizione dei missili come gli Igla, sono diventati armi decisamente pericolose, acquisendo anche quella che era la loro limitazione principale, ovvero la possibilità di ingaggiare frontalmente i bersagli(in avvicinamento), cosa che richiede i sensori IR di generazione più recente. Non sono sistemi così efficaci, tantomeno ognitempo, persino per i Mistral francesi (forse i migliori SAM a guida IR disponibili) si è detto con molta incertezza che possiedano capacità antimissile; ma il loro scopo è quello di integrare la difesa delle navi laddove non vi siano armi più potenti e sofisticate.