Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Siria: differenze tra le versioni

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Alle 14 in punto i Siriani aprirono il fuoco sul fronte del Golan, sia con un pesante bombardamento d'artiglieria su oltre 100 batterie (> di 600 pezzi), che con limitati attacchi aerei e missilistici. I Siriani lanciarono infatti numerosi razzi FROG-2 e FROG-3, che però si dimostrarono imprecisi (oltre 500 m di CEP) e colpirono prevalentemente aree civili. Gli Egiziani, dal canto loro, tirarono almeno 3 SS-1 Scud B e diversi razzi FROG-3 e 7, tanto che due di questi (forse nella meno potente e veloce -3) vennero dichiarati distrutti dagli israeliani con i sistemi contraerei (gli unici capaci di tanto, eventualmente, erano gli HAWK). Gli Egiziani lanciarono anche numerosi missili AS-5 Kelt da parte dei Tu-16, stavolta salvati dalla distruzione preventiva dei loro compagni del '67. Di 25 missili tirati, pare anche contro bersagli navali, solo 5 raggiunsero i bersagli designati, a quanto pare colpendo due postazioni radar e un deposito (tanto che vi sono dubbi che i Kelt usati fossero di tipo antiradar e non una versione convenzionale dei tipi strategici, con il sistema di navigazione inerziale ma nessun tipo di guida finale). Dell'altra ventina non è chiaro se alcuni siano andati abbattuti (essendo delle grosse armi marginalmente supersoniche, erano in tal caso senz'altro bersagli piuttosto facili per i missili HAWK).
 
Gli Israeliani avevano considerato, al pari che nel Sinai, la possibilità di subire un attacco preventivo. Così realizzarono una linea simile alla Bar-Lev del fronte occidentale, che correva sulla 'Linea Viola', stabilita dopo il cessate il fuoco del '67, che comprendeva 11 postazioni fortificate in posizione tale da dominare le colline e una dodicesima, ancora più importante, che era sul Mt. Hermon, da cui si poteva osservare il territorio nemico fino a Damasco , la capitale siriana. Quando si considerano queste guerre arabo-israeliane, bisogna sempre tenere a mente gli spazi ristretti su cui vennero combattute: nulla a che vedere, tranne che nel fronte occidentale, con la guerra combattuta tra l'Asse e gli Alleati tra l'Egitto e la Tunisia. Queste opere si avvalevano della protezione data dal terreno circostante, ma anche di campi minati e ostacoli come i reticolati. Non solo, ma le 17 colonie impiantate nella zona dopo il conflitto erano previste anche come centri di resistenza.
 
In ogni caso, i Siriani attaccarono pesantemente nella zona di Rafid con la 5a Divisione di fanteria e parte della 9a, in funzione di preparazione per i preziosi carri della sopraggiungente 1a Divisione corazzata. Nel contempo, anche a Kuneitra la 7a attaccò, supportata da elementi della 3a. Quest'ultima grande unità era a Sud, assieme alla 9a e parte della 1a. L'attacco siriano mirava a conquistare i due passaggi principali sul fiume Giordano, uno dei quali era il Ponte dei Figli di Giacobbe, il più importante dei due perché serviva le forze israeliane sul Golan. Prima avrebbero dovuto attaccare le brigate meccanizzate per la conquista delle alture più vicine, poi doveano continuare le brigate corazzate e per superare le difese c'erano mezzi gittaponte e apripista, il che consentì di superare il profondo fossato anticarro costruito dagli israeliani.
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La situazione sembrava compromessa, una vera falange di migliaia di veicoli, tra cui buona parte dei 1.500 carri siriani, stava riversandosi sui difensori israeliani. Ma questa armata era costretta a dibattersi in un territorio ridotto e stretto, che diede ai pochi difensori, con poche decine di carri, modo di rispondere al fuoco. I loro carri, specie i Centurion, presero posizione dalle piazzole di cemento, e cominciarono a sparare addosso ai mezzi nemici da grande distanza. La situazione fu talvolta un vero 'tiro a segno', tanto che un Centurion riuscì a colpire 29 carri siriani, quasi l'equivalente di un battaglione, prima di essere messo KO, e di essere lasciato sul posto come monumento ai carristi israeliani. Alle 17.30 era già notte, ma gli scontri continuarono grazie ai sistemi IR dei mezzi sovietici. Tuttavia gli Israeliani, che quei sistemi a quanto pare non avevano (sebbene molti tipi di carri avessero la predisposizione per sistemi IR o per proiettori a luce bianca, come quelli dei Super Sherman), si fecero illuminare il campo di battaglia con l'artiglieria (usando i bengala, il fosforo bianco è in realtà piuttosto 'controproducente' se c'é da vedere qualcosa, visto che principalmente è un agente fumogeno) e basandosi sulle vampe dei cannoni nemici, talvolta persino sul rumore dei cingoli, cercarono con successo di localizzare i corazzati avversari nelle tenebre, squarciate dalle fiamme e dalle vampate, poi dai bengala. La superiorità di gittata utile dei carri israeliani continuò in molti casi ad essere valida persino in quell'infernale notte di battaglia, grazie sopratutto all'illuminazione artificiale. I tiri d'artiglieria dei siriani continuarono durante la notte dalle 22 alla mattina successiva. Il Golan era un settore altamente pericoloso per i due contendenti, non c'era margine per ritirarsi né per Israele né per la Siria. Per cui, mentre il Sinai poteva essere anche sacrificato per intero, il Golan doveva essere tenuto ad ogni costo. Qui l'aviazione eseguì molte pericolose missioni d'attacco, non meno che sul Sinai. La guerra durava da 36 ore, quando all'una dell'8 ottobre i Siriano cessarono l'offensiva, date le perdite subite in combattimento. Una delle sorprese furono i riservisti israeliani. Per gli Arabi i loro reparti erano mobilitabili solo dopo qualche giorno dall'inizio delle ostilità. Invece, viste le dimensioni così ridotte di Israele, vennero attivate dopo poche ore, anche per questo ci sono foto di militari 'capelloni' che evidentemente non ebbero tempo di passare dal barbiere prima di partire a combattere. Insomma, era il vecchio esempio dei 'minuteman' americani, che vuol dire letteralmente 'riservista pronto in un minuto' (lo stesso nome sarebbe stato dato poi ai missili ICBM del SAC, a tutt'oggi in servizio con le ultime batterie).
 
La battaglia ricominciò poco dopo alcune ore, ma la 7a Brigata corazzata israeliana continò a tenere testa alle avanzate nemiche, imbottigliandole e dirigendole verso la Valle delle Lacrime ed escludendoli dall'altopiano. La cadenza di tiro, precisione e depressione del cannone dei carri inglesi e americani era di aiuto rispetto agli equivalenti sovietici, a dimostrazione che la guerra 'vera' non si fa calcolando solo il calibro o la potenza del cannone. I pezzi da 105 mm L7 ed M68 dimostrarono la loro superiorità anche sui 115 mm sovietici, date le distanze utili maggiori di cui erano capaci, e con una maggiore cadenza di tiro e riserva di munizioni (fino a 50-60). Ma tra le colline vi furono anche scontri a meno di 200 m. Nel settore Sud gli Israeliani passarono all'offensiva, minacciando con una manovra a tenaglia il centro logistico della 1a Divisione siriana, a Hushiyah, mentre i missili SAM tra consumo e danni diretti (inflitti da artiglieria e aviazione) si erano ridotti in virulenza, specie dopo 4-5 giorni di consumo massiccio con parecchie batterie sparanti alle volte contro singoli attaccanti, tanto era temuta la HHA e densa la difesa. Il 9 ottobre venne attaccato il Q.G. dell'aviazione e il Ministero della difesa di Damasco con sei F-4, uno dei quali abbattuto e un altro danneggiato. Ma fu un successo tattico e psicologico. Seguirono i giorni successivi vari altri obiettivi strategici, come centrali elettriche e il terminale petrolifero irakeno per il Mediterraneo. A quel punto gli Israeliani pensarono di avanzare ed infliggere i maggiori danni alla Siria, più pericolosa ma più debole dell'Egitto, fino ad arrivare a distanza di tiro utile (circa 30 km) per battere i sobborghi di Damasco con l'artiglieria. Non c'erano invece forze sufficienti per conquistare la capitale, per non parlare dell'insostenibilità politica di una tale iniziativa 'difensiva'.
 
 
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