Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-9: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 9:
Per risultati migliori era già stato realizzato un progetto ben più potente, il 205. Questo era il tipo '''Osa''' (vespa). Mentre le 'Komar' erano in termini di dislocamenteo unità modeste, da circa 60 t (in questo si può dire che le uniche altre unità così piccole erano le 'Sparviero', aliscafi missilistici in servizio nella MM e poi anche nella Marina giapponese), le 205 erano navi più marine, con stazza triplicata e lunghezza dello scafo di circa 40 m, sagoma bassa e compatta, 4 missili e 2 torrette di nuovo tipo, radar-guidate, del tipo AK-230, in calibro 30 mm. Erano presumibilmente le prime CIWS del mondo e vennero pensate per un impiego del tutto automatico. Nel 1957-70 Leningrado, Vladivostok e Rybinsk realizzarono oltre 400 navi, esportate in 22 Paesi e prodotte anche dai Cinesi in oltre 100 esemplari, come degni successori delle 'Hegu'. Queste navi dimostrarono la loro validità nella guerra del 1971, quando intercettarono, come vera e propria task force navale e non come batterie galleggianti costiere, varie navi pakistane, tra cui il caccia Kheyber, affondato con due missili a segno; per poi attaccare direttamente Karachi distruggendo varie navi e serbatoi di petrolio. In tutto, ben 11 missili su 12 lanciati in varie notti di attacchi fecero centro.
[[File:JSC_Zvezda_M503_l.jpg|250px|left|thumb|Il potente motore diesel delle Osa era di configurazione stellare, similmente ai tipi aeronautici degli anni '30]]
Come si vede, la percentuale di colpi a segno era stata sottovalutata: per affondare un caccia di vecchio tipo (ma all'epoca c'era poco da scegliere, anche le nuove navi erano in genere prive di ECM) poteva bastare una 'Komar' e bastava e avanzava una 'Osa'. I Sovietici, del resto, avevano stimato che per ottenere lo stesso successo di tre flottiglie di 'Komar' ne bastavano due sole flottiglie di 'Osa', e ciascuna costituita da sole 3 navi. Questo significava solo 6 navi in azione, contro ben 18. Ciò comportava una semplificazione della coordinazione delle operazioni in mare, agevolate anche dalla migliore dotazione elettronica e qualità nautiche delle Pr. 205. Ecco perché, al dunque, esse erano così ben considerate: il rapporto costo efficacia e le possibilità di sopravvivenza erano superiori rispetto alle precedenti 'Komar', così come l'utilizzabilità anche con mare grosso. Infatti si trattava di navi dalle migliori doti nautiche, con i lanciamissili meglio protetti dagli effetti delle grandi ondate, pericolose per i missili delle 'Komar'.
 
Tuttavia nel 1971 le 'Osa' denunciarono dei problemi ai motori anche seri, e nel 1973 la cosa era anche peggiore. La Marina israeliana si prese la rivincita, specie in scontri come quelli di Lakatia. Le navi arabe avevano i P-15 con una portata doppia rispetto ai missili Gabriel israeliani, per non parlare dei cannoni da 76 mm, e le particolari condizioni di propagazione radar consentivano di lanciare i missili alla massima distanza, anche 'oltre orizzonte' (più di 40 km). Questo però non bastò di fronte alle navi israeliane, che erano state pensate con alcuni accorgimenti stealth, manovravano veloci e non si lasciavano sorprendere dagli attacchi avendo sistemi ESM e ECM di disturbo attivo, più lanciatori di chaff.
 
[[File:Osa Missile Boats.jpg|380px|left|tyhumbthumb|una formazione di 'Osa', come quelle che combatterono senza successo contro le navi israeliane]]
Il tutto fece sì che nessuno dei 52 missili tra AS-5 (aviolanciati da Tu-16) e Styx trovasse il suo bersaglio, anche perché qualcuno venne abbattuto dai sistemi di difesa e altri deviati da malfunzionamenti, ma sopratutto dalle tattiche e tecnologie delle piccole e ben equipaggiate navi israeliane. Le 'Osa' erano pensate sopratutto per attaccare grosse navi e le piccole unità d'attacco non erano contemplate come avversari diretti. Peggio che mai, finiti i missili, i battelli arabi si ritrovarono impossibilitati anche a scappare, visto che i loro potenti motori diesel avevano noie meccaniche che impedivano di superare i 24 nodi anziché 38 di progetto. Così non riuscirono a vincere contro le navi israeliane, non riuscirono a scappare e con i loro cannoni da 30 mm tantomeno riuscirono a combattere contro i cannoni da 76 delle 'Saar'. C'era poi da rilevare la minaccia degli elicotteri e aerei dotati di missili aria-superficie e controcarri, che potevano sparare facilmente da oltre i 2,5 km di raggio utile dei cannoni di bordo (anche se talvolta integrati dai lanciatori SA-7 portatili). Le OSA II, successive alle precedenti e dotate di motori più potenti, da 5.000 anziché 4.000 hp, introducevano alcuni miglioramenti e spesso i lanciamissili quadrinati Strela per aumentare la difesa ravvicinata (ed essendo armi a guida IR, non era affatto difficile nemmeno tentare l'ingaggio di altre unità navali, specie se queste cominciavano a sparare con le armi di bordo, diventando notevolmente 'calde').
 
[[File:Georgian_Navy_missile_boat_Tbilisi.jpg|380px|left|]]
Il versatile scafo delle 'Osa', almeno tenendo conto delle loro dimensioni e stazza, era suscettibile di ulteriori impieghi. Ne sono state così realizzate diverse 'variazioni sul tema'. Uno di questi fu il poco diffuso Project 206-MR "Vikhr'" , ovvero la Classe R-27 ovvero, per la NATO, la MATKA. Si trattava di una semplice variazione sul tema degli aliscafi, aggiungendo due alette laterali allo scafo delle 'OSA'. Gli aliscafi hanno costi di gestione elevati, ma in questo caso non di molto; le loro capacità di carico sono maggiori rispetto a quelle delle navi normali, e così la velocità. Qui si arrivava a circa 42 nodi, ma sopratutto, c'era la possibilità di usare anche i cannoni da 76 mm AK-176, che vedremo poi. I missili erano gli Styx ultima edizione, in genere ridotti a 2 esemplari; erano un pò pochi, ma il cambio con un cannone da 76 mm e un CIWS da 30 mm era piuttosto vantaggioso, mentre la plancia veniva rialzata notevolmente per non essere ostacolata dal grosso cannone di prua. Nell'insieme ne vennero costruite poche (una ventina), in attesa di qualcosa di più potente. Un' ulteriore filiazione fu la motosilurante tipo 'Shersen', dallo scafo simile ma più piccolo. Così si fece il percorso inverso, sia pure piuttosto fuori dall'epoca 'giusta'; si era partiti con le unità missilistiche derivate da quelle silurantei P6, e adesso si prendevano le 'Osa' per farne delle motosiluranti (ma in scala ridotta, con scafo da circa 35 m). La classe 'Shersen' venne anche trasformata in aliscafo, diventando la 'Turya', circa 30 esemplari per l'URSS e 6 per Cuba (modificati per i soli siluri antinave); le Turya, simili alle Matcka ma con armamento diverso (4 TLS, cannone binato da 57 e binato da 25) erano destinate sopratutto all'intervento veloce in azioni ASW, piuttosto che per attacchi siluranti a grandi navi. Infine non mancarono i pattugliatori 'Stenka', sulla base dei Shersen, armati con i cannoni da 30 mm e talvolta siluri e apparecchiature ASW, come il sonar filabile simile a quello dei Ka-25.
 
 
Visto che era necessario ottenere una nave più versatile di questi piccoli scafi, venne messo mano al Progetto 1241 MOLNIYA (folgore), iniziato nel 1970 e completato a Leningrado su direzione del TsMKB Almaz (e il solito Yukhin). Questa nave era capace di operazioni complesse, avendo un costo maggiore e un dislocamento più che doppio, eppure ancora con lo stesso numero di missili (ma in lanciatori doppi e non più singoli), con motori COGAG su 2 turbine da 4000 hp e altrettanti assi per la crociera e 2 da 12.000 hp per gli spunti di velocità, il tutto di derivazione aeronautica, come del resto lo erano i diesel delle siluranti precedenti, ricavato dai Mikulin AM-34 dei TB-3.
 
La potenza dei motori era sufficiente per 43 nodi con autonomia (invero ridotta) di 1.600 nm a 12-14 nodi o 10 gg di mare. Lo scafo in acciaio è a ponte continuo, le sovrastrutture erano ilin lega leggera. Le dimensioni dello scafo erano di 56,1 x 10,2 m, dislocamento di 385-455 t, immersione di 2,2 m ed equipaggio di 38 uomini di cui 5 ufficiali.
[[File:Pr.12411T.jpg|380px|right|]]
L'apparizione di queste unità era un rebus per la NATO perché non se ne capiva la distribuzione e il senso, infatti erano meno avanzate e più piccole delle precedenti Nanuckha. Ma queste erano corvette concepite con criteri diversi e non dei successori delle 'Osa'. Il loro armamento era la ragione dell'aumento della stazza e delle dimensioni. I missili SS-N-11 (designazione NATO) erano i P-21 e 22, versioni radar e IR del precedente P-15 e 20. Questo missile, noto anche come SS-N 2C, aumentava la massa a 2,5 t e la lunghezza, ottenendo una portata di ben 80 km. Era grossomodo la versione di superficie dell'SS-N-7 lanciato dai sottomarini 'Charlie' (P. 670). La lunghezza di 6,5 m e il diametro di 75 cm, la solita testata da ben 500 kg erano chiaramente diversi dai piccoli missili occidentali, ma come questi, il nuovo sistema aveva dei miglioramenti sopratutto nell'intelligenza artificiale. Ergo, un nuovo sistema di guida consentiva di scendere molto di quota: anziché 120-250 m, difficili da considerare 'a volo radente', il missile era in grado di viaggiare a 25-30 m, il che riduceva anche molto l'evidenza del suo grosso motore a razzo, che era ben visibile all'IR e al visibile (la vampa del motore e la scia); non solo, ma in avvicinamento finale poteva scendere fino a 2,5 m, mettendo in crisi anche molti sistemi d'arma difensivi delle unità NATO, spesso inefficaci sotto i 15-30 m. Il suo sistema di guida era soddisfacente, essendo un tipo radar avanzato resistente alle ECM oppure uno del tipo IR.