Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Vietnam-4: differenze tra le versioni

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===Le armi terrestri in Vietnam===
====Artiglierie====
Anzitutto le artiglieriequelle campali. Quelle americane erano prevalentemente le''' M101''' da 105 mm e le M102 alleggerite, sempre in calibro 102 mm. La differenza era nel peso e in generale, nella generazione. L'M101 era un prodotto della II GM e ne erano stati realizzati qualcosa come 10.202 entro il 1953, quando terminò la sua costruzione, quindi praticamente all'epoca della Guerra di Corea. Assieme ai circa 6.000 obici noti (nel dopoguerra) come M114, da 155 mm. Nel '48 l'obice M1, poi denominato per l'appunto M101, era in servizio in 60 nazioni diverse. Il suo punto debole era il peso piuttosto elevato, di 2.030-2.258 kg e l'arco di tiro di una sessantina di gradi. Per superare tale problema, non particolamente sentito durante le guerre precedenti, ma che in prospettiva non prometteva nulla di buono per le batterie trainate dell'artiglieria statunitense, venne pubblicata la specifica per un'arma da 105 mm con le stesse munizioni ma più leggera dell'M101 e l'arsenale di Rock Island progettò l''''XM102''', completato nel 1962. Mentre grossomodo nello stesso tempo l'OTO si concentrava nel Modello 56 da montagna, utilizzante le stesse munizioni americane, gli statunitensi pensarono all'esercito campale 'normale'; i primi di serie comparvero nel gennaio 1964 e pochi mesi dopo erano già in Vietnam. Dopo avere posto rimedio ai problemi evidenziati da un progetto ancora immaturo, il nuovo obice si dimostrò sicuro e funzionale, usato in genere in batterie di sei e gruppi di 18, assegnati alla fanteria aviotrasportata; esso ha il cannone M137, sistema di rinculo M37, affusto M31, otturatore a scorrimento verticale ma non il freno di bocca. L'affusto a due ruote è in alluminio, costoso ma leggero, e quando l'arma spara si sollevano le ruote e poggia su di una piattaforma. I sistemi di tiro sono un quadrante M1A1 e un M14, cannocchiale panoramico M113 per tiro indiretto e M114 per quello diretto, e in genere il pezzo è trainato da un autocarro M561 6x6, o trasportato da un UH-60. Ha munizioni di vario tipo, chimiche, antipersonale, HESH, HE, HE-RAP, illuminanti ecc. Con le RAP può eguagliare il 122 mm sovietico D-30, a patto che quest'ultimo non usi le munizioni a razzo a propria volta.
 
Le caratteristiche:
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Questo per quello che riguarda i pezzi da 105 mm; per i 155 mm c'erano ancora solo gli '''M114''', perché l'US Army aveva preferito concentrarsi sui semoventi piuttosto che pensare ai pezzi trainati: l'M198 comparirà solo anni dopo la fine della guerra. L'M114, sicuro e robusto come tutti i pezzi d'artiglieria americani, era un'arma da circa 5,7 t e sparava munizioni da 43 kg a circa 14,5 km. Non era certo l'ultimo grido nemmeno negli anni '60, ma era ancora buono per l'uso in Vietnam.
 
I semoventi ovviamente non mancavano, anche se erano meno importanti dato che si trattava di armi destinate per lo più a posizioni fisse, che ne mortificavano la mobilità. Se non altro erano o a lunga gittata, o con protezione per il personale all'interno. Questi semoventi erano gli '''M108''' da 105 mm, grossomodo con la stessa b.d.f., gli M109 e perfino gli M107 e M110. I primi di questi erano armati di una granata HE capace di arrivare a 32,7 km, pesante 66,78 kg con 13,6 kg di HE, del tipo M437A1. I tipi israeliani IMI (ma sviluppati in Canada) chiamati Mk.1 Mod 7 ERSC (a raggio aumentato, sottocalibrato) sono invece dei sabot da 56 kg di cui 4,5 di HE, ma con gittata da 40 km, quindi superiore a praticamente tutte le artiglierie sovietiche in dotazione agli arabi, a parte gli S-23 da 180 mm con granata HERA. L'utilità degli M107 era quella di superare in gittata il micidiale '''M46''' da 130 mm sovietico, anche se quest'ultimo era davvero un mezzo sfuggente.

Mentre il semovente americano era capace di sparare 1-2 colpi al minuto, l'arma sovietica, più spesso il Tipo 59 cinese (che ne era il clone) poteva tirarne 6, anche se 'solo' da 33,4 kg di cui 4,3 di HE, per cui era capace di eseguire un tiro rapido e preciso, e pur essendo trainato, scappare via facilmente grazie alla possibilità di incavallare la lunga b.d.f. sopra l'affusto, rendendosi molto più agile nell'affrontare le curve strette stando a rimorchio di un autocarro 6x6. L'artiglieriaNon americanapare operavache giàinvece, daun temposistema conancora radarpiù di controbatteriaefficace, come il TPQlanciarazzi BM-3621, controsia istato mortaimolto eusato, ilin TPQ-37generale contronon lesi artiglierieha anotizia lungodell'impiego raggiodi molti lanciarazzi da parte dei Nordisti (e nessuno da parte americana o Sudvietnamita).
 
L'artiglieria americana operava già da tempo con radar di controbatteria, come il TPQ-36 contro i mortai e il TPQ-37 contro le artiglierie a lungo raggio, ma spesso semplicemente non riusciva a sparare verso le postazioni nemiche, che comunque dovevano essere leste a sganciarsi dall'azione per via del rischio di essere distrutte da attacchi aerei.
 
Le basi d'artiglieria erano stabilite in maniera tale che potessero appoggiarsi l'un l'altra, o che potessero appoggiare l'avanzata delle truppe. L'artiglieria americana, che già nel '43 dimostrò ai Tedeschi il suo valore (arrestandone la marcia in alcune puntate in Nord Africa, dopo che essi travolsero i corazzati americani), continuò a fare lo stesso anche in Vietnam. I VC e i Nordisti naturalmente attaccavano anche queste basi ed è per questo che, di fronte a tali masse d'attacco di fanti leggeri, gli artiglieri USA non solo dovevano stare attenti, in postazioni ben protette dal tiro diretto (ma non dal fuoco proveniente dai mortai), ma anche possedere i colpi a mitraglia antipersonale, usati dai pezzi da 105 e 155 mm. Per capire cosa fossero questi proiettili, l'M546 da 105 mm aveva non meno di 8.000 freccette, simili ad aghi con le alette posteriori, che potevano falciare, una volta che il proiettile si apriva in volo, il personale nemico. La riedizione, insomma, degli shrapnel. Tali colpi non erano disponibili per gli obici da 203, ma esisteva una tecnica non meno mortale, quella dei colpi esplodenti in aria. Con una apposita spoletta (all'epoca era meccanica, non elettronica come i colpi odierni) si poteva far scoppiare a tempo i colpi, tirandoli con basso angolo, in maniera tale che scoppiassero tra 800 e 1.000 m dal punto di sparo, e ad un'altezza da 9.14 m, per cui si può immaginare l'effetto di tali proiettili da 90,72 kg di cui molti di esplosivo che esplodevano a breve distanza dal terreno. Inoltre tale tecnica negava anche la salvezza se ci si stendeva a terra, come accadeva contro i colpi a mitraglia: era quasi peggio che restare in piedi, data la diffusione delle schegge dall'alto e non dal davanti, e non c'era scampo per chi si trovasse proprio sotto il punto di scoppio o nelle immediate vicinanze. Tale tecnica d'impiego aveva un nome, 'Killer Senior', ma era usata anche dai colpi calibro 105 e 155, allorché era chiamata 'Killer Junior'. Spesso i colpi dell'artiglieria sparati così salvarono le basi dall'attacco dei VC, in genere fatto di notte e accuratamente pianificato. I colpi esplodenti in aria avevano il limite di non essere utilizzabili sotto la distanza prevista di scoppio, per cui per le distanze ravvicinate si doveva ricorrere ai tipi a freccette. Naturalmente in quelle azioni erano sparati anche molti colpi illuminanti. Il rifornimento di munizioni era un problema: le basi spesso erano autentiche 'isole' in territorio ostile e ai VC non pareva vero di distruggere un convoglio di munizioni. Così venivano impiegati i più costosi ma sicuri elicotteri pesanti, così che una batteria da 203 mm '''M110''' doveva avere ben 800 colpi HE e alcuni ICM (erano già comparsi i proiettili a submunizioni). Spostare le artiglierie era in genere un compito fatto con gli elicotteri, ma i semoventi dovevano farlo da soli per ragioni di peso, perché nemmeno i CH-47C riuscivano a sollevarli.
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Tra i tanti compiti delle artiglierie, c'era quello della preparazione delle zone di elitrasporto. Quando non c'era disponibile un C-130 Hercules con una enorme bomba FAE da 5 t, o la corazzata N.Jersey con singoli proiettili da 862 kg HC calibro 406 mm, si usava sparare una quantità inusitata di munizioni, che solo la macchina militare americana riusciva a permettersi: ogni batteria doveva tirare 1.000 colpi da 105 mm, oppure 600 se era da 155 mm (pari a 27 t solo considerando i proiettili), mentre gli M107 da 175 mm dovevano spararne 200. Il controllo del tiro era fatto con i rdar AN/MPQ-4, che non erano molto efficaci, tanto che sarebbero stati poi soppiantati da nuovi tipi, però troppo tardi per il Vietnam. Controbattere gli M46 era talmente difficile, che alle volte gli si scatenavano contro persino i B-52. Al massimo del livello di forza, attorno al '68, c'erano ben 60 gruppi d'artiglieria nel Vietnam del Sud, organizzati in raggruppamenti come il 52°, che aveva 4 gruppi di cui uno su M108, uno su M114, due su M107 e M110; di questi ultimi, nel '69, 9 gruppi erano disponibili in zona, ciascuno su (presumibilmente) 18 armi. L'M107 era popolare anche nell'Esercito sudista, e l'ARVN ne ebbe due gruppi, i quali tuttavia subirono gravi perdite nel '72. In seguito molte artiglierie americane, tra cui M107 e M110, vennero catturate dai Nordisti durante l'avanzata a Sud, e usate in Cambogia dopo l'invasione contro il regime di Pol-Pot<ref>Tutta la parte dell'artiglieria: Armi da guerra 15 e 38</ref>.
 
 
====Contraerea====
Ma c'era anche un altro tipo di artiglieria usato ampiamente in Vietnam: quello contraerei. Per i Nordvietnamiti e i VC può sembrare ovvio, ma quello che è meno ovvio è che queste armi vennero usate largamente anche dagli americani. Ecco come questo avvenne e perché<ref>Armi da guerra 40</ref>.
 
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Il '''Tipo 63''' era il più economico, ma anche il meno efficace. Aveva struttura sullo scafo del T-34/85 con una nuova torretta armata di un paio di cannoni M1939 da 37 mm, installati su di una postazione molto alta e che certo sarebbe piaciuta all'equipaggio dei Duster. Purtroppo però l'azionamento era solo manuale e non idraulico, il che rendeva meno facile seguire bersagli aerei veloci. Il Tipo 63 poteva aiutare molto, se i Sovietici ne avessero fatto uno ai tempi della II GM, e potevano dato che lo scafo c'era e i cannoni da 37 mm anche. Ma nell'epoca dei Jet le cose funzionavano diversamente da quelli degli Stuka. Le armi sparavano fino a 180 c.min, 80 pratici, gittata 3 km fino a 6,7 teorici; la perforazione con l'AP-T è di 46 mm a 500 m o 37 mm a 1.000 m. Almeno questi vennero usati durante l'invasione del '72 come parte delle truppe avanzanti, tant'é che uno è stato catturato ed esposto poi in un museo americano. Avesse avuto un sistema di puntamento più moderno e un meccanismo (almeno di brandeggio) idraulico, non sarebbe stato un cattivo sistema a.a. per gli anni '60. Pare che la mitragliatrice anteriore sia stata rimossa spesso, ma non necessariamente questo è vero. Le cassette delle munizioni erano ai lati della torre, sopra i cingoli<ref>Armi da guerra 40 per tutta la parte dei cannoni a.a.</ref>.
 
Quanto alla contraerea trainata o comunque in posizioni statiche, la maggior parte delle armi era ovviamente in mano ai Nordvietnamiti. Quelle più diffuse e temibili erano da 37 e 57 mm, ma non mancavano cannoni da 85, 100 e anche 130 mm. Se gli attaccanti volavano abbastanza bassi, c'erano poi le armi da 12,7 e 14,5 mm. Quelle da 23 mm, all'epoca ancora poco diffuse, non erano molto presenti, il che era un peccato dal loro punto di vista perché coniugavano un proiettile molto più potente di quello delle mitragliatrici ad una cadenza di tiro molto più alta di quella dei cannoni, e persino delle mitragliatrici di minor calibro. Per lo più se ne ha notizia a bordo degli ZSU-23-4, ma certo vi furono, almeno negli ultimi anni, anche le postazioni binate ZU-23 trainate, sistemi tra l'altro molto leggeri (900 kg circa) per la loro potenza di fuoco. Ma l'arma forse più temibile era la 14,5 mm, specie se del tipo quadruplo (c'erano anche singole e binate), sopratutto contro gli elicotteri, che non potevano né scappare in velocità né sopravvivere alla grandinata di pallottole ad alta potenza che gli sparava contro (circa il doppio dell'energia cinetica di un colpo da 12,7). Quanto alle armi antiaeree di maggio calibro, nel '65, all'inizio dell'anno, i Nordisti avevano circa 1.000 cannoni di calibro maggiore al 20 mm, ma alla fine del '66 erano già arrivati all'impressionante numero di 6.000-7.000 bocche da fuoco, passando da un numero rispettabile ma non eccezionale, ad un volume di fuoco straordinariamente temibile. Inizialmente ai cannoni c'erano volontari Cinesi per la maggior parte, sia dell'esercito che della contraerea, magari veterani della Corea; poi via via insegnarono ai Vietnamiti la disciplina di fuoco necessaria per saturare un determinato volume di cielo in contemporanea. Quando aprivano il fuoco, potevano sparare in maniera tale da saturare persino 13 km2 di spazio aereo tra i 2 e i 6 km di quota. Queste azioni di fuoco causarono la perdita del 58% almeno degli aerei della Marina USA, addirittura il 77% se si considerano solo gli aerei persi per cause sicuramente accertate; l'USAF e i Marines ebbero perdite dovute alla contraerea del 73 e 64%, e in generale, su 2.300 velivoli ad ala fissa persi in Vietnam (il che significa non contare migliaia di elicotteri), non meno di 1.600 lo furono per la contraerea e il fuoco di armi leggere da terra, quindi queste cause da sole hanno inflitto il doppio delle perdite di tutte le altre messe insieme, inclusi i SAM (circa 200 vittorie) e i MiG (circa 100-150 vittorie a seconda delle fonti e delle ricerche effettuate). La contraerea ovviamente non aveva solo cannoni, c'erano anche i missili e di questi i più importanti, se non gli unici erano gli SA-2, relativamente mobili per essere un sistema a medio-lungo raggio, che avevano un booster funzionante per 5 secondi e un soustainer che bruciava per altri 20, portando il missile a circa 3-3,5 mach e a gittate di 35-50 km a seconda delle versioni, nonché ad una quota utile superiore ai 18.000 m. La sua testata da circa 190 kg aveva 130 kg di esplosivo, e con le schegge dell'esplosione (per spoletta o per radiocomando) poteva ottenere un raggio d'azione utile di 60 m a bassa quota, e oltre 100 ad alta, dove un aereo poteva esserne danneggiato anche a distanze ben maggiori. Per scansare i missili, a parte l'uso delle ECM (a cui erano piuttosto vulnerabili essendo radioguidati) bisognava avvistarli in tempo, ma spesso sbucavano dalle nuvole appena sottostanti e allora era la fine; una delle manovre migliori per evitarli era volare assieme a distanza ravvicinata e poi virare in due direzioni opposte all'ultimo. Naturalmente se non si avvistava subito il missile si rischiava di essere colpiti entrambi; la manovra in vite orizzontale era considerata la migliore per scansare il missile in arrivo. Il problema era che spesso se ne lanciavano intere salve e schivato il primo bisognava avere l'energia per fare lo stesso col secondo. 'Randy' Cunninghan una volta, assieme al suo gregario, si vide tirare addosso 18 SAM, l'equivalente di 3 batterie, e nonostante le ECM di bordo dovettero scansarli uno per uno per tornare alla base. Anche il giorno in cui ottenne (cosa però di fatto negata dai Nordvietnamiti) 3 vittorie, venne poi abbattuto da uno dei 3 missili sparatigli contro, che tuttavia non gli causò subito un danno fatale, ma questo avvenne per il 'dissanguamento' del sistema idraulico dovuto alle perdite causate dalle schegge. Dei 200 velivoli circa distrutti dai SAM, 120 erano dell'USAF. Non erano cifre elevate, dato che vennero sparati oltre 9.000 missili di cui oltre 1.200 solo durante la Linebacker II, ma la loro minaccia obbligava a volare più bassi e-o a usare scorte specializzate nel ruolo di ECM. In tal senso i missili erano responsabili del degrado di capacità d'attacco americane e di far volare gli aerei a quote alle quali diventavano più vulnerabili alla flak.
 
Solo in zona ad Hanoi c'erano 110 postazioni di lancio SAM, lungo la strada di rifornimento N.4 e la N.6 ce n'erano altre 30 e in generale, in tutto il VIetnam, c'erano circa 300 rampe di SAM. A tutto questo gli Americani reagirono sviluppando le ECM, ma siccome queste non risolvevano il problema alla radice, anche improvvisando reparti di soppressione difese, specie se armati con missili come lo Shrike e poi lo Standard ARM. Di fatto, con quest'esperienza gli Americani poi si ritrovarono ben preparati per vincere con il minimo di perdite contro l'Irak nel 1991, quando ebbero circa 30 perdite contro le 150 preventivate entro i primi 3-5 giorni soltanto. Ma al dunque, quello che fece la differenza fu il minamento di Haipong, che ridusse i rifornimenti a quello che si poteva portare con gli aerei e con i treni, cioé poca cosa, tanto che nel gennaio 1973 i piloti americani, abituati a subire gli effetti del fuoco contraerei a massa di armi da 57, 85 e passa mm, dovettero constatare che esso era sceso per lo più al livello delle armi da 20 e 37 mm. Per rivedere un tale volume di fuoco bisognerà aspettare la guerra del '91 con le grandi corone di traccianti in difesa di Baghdad e altri obiettivi, replicato con molta meno intensità nel '99 a Belgrado e ancora meno con Kabul nel 2001. Talvolta il volume di fuoco era tale da far annullare le azioni d'attacco dei velivoli Alleati<ref>Armi da guerra 93</ref>.
 
Quanto ai SAM, da rimarcare che la loro importanza contro gli attaccanti in volo ad alta quota era fuori discussione. Durante la Linebacker 15 B-52 vennero abbattuti, e tutti da missili (secondo gli americani, abbastanza ovviamente interessati a ridurre i successi nemici in combattimento aereo, tutti dai SAM, mentre secondo i vietnamiti in due casi dai caccia). A parte questo, altri 24 aerei vennero danneggiati, talvolta da un unico missile che colpì più bombardieri con le schegge. La contraerea, per quanto micidiale, invece si dimostrò del tutto inefficiente danneggiando solo un aereo, pur arrivando agevolmente alla loro quota di volo.
 
Tornando ai sistemi contraerei, la migliore arma era il cannone S-60, per la sua polivalenza. Esso era lo stesso dello ZSU-57-2, ma stavolta aveva un sistema radar di controllo del tiro piuttosto efficace. Concepito come sostituto dell'M1939 da 37 mm, fino agli anni '70 era normalmente usato da ogni divisione dell'Esercito sovietico in un reggimento con 24 cannoni su 4 batterie, ciascuna con un radar SON-9 o -9A 'Fire can' di controllo di tiro e due radar 'Flat face' per il comando di reggimento per l'acquisizione degli obiettivi. Nei tempi più recenti c'era il radar 'Flap wheel' al posto del Fire can. In seguito è stato sostituito dai missili SA-8. La Cina lo ha costruito come Type 59. Il cannone in parola è utilizzabile trainato da un Ural-375D o un trattore cingolato AT-L, o altri tipi comparabili cingolati o 6x6. Ha un affusto a carrello che gli consente di sparare anche senza essere messo in postazione, ma solo contro bersagli aerei e non anche contro quelli terrestri. Le modalità di funzionamento possibili sono 4: manuale con movimentazione tramite volantini, misto con motore elettrico ausiliario, comando a distanza con centralina PUAZO, oppure totalmente automatico con radar di tiro. Le munizioni sono in clip di 4 colpi e sono del tipo APC-T, FRAG-T, HE. La lunga canna (60 calibri) consente di far loro raggiungere 1.000 m.sec di velocità alla bocca e una lunga gittata. I Cecoslovacchi usavano un cannone da 57 mm proprio con clip di 3 colpi ma, data la loro maneggevolezza, maggiore cadenza di tiro. L'S-60, prodotto in un gran numero di esemplari, è rimasto tra i più importanti, se non il più importante, cannone a.a. del dopoguerra, insidiato solo dal Bofors L70. Con ogni probabilità è anche quello che ha ottenuto i maggiori successi contraerei, essenzialmente in Vietnam. La sua lunga ed elegante sagoma era spesso ben mimetizzata con la vegetazione appositamente sistematavi sopra, mentre sparava a Phantom, F-105 e altri aerei. Con la sua lunga gittata e la velocità di reazione, era capace di colpire aerei di ogni tipo fino a quote piuttosto alte, con un'efficacia superiore a quello di ogni altra artiglieria. La sua granata AP era poi capace, in caso di necessità, di perforare 95 mm d'acciaio a 1.000 m di distanza, una prestazione impressionante se si considera che non era un colpo decalibrato.
 
Da notare che la Marina sovietica non ha questo pur rispettabile cannone, ma modelli paricalibro da 70 e addirittura 80 calibri per una maggiore velocità iniziale della munizione, mentre la cadenza di tiro non appare particolarmente superiore.
 
*Peso: 4.660 marcia, 4.500 kg in combattimento; peso proiettile 2,4 kg.
*Dimensioni: in assetto di marcia 8,5x2,05x2,37 m
*Alzo: -4/+85°
*Gittata: max 12.000 m, max. aa. 8.800 m, max. a.a. ottica 4.000 m, con guida radar 6.000 m
*Serventi: 8
 
Per rimpiazzare il cannone M1939 e M1944 da 85 mm venne deciso di sviluppare un'arma nettamente più potente. Già l'M1944 aveva canna più lunga e con maggiore gittata, ed entrambi erano in servizio, ancora nel 1985, in almeno 20 nazioni. Il KS-19 e il KS-30 erano i frutti di uno sviluppo postbellico. Entrambi erano derivati presumibilmente da cannoni navali e il KS-30 è praticamente una sorta di M46 adattato al tiro contraerei con nuovo affusto. L'arma in questione è l'equivalente dell'enorme M1 da 120 mm americano, poi usato come cannone per il carro M103, ma è un tipo forse troppo grosso e come il cannone USA e quello tedesco da 128 mm, non ha avuto molta diffusione. Il KS-19, invece, ne ha avuta molta di più con almeno 20 nazioni contro 2-3 al 1985, anche perché prodotto come Type 59 dalla Cina. Trainato da un AT-S o AT-T, o da un grosso autocarro, ha ben 15 serventi e come l'S-60, un affusto a due assali con 4 ruote e altrettanti martinetti a vite. Grazie ai proiettili fissi e sistemi semi-automatico come il calcatoio, graduatore di spoletta e cucchiara di caricamento, arriva a 15 c.min e tira proiettili a 900 m.sec, di cui un tipo HE e due AP e APC-T, capaci di perforare anche 185 mm a 1000 m. I sitemi di tiro sono ottici nell'affusto o più spesso centraline simili a quelle viste per l'S-60.
 
*Peso: 9.550 kg marcia, peso proiettile 15 kg.
*Dimensioni: in assetto di marcia 9,45x2,35x2,2 m
*Alzo: -3/+85°
*Gittata: max 21.000 m, max. aa. 12.700 m con spoletta a tempo, 15.000 con spoletta di prossimità radar, pratica in quota 13.700 m
*Serventi: 15
 
====Corazzati====
I corazzati impiegati in Vietnam non furono molti e certo non superiori in importanza alla fanteria. Il Vietnam era veramente un terreno difficile per il loro impiego. Tant'é che il migliore tra i carri del settore fu forse il PT-76 sovietico o la copia cinese, per il semplice motivo che consentiva di muoversi agevolmente in acqua, come una vera e propria chiatta corazzata. Ma il Nord-Vietnam ebbe anche T-54, 55, Tipo 59, T-34, Tipo 62 e Tipo 63 cinesi (leggeri e pure essi molto adatti al Vietnam, il Tipo 63 in particolare era superiore anche al PT-76); APC BTR-40, 50, 60, 152, Tipo 531, cacciacarri SU-85 e SU-100, cannoni contraerei semoventi ZSU 23 e 57, usati specialmente nelle vicinanze del confine e di obiettivi strategici come i ponti.
 
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Ma la guerra in Vietnam è stata sopratutto una lotta secondo le regole della guerriglia, con gli americani che si trovavano in basi che erano spesso 'isole' in zone indifferenti o ostili alla loro presenza. I VC presto si organizzarono per attaccarne le basi e gli avanposti, anche se era difficile riuscire a sopraffarli, essendo ben protetti e sopratutto con la possibilità di richiedere rinforzi e supporto di fuoco che ai tempi dei Francesi era impensabile, e anche per questo Dien Bien Phu cadde, differentemente da Kehn Sahn. La guerriglia pianificava bene le sue azioni, spesso usando spie civili che inevitabilmente, nel servire gli americani, si trovavano. Magari erano costretti, o solo si offrivano volontari, ma se davano notizie dei depositi munizioni o carburante l'affare era fatto, magari contando il numero dei passi da un certo punto e lasciando l'informazione scritta sotto una pietra.
 
====Armi della fanteria====
I mortai erano l'arma preferita dai VC. Il più diffuso era il Tipo 63. Questo era un modello di lunga vita. Nato in Francia d'anteguerra, costruito poi come M2 negli USA, poi copiato dai cinesi nazionalisti come Tipo 31; fino a che i cinesi comunisti, che ne catturarono molti, lo costruirono come Tipo 63. Cosa aveva quest'arma di speciale, per essere tanto popolare d'aver girato letteralmente il mondo? Il peso è di appena 12,39 kg con tubo e piastra assemblati, mentre il primo dei due è trasportabile con una maniglia intero, senza nessuna necessità quindi di perdere tempo ad assemblarlo. Capace di raggiungere 1.500 m di gittata, poteva tirare 20 colpi al minuto e questo significava che prima dell'esplosione della prima sull'obiettivo ne erano tirate altre 9 almeno, ciascuna da 1,6 kg. Così una raffica di colpi poteva essere sparata prima che qualcuno se ne rendesse conto, con un bagliore e un suono ridottissimi. Bastava essere in grado di lanciare i colpi sull'obiettivo e il gioco era fatto. Naturalmente con i mortai da 81 o 82 mm, capaci di sparare fino a 3-4 km granate da 3-6 kg, la cosa era anche più efficace, ma pesando oltre 40 kg erano più difficili da maneggiare. Bisognava scappare in fretta, perché gli americani presto iniziarono ad usare i radar AN/MPQ-4, per la vigilanza del campo di battaglia, usati qui come armi antimortai: se il primo fascio di esplorazione trovava una bomba di mortaio, subito veniva agganciata da un'altro, e subito il computer ne calcolava la traiettoria e il punto d'origine. Subito venivano date le informazioni agli elicotteri armati, alle cannoniere volanti, agli A-1 e alle unità d'artiglieria. Spesso però non si trovava nulla. Cosa era successo? I Vietcong spesso sparivano senza lasciare traccia. La realtà spesso veniva scoperta solo dopo molto tempo: avevano dei tunnel, spesso con bunker di calcestruzzo. Potevano trovare così rifugio nel sottosuolo e sentire i soldati americani camminare sopra le loro teste, magari mentre preparavano le armi per la prossima azione, magari la prossima notte. Ad un certo punto le ricerche 'Search and Destroy' si sarebbero spostate anche nelle buie e pericolosissime gallerie della guerriglia, senza risultati decisivi. Là sotto spesso c'erano anche sale operatorie per curare i feriti e generatori elettrici, spesso c'erano delle vere e proprie basi sotterranee capaci di operare per giorni e settimane isolate dal resto del mondo<ref>Armi da guerra 101</ref>.
 
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L'M16 era un fucile troppo avanti per l'epoca, il 'black rifle' era nato come AR-15 dalla Armalite; il fucile prodotto dalla Mattel, come venne scherzosamente definito, comparato al robusto Garand e all'M14. Entrambi erano stati usati in Vietnam, sopratutto l'M14, che era la versione automatica del primo ma era decisamente pesante, specie per i piccoli soldati vietnamiti. L'Esercito britannico fu il primo ad ordinarne 10.000, poi seguì l'USAF, nel '61. Ma l'impiego presto sarebbe stato esteso all'US Army. Dopo la fine dell'influenza francese in Vietnam erano subentrati gli Stati Uniti, che però quanto a fucili non avevano molto da offrire per i soldati locali. Ecco perché presto si arrivò all'ordine americano, che era destinato come aiuto internazionale all'ARVN. Gli istruttori trovarono che era strano come si inviasse quest'arma così avanzata, pressoché priva di rinculo e precisa, fosse distribuita tanto generosamente ai militari locali relegando i GI ai fucili M14. Dopo qualche anno si decise che, nonostante il freno classico di ogni nuova arma, quello delle scorte di munizioni già approntate ma non utilizzabili anche da questa, si accettò l'AR-15 come M16. L'M16, destinato a sparare appoggiato alla spalla, molto preciso e con minimo rinculo, con una comoda impugnatura-tacca di puntamento, e le munizioni ad alta velocità da 5,56 mm, era un'arma meno potente come fuoco d'arresto del Kalashnikov e meno valida per sparare a distanza ravvicinata appoggiata al fianco, ma era anche molto precisa e leggera, pesante carica 3,64 kg, un valore che anche oggi suscita impressione (l'AKM circa 4 kg). Presto i soldati americani iniziarono ad operare in Vietnam in quantità e con forze di prima linea. All'inizio usarono carabine M1 e fucili M14, poi fu la volta degli M16. Ma questi ultimi cominciarono ad essere oggetto di lamentele da parte degli utilizzatori. Anche se apparivano più avanzati dell'AK-47, dal disegno più classico (con tanto di parti in legno di alta qualità, piuttosto che in plastica), si inceppavano facilmente. Il problema era che ai soldati si disse che quest'arma era tanto 'perfetta' da non richiedere manutenzione e loro ci credettero. Per giunta, la polvere di tipo IMR, molto 'pulita' come combustione, venne presto sostituita con una polvere del '54 che era particolarmente 'sporca' e tendeva ad inceppare l'arma, tanto che per disincepparla, magari sotto il fuoco nemico, era spesso necessario procurarsi a tutti i costi uno scovolo per ripulirne la canna. La cosa provocò ovviamente delle perdite e critiche, specie quando comparato al robusto fucile sovietico. A metà anni '60 già il governo USA istituì una apposita commissione d'indagine e alla fine si venne a capo dei problemi, con la costruzione poi dell'M16A1 dotato tra l'altro di dispositivo di sbloccaggio e di ammortizzatore per l'otturatore, dato che la nuova carica granulare tendeva ad accelerare la cadenza di tiro oltre ogni necessità. Alla fine l'M16 è diventato un eccellente arma da guerra, spesso munita di lanciagranate o di mirino telescopico, ma ha dovuto subire molte critiche prima di affermarsi definitivamente, tant'é che attualmente non si è ancora arrivati a capo di cosa dovrebbe sostituirlo nel futuro, nonostante tanti avanzati programmi quali l'ACR (Advanced Combat Rifle).
 
 
 
A parte questo, i fucili più micidiali furono quelli dei tiratori scelti, anzi degli snipers. Ce n'erano da una parte e dall'altra. I migliori erano i Marines, con i loro fucili che dal '66 erano i Remington M40, che almeno dal tipo M40A1 hanno un telescopio da 10 ingrandimenti. Queste armi pesano 6,5 kg ma consentono un tiro molto preciso. Originariamente erano usati i Garand M1C o D, che invece l'US Army (da cui i Marines si sono dissociati nel merito di tale scelta e hanno seguito una loro via con l'M40) ha sostituito con gli M21, la versione 'ad alta qualità' dell'M14, e come tale capace di fuoco automatico, con soppressore di rumore come attrezzo standard (per ridurre sensibilmente il classico 'botto' dello sparo) e un mirino da soli 3 ingrandimenti, ma con un sistema per calcolare automaticamente l'alzo su di un bersaglio delle dimensioni di un uomo. L'arma pesa 5,6 kg. Infine anche le mitragliatrici M2 sono state usate come armi sniper. C'é notizia di un centro ad oltre 2,5 km, grazie al cannocchiale telescopico da 10 ingrandimenti, con ogni probabilità il centro alla massima distanza di un tiro da cecchino. La differenza tra il consumo di munizioni di un soldato normale e di uno sniper (usato spesso anche come esploratore, specie dai Marines e rangers) è enorme: nella I GM c'era una statistica di 7.000:1 tra proiettili sparati e nemici uccisi, durante la guerra del Vietnam i fanti sparavano 300.000 colpi per lo stesso risultato, ma gli sniper, nonostante le distanze di tiro di oltre 500 m spesso coperte, erano e sono gente da 'one shot, one kill' o poco di meno.
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Quanto alle armi della fanteria, la disamina non sarebbe completa senza le mitragliatrici. Queste erano modelli sovietici come l'RPD, oppure nel caso americano, la M2 e la M60. La prima è ben nota, e spesso usata dagli M113 e dai carri, più raramente da trippiedi. La seconda è nata da una ibridazione tra le migliori tecnologie tedesche. L'arma in realtà è nata addirittura durante la seconda guerra mondiale, come 'arma avanzata' nota come T44, e su di essa ebbero influenza l'FG 42 per il complesso pistone-otturatore (nonché la forma del calcio) e l'MG 42 per il sistema d'alimentazione: praticamente si assemblarono due armi tedesche diverse per farne una americana. Nonostante la precocità di tale sviluppo, che del resto era motivato dalla sostanziale obsolescenza delle pur valide M1919 Browning, l'M60, come indica il nome, entrò in servizio solo negli ultimi anni '50. Ma non ebbe molto successo: nonostante gli illustri antenati, era un'arma difficile da maneggiare, ingombrant e con un sistema di cambio canna troppo complesso, che imponeva di demolire mezza mitragliatrice ogni volta. Nonostante tutto, il 'maiale' (pig) come spesso è nota, è un'arma che ha avuto una discreta diffusione, grazie anche alla struttura a metallo stampato. Essa è la prima mitragliatrice bivalente americana, utilizzabile come mitragliatrice leggera sul suo bipiede, o come arma pesante su trippiede, con versioni come la C che è telecomandata, per elicotteri che la usano in genere attaccata al carrello, oppure su impianto quadrinato (due per lato) ai lati della fusoliera (impiego superato tuttavia dalle minigun), la M60D è per elicotteri armati, senza calcio, ma brandeggiabile, e la E2 con canna pesante per l'uso sui mezzi corazzati; in seguito è stato costruito un modello alleggerito che ha una impugnatura anteriore, usabile solo come fucile mitragliatore. Non sono molte le nazioni che l'M60 base l'hanno adottata, soppiantata dalle armi tedesche, belghe e sovietiche. Pesa 10,51 kg ed è lunga 1105 mm, di cui 559 per la canna, spara a 550-600 c.min (dunque circa la metà della MG 3) il che è buono per impieghi a terra, certo meno quando usata come arma contraerei o da elicotteri. In Vietnam, tornando al settore che qui ci interessa, ogni plotone aveva due M60, quindi 6-8 armi per compagnia, senza contare le due del plotone comando. Ogni compagnia americana aveva all'epoca la potenza di fuoco di una brigata della I Guerra mondiale. Nonostante non sia mai stata un'arma di assoluta eccellenza, i soldati americani impararono ad usarla e a rispettarla, mentre il cambio della canna era stato molto facilitato con le successive modifiche. Tipicamente un team di soldati aveva 3 uomini al servizio di una M60, ma raramente ci si sarebbe sognati di spararla poggiata al fianco, come l'oramai celebre e palestrato John Rambo faceva: tirare più di 4 colpi manda l'M60, da tale posizione, in una situazione di instabilità in cui è impossibile mirare a qualcosa che non sia assolutamente impossibile mancare (come il soffitto di un locale da cui si spara, per tornare a Rambo). I mitraglieri avevano la qualifica E4 e usavano colpi traccianti, incendiari e normali, difficilmente perforanti perché i VC non avevano corazzati e nemmeno giubbotti antiproiettile. Naturalmente i mitraglieri erano indaffaratissimi a portare i nastri munizioni nelle missioni Search & Destroy, i mortali giochi al gatto e al topo che facevano le unità di fanteria americane e i 'Charlie'.
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Le mine erano un altro problema, anche per la fanteria. I guerriglieri talvolta usavano 'bocche di lupo' con pali acuminati o con semplici chiodi, oppure con una pallottola di mitragliatrice pogiata in maniera tale da esplodere quando calpestata. Alle volte erano invece bombe aeree inesplose e riutilizzate. Gli americani avevano un'arma molto temibile e temuta, la mina direzionale Claymore, del tutto diversa rispetto ad una normale mina. Questa era una piastra di esplosivo con sopra dei pallettoni. Era attivabile a comando o con altri sistemi e, infissa nel terreno ad una certa altezza, poteva falciare un certo settore di tiro come se fosse un fucile a pallettoni, senza mettere in pericolo chi era dietro la mina stessa. Poche di queste potevano rendere molto pericoloso per i 'Charlie' attaccare in massa e su traiettorie prevedibili le posizioni americane. Come si vede la potenza di fuoco non difettava ai GI come ai 'Charlie', ma al dunque l'intervento dell'aviazione, corazzati ed elicotteri faceva sì che ogni scontro fosse 'necessariamente' una sconfitta per la guerriglia, che era costretta ad eseguire azioni 'mordi e fuggi' facendo danni e poi sparendo. Quando non resisteva all'idea di lanciare attacchi su larga scala era destinata alla sconfitta. Non si può non rimarcare come in Vietnam i B-52 facessero bombardamenti a tappeto devastando ettari di foresta, a mò di rullo compressore. Contro una tale potenza di fuoco era pressoché impossibile sopravvivere e non c'era modo di reagire, mentre i bombardieri erano oltre le nuvole, al sicuro da ogni minaccia. Durante l'assedio di Khe Sahn i B-52 eseguirono da soli circa 3.000 sortite, che si aggiungevano a quelle di aerei carichi di bombe al napalm, razzi e cannoni. C'é solo da meravigliarsi di come l'esercito nordvietnamita potesse sopravvivere e non venire preso dal panico, quando la terra rimbombava per l'impatto di decine di tonnellate di bombe decine di volte al giorno. In queste condizioni, più di come i Marines abbiano resistito per 77 giorni all'assedio, ci si potrebbe piuttosto stupire di come l'assediante sia riuscito a tenere duro così tanto senza demoralizzarsi e sganciarsi precipitosamente da quell'inferno, mostrando una disciplina difficile da comprendere, mentre le sue unità subirono perdite in certi casi anche del 90%.