Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Etiopia: differenze tra le versioni

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Mengistu capì che non c'era più niente da fare e il 21 maggio scappò in Zimbawe dopo avere istituito un governo provvisorio per gestire la 'transizione'. La sua presidenza, indubbiamente sanguinaria e poco 'democratica', fu altrettanto indubbiamente funestata da problemi che si ritrovò in eredità senza una sua colpa personale; sopratutto, l'irrisolta questione Eritrea. Il 28 maggio l'EPRDF entrò ad Addis Abeba, 65 anni dopo gli Italiani di Mussolini. Nel frattempo basi aeree importanti, come Debre Zelt, erano già nelle loro mani. Ma non senza difficoltà, perché gli aerei etiopi continuarono ad attaccare i ribelli tentando di sostenere per quanto possibile l'esercito contro i ribelli, più per salvarne le unità che per sconfiggere il nemico; era normale volare anche 3 missioni al giorno con aerei oramai malandati e probabilmente nemmeno in condizioni di volo. Ma alla fine cedettero anche gli aviatori, tanto che almeno 22 aerei scapparono all'estero, per lo più a Djibouti; tra questi 1 L-39ZO, 3 MiG-23BN e un paio di grossi An-12, seguiti da 7 Mi-8, 2 Alouette e 3 Mi-35 Hind. Lo sfascio per un'arma potente ma sofisticata come l'Aviazione è, in queste circostanze, inevitabile. C'erano rimasti ben pochi aerei malamente efficienti tra quelli rimasti in patria, i superstiti di 10 An-12, 36 MiG-23BN, dozzine di MiG-21 e altri tipi minori. In seguito, il ritorno in patria degli altri aerei avrebbe aiutato a ricostituire l'aviazione, ma mai con la stessa efficacia degli anni migliori.
 
 
 
===La seconda guerra tra Etiopia ed Eritrea<ref>Tom Cooper & Jonathan Kyz, ''II Ethiopian Eritrean War, 1998 - 2000'', Acig Journal</ref>===
Per riprendere la situazione in maniera pacifica, l'ONU indisse un referendum nel 1991 e l'Etiopia dovette ritirarsi dall'Eritrea, che dichiarò l'indipendenza ufficialmente il 24 maggio del 1993. La capitale era Asmara, prima un'importante base aerea etiope. Ma la politica non risolse tutti i problemi lasciati da venti anni di guerra; quel che è peggio, oltre ai profughi, c'era anche la carestia e la fame da combattere, il tutto assai trascurato dalla comunità internazionale, piuttosto preoccupata, invece, della Somalia. Il fatto che in mano eritrea restavano i porti del Mar Rosso aiutò a riprendersi un pò, ma l'ostilità con gli Etiopi restava. Ora i due movimenti di resistenza anti-Mengistu erano al governo e non si accordarono sulla questione dei confini. Anche qui c'era di mezzo l'eredità colonialista europea: l'accordo del 1903 tra Italia e Menelik II non venne riconosciuto dagli Etiopi, che avevano il grande problema di dover pagare dazio agli Eritrei per far transitare le loro povere esportazioni e importazioni verso il Mar Rosso. Questo comportava un rischio altissimo di strangolamento per Addis Abeba, che al contempo era, come risorse umane, più forte. Ricominciare a ricostruire le proprie F.A. divenne quasi naturale, nonostante la povertà di entrambi i contendenti. L'Eritrea formò anche la sua ERAF con piloti addestrati sui vecchi aerei etiopici di Debre Zeit, ovvero SF-260TP e L-39ZO, già pronti nel 1993. Per i nuovi aerei vennero comprati i finlandesi Redigo, poi trasporti leggeri Y-12, sempre 4 come gli addestratori; vennero anche recuperati in buone condizionini 8 MiG-21, 9 T-33, 2 Mi-8 ma tutti, eccetto questi ultimi vennero a quanto pare ridati indietro all'Etiopia. Come caccia, vennero comprati nel 1996 6 MB.339FD armati, simili al modello C. Con questi venne formata la prima unità da combattimento dell'ERAF l'anno successivo. Diversi piloti ex-Etiopi presero parte alla nuova aviazione.
 
Gli Etiopi furono molto più lenti, dati i problemi accumulatisi, iniziando la riorganizzazione solo nel 1995 con la revisione (in Israele) di 15 MiG-21MF. Ma i soldi non bastarono per portarli allo standard Lancer, quello scelto dalla Romania. Nel '96 vennero richiesti anche la revisione di 12 MiG-23BN.
 
Nessuna delle due nazioni era davvero abile a sostenere una nuova guerra; ma quando il 28 novembre 1997 l'Eritrea introdusse come moneta nazionale il Nakfa, gli etiopi cominciarono a protestare veementemente e a boicottare i porti eritrei. L'inflazione fece un salto in avanti e la fame tornò ad essere un problema anche per l'Eritrea. Poi, il 12 maggio 1998 gli etiopi accusarono i vicini di occupare illegittimamente alcuni loro territori. L'Ethiopian Airlines cancellò la tratta A.Abeba-Asmara. Nuove battaglie iniziarono dal 31 maggio, inizialmente limitate, poi con il coinvolgimento di grosse unità che dal 3 giugno comportarono anche l'uso dell'artiglieria campale. A quel punto la situazione era bell'e compromessa: il 5 giugno, alle 9.45, 2 potenti MiG-23BN arrivarono su Asmara e distrussero o danneggiarono 2 hangar e un Boeing 727, uccidendo una persona e ferendone 5. Tuttavia la contraerea eritrea fu rapida nel reagire e uno dei MiG venne abbattuto con il pilota ucciso, nonostante la corazza protettiva dell'abitacolo. La cosa era grave e gli USA fecero evacuare i cittadini dal Paese (interessante, non con aerei americani ma con i rivali Airbus A300) già qualche ora dopo. Così iniziò un'altra guerra dimenticata, ma non per questo meno feroce. L'opinione pubblica era tuttavia ben poco informata, non essendo presenti truppe occidentali in giro. Gli Eritrei, nonostante avessero un'aviazione del tutto inferiore, attaccarono con due ondate Mekelle, ovvero la capitale della provincia del Tigray, usando bombe a grappolo e uccidendo 44 civili più 135 feriti. Il comandante della ERAF, Zin Hagdu esultò per il rateo di perdite relative, dichiarando 1:100. Il 6 giugno altri due MiG-21 attaccarono Asmara, ma uno vene abbattuto con un esperto pilota dell'aviazione a bordo fatto subito prigioniero, e l'altro venne danneggiato. Poi vi fu una tregua per lasciare che 1.500 stranieri abbandonassero Asmara con un ponte aereo che coinvolse anche un velivolo italiano.
 
Al confine, invece, l'azione continuava e gli Eritrei respinsero due offensive etiopi anche con l'aiuto degli MB.339, nelle zone di Badme e Tsorona. Uno dei preziosi Macchi venne però abbattuto il 6 giugno, vicino a Mekelle, anche se il pilota venne recuperato da un Mi-8. Seguì l'attacco etiope a Zalambessa, nella zona centrale del confine tra i due stati e ben fortificata. Sembrava fatta già il 9 giugno, ma un contrattacco sostenuto dai rimamenti MB.339 e i BM-21 da 122 mm ricacciò gli Etiopi km indietro. Gli MB-339 colpirono, il 10, anche un ospedale uccidendo 30 persone ad Erde; il 12 giugno vennero usati persino i Mi-8, che colpirono Adigrat volando a bassa quota con 4 bombe e causando gravi danni alla locale base dell'esercito, seguiti anche da attacchi di 4 MB-339 con razzi e CBU.
 
La 'marcia su Asmara' non ebbe quindi seguito e gli Etiopi dovettero arrendersi all'evidenza; il 14 giugno si decise di non attaccare altre città da entrambi le parti, e iniziarono trattative per rinegoziare i confini, con un nuovo accordo il 3 agosto successivo. Ma servì poi sopratutto per consentire alle opposte F.A. di rinforzarsi in vista del successivo 'round'.
Gli Etiopi avevano circa 10 volte gli aerei degli eritrei, ma non si poteva dire lo stesso dei piloti, insufficienti per tutti questi apparecchi; l'uso di così pochi aerei per gli attacchi strategici ne era un indicatore. Del resto l'aviazione etiope era rimasta in un limbo durato 4 anni, tra il 1991 e il 1995. Molti piloti vennero imprigionati sia dagli Eritrei che dagli Etiopi del nuovo regime.
 
I nuovi piloti erano poi di basso livello, con modeste selezioni per scremare gli aspiranti. primi 5 piloti vennero addestrati dai Russi, ma pare che uno disertò e un altro si dimostrò poco interessato al volo, tanto che venne rimosso dall'incarico. Ancora nel 1998 c'erano solo una ventina di piloti considerabili come 'pronti', ma tutte le infrastrutture erano decadenti e poco efficienti. L'EtAF era quindi uno spettro rispetto a quello che era anni prima. Si cominciò anche a cercare dei piloti mercenari e i Russi furono ben interessati a fornirli.
 
Fu la compagnia Rosvoorouzhenie che subito si interessò dell'argomento, data anche la caduta nel contempo dello Yemen del Sud, nel 1994. Gli Eritrei si preoccuparono tanto, che il presidente Afewerki minacciò di far fucilare qualunque pilota mercenario avessero catturato.
 
Questo però non impedì ad almeno 80 russi di arrivare in Etiopia con gli Il-76, e gram quantità di armi, ricambi e radar, mentre 10 MiG-23BN erano stati ottenuti dalla Romania aumentando la forza a un numero stimato di 18, più 10 MiG-21 e 30 in riserva per le parti di ricambio; a questo si aggiungevano 2 DH-6, 24 Hind, 22 Mi-8 e 6 An-12, più 4 C-130B forniti dagli USA per un costo di appena 11 milioni. Era già qualcosa, ma non abbastanza. Così si approfittò dei prezzi 'da saldo' russi per comprare 8 Su-27 (di cui 2 biposto UB) ex-VVS, per appena 150 mln di dollari; 4 elicotteri Mi-8T ex-Irakeni vennero comprati dagli unghersei e il tutto fornito con gli An-124. Uno dei Su-27 venne provato in volo si schiantò al suolo e venne prontamente rimpiazzato. Nel frattempo vennero approntate difese aere, che peraltro abbatterono per sbaglio un L-39 con piloti etiopi e russi a bordo. Tramite il Ministero della Difesa Russo, non meno di 300 istruttori e ufficiali russi erano nel '99 in Etiopia e la stessa EtAF era sotto comando del generale russo Ivanovich.
 
Gli Eritrei erano incapaci di sostenere questa corsa al riarmo, ma non potevano nemmeno restare totalmente indietro e così nell'estate del '98 comprarono 8 MiG-29A e due UB, sempre in Russia. Ma attenzione, il costo era di 25 milioni l'uno, maggiore di quello dei Su-27. Il primo venne consegnato il 14 dicembre ad Asmara. L'Ucraina appoggiò anche di più Asmara, tanto che durante un ponte aereo uno Il-76MD civile precipitò, il 17 luglio 1998.
 
C'erano problemi anche dentro la Rosvoorouzhenie, perché questa aveva personale russo e ucraino, con i primi che lavoravano per l'Etiopia e i secondi per l'Eritrea. Gli Eritrei ebbero anche 4 Mi-17 armati e un gruppo di piloti venne mandato in Ucraina per un corso veloce su come usare i nuovi velivoli da caccia e ad ala rotante.
 
Così, in questo modo rinforzate, le due parti si scontrarono ancora nel febbraio del 1999, ancora con una mancata vittoria a Zalambessa degli etiopi, a cui il 5 del mese risposero un paio di MB.339 attaccando un centro di rifornimento di carburante 48 km dentro il confine. Su Badme gli Etiopi impiegarono gli elicotteri cannoniera, mentre l'8 febbraio iniziarono altre offensive su Alitena e Zalambessa e altre località, ma senza una vittoria etiope decisiva. Il 14 febbraio un Mi-24 venne abbattuto; gli An-12B rispolverarono il loro vecchio ruolo di bombardieri di circostanza con attacchi notturni su Badme, con l'uso della loro rilevante capacità di carico per sganciare bombe. Poi gli Etiopi lanciarono 2 MiG-23BN ad Harsele e altri colpirono Assab; vi furono altre azioni il 21 e il 23, nonostante che vi fossero trattative in corso presiedute dall'Unione Africana.
 
A quel punto i caccia Eritrei vennero sperimentati in prima linea. Il loro compito era però difficile: abbattere i Su-27. Il 25 febbraio 4 MiG-29 attaccarono due Su-27 a Badme. I Sukhoi erano volati da mercenari russi esperti (malgrado il numero di ore di volo ridotto durante gli anni '90) e non solo si accorsero della minaccia mortale che gli incombeva, ma evitarono l'attacco con missili R-27 a medio raggio. Poi ricambiarono, sparando salve di missili contro i MiG-29, ma anche qui senza successo. I MiG dovettero però scappare e i Sukhoi li inseguirono, abbattendo il MiG volato dal vecchio capo della ERAF, Zion Hagdu, di cui non si sa il destino. Quest'azione, potenzialmente mortale, venne rovinata dalla scarsa efficacia dei missili R-27 o dall'efficienza dei sistemi RWR che li scoprirono in tempo, dando modo ai piloti di intraprendere manovre evasive, forse uscendo dal loro raggio d'azione. Il risultato fu ovviamente molto deludente per gli Eritrei, che persero uno dei loro preziosi MiG. Appena 24 ore dopo, un Su-27 pilotato da una donna, tale cap. Aster Tolossa, scortava diversi MiG-21 impegnati in un attacco. Scoprì un MiG-29UB eritreo e cercò di costringerlo a rientrare assieme,come preda (l'aereo non aveva armi). Quest'aereo era pilotato dal vecchio istruttore della 'pilotessa', ma rifiutò di seguirla a Dabre Zeit. Lei gli sparò almeno due missili, mancandolo, poi lo finì con una raffica da 30 mm. Non è chiaro se il pilota si salvò o meno, ma l'episodio è stato documentato persino da un reportage fotografico. In ogni caso non è certo che davvero vi fosse tale pilota-donna ai comandi, anche se così era stato riferito.
 
Mentre si stava discutendo in sede diplomatica e al tempo stesso si combatteva ai confini, il 18 marzo 1999 gli Eritrei catturarono un Mi-35 con i due mercenari russi e 8 miliziani del Tigri, dopo che si era perso ed atterrato dietro le linee nemiche per errore (non avendo evidentemente GPS o GLONASS a bordo). Non si sa che ne fu dell'equipaggio, ma l'elicottero rimase nell'ERAF. Un altro scontro avvenne tra Su-27 e MiG-29, ancora con il lancio di diversi AAM (nessuna delle due parti sorprese l'altra, ancora una volta), e pare che un paio di MiG vennero abbattuti. Nel frattempo fino a 8 aerei da caccia etiopi e 3 elicotteri vennero persi per azione nemica o per incidenti. Gli Eritrei dichiararono abattimenti di MiG-23 e Mi-35 fino al 14 giugno almeno, poi vi fu un notevole cambiamento.
 
Nel frattempo gli Eritrei tentavano di comprare almeno 4 MiG-29 di rimpiazzo e anche Su-25, sia in Russia che in Georgia e Moldavia. Dopo un'altra tregua, il 4 maggio 2000 i dialoghi di pace vennero dichiarati falliti per ragioni 'tecniche'. Fu allora che gli Etiopi lanciarono un'altro attacco, l'ultimo, a Barentu. Vennero usati aerei di tutti i tipi, anche i Su-25 appena arrivati (uno dei quali dichiarato abbattuto il 15 maggio). Un Mi-35 venne abbattuto durante un attacco con 4 bombe da 250 kg, da una postazione ZU-23. La contraerea era in effetti spostata secondo la vecchia tattica di muoverla lungo le usuali rotte degli elicotteri e aerei nemici, cercando di sorprenderli e ottenendo spesso dei successi. I successi degli elicotteri etiopi in questo periodo, anche con il lancio di missili, hanno anche portato a ipotizzare la presenza di due Ka-50, ma pare che si sia trattato di un 'falso allarme'. Il 16 maggio, altra battaglia tra MiG e Sukhoi, anche qui con i secondi vittoriosi; un MiG venne abbattuto e un altro si schiantò all'atterraggio a causa dei danni subiti da un R-27, pare entrambi abbattuti (il primo con uno o due R-73) da un pilota etiope. Il 19 maggio i MIG-23BN colpirono ancora. Questi vecchi combattenti, in effetti i protagonisti del lungo e doloroso conflitto nel Corno d'Africa, stavolta colpirono Sawa, che pure era ben difesa, e nonostante la presenza dei pericolosi SA-6 causarono danni e non subirono perdite, nonostante si pensasse che quell'obiettivo non fosse attaccabile dell'EtAF per le sue forti difese. Il 20 maggio un sito SA-6 venne a sua volta distrutto a Mendefera; ma il 24 gli eritrei dichiararono 4 MiG abbattuti e altri due durante un attacco ad Adi Keyib.
 
Ma fu a terra che la battaglia risultò decisiva, con l'Operazione Westwind, attaccando e perforando le difese di Setit, poi avanzando a verso Barentu e poi muovendosi verso Areza. L'attacco, su di un fronte molto largo, non rivelò l'esatto obiettivo etiope e così riuscirono a tagliare i collegamenti di Zalambessa. Le operazioni non videro coinvolte le aviazioni, mentre a terra si usava di tutto, dagli assalti alla baionetta ai carri armati e lanciarazzi. Gli aerei etiopi si fecero vedere piuttosto sulla capitale Asmara. Anche la centrale di Hirgigo, vicino Massaua, costruita con aiuti dell'Est e italiani, venne colpita dal solito paio di MIG-23BN, ma sopratutto e finalmente, gli etiopi catturarono quel giorno, il 28 maggio, Zalambessa. Ma anche peggiore fu la manovra verso Areza e Dekamhare, che minacciava di distruggere quasi tutto il settore difensivo centrale. I MiG-23BN, nel frattempo, attaccarono ancora Asmara e 4 di questi aerei distrussero la torre di controllo dell'aeroporto con i razzi, poi con le bombe cercarono di colpire gli aerei parcheggiati, mancandoli di poco. Un MiG-29 si lanciò all'inseguimento, ma nonostante la sua velocità non riuscì a raggiungerli. Nel frattempo i servizi aerei commerciali erano stati sospesi.
 
Gli Etiopi subirono una controffensiva eritrea per riprendere Zalambessa, mentre il 3 giugno iniziarono -nonostante le loro intenzioni di ritirarsi dai territori catturati- un'altra azione d'attacco contro Assab, alla fine però, dopo altre battaglie e controffensive, i mediatori internazionali -tra cui la Libia e l'EU- trovarono il modo di far cessare la guerra il 18 giugno. Anche se la tensione resta altissima, con l'intervento dell'ONU con i suoi peacekeepers. Le ostilità si sono spente al prezzo di 100.000 morti (considerando i soli militari, sennò si potrebbe arrivare anche a 150.000) e rendendo profughi circa un terzo degli eritrei. Nell'insieme una vittoria etiope, ma a che prezzo.
 
Tra le tante cose che in termini militari sono accadute in questo dimenticato angolo d'Africa (come del resto tanti altri, dall'Angola al Congo, al Sahara occidentale), c'é la dimostrazione di come nazioni poverissime possano mettere in atto guerre con materiali sofisticati e usare addirittura su entrambi i fronti caccia di ultima generazione. Una cosa che è stata sostanzialmente ignorata dagli occidentali, invece interessati a ingigantire la minaccia posta dallo strumento militare serbo, irakeno e coreano nello stesso tempo. Tant'é che anche la Rai diede notizia della guerra in atto ('con l'uso di armi ad alta tecnologia') solo con un piccolo servizio in un TG nazionale, al momento delle battaglie finali del 2000.
 
La guerra aerea è più facile da analizzare rispetto a quella terrestre, se non altro perché sono più facili da seguire i singoli atti tattici dei pochi reparti aerei, di una parte e dell'altra. I Su-27 si sono dimostrati superiori rispetto ai MiG-29 eritrei, e non hanno solo fatto pattuglie aeree, ma anche attacchi al suolo con razzi e bombe, e missioni di scorta ai MiG-23. Le vittorie aeree sono state ottenute per lo più in duelli manovrati con gli R-73, mentre i circa 24 R-27 tirati hanno ottenuto, pare, solo il danneggiamento di un MiG, poi fracassatosi in atterraggio. Probabilmente la spiegazione è che entrambe le parti conoscevano le possibilità delle armi nemiche e sono state ben attente ad evitarle, magari manovrando ed uscendo dal loro raggio utile; anche le difficoltà di mantenere efficienti i missili più sofisticati nei primitivi aeroporti disponibili deve avere giocato la sua parte.
 
Dopo quest'ultima guerra i Russi, che avevano appoggiato massicciamente gli Etiopi, hanno tuttavia abbandonato il Paese dopo circa 12 mesi, e ovviamente questo ha subito inciso massicciamente sull'efficienza dei Su-27, di cui non più della metà erano rimasti operativi, nonostante lo stabilimento israelo-russo Ethiopian Aircraft Industries di Debre Zeit (Costruito nel 1999).
 
Nel frattempo gli Eritrei hanno comprato, nell'estate del 2001, 4 MiG-29 e li hanno mantenuti anche grazie ad un piccolo numero di assistenti ucraini, rimasti nel Paese. Nel 2003 c'é stata poi una svolta: l'efficacia -malgrado l'alto costo- dei Su-27 hanno spinto nel 2003 ad ordinare 6 Su-27SK e uno o due UBK, basati poi ad Asmara, forse ex-ucraini. Gli Etiopi hanno ordinato altri 7 Su-27 del tipo SK, che si sono aggiunti ai Su-27S, nel 2002.
 
 
Ma oramai la situazione si è deteriorata ulteriormente. Anche nel morale, tanto che nel febbraio-marzo 2003 almeno 15 ufficiali etiopi sono scappati per via della repressione politica e sui diritti umani del suo governo. Uno, il tenente Daniel Negussie, era già stato pilota negli anni '80, scappato a Djibuti nel '91, ritornato anni dopo come privato cittadino e poi richiamato nel 1998 con l'aviazione e usato come capo del settore elicotteri da trasporto, tornando ancora in azione contro gli Eritrei. Il 14 febbraio 2003, mentre il mondo era catturato dall'escalation di tensione sull'Irak, partì per la Gran Bretagna per motivi di salute e lì rimase chiedendo asilo politico. Questo e altri casi sconcertarono l'Aviazione etiope e posero chi era rimasto sotto stretta osservazione, e talvolta imprigionati, tra cui l'ufficiale Mekonnen, comandante del 3° squadrone cacciabombardieri e che volò anche una missione in Somalia contro una base di un'organizzazione di Al Queida, usando i suoi MiG-23BN per l'attacco. Altri casi di diserzione vi sono stati in ottobre, mentre il governo del presidente Mile Zenawi ha di fatto ancora una volta azzerato l'EtAF come forza combattente per ragioni politiche. A questo si è aggiunto un caso di spionaggio a favore degli Eritrei del del Fronte di Liberazione Oromo (un'organizzazione interna in territorio etiope).
 
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Infine, la recente avventura militare in Somalia, mentre il fronte con l'Eritrea non è stato pacificato, ma solo stabilizzato. Gli Eritrei sono anche più malmessi degli Etiopi. Al fronte vi sono anche unità di donne, che nelle trincee sono costrette per mesi a subire anche le attenzioni poco richieste dei colleghi maschi.
 
Mentre qui il fronte è fermo, e apparentemente in pace, l'Etiopia si è fatta coinvolgere dalla 'guerra al Terrore'. Dato che la Somalia, dopo essere finita come Stato, è rimasta senza un governo per anni, qualche anno fa i Somali delle Coorti islamiche hanno preso il controllo della regione. Non era certo un governo capace di mettere d'accordo tutti, ma vi erano stati miglioramenti nelle condizioni della popolazione; tuttavia gli etiopi hanno attaccato la Somalia con le loro truppe di terra, mentre gli USA fornivano supporto (anche aereo), nel timore che le Coorti fossero una base importante per A.Q. La situazione inizialmente sembrava un successo completo. Presto sono iniziati gli attacchi della resistenza, che si era ritirata e dispersa, e ad un certo punto gli Etiopi si sono ritirati, lasciando la Somalia forse anche in peggior condizione di come era stata trovata, mentre sulle coste le popolazioni senza risorse si sono inventate la pirateria contro il ricco traffico mercantile del Mar Rosso.