Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq: differenze tra le versioni

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Dopo avere cambiato le tattiche, nel 1981, adesso coppie di MiG-23 volavano entro i 50 km dentro il confine a bassa quota e poi salendo rapidamente prima del rilascio delle armi di bordo, sempre sotto controllo radar da terra, senza usare combattimenti manovrati ma sfruttando l'accelerazione di cui erano capaci. Spesso agivano da 'esche' per attirare i caccia iraniani, farsi inseguire in zona d'attesa dei sistemi antierei o altri caccia, specialmente contro gli F-4E, mentre gli F-5 erano troppo lenti per inseguire i MiG. Dovettero così intervenire gli F-14 a maggio del 1981, a Vahdati, che pure era ancora sotto il tiro delle artiglierie irakene, il che peraltro comportò alcuni successi a scapito dei MiG, che smisero di operare in zona. Nel 1982 vennero forniti nuovi caccia MiG-23MF e ML, sostituendo largamente i superstiti MiG-23MS mentre i BN erano ancora usati in azioni d'attacco. Alcuni piloti irakeni divennero famosi per avere ottenuto successi in azione, come Ahmed Sabbah, che dichiarò 2 F-5 il 23 settembre, ma in ottobre cadde contro un F-14. Il cap Ogben volò con MiG-21 e 23, ottenendo due vittorie sugli F-5 nel 1980 e poi altre che però non vennero confermate. Sabah, volò ottenendo almeno 3 successi aerei con MiG e Mirage. Un MiG-23MS invece disertò il 2 dicembre 1981 a Vahdati, dove il suo aereo, non ricoverato subito in hangar, venne distrutto dai razzi di alcuni Su-20.
 
 
 
===Il nuovo esercito irakeno, al 2008<ref>Lopreiato, Andrea: ''La riorganizzazione dell'Esercito irakeno'', RID nov 2008 p.44-47</ref>===
Mentre l'aviazione viene equipaggiata lentamente con aerei leggeri e di impieghi secondari, mentre la marina ha in ordine alcune cannoniere e vedette, l'esercito irakeno è stato riorganizzato ed attualmente appare una forza di tutto rispetto nel numero, anche se non ancora nelle capacità. L'esercito, per quanto indebolito da anni di embargo, combatté molto valorosamente nel 2003, anche se in maniera non coordinata e contro un nemico troppo superiore. L'ordine pubblico crollò e l'Irak cadde in un'epoca oscura, enfatizzata dal saccheggio dei musei, siti archeologici e biblioteche. Gli americani, entrati a Baghdad, colpirono 'per sbaglio' l'Hotel Palestine affollato di giornalisti non embedded, tirarono giù la statua di Saddam e andarono a presidiare il loro primo obiettivo strategico, il Ministero del petrolio, lasciando ben poco per tutto il resto della capitale e i suoi 5 milioni di abitanti. A quel tempo Prodi, all'opposizione, commentava che si stava decidendo del futuro dell'Irak, come se gli Irakeni non esistessero. Cosa in effetti confermata dalla condotta americana, prima importanta in una faciloneria disarmante nel considerare risolto il problema con la fuga di Saddam dalla capitale; poi nel gestire la macchina statale Irakena. Anzitutto l'errore più clamoroso lo fece Paul Bremer, il 'nuovo amministratore' dell'Irak, sprezzantemente definito 'viceré' per gli ampi poteri che aveva. Bremer sciolse le Forze Armate irakene, in pratica l'esercito. Lo scopo era quello di riorganizzarle sotto il controllo del Coalition Military Assistance Training Team, ovvero lo CMATT, agli ordini del gen. Eaton. Ma fu una scelta drammaticamente sbagliata: 200.000 soldati tornarono armi in pugno alle loro case e la guerriglia esplose nei mesi successivi. La lezione sulla pericolosità dello scioglimento di un esercito in guerra, che è ben nota almeno considerando l'8 settembre italiano (le armi ex-esercito non catturate dai Tedeschi finirono nella Resistenza, che conobbe subito un afflusso di uomini e mezzi impressionante), non è stata tenuta minimamente in considerazione. Piuttosto che usare un esercito ancora efficiente (parzialmente) per stabilizzare la situazione in Irak, si preferì azzerarlo per creare entro 3 anni una forza di 40.000 effettivi in 3 divisioni. Aggiungiamo che le F.A. irakene erano sopratutto appannaggio sunnita, e che le nuove F.A. avrebbero rappresentato la maggioranza sciita e la minoranza kurda, e la catastrofe era servita: il triangolo sunnita ha opposto fino a poco tempo fa una resistenza violentissima all'occupazione americana, e solo la politica di accordi (peraltro difficili) con i leader sciiti e kurdi ha consentito di non far espandere la ribellione. Nel frattempo, ignari dei possibili risvolti (all'epoca la situazione era considerata con tale sufficienza che esisteva il famoso 'mazzo di carte' in cui erano ritratti i ricercati del precedente regime, un'iniziativa mediaticamente efficace ma strategicamente piuttosto imbarazzante se inquadrata in una maniera 'seria' di condurre la pacificazione di un Paese complesso come l'Irak), gli americani ordinarono con la risoluzione N.22 del 7 agosto la struttura del nuovo esercito irakeno, iniziando dall'Iraqui Civil Defense Corps o ICDC, che era meramente destinato a mantenere l'ordine pubblico e alle dipendenze del Ministero degli Interni. In tutto arrivò a 15.000 uomini in 18 battaglioni. Come questo potesse bastare per tenere sotto controllo una situazione che divenne instabile in gran parte del Paese, è facile immaginare: rinunciando a mantenere l'esercito, ci si privò di una forza pronta di ben 200.000 effettivi da usare subito. Con armi eterogenee sopravvissute agli arsenali bombardati. In ogni caso le reclute arrivarono in fretta, tanto che il 18 luglio 2003 venne invitato in azione il 304° battaglione per rastrellare Al Rashid. All'epoca in Irak non c'era quasi nessun'altra occupazione disponibile, e i molti giovani irakeni cercarono di trovare uno sbocco. Anche i terroristi ne approfittavano, con attacchi kamikaze che fecero strage di un gran numero di persone in fila per diventare poliziotto. La polizia è diventata la Iraqi Police, la Iraqi Nationa Police,la Border Enforcemente e altro ancora, diventando la Iraqi Security Force. Il tutto ha escluso dall'arruolamento ex membri coinvolti del precedente regime, come la Guardia Repubblicana e la polizia politica, nonché del partito Baath e in generale tutti i militari sopra il grado di Tenente colonnello. Tutto questo lasciò fuori migliaia e migliaia di persone, che erano armate e frustrate dalla prospettiva dell'occupazione americana, dal peggioramento delle condizioni di vita con l'acqua e l'elettricità in larga parte indisponibili, dall'arrivo dei contractors dal grilletto facile (celebre il video del 'tiro a segno' contro auto irakene in una strada), delle multinazionali di servizi come la Hullyburton e la Blackwater, e dalla prospettiva che al potere salissero gli Sciiti filo-iraniani.
 
Così tutto questo non bastò minimamente, e la ICDC venne soppressa il 22 aprile per ordine del CPA. Nei primi mesi del 2004 veniva terminato l'addestramento del primo battaglione dell'Esercito e mandato in combattimento senza nemmeno il completo di equipaggiamenti previsto. In aprile, parte dell'ICDC e dell'IA (Iraqi Army) si rifiutarono di unirsi alle operazioni americane. Finita la ICDC, venne formata la Guardia Nazionale Irakena, passata al Ministero della Difesa e poi da gennaio 2005 confluita nell'IA. In tutto 40.000 effettivi all'epoca, dopo 2 anni dalla fine della guerra. Nel frattempo gli Irakeni erano passati sotto il controllo, dal giugno 2004, della MNSTCI e affiancato dal NATO Training Mission Irak, dato che per l'epoca, le decisioni politiche avevano trascinato anche la NATO nell'avventura irakena. Novembre 2004, nonostante le difficoltà irakene (e afghane), Bush rivince le elezioni; subito dopo partì un'offensiva violentissima contro Falluja che causò oltre mille morti. Gli americani ebbero delle difficoltà enormi e persero a loro volta oltre 70 soldati in una settimana. Colin Powell ammise che 'abbiamo distrutto Falluja, ma la ricostruiremo'.
 
Nel 2005 vi furono altre offensive interne della guerra che evidentemente non era mai finita. Due riguardavano Falluja; la prima era la 'Vigilant Resolve' ma non ottenne risultati apprezzati, poi in autunno vi fu la 'Phantom Fury' con cui si riuscì a riprendere il controllo della città. In entrambe le situazioni, reparti irakeni si rifiutarono di partecipare ai combattimenti in entrambe le offensive. Il 2005, segnato da scandali e stragi, era stato dichiarato dagli americani 'Year of the Army', nel senso che si voleva ricostruire l'esercito. Non era facile. Nel 2005 a Baghdad, nel locale obitorio, i morti al mese che passavano erano quintuplicati rispetto a 3 anni prima, superando i 1.000. Era una vera e propria guerra con i civili sotto fuoco da entrambe le parti, e bombe sotto le strade per distruggere anche i carri armati americani, oltre ad un gran numero di Hummer. Nel 2006 si volle definire l'anno come 'Year of the Police' per potenziare la polizia. L'esercito è migliorato e a settembre si stimavano in 115.000 gli effettivi delle unità operative e 11.000 per la logistica. Ma le unità effettivamente operative erano ben poche. Adesso v'erano anche armi occidentali, come gli M-4, M-16, M-24 e pistole Glock. A metà del 2006 c'erano 52 battaglioni dispiegati, e venne formato l'IGFC, il comando irakeno per l'esercito, a Camp Victory. Almeno sulla carta, c'erano 10 divisioni irakene da controllare. Nel 2007 c'é stato un miglioramento, anche perché gli americnai hanno adottato tecniche, politiche e rinforzi tali da migliorare la situazione. A giugno c'erano 95 battaglioni operativi che controllavano 7 province. Il 2007 era The Year of the Logistic, per migliorare l'indipendenza delle unità irakene.
 
I soldati irakeni, riformatisi lentamente, dopo anni dalla fine ufficiale della guerra, sono stati addestrati da militari e contractors, poi la migliore soluzione era stata trovata nel formare i quadri che avrebbero addestrato i loro stessi soldati nelle unità d'appartenenza, cosa che migliorava la coesione delle truppe. Le organizzazioni di controllo sono l'JHQ, il CPATT, l'NTM-I. Vi sono scuole ufficiali, sottufficiali, istituto di guerra. I Britannici addestrano gli ufficiali, l'Italia ha responsabilità nel NDC e JSC e ospita ufficiali irakeni anche nelle strutture italiane. L'Accademia è stata organizzata secondo il modello britannico di Sundhurst. L'NDC e SCF sono simili al Corso di Stato Maggiore di Torino e dell'istituto ISSMI di Roma.
 
A parte le varie procedure di collaborazione dell'Esercito con la 'Coalizione', oramai sempre più striminzita, vi sono 139 battaglioni (grossomodo) esistenti. In tutto vi sono 170-190.000 uomini su ben 12 divisioni, 8 fanteria, 3 meccanizzate e una corazzata, più 17 SIB (unità forze speciali) e una Brigata (sempre S.F.); poi vi sono 9 reggimenti logistici, 5 battaglioni logistici, 2 supporti, 5 'supporti regionali', 91 unità di presidio (garrison), e la base logistica di Taji.
 
Il battaglione di fanteria leggera è di 7-800 elementi, su una cp. comando, 4 fucilieri e una trasporti. L'armamento è leggero, mentre le armi più pesanti sono costituite nella brigata. Essa è di 3 battaglioni, più 3 cp di comando. In tutto vi sono 2.600 uomini. Non vi è artiglieria perché di fatto quest'esercito è essenzialmente un'unità controguerriglia e sopratutto, di polizia urbana. Ogni divisione ha 4 brigate. Della possente capacità di combattimento corazzata vi è rimasta solo la 9a divisione, con carri T-55, T-72 (alcuni ricevuti dall'estero) e mezzi corazzati.
 
Dei carri, solo 72 T-55 sono irakeni, mentre i 77 T-72 sono stati ricevuti dall'Ungheria, a cui sarebbero in ordine altri 120 mezzi, e si prevede di ottenerne altri ancora (c'é chi dice addirittura 2.000 modernizzati per un totale di 6 mld di dollari!). Altri erano in servizio, irakeni, ma sono stati posti fuori uso. Dei BMP ce ne sono solo 50 dei tempi di Saddam, ma altri 900 sono stati comprati dalla Grecia (ex-tedeschi?). Poi vi sono 500 DZIK polacchi, 266 HUMMER modl M-1114 e 167 del tipo M-1151, ambendo a raggiungere le 400 unità. In tutto gli Hummer sono arrivati a 4.000 con la previsione di arrivare fino a 10.000. Il mezzo polacco è stato concepito proprio per gli Irakeni, chiamato da questi AIN JARIA-1. Costano meno per l'uso di APC, ha buona protezione, porta 11 uomini e ha una 12,7 mm. Gli Hummer corazzati sono capaci di reggere mine di meno di 6 libbre (2,7 kg) e schegge fino al 155 mm e colpi da 7,62 m. Ma non hanno più di 5 uomini a bordo. Meglio messi sono i BTR-94, ucraini ma di fatto dei BTR-80 modificati, con mitragliera binata da 23 mm. Ve ne sono (alla fine del 2008) circa 50; infine vi sono circa 60 MT-LB, 200 Spartan e 200 M-113A3 ex-Grecia. I fucili AK-47 vengono sostituiti dalle armi americane.
 
Tutto questo comporta un aumento di spese tali, che per il settore militare gli Irakeni spenderanno quest'anno più dell'Iran. Ma la complessa realtà etnica dell'Irak e la scarsa conoscenza dell'inglese (per relazionarsi con gli americani) causano problemi difficili da considerare con i numeri. Gli ufficiali sono per tradizione gli unici che possono dare ordini e prendere decisioni, ma comunque limitate, e i sottufficali sono solo soldati arruolati da più tempo, in antitesi a molti eserciti del mondo; i soldati semplici eseguono solo gli ordini. Inoltre la logistica è afflitta dal fenomeno del commercio clandestino, con lo smercio di materiale di magazzino al mercato nero, mentre i sistemi più sofisticati vengono tralasciati e spesso non hanno più efficienza dopo poco tempo per l'incuria. Infine la disciplina è molto variamente interpretata a seconda dei comandanti, qui invece molto autonomi rispetto ai comandi superiori. Di fatto l'esercito rispetta le etnie e i clan. Inoltre l'Irak è di fatto spezzettato: il Nord è sotto controllo saldo dei Peshmerga kurdi, ora nell'esercito, che garantiscono stabilità, ma al contempo sono un potenziale nemico dei Turchi. Quindi, di fatto, l'unica parte normalizzata dell'Irak è a rischio di collisione con Ankara. Il che è tutto dire, visto che i Turchi abitualmente sconfinano nell'Irak settentrionale per colpire le basi kurde. Il futuro dirà se quest'esercito anti-sommossa è una scelta razionale per lasciare agli Americani la gestione delle questioni più militari, oppure un segnale di debolezza e somalizzazione dell'area. Di fatto solo un capo di grande carisma e potenza può tenere insieme l'Irak curdo, sunnita e sciita, e per ora non pare che il governo abbia modo di dare tale impressione. Nemmeno gli americani. Adesso l'amministrazione Obama ha annunciato il ritiro, possibilmente entro il 2011, dei circa 150.000 soldati, che sono costati fin'ora centiaia di miliardi di dollari affossando anche l'economia americana per effetto indiretto (gli USA hanno speso nel 2008 666 mld di dollari per i militari e le operazioni). Inoltre, attualmente vi sono polemiche enormi sulla spesa fatta per l'Irak. Bremer aveva chiesto già nel 2003 ingenti capitali. Attualmente l'unica cosa per ricostruire l'Irak di cui si ha notizia è la super-ambasciata americana a Baghdad, costata olre 2 mld. Il resto del Paese invece ha infrastrutture in decadenza come il livello di vita delle persone, specie le donne, che oramai sono state emarginate dalla vita pubblica a causa dell'influenza degli islamici e della condizione di vedove che moltissime di loro subiscono. La potenza irakena, una volta valutata la quinta al mondo (molto ottimisticamente), è oramai solo un ricordo.