Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq-Iran: differenze tra le versioni

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===La campagna aerea===
Insomma, come si è detto precedentemente l'Irak stava investendo molti denari per costruire la sua potenza militare, che fosse almeno in parte in grado di contrastare i Persiani o Iraniani che di si voglia. L'Iran era amico degli USA e la sua IIAF aveva la precedenza nelle priorità delle forniture militari e dei fondi corrispondenti. Non solo, ma era chiaro anche che gli aeroporti iraniani non erano destinati solo alle proprie attività di volo, ma anche ad un'armata aerea americana di rinforzo, qualora fosse stato aperto per qualche motivo un fronte di guerra contro l'URSS, con la costruzione di una formidabile schiera di basi aeree e una rete radar di prim'ordine. Un gran numero di parti di ricambio e armi per aerei vennero pure acquisite, anche per la lezione dei conflitti arabo-israeliani, in cui ogni previsione di consumo era ampiamente superata dai risultati sul campo. Così nel 1979 c'era già un sistema di gestione computerizzato delle scorte, una novità per l'epoca, che poteva consentire di combattere per mesi una guerra ad alta intensità, oppure ospitare un'armata aerea proveniente dalla NATO e dagli USA in particolare. Queste forniture sarebbero bastate per consentire di combattere nel lungo conflitto con l'Irak. L'addestramento del personale, oltre 100.000 elementi, era ottimale e in accordo con gli standard occidentali. Dagli anni '60 lo Shah ebbe 104 F-5A e B, 32 F-4D, poi 177 'E', 165 F-5E ed F, 16 o forse 20 RF-4E, più Boeing 707 ,747, C-130. Non solo, ma nel '79 si parlava di ordinare 300 F-16, ben 7 E-3A AWACS (del resto in ordine anche per l'Arabia Saudita), pare anche altri 75 F-14 o forse 53 F-15, il concorrente battuto agli inizi degli anni '70 dopo che il Tomcat fece un'esibizione acrobatica che elettrizzò il dittatore persiano, con uno stratagemma molto semplice: tenne i motori accesi mentre l'altro si esibiva in volo consumando così gran parte del carburante a bordo, prima di esibirsi così alleggerito. Nel frattempo le esercitazioni aeree erano tali, che si pensava anche di organizzare addestramenti simili alle 'Red Flag' americane. Gli F-16 che si pensava di ordinare sarebbero diventati poi importanti, perché consentirono di avviare presto le consegne agli altri clienti, specie europei. In ogni caso, le infrastrutture iraniane erano tali da consentire di ospitare persino 3.000 aerei, più dei 2.800 del massimo schierato nel 1991 dagli Alleati durante Desert Storm. Questo dà l'idea, a fronte di circa 450 aerei da combattimento disponibili, di come l'IIAF fosse esuberantemente provvista di strutture capaci di ospitarli. Si pensi che al confronto, quanto disponibile in Arabia Saudita consentiva solo di ospitare gli aerei spesso senza alcuna protezione e assistenza preesistenti.
 
 
 
Se l'IIAF era un'acquila, l'IrAF al confronto era giusto un falco. Pur essendo la più anziana tra le forze arabe (dal 1924), non era altrettanto efficiente, sopratutto per via delle scelte politiche dei vari governanti. Prima organizzata sul modello britanncio, poi sempre di più, dopo il 1958, da parte sovietica, ma senza mai abbandonare del tutto la loro tradizione. Gli Irakeni in effetti volevano forniture di Jaguar, Mirage e Hawk, ma solo nel '77 ordinarono i loro primi caccia europei moderni, e anche gli unici, i Mirage F.1.
 
In effetti l'isolamento dell'aviazione irakena non le aveva giovato, dati i problemi politici che aveva all'interno e all'esterno, con l'unica vera eccezione della IAF indiana con cui si ebbero molti rapporti di collaborazione negli anni '70-80. Solo nel '79, quando vennero ordinati un gran numero di aerei relativamente moderni i Sovietici si curarono maggiormente delle esigenze irakene di disporre di uno strumento più efficiente, ma a patto di entrare massicciamente nella regione come 'consiglieri' militari. I primi Mirage nel frattempo vennero collaudati a far tempo dal 1980, finendo poi per equipaggiare 6 squadroni. Alla fine del conflitto, nel 1988, di questi nessuno avrebbe avuto ancora più di 8 caccia efficienti, dato il logorio della lunga guerra. Le poche esperienze belliche della IRaF erano di poco valore, e non molto venne imparato dalle battaglie del 1967, più da quelle del '73. Fu qui che in effetti arrivarono alla conclusione, con i materiali che avevano, che non potevano fare molto di più che una difesa aerea integrata tra sistemi di terra e intercettori, sullo stile sovietico. Del resto la superficie dell'Irak era grande e difficile da difendere se non per quel 10% circa di obiettivi importanti, tra città e basi, dove si concentravano le difese aeree. Così erano arrivati ad avere circa 100 MiG-21, 200 SA-2, 3 e 6, pochi MiG-23, i Su-7, 20 e 22, nonché una squadriglia con gli Il-28 e Tu-16 e 22. Questi ultimi, con le loro prestazioni elevate, ma anche costi di gestione rilevanti, erano spesso usati per gli attacchi in profondità in territorio nemico, come quello del 18 marzo 1988 contro le petroliere iraniane del terminale petrolifero di Khark, che furono colpite pesantemente ma con la perdita di almeno un Tu-22.
 
Con la rivoluzione iraniana del febbraio 1979, esito finale di rivolte iniziate nel '78, lo Shah, già malato gravemente, dovette fare le valigie e trasferirsi all'estero, pilotando di persona uno degli aerei usati per l'esodo della sua famiglia e dei propri beni. Dopo questa rivoluzione popolare che cacciò il dittatore, però, iniziò una serie di eventi in cui l'unica struttura che si dimostrò adatta fu il clero islamico così che Khomeini tornò dall'esilio parigino. Le persone troppo colluse con l'occidente furono esiliate, imprigionate o fucilate. Molti erano ufficiali, specie dell'aeronautica ora ribattezzata IRIAF, ovvero forza aerea rivoluzionaria (e non imperiale). La cosa dava un certo livello di speranza agli irakeni di poter sconfiggere i potentissimi vicini, ma il passo fu troppo svelto. Ancora qualche anno e gli islamisti avrebbero praticamente annientato lo strumento militare. Ma nel 1980 non era ancora troppo tardi.
 
Così si arrivò all'inizio dei combattimenti diretti. L'inizio ufficiale fu il pomeriggio del 22 settembre, ma in realtà si stava già combattendo fin dal 4 , che è considerato in Irak la data di inizio della guerra. Le aviazioni opposte iniziarono a supportare le proprie truppe, che per l'Iran significava anche supportare i propri soldati al Nord, dove combattevano contro i Kurdi, come sempre usati dalle due nazioni per combattere l'altra visto che c'erano sia in Iran che in Irak e in entrambe le nazioni avevano una loro volontà di indipendenza (per non parlare poi della Turchia). Vi furono presto anche i primi scontri aerei. Un F-14 si imbatté in una flotta di Mi-24 Hind irakeni, e tentò di ingaggiarli. Erano in volo a quote abbastanza basse da non riuscire ad acquisirli con il radar per tirare i missili Sparrow, non c'erano a bordo i Phoenix e due missili Sidewinder lanciati si schiantarono sulle dune infuocate dal calore. Così rimase solo il cannone Vulcan, con cui venne sferrato un attacco che schiantò al suolo uno degli apparentemente ignari Mi-24. Questa fu la prima vittoria registrata, attorno al 13 settembre, dagli F-14. La situazione era tale che agli irakeni venne assicurato da parte dei Sauditi e Kuwaitiani la vittoria contro l'apparentemente indebolito Iran, mentre gli americani cedevano i piani delle difese aeree per organizzare meglio un attacco aereo. A quel punto iniziò la manovra d'invasione nella zona del Khuzestan, in un punto dei circa 700 km di confine tra le due nazioni. Nel frattempo l'aviazione attaccava con parecchie sortite obiettivi fin nell'interno del Paese. Ma senza molto successo, e senza speranze di distruggere obiettivi così ben protetti e grandi come le bari aeree, malgrado che queste avessero la maggior parte degli aerei (come anche circa la metà degli elicotteri dell'Esercito) fermi a terra data l'impossibilità di usarli dopo la rivoluzione.
 
Ma gli iraniani reagirono molto rapidamente, già dopo 4 ore dall'attacco aereo irakeno che in tutto totalizzò circa 90 missioni aeree, per giunta esplicitamente contro le piste piuttosto che contro gli aerei parcheggiati, perdendo un'occasione utile per eliminarli. Il giorno dopo 140 aerei iraniani armati con bmbe Mk.82 e BL755, pod ECM e altri equipaggiamenti moderni attaccarono pesantemente obiettivi in Irak: F-4D, E, F-5E ed F. I danni furono pesanti con poche perdite volando bassi sull'Irak. Per giunta, vi furono dei combattimenti aerei in cui gli Irakeni ebbero la peggio, perdendo il 25 settembre 5 MiG 21 e 23 vicino a Baghdad contro due Phantom danneggiati. Quel giorno vennero colpiti vari obiettivi, per esempio l'aeroportro di al-Hurriyah, vicino a Kirkuk.
 
I MiG-23 e i Tu-22 vennero usati per azioni molto in profondità, comunque sia, attaccando sia gli uni che gli altri Teheran. Ma le perdite dopo quasi una settimana di attacchi erano tali che l'IrAF dovette subire una forte battuta d'arresto. Nel frattempo gli irakeni erano penetrati di circa 60 km in territorio nemico trovando anch diverse città iraniane di confine nel loro percorso. A quel punto, con gli obiettivi strategici irakeni quasi annullati, venne usato il potere aereo contro le truppe di terra irakene, che vennero fermate e bloccate durante la loro avanzata. L'attacco irakeno salvò indubbiamente la vita di molti ufficiali iraniani spesso già imprigionati, che passarono direttamente dalle galere alle unità operative di carristi e caccia. Entro l'ottobre del 1980 l'avanzata irakena era stata fermata.
 
Dal 5 gennaio 1981 scattò un'offensiva iraniana che tuttavia venne frustata da un contrattacco irakeno. La forza iraniana comprendeva carri Chieftain e M60, ma subì una sconfitta netta dalla manovra dei reparti irakeni di T-62, che si mossero ai fianchi dei carri e ne causarono pesanti perdite, nonostante l'appoggio dei Cobra e dell'aviazione. Molti Chieftain vennero catturati e in seguito tali preziosi carri non vennero più usati per azioni d'attacco del genere. In ogni caso, dopo una certa riduzione delle operazioni, le Guardie Rivoluzionarie dell'Iran vennero supportate pesantemente dall'aviazione ed esercito nel settembre del 1982 riconquistando Khoramshahr, cosa che cacciò gli irakeni dal territorio iraniano. Nel 1983 le forniture di armi ripresero abbondantemente da Francia e URSS, mentre gli USA facevano il doppio gioco con forniture militari all'Iran (il famoso scandalo Iran-gate, con i soldi ricavati dalle forniture usati poi per finanziare i Contras del Nicaragua).
 
Al 1984 le forze iraniane erano abbastanza ben riorganizzate e con l'offensiva Kheibar le guardie rivoluzionarie ebbero un supporto costante di circa 100 missioni aeree della sola IRIAF, più quelle degli elicotteri. Dati i problemi di manutenzione dei tipi più moderni, gli F-5E erano i caccia oramai standard dell'IRIAF quanto a missioni aeree. Sempre nel 1984 aumentò la potenza degli attacchi contro le petroliere, la cosidetta 'Tanker war', iniziata per colpire i traffici nemici dall'autunno del 1981. Questi attacchi furono pagati caro dagli Irakeni, date le difficoltà che incontravano, ma erano anche capaci di rendere il conflitto di proporzioni internazionali e quindi, alla lunga, a vantaggio irakeno data la minaccia che veniva vista nel governo rivoluzionario iraniano. Alla fine accadde persino che gli USA intervenissero direttamente contro gli iraniani, nonostante che l'attacco alla USS Stark era stato fatto dagli irakeni. Pare che in tutto gli Irakeni avrebbero avuto circa 600-800 missili Exocet, di cui circa 600 usati in 400 missioni d'attacco con 250 centri su circa 115 navi, anche se non certo tutte erano state distrutte. La percentuale del traffico era circa l'1%, ma i premi assicurativi e le tensioni in proporzione furono ben più pesantemente afflitti di quanto queste cifre possano far pensare, con tanto di ingresso nel Golfo di numerose marine occidentali. Nata nell'ottobre 1981, per il 1985 era diventata l'aspetto più importante della guerra e al contempo l'IRIAF era stata sia dispersa lungo la costa, sia rinforzata nel 1985-87 da aiuti americani e israeliani (proprio gli stessi che ora sarebbero interessati a sferrare un attacco contro l'Iran). L'offensiva principale fu la Valfajr-8, contro la penisola di Faw dell'Irak meridionale, dove dal 9 febbraio 1986 gli iraniani sferrarono un potente attacco di notevole successo. Durante gli attacchi irakeni di rimando, vennero persi 45 aerei ed elicotteri dovuti peraltro maggiormente alle difese dei missili HAWK e ai cannoni contraerei di vario tipo. I danni furono pesanti per l'IrAF e l'aviazione dell'esercito. Nel periodo 1974-86 di 160 Su-20 e 22 consegnati vennero persi circa il 50% del totale. L'uso di cannoni ZSU sovietici, comprati a suo tempo, assieme a missili HAWK fu certo la maggiore forza degli iraniani dell'epoca, che crearono a tutti gli effetti 'trappole aeree' sugli obiettivi che gli irakeni stavano attaccando. La reazione irakena fu quella di aumentare le ECM, introdurre i missili ARM e addestramento specifico per compiti di soppressione delle difese aere, nonché missili e bombe plananti per tirare quanto più possibile fuori tiro nemico. Nel frattempo, nel Golfo, continuavano le operazioni aeronavali, con i P-3F iraniani che erano fondamentali per localizzare sia le navi da attaccare, che le forze internazionali da evitare.
 
Ma oramai anche Saddam Houssein era convinto che la guerra si poteva vincere anche diminuendo le pressioni politiche sull'aviazione, consentendole di essere quello strumento indipendente che poteva diventare, mentre i sovietici pensarono bene di vendere aerei più moderni di quelli che fin'allora avevano inviato in Irak, così da far cassa dati i loro problemi finanziari. Francesi ed Egiziani aiutarono l'addestramento dei reparti e così dal 1987 gli Irakeni cominciarono ad attaccare pesantemente sia obiettivi strategici che la sfida diretta ai caccia nemici, abbattendo qualche F-14 con i Mirage F.1 e con l'aiuto delle informazioni passate dagli americani, colpendo obiettivi come Khark, dove l'ultimo degli attacchi, il 18 marzo 1988, distrusse due superpetroliere, anche se gli irakeni persero 5 aerei tra cui 2-3 tra Tu-22B e MiG-25RB. I caccia F-14 continuavano a fare impressione per le loro capacità, anche se di attivi ce n'erano pochi. La loro azione permise di causare danni notevoli ai caccia irakeni, ma anche, in circa il 60% dei casi (spesso con l'aggiunta o l'alternativa degli F-4) di mettere in fuga gli aerei nemici. Oramai c'erano persino azioni d'attacco americane a causare problemi agli iraniani, come si sarebbe verificato in aprile, tanto che si verificò la singolare coincidenza dell'Operazione Praying Mantis con l'offensiva terrestre irakena che sconfisse gli iraniani a Faw, liberandola dall'occupazione iraniana. Il 3 luglio un Airbus fu 'per errore' colpito da un incrociatore americano AEGIS e il 19 luglio due F-14 vennero abbattuti dai Mirage F.1EQ-6. Alla fine la guerra, sia pure di misura, si può dire che la vinse l'Irak. Le sue lezioni furono tuttavia ignorate, più che altro perché c'era l'interesse a farlo. L'IRIAF era malvista dal regime islamico e i suoi uomini, per quanto avessero combattuto coraggiosamente, non erano certo le 'star' della situazione, tanto che se c'era modo, il merito dei successi contro gli aerei irakeni era preso dall'Esercito con le sue batterie contraerei.
 
Gli F-14 vennero ordinati in due lotti per 80 aerei, prima 30 e poi altri 50, già nel primo 1974, con consegne avvenute nel gennaio 1976, con due squadroni operativi già nel 1977. Nel 1978 venne costruito l'ultimo degli F-14 Tomcat iraniani, ma venne tenuto negli USA per testare un sistema di rifornimento in volo del tipo USAF. Dal '77 vennero usati anche per una campagna di tiri contro bersagli aerei a lungo raggio con i missili AIM-54, mentre 120 piloti e 80 operatori (RIO) venivano addestrati già come prima 'mandata'. Nell'ottobre del '78 i veloci MiG-25 da ricognizione, che erano la causa primaria della scelta degli F-14, ebbero un primo incontro, quando uno di essi venne sorpreso sull'Iran a mach 2 e 20.000 m localizzandolo con il radar per circa 2 minuti da parte di due F-14. I primi abbattimenti avvennero il 9 settembre 1980 e poi continuarono, iniziando a tirare missili Phoenix contro i MiG-25 con un primo attacco il 15 maggio 1981, senza abbattere l'aereo che scappò via a 2.800 kmh. Seguirono altri attacchi di successo, come il lancio record di 150 km contro un Mirage F.1 il 20 febbraio 1987. Spesso i Tomcat erano armati con armi più leggere, come uno-due AIM-54 e 4 AIM-9, oppure due AIM-54, due Sparrow e due Sidewinder per intercettare più efficacemente bersagli ad alte prestazioni, specie MiG-25. Alle altre volte invece decollarono con 6 missili Phoenix.
 
Nei primi 6 mesi pare chi i Tomcat colpirono oltre 50 vittorie aeree senza perdite. Nel 1982-86 erano spesso usati per azioni aeree di pattugliamento attorno a Khark o a Teheran, riforniti in volo dai Boeing 707 e in aria anche per dieci ore consecutive (4 rifornimenti in volo), il loro scopo era quello di scoprire gli aerei irakeni e di intimidirli. Subirono in contraccambio poche perdite, alle volte per incidenti o per errore da parte della propria contraerea. L'ultima azione importante che riuscirono ad ottenere fu il 9 febbario 1988, quando uno di loro, il 3-6079 nell'arco di due ore ingaggiò e abbatté 3 Mirage F.1.
 
Gli americani erano tutt'altro che contenti di far ricordare al mondo che i loro migliori caccia erano stati venduti proprio all'Iran, i Francesi e i Sovietici erano invece non troppo entusiasti di ricordare come le difese iraniane, specie gli F-14 (ufficialmente e per lungo tempo considerati come 'non operativi' con i Phoeinx in quanto 'sabotati' con la rivoluzione, quando in realtà a tutt'oggi ne fanno uso), i Phantom e gli HAWK. Molto utili anche i Cobra e i piccoli F-5 dalla ridotta manutenzione richiesta per continuare a volare. In questo conflitto vennero largamente usati missili AAM a lungo raggio sia da una parte che dall'altra, altra cosa mai successa prima e in nessun caso in tale misura e con tali successi. L'Irak diede poi inizio all'uso 'moderno' di volare a media quota con l'uso di armi stand-off piuttosto che viaggiare a bassa quota con armi non guidate. Altre azioni degne di nota furono anche i missili balistici usati contro le città da entrambe le parti e lo stesso vale per gli attacchi ai reattori nucleari, che nel caso degli irakeni vennero colpiti anche dagli F-16 israeliani (Osirak, 1981). Questo conflitto vide persino l'uso di UAV armati (iraniani) che del resto erano stati pensati e sviluppati già negli anni '70 da parte iraniana. Nonostante questo e molto di più, la guerra tra Irak e Iran è rimasta essenzialmente un conflitto di cui molti hanno sentito parlare, ma mai in maniera corretta.
 
===Praying Mantis<ref>Jannetti, Fabrizio: ''Una risposta misurata'', A&D giu 1988</ref><ref>Fassari, Giuseppe: ''Operazione Prying Mantis'', Aerei lu-ago 2004</ref>===