I promessi sposi/Agnese: differenze tra le versioni

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Si noti che il consiglio è dato in piena buona fede, e non solo: ciò che Agnese afferma di aver sentito dire sulla validità dei matrimoni per sorpresa, corrisponde esattamente a verità; infatti fu ritenuto allora e poi, anche da autorevoli trattatisti di diritto canonico (per esempio dal gesuita secentista Tommaso Sanchez), che, nonostante ciò ch’era stabilito dal Concilio di Trento circa la necessaria e indispensabile presenza del parroco nel matrimonio, questo fosse da considerarsi come valido, se avvenuto nelle circostanze precisate da Agnese, per il rifiuto del sacerdote a intervenire
 
Messa alle strette da Renzo, prima adduce come scusante l’ignoranza della legge da parte della povera gente; poi con quella sospensione: "''e poi quante cose...''", lascia intendere che insomma, a questo mondo, ci son cose che, giuste per un verso, sono illecite per un altro: è, in fondo, il pensiero stesso espresso dal dottor Azzeccagarbugli alla tavola di don Rodrigo ([[../Capitolo 5|capitolo 5]]), nel momento chiamato a dire il suo parere su ciò che ha sentenziato fra Cristoforo; tuttavia la distinzione tra morale e morale si può perdonare alla povera donnicciola, che pensava e parlava a fin di bene, non al leguleio imbroglione, per il quale la giustizia si riduceva all’usar due pesi e due misure. Infine Agnese crede di tagliare la testa al toro con quel suo: "''Ecco; è come lasciar andare un pugno a un cristiano. Non istà bene, ma, dato che gliel’abbiate, né anche il papa non glielo può levare''". Quest’uscita è un portento di comicità, specialmente perché l’esempio non calza affatto: un pugno, quand’è dato è dato, e su ciò non c’è dubbio; è dubbio, invece, se un matrimonio per sorpresa, una volta fatto, sia valido: un pugno, il papa non può levarlo di certo; ma un matrimonio per sorpresa, il papa lo può annullare, se non lo ritien legittimo. L’argomentazione di Agnese non solo zoppica, ma ottiene l’effetto opposto a quello desiderato, perché Lucia, seguendo l’ispirazione morale che le viene dagli insegnamenti di fra Cristoforo, osserva: "''Se è cosa che non istà bene, non bisogna farla''". S’essa poi s’arrende, non è già perché sia persuasa della bontà delle ragioni della madre, ma perché le fa paura la collera (forse a bella posta esagerata) di Renzo ([[../Capitolo 7|capitolo 7]]).
 
== Agnese e i potenti ==