William Shakespeare/Enrico VI, parte I: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Yuma (discussione | contributi)
sezione sommario
Yuma (discussione | contributi)
cambio avanzamento a 25%
Riga 10:
Il sottofondo di ogni vicenda è quello eterno della lotta fratricida di Caino che colpisce suo fratello Abele (evocata esplicitamente da Winchester nella scena terza del primo atto) e delle inevitabili tristi conseguenze che questo delitto originario riproduce nella storia senza mai trovare redenzione, come un veleno versato alla sorgente di un fiume e che mai si diluisce o dissolve durante il suo corso, mantenendo intatti nel tempo il suo potere letale e la sua capacità di infettare le valli che attraversa; forse, soltanto quando le acque sfoceranno e si disperderanno nel mare aperto, alla fine della storia umana, questo veleno perderà la sua concentrazione mortale.
 
=== Le due rose ===
Nella prima parte assistiamo alle celebrazioni per la morte prematura di Enrico V d'Inghilterra (padre di Enrico VI), grande re e condottiero <ref>“''Prima di lui, l’Inghilterra non ebbe mai un vero e proprio sovrano; Egli era virtuoso e degno di comandare''”, Atto I, Scena 1</ref>, che con la battaglia di Azincourt (1415) aveva piegato a sé la Francia e poi riconquistato alla corona inglese tutta la Normandia. L'evento inatteso inaugura per l’Inghilterra un periodo di incertezza e di torbidi politici.
 
Line 20 ⟶ 21:
{{quote|E qui faccio una profezia: questa contesa fra rosa bianca e rosa rossa, divenuta oggi fazione nel giardino del Tempio, manderà mille anime nelle tenebre della morte.<br/>...<br/> Sì, marciamo pure in Inghilterra o in Francia, senza capire quello che probabilmente seguirà. Questa discordia nata da poco fra i pari cova sotto le ceneri fallaci di un amore simulato, e da ultimo eromperà in fiamma: come le membra infette imputridiscono a poco a poco finché ossa e carne e muscoli cadono in disfacimento, tali saranno i frutti di questa vile discordia nata dalla rivalità. Ed ora temo quella fatale profezia che al tempo di Enrico V correva persino sulle bocche dei lattanti: che Enrico di Montmouth avrebbe conquistato tutto e Enrico di Windsor tutto avrebbe perduto|Atto II, scena 4 e Atto III, scena 1}}
 
=== Il peso del potere ===
Sullo sfondo di questa crisi drammatica, Enrico VI è il re, ma la sua figura è quella di chi il potere regale lo subisce invece che esercitarlo. Già la sua ascesa al trono d’Inghilterra all’età di appena nove mesi aveva qualcosa di innaturale; la sua incoronazione a re di Francia (procuratagli da un’accorta politica dinastica predisposta da suo padre Enrico V, che aveva sposato Caterina di Valois figlia di Carlo VI di Francia, Delfino e poi re di Francia) era avvenuta quando aveva 9 anni (nel 1430 a Parigi) e il regno di Enrico VI fu necessariamente un lungo periodo di reggenza, di governo per interposta persona (quella dei Lord Protettori); e Shakespeare fa commentare ad uno dei suoi personaggi: “'' grave quando lo scettro è in mano di un fanciullo''”.<ref>Atto IV, scena 1</ref>
 
Line 31 ⟶ 33:
 
[[Categoria:William Shakespeare|Enrico VI/01]]
 
{{Avanzamento|025%|36 febbraio 2009}}