Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Cuba: differenze tra le versioni

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Dopo una discussione molto lunga, i Sovietici decisero di fare il grande passo: arrivare a piazzare dei missili sotto il naso agli americani con un' operazione lunga 4 mesi di cui si prevedeva la scoperta americana solo a metà dell'opera. Il maltempo fu una copertura ideale per permettere l’arrivo dei sovietici, presenti già dalla primavera del '62. Fu uno di loro che chiese a Castro cosa ne pensava dello schieramento di armi nucleari sovietiche a Cuba. Il Leader Maximo ne era spaventato, perché temeva che a quel punto gli Americani diventassero davvero 'cattivi' e l'isola caraibica rimanesse coinvolta in una guerra nucleare. Ma alla fine, un po’ per i suoi problemi e un po' per sostenere la causa socialista nel mondo, finì per acconsentire. Del resto, di quel passo c’era il rischio che Cuba ritornasse nelle mani dei 'fidati' dittatori di destra ritornando ad essere il bordello dei mafiosi italo-americani come era ai tempi di Batista. Alla fine scattò l’operazione '''ANADYR''', 42.000 sovietici con 40 testate nucleari da 1 Mt, bombardieri leggeri Il-28 e missili R-12 ('''SS-4''') mandati a Cuba. Nel frattempo gli americani avevano fatto un serio pensiero ad abbattere Castro con l’Operazione Moongoose, che era stato coinvolto anche R. Kennedy, ma che era soprattutto figlia del gen. Dell’USAF Landsdale. Una prova inquietante era stata la PHIBRIGLEX-62, con 4.000 marine e circa 40 navi. Essa mirava a rovesciare un ipotetico dittatore Ortsac, che era guardacaso Castro ripetuto al contrario.
 
Quel 14 ottobre erano stati localizzati 32 missili, che con il loro raggio di oltre 2.000 km erano sufficienti per colpire città abitate da 80 milioni di persone. Il 16 ottobre iniziarono così i '13 giorni' di crisi, il 16 e non il 14 perché il consigliere del Presidente che lo seppe per primo, non informò subito Kennedy. O almeno non lo si era detto ufficialmente, perché già un senatore americano aveva affermato che a Cuba c’erano missili sovietici 'pericolosi', venendo poi duramente smentito dal presidente americano. Si sa di come Nixon avesse il pallino delle registrazioni segrete, ma anche Kennedy aveva voluto una soluzione analoga nello Studio Ovale e così vi sono 35 pagine disponibili che descrivono quella complicata situazione. I missili sovietici erano in corso di installazione, e ancora non erano operativi. C’erano 4 siti a San Cristobal e due a Sagua la Grande. Venne formato un Comitato Esecutivo di cui tra gli altri facevano parte anche Johnson, il futuro presidente successore di Kennedy. Kennedy voleva eliminare i missili a Cuba, ma del resto il leader sovietico aveva nel contempo ricevuto a Mosca l'ambasciatore americano assicurandogli che si trattava di un'operazione difensiva e non di una minaccia per gli Stati Uniti' oltre a criticare i missili Jupiter dislocati in Europa. Il 18 ottobre Curtis LeMay, generale capo di Stato maggiore dell'USAF insisteva per un attacco aereo. Ma il problema era che, se si fosse passato all'attacco diretto, i Sovietici avrebbero potuto rifarsi colpendo Berlino e agli Alleati Europei la prospettiva non sarebbe certo piaciuta. Di fatto era l’Europa che rischiava di pagare il prezzo maggiore di questo confronto, magari spondandosi pure a livello nucleare.
 
 
Nel frattempo c’erano rapporti che indicavano come presenti i missili SS-5 a lunga gittata (oltre 4.000 km, sufficienti per minacciare praticamente tutti gli USA), ma con i siti di lancio pronti solo da dicembre. C’era tempo, insomma. Kennedy, molto preoccupato, era lì per considerare come ineluttabile l’opzione militare e il 18 ottobre parlò con l’ambasciatore Gromiko della situazione, ricevendone peraltro l’assicurazione che non vi sarebbe stata nessuna minaccia per gli Stati Uniti, essendo le armi sovietiche solo ‘difensive’. La forza dei reparti sovietici nel frattempo era stata valutata, al momento, in 22 Il-28, 39 MiG-21, 66 MiG-17 e 19, 24 postazioni SAM, 3 postazioni missilistiche costiere con armi antinave, 12 motocannoniere ‘Komar’. Quello che gli americani non sapevano era che i sovietici avessero anche 6 missili FROG, ciascuno dei quali avrebbe benissimo potuto vaporizzare una testa di sbarco americana, se si fosse ricorso allo sbarco diretto. Il capo del TAC (Tactical Air Command), il gen. Sweeny, il 21 ottobre assicurò al presidente la distruzione del 90% dei missili sovietici e ricevette l’ordine di prepararsi a partire dal giorno successivo.
 
Il 22 ottobre non successe nulla in termini militari, ma Kennedy parlò a reti unificate (sia radio che tv) per spiegare la minaccia a cui stava andando incontro il Paese e minacciando l’URSS di una rappresaglia in caso vi fosse stato un lancio di missili contro il proprio territorio. Un discorso breve, di 17 minuti in tutto. Per vie diplomatiche De Gaulle e McMillan (il premier britannico) assicurarono solidarietà all’azione di Kennedy. Si salì da DEFCON 4 a DEFCON 3, i bombardieri B-52 in volo erano un ottavo del totale, armati di armi termonucleari; 183 B-47 erano dispersi in 33 aeroporti e pronti all’uso di armi atomiche, già a bordo. 161 caccia dell’ADC (Air Defense Command) erano stati messi in allerta e dotati di armi nucleari aria-aria (erano razzi non guidati o missili Falcon), una follia da usare sopra il territorio nazionale, contro aerei sicuramente in volo a bassissime quote, ma all’epoca si era arrivato anche a questo punto. Per giunta, entro le 10 del 24 ottobre sarebbe scattata una quarantena attorno a Cuba, il che significava fermare le navi sovietiche dirette a Cuba. I Sovietici a quel punto si irrigidirono in una posizione che poteva comportare anche lo scontro termonucleare, con conseguenze apocalittiche. Scontro che con ogni probabilità avrebbe lasciato vincitori gli Stati Uniti, ma distruggendo sia l’URSS che l’Europa sarebbe stato davvero un magro risultato. Il 23 ottobre l’ambasciatore sovietico all’ONU venne sbugiardato dall’USAF che portò le prove della presenza dei missili SS-4 a Cuba, mentre Castro diede un discorso nelle TV cubane di ‘soli’ 90 minuti in cui ribadì la necessità di non piegarsi alla volontà americana ma negando che vi fossero missili sovietici a Cuba. Iniziarono i voli di RF-8 e RF-101 che compirono 158 missioni fino al 15 novembre successivo. L’amministrazione Kennedy, dopo il fallimento dell’Operazione Zapata (lo sbarco all’Isola dei Porci con gli anti-castristi), non voleva altri fallimenti. Nel frattempo le comunicazioni tra i leader delle superpotenze non erano sufficienti: la ‘Linea Rossa’ arrivò, proprio a scopo di parlarsi presto e rapidamente nella primavera del ’63, proprio a seguito di questa esperienza. I Sovietici stavano assemblando i MiG-21, ma pare più per attacchi negli USA che per la difesa aerea. La minaccia dei MiG era persino sopravvalutata, tanto che Kennedy addirittura ordinò di controllare le navi a 1.400 km di distanza dalle coste cubane per evitare attacchi (malamente eseguibili anche dagli Il-28), riducendo su pressione degli ammiragli americani poi la distanza a ‘soli’ 800 km, distanza ancora reputata eccessiva.
Nel frattempo gli americani portavano in azione i missili HAWK e i primi caccia Phantom dell’USN, per la difesa delle navi e delle installazioni terrestri.
 
===Note===