Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Armi: differenze tra le versioni

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[[File:DN-ST-87-09864.jpg|300px|right|thumb|Una concentrazione di fuoco notevole, sempre a bordo di una 'Lupo': lanciamissili SAM, missili OTOMAT, hangar telescopico, lanciasiluri e in bella mostra, il cannone binato del sistema DARDO]].Scendendo a livelli minori, il primo CIWS italiano e forse occidentale è stato il DARDO, che ha due cannoni Bofors-Breda da 300 c.min, che raggiunge una gittata massima di 4 km nel ruolo a.a. e circa 2-3 nel tiro antimissile, con la centrale di tiro RTN-20X con radar e due telecamere diurna e notturna, capace di colpire obiettivi anche difficili. Dal 1982 i proiettili svedesi di nuova generazione sono stati i Bofors PFF con 650 sferette da 3 mm e 0,22 g in tungsteno, capaci di perforare fino a 8 mm di alluminio a 3 metri grazie a circa 100 gr di esplosivo. Contro un missile in volo a 5 metri, la distanza utile d'attivazione era di 0,5 m se il colpo passava sotto il bersaglio, 1,5 se passava al di sopra, 3-4 m se era un bersaglio in quota. La spoletta venne ripresa dalla Francia e dall'Italia con modelli prodotti su licenza. Anche se la gittata era maggiore, il proiettile da 40 mm presentava dei problemi, a meno che non impattasse direttamente verso il bersaglio (in fondo aveva una cadenza di tiro appena 5 volte inferiore rispetto a quella del Phalanx). La distanza di tiro ottimale era di 1-2,5 km e si mirava a danneggiare il missile più che a distruggerlo, ma sotto il km avrebbe forse continuato nella traiettoria e a colpire il bersaglio anche se danneggiato nei suoi sistemi di controllo del volo. Il tutto venne abbinato ai sistemi Sea Sparrow e Aspide, che avevano una limitata capacità antimissile. Le 'Maestrale' avrebbero dovuto avere, a lato dell'hangar, anche il VANESSA, un sistema di lancio multiplo per missili che erano derivati da un tipo di arma controcarri in sviluppo per l'esercito (forse era il MAF), con lanci multipli contro i missili attaccanti, ma questo curioso sistema venne poi abbandonato e per questo le 'Maestrale' sono praticamente disarmate da attacchi provenienti esattamente a poppavia.
Il DARDO, con la sua torretta rotondeggiante, è stato anche esportato, anche se spesso solo come torretta (nel senso che solo con il sistema di tiro apposito diventa un vero CIWS antimissile). La sua efficacia, contro missili con attacco in picchiata, è piuttosto ridotta a dire il vero, poiché la manovra d'attacco di armi come gli Harpoon o gli OTOMAT di produzione francese, che consiste in una cabrata e poi in una picchiata, manda in rovina le soluzioni di tiro elaborate per le armi con spoletta di prossimità; per questo i cannoni da altissima cadenza di tiro come il Phalanx hanno continuato ad essere in auge, dato che pur se con una minore gittata utile, sono più affidabili contro i missili che nella fase finale dell'attacco, non possono più manovrare se vogliono colpire la nave.
I problemi dei vari sistemi non sono di poco conto. Le munizioni da 40 mm PFF costavano qualcosa come, attualizzando, 1.000 euro l'una, per esempio, anche se erano certo un buon investimento per salvare una nave. In ogni caso, questo significa che ai tempi delle Falklands le navi italiane avevano i Dardo caricati ancora con le munizioni con spoletta di prossimità di vecchia generazione, molto meno efficaci.
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Il Mauser da 30 mm invece ha munizioni API ed HEI simili a quelle del cannone dell'A-10, ha dimensioni e pesi minori, cadenza di 1.600 c.min per l'arma binata, e un elevato numero di proiettili di pronto impiego, anche qui sufficienti per oltre un minuto di fuoco con nastri per 2.000 colpi.
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Un'altra arma o sistema ECM che dir si voglia è l'originale tipo '''SCLAR''', praticamente un lanciarazzi multiplo elevabile e orientabile secondo necessità, con centralina di tiro remota, realizzato in varie versioni anche con razzi di diverso calibro, da 51 e 105 mm. Con entrambi ha 32 e 10 colpi, con i secondi ne ha 20, fabbricati dalla SNIA Viscosa o BPD, con razzi da 12 km di gittata per lancio di chaff del tipo LR-C, o gli MR-5 da 5 km o gli LR-1 da 4 km illuminanti, o anche tipi HE per bombardamento costiero (in pratica però affidato ai cannoni di bordo).
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[[File:DN-ST-87-09867.jpg|300px|right|thumb|Il 127 Compatto nella sua più diffusa installazione: sul ponte di una 'Lupo', la nave più piccola (112 m e 2.500 t) che di fatto ha dimostrato di poterlo portare]]
Quanto al cannone da 127/54 mm, esso venne sviluppato dl '65 al '70 e venne adottato prima sugli 'Audace', poi sulle 'Lupo' e 'MEKO 360', nonché in seguito sulle navi Giapponesi, Coreane e più di recente sulle F-125 Tedesche e le LCF Olandesi. Peraltro Corea e Giappone sono passate all'Mk 45 Mod.4 da 127/62, meno potente ma entrato in servizio prima. Il cannone OTO viene definito 'Compatto', ma forse questo va relativizzato rispetto alla potenza di fuoco che aveva da offrire; quanto al volume sia sopra che sotto coperta, e al peso, era invece quanto di più grande e ingombrante disponibile in Occidente per quella generazione di armi (quindi escludendo il 120 svedese e il 127 Mk 42 americano), e in effetti superato solo dal 130 mm binato sovietico, costruito per gli stessi compiti di fuoco contraerei e, almeno limitatamente, antimissile.
 
Negli anni '90 venne messo mano ad un tipo alleggerito, che pesava circa 25 t, molto meno delle 34-40 t originali e con un volume sottocoperta ridotto alla metà, perch non vi sono più le 3 giostrine da 22 colpi l'una e i colpi sono adesso posti in maniera separata in cassette, con cariche di lancio e proiettili. Vi sono riduzioni di prestazioni, come la disponibilità di base di una cadenza di 20-25 c.min e 20 colpi disponibili a ltiro, mentre l'alzo è ridotto a 70° (a parte il -15 sempre tenuto). Infine il volume della torretta è ridotto di circa la metà, ovviando all'eccessiva voluminosità per un cannone che tra l'altro non aveva nemmeno un operatore dentro la sua grossa torretta.